Anuri

Le rane si trasformano,

In un battito di ciglia,

Nell'evolversi dei giorni

Tra innumerevoli salti anfibi.

Ma in verità ti dico

Questa vita si ripete,

Trasversale sempre uguale.

Una vista che peggiora,

Mirando il cieco sole,

Aspettando la grandine fuori stagione.

Nello stagno degli umani,

Tra le case popolari,

Riesco a sentire ancora il grido tuo

Che sa di grano abbandonato,

Nel tempo delle strade provinciali,

Di cruciverba lasciati sotto a sole,

Di vecchi che si lasciano morire

Alle pendici di un amaro al bar.

La gente lontana,

corre senza immaginare

Le mirabili avventure

Di una rana ed il suo girino

In ritorno verso casa,

Spodestata dall'umano

Stivale ostile

Che aspetta un autobus.

Per quanto serva urlare,

Non arriverà più veloce.

Per quanto serva obliterare,

È un miracolo non esploda.

Come la mente quando scotta

Per non andare ancora a scuola,

Tra le offese e le giustificazioni

Di chi dice che sono fatto tuoi,

Che in fondo se ti uccidono

Lo fanno perché ti vogliono qui,

Amorevolmente uccisori

Della tua armonia.

Spregevolmente colpevoli

Della tua perduta innocenza.

Era chiara la tua acqua,

Il tuo stagno ricoperto di foglie,

Le tue estati piene di senso,

I tuoi inverni senza freddo,

Il continuo navigare

Dei pensieri felici,

Il frusciare dei capelli decisi.

Adesso del tuo stagno

non è rimasto nulla,

Degenerato nella notte

Tra pianti e brutti sogni,

Congelato dalla tormenta

Di un inverno illusore,

Prosciugato dall'arsura

Di un estate prigioniera,

Che senza senso soffoca

La tua anima annebbiata.

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