Santuario

La mia tomba giace

Tra i blocchi del tuo tempo libero.

Formalità è il mio vivere,

Insensato e crescente,

Vagante e morente,

Una pratica non svolta

Del destino incombente.

Io sto bene

Nella mia dolorante essenza,

Buia tecnica

Degli affanni continui.

Ogni ricerca è tremore,

Remoto timore,

Di un caso affranto.

Infine trafitto giace

Il mio corpo inespressivo,

Per poi rinascere attendendo

Un altro supplizio.

Eterno Prometeo

Che ha osato saggiare il suo destino.

Rimango qui nel santuario del mio pianto,

Sull'altare delle lacrime sacrificate,

Ingoiate nella mia fame mortale.

Le rapsodie che odo,

Intonano la mia maledizione:

"Lupi e corvi girano intorno al morto,

E la danza delle ombre che si somigliano,

In questa notte acida di tormenti e sudore,

Dei giochi abbandonati ancora acerbi,

Delle risate rimaste lì incolte.

Sono,

Moneta sepolta da ritrovare,

Stella marina dimenticata al sole."

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