παιδίον (pt.2)
21 maggio 1719
«Signorino Edoardo! Signorina Victoria!» Grida la balia senza fiato. «Tornate subito qui!»
La fanciulla volta il capo verso il fratello, che le sorride raggiante ed accelera il passo, invogliandola a seguirlo. L'invito viene accolto con molta gioia tanto da farle perdere l'equilibrio sulla duna e rotolare sino alla spiaggia. Purtroppo non solo le voci allegre dei due fratelli echeggiano nell'insenatura naturale, ma anche quelle affannate della balia che tenta disperatamente d'acchiapparli, incespicando in continuazione nella gonna, lunga e nera. La sventurata presenta una carnagione scura come l'inchiostro, i capelli, ricci e corti, e gli occhi neri, ma la sua mole ed i suoi quarantasette anni d'età le impediscono di muoversi con agilità. Inoltre il suo seno eccessivamente prosperoso, dal quale si sono cibati tutti e quattro i figli del conte, la destabilizzano ancor più nella corsa. Tutto ad un tratto però smette d'inseguirli, sbuffando alterata e liberandosi delle scarpe. Li osserva con occhi ardenti di collera per poi ghermire la gonna, gridare i nomi dei due giovani e discendere la duna con furia, anche se quasi subito perdere l'equilibrio e rotola giù sino alla spiaggia. I due fanciulli si fermano, poggiando le mani sulle ginocchia, ed inarcano il busto, riprendendo fiato e ridendo nel vedere la balia ruzzolare nella sabbia. Non appena la negra s'alza e spolvera il gonnellone, i due fratelli smettono di ridere e guardano timorosi la donna che ora torreggia su di loro per poi lanciarsi uno sguardo complice e correre verso il mare. La balia impiega qualche istante di troppo nel capire l'intento dei due spiriti liberi, urlando a perdifiato: «Tornate subito qui!»
Solo la fanciulla si ferma un attimo, volgendo lo sguardo verso la nutrice, ma subito viene destata dalle grida del fratello, seguendolo in acqua.
«Signorina Victoria torni subito qui!» Tuona la negra, rincorrendoli stremata. «Non è tempo di tuffarsi in mare. Ormai è novembre. Signorina!»
Edoardo porge la mano alla sorellina, che prontamente afferra, per poi tuffarsi insieme nelle acque cristalline della baita. Il mare li accoglie tra le sue braccia terse, stringendoli al petto come una madre con la propria prole. Le correnti gelide li sfiorano mentre pesci colorati nuotano impauriti in tutte le direzioni. L'acqua li avvolge completamente, placando i loro spiriti ma costringendoli anche a riemergere a causa della mancanza d'aria. La contessina sorride gioiosa al sole, spalancando le braccia verso il cielo, per poi irrompere in un riso allegro e piroettare su se stessa. Inevitabilmente perde l'equilibrio e cade di nuovo in acqua mentre il fratello l'osserva divertito. I due fanciulli sguazzano, rapidi e felici, tra le acque, gareggiando tra loro ed immergendosi ancora, quando la balia compare alla riva con il gonnellone arrotolato malamente tra le mani, urlandoli contro di uscire dall'acqua. La contessina cessa la sua danza, inclinando il capo ed osservandola curiosa, mentre il fratello nuota verso la nutrice, afferrandola per la vita e spingendola verso il mare. Purtroppo per lui la negra lo artiglia con forza per le braccia, trascinandolo con sé nelle acque cristalline. Una lotta tra i due infervora, facendo ridere di vero cuore la contessina, in quanto il fratello salta, nuota e spintona la sventurata, che piroetta su se stessa sino a cadere in acqua. Esigui istanti dopo la balia smette di combattere e, stremata e fradicia, rinuncia ad acciuffare i due fanciulli. Il suo corpo massiccio esce dal mare e la veste, bagnata e più pesante, le rende difficile equilibrarsi, ma, nonostante ciò, riesce a dirigersi verso la duna. La contessina, comprendendo la ritirata della nutrice, fa cenno al fratello di seguirla, perciò entrambi escono dal mare malvolentieri. Non c'impiegano molto a raggiungerla ormai sulla sommità della duna tanto da riuscire a sentire le sue imprecazioni. Il fanciullo, non ancora contento della sua fuga e lotta, stringe a sé la balia per poi cadere entrambi sulla sabbia.
«Edoardo Francesco Martignano! Giuro su Dio che questa volta non la passerà liscia!»
Il fanciullo balza in pedi pronto a scappare, ma la sventurata è troppo furiosa tanto da riuscire ad artigliarlo in tempo e con forza per il colletto della camicia fradicia, trascinandolo a fatica sino al carro. Non appena li vede, il bracciante li saluta, permettendoli di salire e sistemarsi tra le patate, le carote e i cavoli. L'uomo anziano, magro e dagli occhi vispi, lancia uno sguardo al figlio del conte, sorridendo e scuotendo il capo divertito. La fanciulla li segue e sospira stanca, salendo sul carro e prendendo posto davanti al fratello. Il bracciante tira le briglie ed il cavallo comincia a muoversi, trascinando faticosamente il carro dietro di sé.
«Non appena torneremo a casa, discuterò personalmente col conte e questa volta non mangerete per giorni.»
Un brivido di terrore scuote la contessina tanto da farle salire le lacrime agli occhi, al contrario del fratello che sorride divertito e si accosta alla balia, cingendole di poco la schiena col braccio e fissandola dritto negli occhi. La nutrice sospira interdetta, rivolgendo lo sguardo dinanzi a sé, quando il figlio del conte le bacia la gote e corre al suo posto. La balia si tocca il volto sconcertata, guardandolo imbarazzata: «Lei è un vero furfante! Siete impossibile!»
«È per questo motivo che mi vuole un gran bene.»
La nutrice rotea gli occhi al cielo per l'esasperazione, incrociando le braccia al petto, per poi minacciarlo divertita: «Vi consiglio stare attento perché il mio bene potrebbe uccidervi un giorno di questi. Inoltre la deve smettere di portare sulla cattiva strada vostra sorella.»
La contessina arrossisce, chinando il capo e sorridendo appena. Il fratello la scruta tranquillo, rivolgendosi ancora una volta alla nutrice accanto a lui: «Mia cara Abba deve sapere che Victoria è più irrequieta del sottoscritto, in quanto è stata lei a propormi quella sfida.»
«Menti!» Sibila la fanciulla. «Abba non deve credergli!»
Subito un acceso diverbio divampa tra i due, facendo imbarazzare la nutrice per il linguaggio inappropriato ed i toni usati. Purtroppo non riesce a placarli sin quando non giungono a destinazione, scendendo dal carro e ringraziando il bracciante. Senza perdere tempo e con rapidità la balia s'affretta a raggiungere la villa per poi irrompere nello studio del conte, non curandosi delle preghiere dei due fanciulli che la seguono, fradici e stanchi. Il conte non appena li vede, li fa tacere ed invita la nutrice a raccontargli dell'accaduto. L'ira nei suoi occhi fa nascere nella balia un senso di colpa, ma subito vien spazzato via dalla punizione scelta: i due fanciulli non usciranno dalla villa per i prossimi cinque giorni se non per lavorare in uno dei cinque acri da loro posseduti. Disperatamente i figli tentano di dissuadere il padre, ma è irremovibile. I due fanciulli chinano il capo e smettono di lottare, in quanto nulla potrà esimerli dalla punizione. La balia, soddisfatta per l'atto compiuto, li invita a dirigersi in bagno per un bagno caldo, ma nessuno dei due osa muoversi. La contessina scruta il fratello in cerca d'aiuto, che scuote il capo rassegnato, per poi farle cenno d'andar via. La fanciulla, avendo accettato la punizione, si accinge a seguire la balia quando il suo urlo ed un tonfo sordo la fanno sussultare. Si volta in un balzo, portandosi le mani alle labbra e spalancando gli occhi per l'orrore. Un grido acuto la scuote con violenza nell'esatto istante in cui il conte si getta a terra, stringendo disperatamente al petto il figlio maschio minore.
«Edoardo! Edoardo!»
Per la prima volta la contessina non riesce a riconoscere suo padre, un uomo sempre severo e poco incline alle dimostrazioni d'affetto. La paura, quella vera e viscerale, lo fa gridare tanto da smuovere la balia e farla correre a chiamare il medico.
«Edoardo, figlio mio, apri gli occhi.» Sussurra il conte con voce distrutta dalla paura. «Ti prego.»
La contessina trema per il terrore, ma, nonostante ciò, si fa forza e s'accosta al padre. Rimane in piedi con le mani congiunte al petto e gli occhi lacrimosi fissi sul fratello. Un singhiozzo prorompe dalle sue labbra nello stesso istante in cui il fratello dischiude le palpebre pesanti. Il fanciullo tenta d'articolare una frase, fallendo miseramente ed incollerendosi sempre più con se stesso. Artiglia con forza le braccia del padre, riuscendo con non poche difficoltà a mettersi a sedere. Lentamente volta il capo e guarda la sorella quando una tosse convulsa lo fa piegare in due per il dolore e sputare sangue dalla bocca, sporcandole la gonna. Il conte, nonostante il terrore, s'appresta a soccorrere il figlio, facendolo drizzare ancora sulla schiena, per poi riuscire a separarlo dalla sorella. Purtroppo però il padrone di casa non riesce a rassicurare la fanciulla, che irrompe in un pianto, isterico e convulso. Victoria allunga tremante una mano verso il fratello, accarezzandogli la gote e mormorando con voce rotta dal dolore: «Oh Edoardo!»
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