Anitya
I numeri non sanno contare
I lumi di queste sfere astrali:
Non sappiamo stare soli,
E cerchi un nume in un burrone.
Esserci stato,
Almeno un momento,
Invece, resto
Fuori dal tempo.
Inerme osservo
Il tuo mondo al rovescio.
Veloce,
come un pensiero, le mie attese
Scorrono in queste
Acque come il sangue di Osiride.
Il suono del tuo silenzio
Vorrei fosse un lamento,
Invece è solo quiete caotica.
E non rinascerò di nuovo,
Il mio spirito non resterà
Segregato in questa natura:
E ancora più veloce,
Come quesiti,
Il mio morire si ritualizza in questo scrivere.
La mia irrequietezza è intendere la tua anomalia;
La tua irrequietezza è un ripetere il tuo non vivere.
Cosa crea il tuo giorno?
Cosa lascia il tuo svegliarsi?
Un cambiamento sempre uguale.
E si perdono le parole
A chiamarti.
Sei una nota bloccata
Nel suo fiorire,
Un pentagramma infinito
di finto benessere.
Il tuo vuoto esiste
E non potrai nasconderlo,
Il tuo sognare è sconosciuto
Sotto questo ritmo di pretesti.
Ed insegui l'autunno,
Perché l'estate
Non sorge mai.
Sei un attrice lasciata su un palco
Che vive di riflessi.
Ma in questo pensarti
Io non sono che un piatto respiro.
Io non sono certo
Distante da questo inchiostro.
Sono la stella più oscura,
Che non tornerà a casa
Senza distruggersi.
Tutto ciò che voglio
È coprire questo colore
In un deserto senza suono.
Sento il tuo piangere
Fuori dal tuo mutare,
Lo tingo su di me,
Di versi,
Per mascherare
Il mio finire.
Vorrei rallentarti,
Per non vederti andare via,
Vorrei rallentarmi,
Per poter resistere
Tra ciò che dici
E ciò che aspetti.
Nessuno ci racconterà.
Non ti parlo più,
Perché le parole
Non si posano sulla tua pelle
Tanto come le immagini
Chimiche.
E lo capisco,
È meglio farsi scrivere addosso,
Ma certe volte,
Forse,
il sudore d'Agosto
Potrebbe avere un buon sapore.
E invece mi perdo
Fra gli sconosciuti;
Tra virgole, punti,
Versi e spunti,
In questa aria
Che, sorda,
Si fa sentire,
E che a fatica, m'affatica.
Nessuno ci rivedrà,
Perché ogni cuore,
Puro,
È stato fatto a pezzi.
Perché gli amici non capiscono
Questo mio intendere nel
Non capire.
Nessuno mai ci ricorderà:
Perché questo disagio
Non ci rende reali;
Perché dovremo piangere
Ed invece ridiamo da soli.
Ma cos'è la realtà,
Se il tuo nome non l'ho mai
Più sentito altrove?
Ed inizio a dubitare
Della tua esistenza...
Mi inquietano quelle
Tue inconsistenti fasi,
Il tuo effimero tendere.
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