ἔαρ (pt.2)

«Non so.» Ammette Victoria con un fil di voce. «Il maggiordomo mi ha riferito d'averla ricevuta da un uomo incappucciato con un manto logoro color bosco.»

Teresa striscia sul morbido letto, avvicinandosi alla contessina ed invogliandola ad aprire il foglio ingiallito ed incrostato di molliche secche di pane nero.

«Sicuramente sarà una lettera d'amore da parte di un mezzadro della villa.»

La contessina sorride imbarazzata, urtando volutamente la marchesina con la spalla. Victoria prende fiato, guarda per un istante l'amica, apre il foglio con mani tremanti ed alla fine ne legge il contenuto con voce timorosa.

Contessina Victoria,

mi spiace avervi infastidito a tal punto d'avervi fatto fuggire a galoppo verso la villa, ma non era né è mia intenzione offendervi in alcun modo. Non ho mentito riguardo il vostro sorriso e se potessi lo urlerei al mondo, ma così facendo risulterei o uno sciocco o un villano. Vi prego di non esser in collera con me né tanto meno di disgustarvi a tal punto da non volermi più vedere. È vero, sono un orticoltore ma non uno stolto. Ho notato che mi allontanate volutamente e perciò vi prego di parlarmi, permettendomi di rimediare al danno fatto. Se non vi spiace, questo pomeriggio vi vorrei veder leggere in veranda così da potevi incontrare.

Victoria alza il capo, fissando incredula l'amica, che ricambia con lo stesso suo stupore. Teresa dischiude le labbra, ma la voce le rimane incastrata in gola per l'emozione. Tutto ad un tratto comincia a saltellare sul posto, afferrandole le mani e stropicciando inevitabilmente la lettera. Victoria si lascia trasportare dall'euforia della marchesina, ridendo ma non comprendendone il motivo.

«Viki! Viki!» Grida Teresa in preda ad una gioia esplosiva. «È una notizia grandiosa!»

«Cosa?»

Victoria smette di saltare sul posto, compiendo un profondo respiro e guardando interdetta l'amica.

«Di che parli?»

Teresa di tutta risposta diniega col capo, conscia del fatto che la contessina non abbia ancora capito nulla. La marchesina sorride tra sé e sé, sospirando felice e rivolgendo il suo interesse unicamente alla fanciulla accanto a lei.

«Farai ciò che ti è stato chiesto?»

Victoria l'osserva confusa per un'istante per poi mormorare turbata: «Non so quanto questo possa essermi d'aiuto.»

«Viki!» La richiama la marchesina in uno strillo. «Questo pomeriggio leggerai in veranda ed aspetterai l'arrivo del tuo cavaliere.»

«Smettila Terry.» La liquida con un cenno della mano. «Anche se i suoi modi sono affabili ed il suo aspetto idillico, non credo si possa trattare di un reale cavaliere.»

«Dimentichi che sa scrivere e da ciò posso ben desumere che sappia pur leggere. Dunque pure tu sei conscia del fatto che è impossibile che un orticoltore possa saperlo fare.»

Victoria acconsente col capo, sbuffando stanca del dibattito ed incrociando le braccia al petto. Teresa, incredula e felice per il miracolo, stringe a sé l'amica per poi trascorrere insieme l'intera mattinata, passeggiando e discutendo ancora sulla questione. Dopo aver passato un'ora in riva al mare, osservando ammaliate le increspature nivee delle onde ed udendo il suono melodioso dell'abisso, le due fanciulle si separano, non prima d'aver promesso di rivedersi il giorno a venire. Victoria rimane ancora qualche istante con i piedi nella sabbia per poi farsi forza, dare le spalle all'Eden in cui si trova e dirigersi verso casa con passo lento, non curandosi né del vento né dell'eccessivo tempo impiegato a percorrere la via del ritorno. Non appena giunge in villa, saluta i genitori, entrambi in salone, e si chiude in libreria, scegliendo uno dei numerosi tomi e dirigendosi in veranda. Il vento estivo le smuove i capelli, scuri ed ondulati, mentre il vestito s'increspa, apparendo una nuvola, alchemica e colorata. La fanciulla chiude le palpebre intorpidite e compie un profondo respiro, rilassandosi ed udendo ipnotizzata la voce della natura. Esigui istanti dopo si desta e s'accomoda su una delle cinque sedie bianche poste intorno al tavolo in marmo niveo mentre la cupola in legno, ricoperta da rampicanti e fiori variopinti, ombreggia quel punto della villa eccessivamente soleggiato. È in questo genere di momenti che Victoria ringrazia mentalmente sua sorella maggiore per le brillanti idee riguardo la raffinatezza e l'utilità degli spazi verdi della dimora. La contessina sorride felice al ricordo, poggiando il libro sul tavolo, per poi immergersi in una storia senza tempo, isolandosi dal mondo che la circonda tanto da non accorgersi dell'arrivo di Dimitrij.

L'orticoltore, conscio di non esser stato ancora visto dall'incantevole fanciulla, l'osserva ammaliato, paragonando le sue labbra all'orchidea più fine dell'intera serra ed i suoi occhi alla perla più rara dell'oceano. Ammira ipnotizzato l'abbassarsi e l'alzarsi ritmico del petto della contessina, notando infuocato la pressione che esercitano i suoi seni contro la stoffa turchese. Dimitrij si ritrova ad ingoiare a vuoto, scorgendo il polpaccio roseo della fanciulla, messo in mostra dal rialzamento della veste e dalla posa da lei adottata per leggere meglio. L'uomo si stupisce nel guardare la delicatezza della contessina nello sfogliare le pagine del tomo e dell'interesse tangibile riverso su di esso tanto da sembrare la più splendida delle ninfee. Ed ecco che anche l'uomo perde il contatto con la realtà, dimenticandosi della ferita alla mano ed al dolore che ne consegue. È come se Victoria fosse la sua cura, la sua salvezza. Nessuno è capace di rivelare chi dei due si sia reso conto prima della presenza dell'altro, ma, nonostante ciò, i due giovani perdono ancora una volta il contatto con la realtà non appena i loro occhi s'incontrano ed i loro respiri si volatilizzano nell'aria. Victoria avverte l'imboccatura dello stomaco serrarsi ed il cuore pulsare impazzito mentre Dimitrij percepisce un fuoco tremendo divampargli in petto, facendolo ringhiare. L'immobilità del momento però non tocca di certo la realtà, in quanto il sangue, scuro e denso, imbratta l'intera mano nivea dell'uomo, scivolando lungo le dita, abbandonando la carne ed ungendo il pavimento in legno. La contessina, notando soltanto ora la profonda lesione, sussulta e balza in piedi, avvicinandosi all'uomo con una mano premuta sulle labbra e l'altra tesa verso di lui per lo stupore. Dimitrij rinsavisce quando Victoria, senza esitazione alcuna, gli afferra delicatamente il dorso, ricevendo una forte scossa e mormorando preoccupata: «Come ve la siete procurata?»

Il tono ammonitorio stordisce l'uomo che l'osserva incuriosito, in quanto mai nessuna donna gli si era rivolta in modo così diretto e sincero, soprattutto una nobile.

«La Stapelia è una pianta tanto rara ed incantevole quanto letale e spinosa.» Tossisce Dimitrij, sorridendole e facendola arrossire. «Non si preoccupi. Non è nulla di grave.»

Victoria non si fida delle sue parole e continua a scrutare ancora per qualche istante il palmo lesionato dell'orticoltore. Nonostante lei non conosca bene le piante come lui, è certa che la lesione non sia stata procurata dalla Stapelia, poiché troppo profonda e non presentante un taglio da spina.

«Dubito sia stata la pianta a ferirvi.» Asserisce Victoria con irritazione, guardandolo con risolutezza. «Suppongo invece che vi siate tagliato con una cesoia o una lama da giardino...»

Dimitrij la fissa compiaciuto, in quanto non è da tutti giungere subito a tali considerazioni: «In effetti stavo trasfondendo la Stapelia da un vaso all'altro quando mi sono punto. La pianta stava per distruggersi al suolo e, prima che potessi comprendere cosa stesse accadendo, l'ho afferrata, tralasciando un insulso dettaglio.»

Victoria lo scruta indispettita con le braccia incrociate al petto, dato che non sarà di certo il suo sorriso a toglierle il malumore. Se non avesse insistito nel vedere la lesione, lei gli avrebbe creduto. Detesta mentire ed ancor più dover ascoltare le menzogne: «Cosa non avreste calcolato?»

«Solitamente le cesoie le infodero nella cinghia che adopero per il lavoro così da non rischiare di ferirmi, ma oggi erano aperte e, non appena la mia mano è entrata in collisione con la punta di una delle due lame...»

«Non ho intenzione d'ascoltare altro, per cortesia.» La fanciulla lo interrompe con ansietà, avvampando e toccandogli ancora la mano ferita. «Mi risparmi l'immonda visione.»

Dimitrij non riesce a trattenere una risata dinanzi a tanta bellezza e sincerità, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della fanciulla, che si mostra fintamente indifferente. In verità Victoria avverte un fuoco bruciarle il petto ed un macigno chiuderle la bocca dello stomaco mentre il cuore le pulsa furioso tanto da rimbombarle nelle orecchie. La fanciulla però ignora che pure Dimitrij avverte le sue stesse sensazioni, ma, al contrario suo, è abituato a celarle, forse anche troppo a causa del suo passato. L'uomo l'ammira affascinato, soffermandosi sulle gote imporporate e sul tremolio quasi impercettibile delle labbra rosee, nello stesso istante in cui avverte il calore naturale emanato dal poco contatto tra le loro mani.

«Seguitemi.»

Dimitrij rinsavisce, osservandola confuso, quando ode di nuovo la sua voce: «Seguitemi e non opponete resistenza.»

Se Dimitrij non avesse compreso la natura di Victoria, dunque la sua purezza ed assenza di doppi fini, avrebbe inteso l'ordine in maniera del tutto opposta e quasi perversa. Proprio per questa ragione s'incupisce, acconsentendo col capo e seguendola sin dentro la villa. Victoria interrompe volutamente il contatto tra le loro mani, rivolgendogli un sorriso gentile ed invogliandolo ad entrare prima di lei. Non appena l'orticoltore mette piede in libreria, rimane interdetto e spaesato, in quanto non aveva mai visto così tanti libri. Dimitrij trascorse buona parte della sua infanzia e adolescenza circondato da armi anziché da tomi, capendo sin da subito l'inestimabile dono del sapere. L'uomo s'inchina dinanzi alla libreria, sconvolgendo la fanciulla, che lo scruta con le lacrime agli occhi. Purtroppo non tutti hanno il privilegio d'imparare a leggere e far di conto, perciò vedere l'orticoltore compiere un tale gesto non può che colpirla. Il cuore della fanciulla pulsa con ardore mentre l'emozione la investe con violenza tanto da toglierle il fiato. Victoria sapeva fin dal loro primo incontro d'aver fatto conoscenza d'uomo singolare, ma mai e poi mai avrebbe immaginato fin dove si sarebbe spinto. Prima che possa rendersene conto le lacrime le offuscano la vista, ma, quando l'uomo si drizza sulla schiena e si appresta a voltarsi, la contessina scuote il capo con forza e si morde l'interno guancia per non mostrargli la sua commozione.

«Proseguiamo.» Sussurra la fanciulla con un fil di voce, superandolo con rapidità. «Abba!»

Victoria spalanca la porta della biblioteca, urlando più volte il nome della sua nutrice, ben conscia del fatto che non molto lontano dalle sue spalle vi sia Dimitrij, l'uomo che le ha rapito il cuore e stregato l'anima.

«Abba!»

Victoria procede con furia sino all'ingresso della villa, intravedendo poco dopo la balia ed il suo vestito svolazzante a causa dei movimenti, rapidi e bruschi, per raggiugerla. Non appena la negra ferma la sua avanzata, compie un profondo respiro per poi guardarla stanca e infastidita: «Per quale motivo mi avete chiamata? Sapete bene che ho delle faccende urgenti da sbrigare per conto di vostra madre e...»

«Non vi avrei recato alcun disturbo se non fosse necessario.»

La nutrice si fa subito seria, notando solo in un secondo momento l'incantevole uomo accanto alla fanciulla.

«Ditemi tutto.»

«Potreste vedere se la sua lesione è tanto profonda da dover chiamare il medico?»

«Contessina non credo che...» Dimitrij tenta di frenare la lingua della fanciulla, guadagnandosi solamente uno sguardo ammonitorio.

«Stavo dicendo...» Continua Victoria con diplomazia. «Potreste dar un'occhiata alla ferita che solca il suo palmo destro?»

Abba la scruta incredula per cotanta spavalderia per poi scuotere il capo ed acconsentire con un sospiro. Subito la nutrice chiede all'orticoltore di mostrarle la lesione e, dopo aver speso qualche minuto ad osservare la ferita da ogni angolazione possibile, sorride rilassata, rivolgendo uno sguardo dolce alla contessina: «Non necessita di sutura, ma bisognerà comunque disinfettarla ed isolarla per prevenire l'infezione attraverso una garza specifica. Potrei occuparmene personalmente, ma, nonostante ciò, non potrà lavorare per un paio di giorni.»

«Allora lo affido alle tue cure.» Asserisce Victoria, lieta per la buona nuova. «Grazie infinite per il tuo immenso aiuto.»

«Questo ed altro per voi.» Le risponde la nutrice con devozione, rivolgendosi poi all'uomo: «Seguitemi.»

Dimitrij fa saettare lo sguardo dalla contessina alla balia e viceversa sin quando Victoria non prende parola.

«Devo incontrarmi con Teresa quindi vi lascerò nelle mani di Abba.» Annuncia, dando la schiena ad entrambi. «Stia tranquillo. Lei è un ottima curatrice.»

Nonostante la voce di Victoria esca forte e decisa, il suo cuore pulsa impazzito e le gambe faticano a muoversi, in quanto il suo desiderio è opposto all'azione. La contessina procede solo di qualche misero passo quando la voce di Dimitrij la fa fermare sul posto: «Vi rivedrò?»

Victoria non riesce a non sorridere mentre un fuoco la possiede, bruciandola tanto da toglierle quasi il fiato: «Credo di sì...dopotutto questa è casa mia.»

Dimitrij l'osserva compiaciuto, in quanto mai aveva notato tale audacia ed ironia nello spirito di una donna che non fosse sua madre, per poi accostarsi alle negra, che lo scruta con sguardo fiammante. La balia lo fissa furiosa ancora per qualche istante, richiamando poi a gran voce la contessina ormai lontana: «Domani pomeriggio il duca verrà per il tè. Dovrete essere presentabili per l'ora stabilita.»

Inaspettatamente Dimitrij avverte un dolore fastidioso alla bocca dello stomaco, causato dal puro astio e dalla gelosia bruciante, mentre Victoria sospira distrutta dalla situazione divenuta insostenibile. La fanciulla scrolla le spalle, acconsente debolmente e sparisce dalla loro vista.

Nessuno dei tre sa cos'ha il destino in serbo per loro.

Nessuno dei tre è a conoscenza di cosa avverrà l'indomani.

Nessuno dei tre immagina cosa vorrà il duca dalla contessina.

Nessuno sa, ma il tempo verrà e porterà con sé risposte ancora volatili nell'aria d'estate.

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