Spesso s'incontra il proprio destino nella via che s'era presa per evitarlo.


-Spesso s'incontra il proprio destino nella via che s'era presa per evitarlo.



Quella mattina di metà Marzo, sembrava regnare il caos più totale in casa Katsuki-Chulanont.

Sforzandosi di mantenersi calmo e gestire i due esagitati, Phichit inspirò profondamente, stringendo i pugni, sforzandosi di in urlare.

Proprio non capiva come diavolo fosse possibile tanto casino?

Quello che in teoria doveva essere agitato era lui! Era lui quello a a dover partecipare ad un importante mostra di fotografica. Allora perchè i due Katsuki giravano per casa come trottole?

"ADESSO BASTA!" Urlò al limite. "Yuuri! Finisci di vestirti! Penso io a Vicky!"

"M-ma... I-io..." Balbettò aggrottando le sopracciglia scure.

"Sbrigati! O ti lascio qui e me ne vado!" Sbottò con tono, un po' troppo serio.

Giù di corda, il moro si chiuse in camera, andando a prepararsi, mentre il ragazzo si occupava della piccola bimba pestifera che adesso lo fissava stirando un immenso sorriso.

"Delle volte mi fai paura piccola mia!" Il ragazzo inspirò, incrociando quegli occhietti azzurri, velati da un alone di furbizia.

Circa un ora dopo, il trio potè decretarsi pronto.

Uscirono di casa, frettolosamente. Yuri indossava un jeans blu non troppo aderente, snikers bianche e un maglioncino dalla quale sbucava fuori il colletto della camicia bianca, cappotto blu e sciarpa. Tenendo in spalla una borsone con il cambio d'abiti e la figlia stretta tra le braccia.

Viktoria era adorabile: I capelli chiarissimi legati in due piccole trecce, il berretto bianco con due grossi pon poi bianchi hai lati del berretto, sciarpetta e guanti abbinati, un giubbino turchese di Frozen e sotto un vestitino un camicina di jeans blu abbinata con una gonna bianca a ruota con vari strati di velo luccicante e una fascia elastica blu in vita e stivalino basso nero lucido.

Anche se piccola, lo scricciolo possedeva già parecchio buon gusto e Yuuri adorava viziarla.

Leggermente sovrappensiero, Phichit camminava a con passo svelto, stringendo tra le mano un enorme borsa, con i suoi album fotografici, nel caso qualche esperto chiedesse le sue referenze, avvolto in un bel completo casual, con pantalone beige cargo, camicia bianca e gilet. E sopra un bel cappotto scuro e mocassino nero lucido.

Doveva pur fare la sua bella figura. No?

*

Giunti alla galleria fotografica, il giapponese lasciò la figlia gironzolare un poco, ma sempre sotto il suo sguardo attento, dando uno sguardo alla mostra allestita dal corso di fotografia dell'università.

Era uno spettacolo davvero affascinante. Tantissime immagini ritraenti sfondi tutti differenti tra loro: paesaggi vari, persone, oggetti e poi... Loro.

Yuuri sgranò gli occhi scuri, nel vedersi protagonista di una di quelle foto, mentre sorrideva tenendo in braccia sua figlia, che a sua volta gli sorrideva con le sue guanciotte paffute, stringendo tra le manine una margherita.

Ricordava quell'episodio: Erano al parco, una domenica mattina di Giugno di un paio di anni fà, quando Vicky aveva 2 anni.

Sorrise emozionato, nel vedere la sua principessa così piccola e adorabile, con un sorriso meraviglioso stampato in volto, mentre imparava a conoscere il mondo. E lui... Così innamorato della sua piccola, gli sorrideva ricambiando quegli splendidi e vivaci occhi azzurri.

"Ti piace?"

Il moro sobbalzò a quella domanda postagli dall'amico che sorrideva compiaciuto di fronte all'espressione emozionata dell'altro.

"Sì, devo ammettere che è davvero bella!"

Lusingato, Phichit gonfiò il petto orgoglioso. "Vieni con me! Ti mostro le altre foto!" Continuò trascinandosi dietro l'amico in giro per la galleria.

Katsuki rimase di stucco nel trovare un intera parete tappezzata di foto ritraenti Viktoria.

"E' incredibilmente fotogenica tua figlia!"

Chulanont non ottenne risposta, sorridendo di fronte all'espressione stupita dell'amico.

"Ti da fastidio per caso? Mi aveva dato l'autorizazione..."

"No. Non è questo!" Yuuri interruppe le parole dell'altro sistemando gli occhiali sul naso con un gesto nervoso stringendo le labbra. "Gli somiglia così tanto..." Terminò tristemente

"Continuo a non condividere la tua decisione Yuuri! Avresti dovuto dirgli la verità." Il giovane dalla pelle mulatta indurì lo sguardo, fissandolo sulle foto, voltandosi poi ad osservare le piccola che gironzolava alle loro spalle incurante del discorso spinoso.

Al contrario l'altro rimase in silenzio a testa bassa e un lancinante squarcio a divorargli il cuore. Si sentiva terribilmente in colpa, ma ormai era troppo tardi per qualsiasi cosa.

"Ok, basta. Andiamo! Ti porto a vedere il resto della mostra! Prima che tu vada via." Il ventenne intercettò quello sguardo, preferendo lasciar cadere il discorso.

Conosceva la cocciutaggine di Yuuri. Quando si metteva una cosa in testa, non c'era verso di fargli cambiare idea.

"Ancora ho tempo."

"Mmm... " Phichit prese per mano la sua piccola modella camminando accanto all'omega leggermente più alto di lui. "Allora ci vediamo direttamente a casa?"

"Si. Finisco la lezione con i due giovani russi e torno. Il calore di Yuri è terminato."

Il thailandese sospirò seccato, di fronte al tono freddo e distaccato ora utilizzato dal più grande.

Quando faceva così era insopportabile. Pur di non mostrare che soffriva, si estraniava dal mondo, piazzando un muro dinnanzi a tutto e tutti.

"Va bene... Tengo Vicky qui con me. Si sta divertendo molto!"

Non ottenne risposta, ma notò l'alone di malinconia che adombrava gli occhi dell'omega.

Quella sera sarebbero rimasti a casa tutti e tre a guardare un film mangiando pizza. Era il giorno libero di Yuuri, non chè il giorno di chiusura settimanale del Moulin Rouge.

*

L'arrivo all'aeroporto di Detroit, per il povero vecchio Yakov Feltsman non fu dei migliori. 17 ore e 30 minuti di volo non erano più tanto facili da sostenere alla sua età. Se poi aggiungiamo anche le ore di attesa per il Gate e l'imbarco... L'allenatore sentiva le forze abbandonarlo e un terribile mal di testa.

Come se non bastasse! Si era ritrovato con quel dannatissimo compositore russo alle calcagna, che minacciava di mandare a monte il contratto, se non avesse fatto la conoscenza dei due piccoli pattinatori demoniaci, che lo avevano costretto a volare fin negli Stati Uniti.

Con indosso un paio di occhiali da sole, Victor camminava vantando un ottimo inglese, stringendo tra le mani il cellulare.

"Il taxi arriverà a momenti!"

"Potevi anche restartene in Russia tu!" Sbottò l'uomo anzianno al fianco dell'uomo dai capelli argentei.

"Se quei due ragazzini sono scalmanati come li hai descritti? Non credo riuscirai a convincerli!" Nikiforov si espresse un'espressione seria, continuando a smanettare con il cellulare.

"Non sottovalutarmi ragazzino!" Si alterò l'allenatore.

"Quello è il nostro taxi. Andiamo in albergo e dopo andremo a cercarli! Il mio amico mi ha inviato la posizione dei loro cellulari."

L'alfa più anziano sbuffò dal naso, sistemando il cappello sulla testa, seguendo il ragazzo.

Ok, forse lo aveva lasciato venire con lui, perchè non era pratico di tecnologia e non sapeva che pesci pigliare per riuscire a ritrovare i suoi allievi. Quegli ulteriori 10 giorni di attesa per il volo diretto da San Pietroburgo a Detroit erano stati più che sufficienti.

In auto, Victor corrucciò le labbra preoccupato nel vedere Yakov portare le dita a massaggiare le tempie, socchiudendo gli occhi.

"Se ti senti troppo stanco... Puoi rimanere in albergo a riposare. Vado a cercarli io!"

"E come diavolo pensi di trovarli? Nemmeno li conosci!"

"Non sono così stupido mio caro, vecchio Yakov! Li ho cercati sui social!"

Victor sventolò il cellulare che mostrava una selfie ritraenti Yuri e Otabek durante un allenamento a Mosca.

"Però sono astuti i ragazzini! E da più d'un mese che non postano nulla sui social!" Contattò l'uomo portando un dito alle labbra come di consueto.

"No! Vengo con te!" Sbraitò l'uomo. "Voglio dare una strigliata a quei due. Subito!" Terminò con aria inferocita.

*

In albergo, Feltsman non salì nemmeno a posare le valigie ne a controllare la camera. Lasciò tutto nelle mani degli impiegati dell'albergo.

Al contrario, Victor euforico seguì l'uomo anziano con un immenso sorriso in volto, recuperando i dati inviatigli dal suo amico, riguardanti gli spostamenti dei due ragazzi, rintracciati con il GPS.

"Andiamo!" Affermò ottenendo in cambio un grugno contrariato dall'uomo anziano.

I due russi presero un Taxi, raggiungendo un altra zona della città, per poi preferire proseguire a piedi, consultando il cellulare che li condusse in una zona parecchio trafficata.

"Dovrebbero essere qui!"

L'alfa più giovane si fermò d fronte ad un vecchio stabile ristrutturato, con appesa una targa che riportava l'insegna di una scuola di balli caraibici.

"Mhf!..." Sbuffò pesantemente il più anziano. "Sei sicuro? Non è che abbiamo sbagliato?"

"Sono sicuro! Entriamo!"

"No! Aspettiamo!"

Yakov assunse un aria inquietante e Victor accettò di buon grado l'idea di attendere i due ragazzi fuori.

Proprio di fronte al palazzo, vi era un bar. I due uomini si accomodarono ordinando da bere, sistemandosi accanto alla finestra che affacciava di fronte all'entrata della suddetta-scuola di ballo- attendendo pazientemente gli spostamenti della coppia.

*

Una buona trentina di minuti dopo Victor, rimasto vigile con lo sguardo fisso su quell'entrata. Notò la porta aprirsi e un giovane ragazzo dai cappelli biondi uscire seguito da un giovane poco più grande dai cortissimi capelli neri.

"Yakov!" Urlò.

"Muoviti Vitya!"

Il più anziano buttò una banconota a casaccio sul tavolo correndo spediti verso l'uscita, prima che la coppietta si allontanasse troppo.

"YURI!!!!!" Urlò l'uomo anziano con tono furibondo attirando l'attenzione dei due ragazzi e di un terzo elemento che camminava accanto a loro.

Nel sentirsi chiamare, il giovane russo e il giapponese si voltarono all'unisono.

"Cazzo!" Imprecò il biondo, nell'incontrare il viso contratto dalla rabbia del suo allenatore.

Contemporaneamente Victor inquadrò il viso della persona che camminava accanto all'allievo di Yacov.

"Y-Yuuri?" Chiese balbettando appena, incredulo e con il cuore che pulsava furioso nel petto.

Il giapponese sussultò nell'incrociare il volto dell'ultima persona che avrebbe voluto incontrare su tutta la terra. Di scattò si voltò riprendendo a camminare con passo spedito sperando di riuscire a sfuggirgli, mentre percepiva la tensione attanargliargli le viscere.

A quella reazione, Victor corse veloce verso il ragazzo, sorpassando i due giovani, notando il moro aumentare il passo. Prese a correre più veloce che poteva tendendo un braccio afferrando un polso dell'altro.

"Yuuri sei tu?" L'uomo ancora incredulo continuò a fissare quel viso. Sì, era lui! Finalmente dopo tanto tempo... Lo aveva ritrovato.

Al contrario il moro era un fascio di nervi, sentiva tutto il corpo tremare e il sangue nelle vene scorrere troppo in fretta a causa dell'adrenalina che lo percorreva. Chinò il capo, cercando di nascondere il suo sguardo e non incontrare quegli occhi azzurri, stupendi. Che a distanza di anni, ancora sapevano fargli scalpitare il cuore e ferirlo.

Percepì le proprie mani venire strette, notando le pallidissime mani dell'altro avvolgere le sue, mentre il cuore batteva sempre più forte nel petto per l'agitazione.

"Yuuri!... Ti ho cercato tanto... Mi dispiace tantissimo! I-io..." Cominciò l'alfa, non sapendo realmente cosa dire.

Improvvisamente un dubbio lo assalì. E Se Yuuri si fosse rifatto una vita con qualcun altro? Chi era lui per interferire e costringerlo a tornare con lui? Nessuno.

"Scusami! Sono stato avventato!" Gli sorrise dolce trattenendo le lacrime amare, che minacciavano di sfociare. "Vorrei... Vorrei poterti rivedere?"

"N-non fa nulla." Balbettò l'altro senza mai incontrare i suoi occhi.

"I-io... D-devo andare!..." Continuò ritirando le mani da quella prese, percependo un forte vuoto assalirlo. Un vuoto, simile ad uno squarcio profondo e sanguinante, che gli attraversò di netto lo sterno. Per poi approfittare di un momento di confusione dell'altro per allontanarsi.

Il più grande perplesso vide il suo amore ritrovato, fuggire via da lui ancora una volta. Terrorizzato che potesse allontanarsi, lo afferrò per le spalle repentino.

"Ti supplico Yuuri! Aspetta ti prego? Parliamo un po'! Solo un poco?"

Preso alla sprovvista, l'altro alzò lo sguardo, incrociando finalmente quei meravigliosi occhi chiari, così simili... a quelli di sua figlia, sentendo le lacrime affiorare.

"Lasciami Victor! D-devo andare!" Balbettò dimenandosi nella presa.

Turbato da quel tono, l'uomo lasciò la presa, vedendo il suo Yuuri correre via come un razzo.

"YUURI!!!" Urlò rincorrendolo tra la folla, ma la confusione era troppa e lui non era pratico di quella zona, perdendo di vista il ragazzo.

"Y-Yuuri!..." Singhiozzò sentendo le lacrime trattenute farsi strada, insieme ad una fitta di dolore.

Portò una mano al viso, sforzandosi di non piangere come un idiota in mezzo alla strada, guardandosi intorno ancora un poco, sperando di ritrovare il suo meraviglioso omega, non trovandolo, per poi tornare indietro disperato, non sapendo cosa inventarsi pur di rintraccialo.

*

Intanto...

Dopo un primo momento di sconvolgimento in cui Yuri e Otabek incontrarono il viso furibondo di Yakov. I ragazzi si bloccarono sul posto nel vedere quel tizio con i capelli argentei rivolgersi a Yuuri come se lo conoscesse.

Quell'uomo era Russo, l'accento marcata e i lineamenti non lasciavano dubbi. Ma come era possibile che conoscesse il giapponese?

Otabek in quel veloce lasso di tempo, studiò attentamente il volto di quell'uomo, notando delle somiglianze eloquenti con la piccola bimba che nelle ultime settimane gli ronzava sempre intorno.

-Possibile che?...- Pensò.

"Che diavolo sta succedendo qui?"

I pensieri di Altin vennero interrotti dall'imprecazione del biondo, urlata un po' troppo ad alta voce.

"Yakov! Voglio delle spiegazioni! Chi diavolo è quel tizio che sta importunando il mio maestro di danza?" Continuò il ragazzo accigliato.

"Maestro di danza?" Feltsman sussultò voltandosi verso il moccioso ribelle con espressione ancor più sconcertata. Che diavolo stava succedendo?

"Conosci quel ragazzo? Com'è possibile?" Chiese ancora.

"HEI! Quello che fa le domande sono io!" Urlò il più giovane irritato. "Chi cazzo è quel tizio là?" Aggiunse allungando una mano verso la direzione in cui i due uomini erano spariti.

Sempre più sconcertato, l'uomo anziano passò una mano sul viso nervosamente, sforzandosi di riordinare i pensieri.

"Quel tipo è Victor Nikiforov, il compositore di cui vi ho parlato. Quello che che composto la musica su cui farete la vostra esibizione in coppia."

Yuri rammentò subito quel nome, ma non capiva perchè fosse lì? E come aveva fatto Yakov a trovarli? Ma soprattutto. Perchè quel tizio conosceva Yuuri?

"Com'è possibile che tu conosca Yuuri Katsuki?" Sbottò l'allenatore sempre più perplesso.

"Lo conosci anche tu? Ma che diavolo?!..." Urlò il ragazzino sbarrando occhi e bocca, portandosi le mani hai capelli. Sentiva la testa dolere, troppe informazioni a cui non sapeva dare risposta.

Per un attimo Feltsman sospirò, osservando la reazione del minore, notando Otabek farsi pensieroso, troppo pensieroso.

"Devi dirmi qualcosa?" Gli si rivolse inarcando un sopracciglio in segno di ovvietà.

"Credo debba darci delle spiegazioni anche tu!" Rispose a tono il ragazzo dai capelli scuri.

L'uomo anziano, comprese che forse era il caso di intraprendere quella lunga chiacchierata per chiarire quei mille punti interrogativi che arieggiavano intorno a loro.

"Non qui! Sarà un racconto lungo... Dov'è finito Victor?" Si allarmò ancora, non vedendo l'uomo tornare.

"Probabilmente starà ancora correndo dietro a Yuuri!"

"Oppure stanno parlando."

Prima il biondo con tono scocciato e poi il moro con atteggiamento neutro, esposero i loro pensieri, udendo un grunito dall'allenatore di pattinaggio.

"Lo chiamo!" Concordò il più anziano.

*

Dopo aver perso di vista Yuuri. Victor provò a guardarsi intorno disperato, sperando di ritrovarlo, mentre il terrore di averlo perso ancora una volta lo attanagliava.

Crollo a terra, seduto sul ciglio del marciapiedi, con occhi bassi, fissi sull'asfalto e l'espressione da cane bastonato. Non riusciva proprio a darsi pace. Dopo anni!... Finalmente lo aveva rivisto e lui era fuggito come un lampo.

"E come dargli torto?! Quando ha avuto bisogno di me... Io non c'ero."

Il suono del cellulare lo ridesto. Rispose senza sforzarsi nemmeno di mascherare il tono di voce.

"Yakov?"

"Dove sei Victor?"

"Mi sono perso. Non so dove mi trovo."

"Maledizione Vitya!"

"Non preoccuparti per me! Mi basta prendere un taxi per tornare in albergo. Ci vediamo la!"

"Vitya? Com'è andata?" Azzardò. Ma la voce affievolita e triste dall'altro capo del telefono faceva già intendere molto.

"Male!..."

"Mi dispiace."

L'albino riattaccò la chiamata sentendo le lacrime premere più forti e prepotenti.

"Yuuri!..." Sospirò volgendo un pensiero all'omega.

Aveva pregato tanto pur di rivederlo. Era accaduto e lo aveva perso, di nuovo.

*

Finalmente in albergo, Yakov si diresse subito in camera sotto lo sguardo allucinato dei suoi allievi.

"Yakov! Voglio delle spiegazioni! Adesso!" Sbottò Plisetsky.

"Dammi 10 minuti moccioso ingrato!"

L'uomo ormai ultra settantenne entrò in ascensore diretto verso la propria camera per dare un occhiata e assicurarsi che tutto fosse, quanto meno decente, ordinando hai due delinquenti di attenderlo nella Hall dell'albergo.

Proprio come affermato, appena una decina di minuti e i ragazzi videro il loro allenatore tornare con quell'aria accigliata e pensierosa stampata in volto, accomodandosi su una poltrona di fronte a loro.

"Come diavolo fai a conoscere Yuuri?" Iniziò il più giovane.

"No! Come fai tu a conoscerlo?" Domandò con tono perentorio l'anziano.

Plisetsky storse le labbra, cercando lo sguardo di Otabek, ottenendo un cenno di assenso dall'altro.

"Ok!... Ho visto un video sul Web. Un video che lo ritrae in uno dei suoi spettacoli di burlesque al Mouln Rouge di Detroit!"

"ASPETTA!" Urlò incredulo l'altro. "Quel ragazzino fa lo spogliarellista?" Feltsman si battè una mano in fronte ad occhi sbarrati sconcertato. Ho cielo! Come si era ridotto quel ragazzo.

"Non è la stessa cosa!" Appurò Yuri serissimo aggrottando le sottili sopracciglia bionde. "Comunque, sono volato fin qui, perchè volevo mi insegnasse a ballare come lui!"

L'allenatore sbiancò bloccandosi con occhi e bocca sbarrata, dopo qualche minuto si riprese.

"YURI!!! Tu sei un pattinatore di figura non uno spogliarellista!"

"Forse è meglio se guardi il video!" In tutto quel caos, il giovane kazako, mantenne la calma, comprendendo che ad occhio esterno quella danza era paragonata ad un classico spogliarello. Ma non era così.

Veloce prese il video memorizzato tra i preferiti, porgendolo all'allenatore, che osservò quella che dal video, sembrava quasi una ragazza muoversi agile, sinuosa e sensuale, riconoscendo le movenze eleganti e precise tipiche dello stile di insegnamento di sua moglie Lilia.

Si abbandonò contro la poltrona sospirando. "Non sembra nemmeno lui!" Però rimaneva bravo, un ballerino incredibilmente bravo.

"Lo so! Prima di entrare in scena, le sedute di trucco e parrucco sono lunghe!" Ci tenne ad evidenziare sempre l'alfa più giovane.

"Ora spiegami come fai a conoscere Katsuki!" Rimarcò Yuri con tono dispotico. Non ammettendo repliche.

Yakov sospirò dal naso. "E' una lunga storia!"

"Non ho fretta! Comincia a parlare!" Lo aggredì ancora il piccolo omega, con quel tono autoritario.

Feltsman tirò l'ennesimo profondo sospiro. " E' cominciato tutto 8 anni fa! Yuuri Katsuki era entrato nella scuola di danza di mia moglie, grazie ad una borsa di studio vinta nella scuola di danza che frequentava in Giappone. " L'uomo fece una lieve pausa notando delle espressioni stupite dipinte due volti dei due ragazzi.

"Aveva 15 anni quando arrivò in Russia e Victor 19. Era un ballerino bravissimo, molto timido, ma decisamente talentuoso. In quel periodo Victor Nikiforov frequentava l'accademia di danza come pianista e lì! I due si conobbero e fù subito colpo di fulmine."

"Stavano insieme?" Lo interruppe bruscamente Yuri.

"Lascialo continuare Yura." E Otabek veloce intervenne, cominciando ad associare sempre più quella piccola bambina dai capelli argentei, al pianista russo.

Yakov riprese parola, osservando le espressioni degli allievi. "Erano davvero una bella coppia, stavano bene insieme, ma sfortunatamente Yuuri rimase incinto, un po' di tempo dopo. Fù mia moglie Lilia ad accorgersene."

Fece un ulteriore pausa, cercando le parole giuste da utilizzare. "Quando noti che un tuo allievo presenta strani sintomi... Non puoi che insospettirti. Così lo convinse a fare un test di gravidanza, che risultò positivo. In quel periodo Victor si era momentaneamente allontanato da San Pietroburgo per partecipare un'audizione per giovani musicisti esordienti. E furono i suoi genitori ad occuparsi dell'omega."

L'uomo notò un lampo di terrore farsi strada sul viso del biondino, che chinò lo sguardo deglutendo a fatica. Forse aveva già capito tutto.

"Nicolas e Natasha costrinsero Yuuri ad abortire. Non avevano la ben che minima intenzione di accettare quel bambino nella loro famiglia. Per poi costringere il ragazzo a tornare in Giappone, abbandonando l'accademia di danza e il loro figlio."

Otabek raggelò sul posto sussultando, mentre Yuri si portò una mano alla bocca sconvolto.

"E Victor?" Domandò il moro.

"Victor sapeva della gravidanza, ma non immaginava ciò che i suoi genitori tramavano alle sue spalle. Al suo ritorno: il ragazzo era sparito. Fù una tragedia, quando scoprì ciò che lo avevano costretto a fare..."

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo titubante, ad occhi sgranati e labbra strette. Yakov notò quell'anomalo scambio di sguardi.

"Cosa sono quegli sguardi? Avete qualcosa da dire?" Chiese sospettoso.

I due ragazzi tornarono a fissarsi timorosi con la fronte aggrottata e le labbra strette in una smorfia triste, scambiandosi sguardi ambigui.

"Beka... Pensi che?..." Cominciò Yuri rivolto al fidanzato.

"Non ne ho idea!..." Sospirò il moro abbandonandosi contro la poltrona.

"Che facciamo?"

"Dobbiamo dirglielo! Ne ha il diritto!"

"Dire cosa?" Si immischiò l'uomo saettando lo sguardo sui volti dei due ragazzi.

Otabek assunse nuovamente la sua espressione seria, puntando lo sguardo nel viso contratto dalla preoccupazione dell'allenatore.

"Siete sicuri che Yuuri abbia abortito?"

"Sì! Perchè?"

"Perchè quel ragazzo ha una figlia. Una bambina di 5 anni, con i capelli argentei e gli occhi azzurri: Viktoria." Concluse.

Yakov si portò una mano sulla bocca sconvolto allargnado i piccoli occhi chiari. "Allora non ha abortito?!"

"Non giungiamo a conclusioni affrettate!"

"M-ma! Beka! Se quello che mi dici è vero! Quella bambina... E' la figlia di Victor!"

"E' solo una supposizione."

"E' sua figlia! Ne sono certo!" Aggiunse Yuri con sguardo fisso nel vuoto.

Se lo sentiva nelle vene. Non sapeva a cosa era dovuta quella sensazione, ma ne era certo. C'era qualcosa nel comportamento del giapponese che gli suggeriva, che quella era la figlia del musicista. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

Yakov troppo sconvolto prese a respirare affannosamente. "Devo dirlo a Victor! Ha sofferto troppo. Deve saperlo!"

*

Dall'altro capo della città intanto...

Dopo aver incontrato Victor nel peggior modo potesse mai immaginare, Yuuri prese a correre tra la folla, approfittando della confusione per sparire e non affrontare la situazione.

Corse a lungo, infilandosi per alcune viuzze guardandosi continuamente le spalle, per assicurarsi d'aver seminato l'altro.

Troppo stanco e scosso, finalmente si accasciò a terra in un angolo nascosto, dietro alcuni cassoni dell'immondizia, crollando in ginocchio sopraffatto dal dolore e dalle lacrime. Sentiva il cuore pulsare furioso all'interno della cassa toracica, per lo sforzo e per il dolore. Sopraffatto dal turbinio di sensazioni negative, si rannicchio a terra stringendo il viso tra le ginocchia, piangendo a dirotto incapace di trattenersi.

Era orribile! Si sentiva una persona ignobile!

Il suo corpo cominciò a tremare, mentre il dolore dilagava incontrollato. Nel rivedere gli occhi azzurri dell'uomo che ancora amava, non potè non perdere un battito, remmentando quanto ancora follemente ne fosse innamorato, seguita poi dalla cruda realtà.

Un singhiozzo troppo forte sfuggì dalle sue labbra, seguito da un altro e altri ancora. Il corpo tremante e l'animo lacerato nel profondo. Se solo non fosse stato così cocciuto e si fosse lasciato marchiare molti anni fà... Forse non sarebbero mai arrivati a questo punto!

Adesso era troppo tardi. Tutti credevano avesse abortito. Tutti! I primi: i genitori di Victor.

Non poteva tornare indietro, ormai era troppo tardi.

Un nuovo brivido, seguito da altri singhiozzi scosse il ragazzo, che ancora piangeva disperato.

Quando sentì finalmente la lacrime diminuire, almeno un poco, si sforzò di rimettersi in piedi e tornare a casa. Doveva inventarsi qualcosa, per risolvere quel gran casino. Se Victor era a Detroit e conosceva Yuri e Otabek...

"HO DIO!" Urlò portandosi le mani hai capelli, sgranando gli occhi che tornarono a riempirsi di lacrime.

"L-la m-mia bambina!..." Singhiozzò affranto. Non osava immaginare cosa sarebbe successo se i genitori dell'uomo avessero scoperto che aveva portato avanti la gravidanza.

"Devo andarmene!" Terrorizzato, il ragazzo si rimise in piedi esagitato, correndo spedito verso casa.

No! Non poteva restare un minuto di più in quella città! Rischiava di perdere per sempre la sua bambina e non osava immaginare che altro.

Animato da quel terrore, corse fino alla metro, guardandosi intorno sospettoso, temendo di rincontrare Victor o uno di quel ragazzi. Per poi giungere nei pressi del suo appartamento, salendo le scale in fretta e furia chiudendosi dentro.

"N-non posso... R-restare qui!" Rantolò a fatica scosso da altri singhiozzi che tornarono a farsi strada.

Crollò a terra, con la schiena premuta contro la porta, ancora fermo all'ingresso travolto dal terrore che potessero portargli via la sua bambina.

"Devo avvertire Phichit!" Sussultò tirando fuori il cellulare dal cappotto sbloccando l'apparecchio e componendo il suo numero.

1-2-3 squilli. Perchè Phichit non rispondeva? Yuuri ricominciò a piangere terrorizzato, all'idea che avessero già messo le mani sulla sua piccola.

"Pronto?"

"Phichit? State bene?" chiese con tono allarmato.

Il ragazzo dall'altro capo del telefono, nell'udire quel tono di voce tremante non potè far a mano di spaventarsi.

"E' successo qualcosa Yuuri? Perchè sei così... Agitato?"

"V-Viktoria?" Domandò premendo una mano sulla bocca, sentendo le lacrime solcare ancora una volta il suo volto, minacciando di dilaniarlo nel peggiore dei modi.

"Sta bene! E' qui con me. Tra non molto torniamo a casa." Il thailandese aggrottò le sopracciglia nell'udire dei sussulti dall'altro capo della chiamata. "Cos'è successo Yuuri?"

Un singhiozzo troppo forte sfuggì al controllo di Katsuki, rannicchiandosi su se stesso, tremando incontrollato, travolto da quella tempesta emotiva.

"Yuuri mi stai spaventando! Qualcuno ha osato metterti le mani addosso?" Il giovane beta non si stupì affatto di una simile ipotesi.

Capitava fin troppo spesso che qualche alfa non tollerasse il rifiuto da parte di un omega, compiendo atti di molestie verbali e fisiche.

Il giapponese negò con il capo, sforzandosi di rispondere a voce. "N-no!"

"Allora cosa?"

"V-Victor..." Rantolò. "L'ho visto!" Aggiunse scoppiando in lacrime.

ll ragazzo poco più che ventenne, portò una mano alla fronte sconvolto saettando immediatamente lo sguardo in giro per la mostra fotografiche alla ricerca di Vicky, che chiacchierava amabilmente con altri bambini.

"Sà di lei?"

"N-non lo so!..." Singhiozzo il moro sempre più disperato.

"Yuuri calmati! E' tutto apposto. Risolveremo tutto!" Cominciò con tono falsamente pacato il thailandese. "Dammi solo il tempo di tornare a casa e ne parliamo li. Ok?"

"Fà in fretta!" Rispose l'omega con ancora quel tono di voce devastato.

"Sì!"

Riattaccata la chiamata, Phichit portò entrambe le mani alla radice della fronte sospsirando pesantemente. La situazione non si metteva per niente bene, sommata poi al carattere ansioso e paranoico di Yuuri era una catastrofe.

"Vicky!?" Si voltò verso la piccola ancora intenta nel fare amicizia con gli altri bambini venuti lì per ammirare la mostra con i loro parenti.

"Viktoria, tesoro mio dobbiamo andare a casa! Sù, veloce!" Il ragazzo caricò in braccio la bambina raggiungendo l'insegnate di fotografia, informandolo della sua improvvisa assenza per via di un'improvviso imprevisto, scusandosi con la promessa di raggiungerlo nuovamente il prima possibile.

*

Intanto...

Alla fine Victor si era deciso nel prendere un taxi e tornare in albergo. Girovagare come un pazzo scloncusionato per Detroit, alla ricerca del suo Yuuri non aveva senso.

Non aveva la più pallida idea di dove fosse andato, nè di dove andare a cercarlo.

Pagò il tassista, ringraziandolo, scendendo dall'auto che lo aveva condotto fin all'indirizzo indicatogli, varcando le porte dell'albergo trovando Yakov e i suoi due allievi nella All ad attenderlo.

"Dobbiamo parlare Victor! E' importante!" L'uomo anziano non gli diede nemmeno il tempo d'accomodarsi.

"Non adesso!" Mentre lui si abbandonò contro un divanetto con il viso stretto tra le mani e la voglia di piangere che tornava a farsi sentire.

"No! Devi ascoltarmi! E' di fondamentale importanza che tu sappia!" Ricominciò l'uomo più vecchio deciso.

"BASTA YAKOV! STO GIA' UNO SCHIFO COSI'! Non infierire ti prego!..." La voce gli si affievolì, troppo addolorato.

Portò una mano davanti alla bocca, reprimendo un sussulto, le sopracciglia contratte in un espressione tristissima. Non riusciva a darsi pace, dopo 6 anni finalmetne aveva rivisto il suo omega, per poi perderlo nuovamente in una frazione di secondo.

"Penseremo dopo al tuo stupido ego!" Sbottò Feltsmann, irritato. "Adesso ascoltami è importante!"

Attirato da quello strano tono deciso, ma con un velo di tristezza ad intaccarlo, l'uomo alzò lo sguardo, notando i due ragazzini fissarlo con aria trafelata, come se una catastrofe stesse per abbattersi su di loro.

"Ti ascolto."

"E' complicato Victor, ma è gusto che tu sappia!" Cominciò.

L'alfa sentì il respiro bloccarsi in gola e una strana sensazione irradiarsi lungo le viscere.

"Ho appena scoperto... Che Yuuri non ha abortito. E' una bambina, è viva! E sta con lui."

Victor sentiva quelle parole rimbombargli nella testa. E' viva. Non ha abortito. E' una bambina ed è viva.

Sentiva quella mantra ripetersi in continuazione nella sua testa e il cuore battere troppo forte, come a voler esplodergli nel petto, il respiro farsi sempre più affannoso e le vertigini assalirlo.

"L-la... La mia bambina!..." Rantolò sforzandosi di catalogare razionalmente le informazioni e non lasciarsi travolgere dal turbinio di emozioni.

Portò una mano al cuore, inspirando profondamente sperando di calmare il battito impazzito.

"Hei! Stai male?" Yakov si allarmò.

"Cameriere dell'acqua! Presto!" Intervenne Otabek notando quell'uomo agitarsi fin troppo. Ma non potè biasimarlo. Aveva appena scoperto che la sua presunta figlia defunta, era viva e stava bene.

"E' una piccola omega. Si chiama Viktoria, ha 5 anni ed è la tua copia sputata!" Ringhiò il ragazzino con i capelli biondi, inchiodando gli occhi azzurri di quell'uomo.

"L'hai conosciuta?" Il tono ansioso.

"Sì! Yuuri la portava spesso a lezione. Quando non aveva nessuno che potesse badare a lei."

"Portami da lei! Ti supplico Yuri! Voglio conoscere mia figlia!..." Lo pregò.

Con uno scatto veloce, Victor si alzò raggiungendo la poltrona su cui era seduto il ragazzo, inginocchiandosi e stringendo le sue mani nelle sue, con occhi supplicanti.

"Vedrò cosa posso fare.... Ma non garantisco miracoli."

*

Quando Phichit arrivò a casa trovò il migliore amico in una valle di lacrime, riverso sul divano del salotto, ancora vestito che piangeva a dirotto senza il ben che minimo controllo sulle proprie emozioni.

"Yuuri!..."

"Perchè piangi mami?"

Il ventenne vide la piccola avvicinarsi alla madre e stringere le sue piccole braccia intorno alla vita di quest'ultimo con gli occhietti pieni di lacrime.

"N-non è nulla... Ora mi passa!..." Rantolò il moro accogliendo l'abbraccio della sua piccola, percependo al lacrime farsi sempre più prepotenti.

Chulanont si aggregò a quell'abbraccio sentendo un terribile vuoto assalirlo. Odiava vederlo nuovamente così affranto.

Lo era stato per tutti i 9 mesi di gravidanza, quando arrivò nella casa famiglia per omega abbandonati, gestita dai suoi genitori. Quando diede alla luce la sua piccola, sembrava che finalmente, avesse ritrovato una ragione per tornare a vivere. E' adesso quella ragione rischiava di venirgli strappata brutalmente dalle braccia.

"Andrà tutto bene Yuuri! Abbi fiducia!" Gli sussurrò baciandogli una tempia amorevolmente.

Il moro sussultò, trattenendo un singhiozzo. In quel momento sentiva solo il mondo crollargli addosso e travolgerlo. Non vedeva il ben che minimo spiraglio di luce in tutta quella situazione, solo la paura vigile dilaniarlo, ripetergli che Nicolas e Natasha gliel'avrebbero fatta pagare cara.

Non poteva scamparla liscia stavolta! Si sarebbero vendicati, portandogli via la bambina e trattandolo per la puttana che era. E ancora una volta Victor non ci sarebbe stato lì per proteggerli dalla furia dei suoi genitori. Sarebbe rimasto solo, ancora una volta, e in balia di quei due vecchi bigotti.

"Mami!..."

Yuuri sussultò nell'udire la voce singhiozzante della sua piccola, sentiva i suoi ferormoni terrorizzati e lui non riusciva a placare quell'orribile sensazione.

"Amore mio perdonami!... La mamma non si sente bene!" Mentì, stringendola a sè.

"Andiamo a dormire?"

"Sì, mettila a letto." Concordò anche Phichit.

Non potevano parlare di certe cose di fronte alla piccola, era già abbastanza sconvolta nel percepire i ferormoni agitati del genitore. Tutto ciò era più che sufficiente.

Era pomeriggio e Vicky aveva già saltato il suo sonnellino pomeridiano, a ciò si aggiunse anche la tensione provata, percependo la stanchezza stroncarla, nell'esatto momento in cui si accucciò nel suo lettino stretta al busto della sua mamma, che le carezzava i capelli biondi con amore, baciandole il visino.

Assicuratosi che la figlia dormisse, Yuuri tornò dall'amico che lo attese pazientemente in cucina.

"Spiegami tutto dall'inizio!" Esordì.

Katsuki cominciò il racconto, dal momento esatto in cui uscì dalla scuola di ballo, udendo l'urlo di un uomo richiamarlo, giungendo fino al momento della sua folle fuga dal suo ex compagno.

Phichit ascoltò ogni singola parola con attenzione, corrucciando le labbra nel vedere l'amico ancora in lacrime.

"Devo andarmene da questa città! Non posso restare un minuto di più."

"E dove pensi di andare? E'? Non puoi tornare in Giappone! I tuoi ti hanno già cacciato di casa una volta; quando ti sei presentato alla loro porta gravido! Pensi ti accetteranno adesso?" Ironizzò pungente.

Il moro chinò il viso punto nel profondo. Era vero, non aveva un posto dove andare, ne la più vaga idea di dove fuggire.

"Non posso lasciare che mettano le mani su mia figlia!..." Soffiò a bassa voce.

"Perchè non provi a parlarne con suo padre? Ha il diritto di sapere!"

"E per cosa? Perchè mi lasci solo, ancora una volta, nella mani dei suoi genitori?!" Sbottò il giovane nipponico fuori di sè.

Phichit lesse tanta rabbia e paura in quegli occhi castani. Voleva aiutarlo, ma continuare a fuggire non era la soluzione hai suoi problemi.

"Qualunque cosa tu abbia in mente? Non puoi sparire nel nulla dall'oggi al domani."

"Lo so!... Devo parlare con Celestino e inventare una scusa plausibile per lasciare il lavoro. "

"Dimmi che non dici sul serio Yuuri?!" Sbottò il beta sempre più incredulo.

"Che altro dovrei fare?"

"Parlare con Victor!"

"Non se ne parla!" L'omega sfoderò una sguardo tagliente e perentorio.

No! Non poteva lasciare carta bianca, ancora una volta, al suo ex.

Lo aveva fatto molti anni prima e quello lo aveva lasciato nelle mani dei suoi genitori preferendo partecipare ad un concorso, più tosto che occuparsi di lui e della loro figlia. Per poi sentirsi dire da quelle due arpie, che Victor in realtà quel bambino, non lo voleva.

Era troppo giovane per assumersi una simile responsabilità. Meglio abortire e troncare i rapporti, lasciandolo libero di vivere la sua nascente carriera.

"Yuuri pensaci bene! Te lo chiedo per favore?..." Phichit con tono più dolce strinse le mani dell'amico puntando lo sguardo nei suoi occhi, arrossatissimi per le troppe lacrime.

"Vicky ha bisogno di suo padre! E tu ami ancora quell'uomo nonostante tutto! Riprovateci!" Notò l'amico scosso da un fremito e lacrime tornare.

"N-non... P-posso!..." Singhiozzò ormai alla stremo.

Aveva trascorso l'intero pomeriggio a tormentarsi per l'accaduto, rivangando ricordi dolorosi, sentendo una terribile fitta opprimergli le viscere, tormentandolo ancora adesso.

"Yuuri ragiona!..."

"No!" Rimarcò ancora l'omega premendo una mano sullo stomaco.

Gli doleva da impazzire, tanto da sentirsi costretto a mettersi a letto per riposare, nella speranza, che un po' di riposo lo aiutasse a calmarsi e a placare quelle terribili fitte.

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