εφηβεία (pt.3)

Trascorrono due settimane e Victoria appare rinata. Durante il breve periodo è ingrassata di qualche chilo e si è rinvigorita anche grazie alla presenza del fratello e della sorella, partiti solo pochi giorni fa, augurandole ogni bene e promettendole una visita molto prossima. Teresa andò da lei il giorno dopo del suo risveglio, stringendola a sé e scusandosi tra i singhiozzi. Il conte e la contessa invece trascorsero più tempo con la figlia e si comportarono gentilmente con lei, rendendola davvero felice. Non parlarono mai del matrimonio né fecero accenno al duca così da non turbarla ancor più. Soltanto Abba non le rivolse la parola né la guardò negli occhi, volgendo il suo interesse altrove e rattristando non poco la contessina.

«Buongiorno!» Strilla la marchesina, spalancando le porte ed irrompendo in sala da pranzo. «Victoria!»

La contessina alza il capo, trucidando l'amica con lo sguardo, per poi lasciare malvolentieri il pezzo rimanente di ciambella sul piattino.

«Signorina Teresa!» Urla la balia quasi senza fiato, fermandosi a respirare sull'uscio della grande sala. «Fermatevi.»

«Suvvia!» Ridicolizza la marchesina. «Non è necessario rincorrermi ogni mattina, essendo ben consapevoli del fatto che venga sempre a destare Viki.»

«Più che altro ad interrompere costantemente la mia colazione.» Scherza la contessina, rivolgendosi poi alla nutrice. «Abba...va tutto bene.»

La nutrice compie un profondo respiro, gonfiando il petto e chinando il capo in segno di rispetto. Prima che Victoria possa parlarle, la nutrice si drizza sulla schiena, si volta e va via. La contessina dischiude le labbra per richiamarla quando il rumore fastidioso di una sedia trascinata alla sua sinistra la distrae, costringendola a guardare la fanciulla seduta accanto a lei. Teresa allunga il braccio ed artiglia una fetta di ciambella, avvicinando poi a sé la tazza fumante di caffè e sorseggiandolo ristorata dalla folle corsa. La marchesina mugola di piacere ed addenta il dolce prelibato, serrando le palpebre così da guastarlo meglio.

«Credo fermamente che tu irrompa in casa mia ogni mattina solo per pregustare il dolce del giorno.» Scherza Victoria, scuotendo il capo e continuando a far colazione in compagnia della sua inseparabile ed unica vera amica.

«Le mie orecchie non hanno mai udito una simile maldicenza!» Ribatte Teresa fintamente offesa. «Quale infamia! Quale oltraggio!»

Victoria trattiene a stento una risata, prostrandosi verso l'amica e sussurrandole con gaiezza: «Mi perdoni sua altezza, ma questa è mia.»

Con un gesto rapido s'appropria del pezzo di dolce di Teresa, pregustandolo divertita dinanzi al suo volto sconvolto. La marchesina si ricompone pochi istanti dopo, ridendo divertita e trascinando nella sua gaiezza pure la padroncina di casa. Le due fanciulle assaporano insieme le prelibate vivande, discutendo allegre come non facevano da parecchio tempo. Dopo aver terminato di far colazione, le due amiche si dirigono in biblioteca per leggere un buon libro. Non appena si chiudono in sala, Victoria prende posto su una poltrona mentre Teresa su un divanetto. Non trascorrono molti minuti che la contessina viene subito catturata dall'Otello di Shakespeare tanto da non ascoltare le invocazioni dell'amica. Solo quando Teresa le si avvicina e le tira un pizzicotto sul braccio, trasalisce, facendo cadere il libro a terra. Victoria fissa indispettita l'amica, cogliendo con delicatezza il tomo da terra ed accarezzandolo con cura.

«Perché hai usato un metodo così poco galante nel richiamare la mia attenzione?»

Victoria si volta verso Teresa con il libro stretto al petto e lo sguardo inquisitorio in attesa di una risposta più che esauriente, poiché è a dir poco furiosa. La contessina ama la lettura quasi quanto la musica e di certo essere destata in modo così brusco la disturba non poco. Teresa s'arma di coraggio e con le mani strette sui fianchi, prende parola: «Avete assunto un nuovo orticoltore?»

Victoria si rilassa contro la poltrona e sbatte le palpebre disorientata, scrutandola incuriosita, poiché non ha la benché minima idea di cosa stia blaterando l'amica, che conclude divertita: «Dalla tua espressione facciale son ben lungi dal comprendere che tu non ne sia a conoscenza.»

«Certo che no!» Ribatte la contessina, riprendendosi dal suo stato di catalessi. «Ne sei proprio sicura?»

«Oh se solo tu avessi visto quello che ho avuto l'onore d'ammirare!» Esala la marchesina, sventolandosi la mano vicino al volto.

Victoria inarca un sopracciglio, scrutandola con scetticismo: «Sembra tu stia parlando di un essere idillico.»

«Oh Victoria!» Sospira sognante la fanciulla. «È un angelo, un demone e un uomo!»

«Chi?»

«L'orticoltore.»

Non appena Victoria rimembra le fattezze dell'uomo in esame, irrompe in un riso allegro sotto lo sguardo allibito dell'amica: «Che io ricordi è un uomo di mezza età con un prominente ventre, la barba lunga ed il sorriso costante sulle labbra. Credo fermamente che sia pure maritato.»

Victoria non riesce a smettere di ridere tant'è che è costretta ad aumentare la presa sul libro, in quanto potrebbe sfuggirli di mano. Teresa sospira consolata, diniegando col capo, per poi accostarsi all'amica ed assestarle un pungo sul capo. Victoria smette di ridere, toccandosi le membra doloranti e guardando sconcertata l'amica che continua a negare.

«Cos'ho detto di così esilarante?» Domanda confusa la padroncina di casa. «Ti ho solo rivelato la verità.»

«Non parlo dell'uomo che curava il vostro giardino e la vostra incantevole serra sino alla scorsa settimana, ma di quello dal fascino indicibile.»

Victoria si volta, poggia il libro sul grande tavolo e le rivolge di nuovo il suo interesse, ora più curiosa e preoccupata. Non sapeva dell'arrivo di un nuovo servitore né del bizzarro gusto in fatto di uomini di Teresa, perciò esala con apprensione: «Credo tu stia esagerando.»

Le gote e la punta del naso della marchesina s'imporporano per la collera, che s'avvicina con rapidità a Victoria, ghermendola con forza per il braccio e trascinandola con sé fuori dalla grande villa. La contessina tenta di fuggire dalle sue grinfie e, non riuscendovi, l'asseconda, lasciandosi portare dinanzi all'uomo dalla bellezza indicibile ed udendo il borbottio dell'amica: «Lo vedrai con i tuoi stessi occhi.»

Victoria sospira sconfitta, alzando gli occhi al cielo in segno di rassegnazione. Le due fanciulle circoscrivono buona parte del perimetro della villa, fermandosi poi all'improvviso dinanzi all'entrata dell'incantevole serra dove un uomo piegato in terra s'occupa dei fiori. Subito Victoria si rende conto d'aver sbagliato, poiché lo sconosciuto non è di certo l'orticoltore che lavora presso la sua famiglia da anni. Prima però che possa prender parola, Teresa tossisce, catturando l'interesse dell'uomo, che s'alza sotto lo sguardo incantato della contessina. L'orticoltore pulisce le mani sui pantaloni logori, compie un profondo respiro e si volta verso le due fanciulle.

L'impossibile diventa possibile.

Il cuore di Victoria viene scosso con forza, le gote le s'imporporano e gli occhi le brillano. Il suo corpo giovane, piacente ed illibato s'infiamma ed il respiro le manca mentre le labbra, piccole e rosee, fremono appena. Lo sconosciuto presenta i coloriti corvini, gli occhi blu, il naso dritto e le labbra rosee, ma sono la mascella delineata ed il corpo, massiccio e possente, a donargli l'innata virilità. Inevitabilmente il suo interesse si fissa sulle due fanciulle, ma in particolar modo sulla contessina. Victoria l'osserva incantata, constatando quanto sia piccola rispetto a lui, per poi accorgersi delle ferite sulle mani grandi dell'uomo ed angosciarsi senza capirne la ragione. La contessina percepisce l'aria mancarle come la terra sotto i piedi mentre il cuore le pulsa in petto con vigore e le mani tremano fredde. Avverte il suo intero essere in agitazione e le membra bruciare nello stesso istante in cui capisce d'aver appena compiuto l'errore peggiore della sua vita. Ormai è troppo tardi per far finta di nulla, perciò l'unica possibilità di sopravvivere è tornar dentro la villa e non metter più piede nella serra almeno sin quando non si sarà ammogliata. Teresa si volta a guardarla, captando sin da subito i sentimenti dell'amica e trovandoli così affini a quelli dello sconosciuto.

Alea iacta est

Teresa vorrebbe ritornare sui suoi passi ed impedire quello che è appena avvenuto, maledicendosi per la sua incapacità di riflessione, per poi apprestarsi a portar via di lì Victoria.

«Siamo desolate per l'interruzione.» Si scusa la marchesina, ghermendo l'amica per un braccio e notando sollevata la sua immediata ripresa di coscienza. «Le auguriamo buona giornata.»

Teresa la tira a sé, invogliandola ad allontanarsi subito di lì, ma, prima che possano voltare l'angolo, la voce calda e roca dell'uomo le richiama. Victoria smette di camminare, avvertendo un fuoco violento bruciarle le membra, per poi guardare disperata l'amica, che borbotta infastidita dall'interruzione. Le due fanciulle si voltano così da permettere all'orticoltore di domandarle: «Potrei conoscere i vostri nomi?»

Entrambe captano l'accento straniero dell'uomo, rendendosi conto soltanto ora dell'incarnato niveo e poco colorito dal lavoro sotto al sole cocente.

«Teresa Maria Visconti, figlia del marchese Visconti.»

L'uomo le sorride, chinando il capo in segno di saluto, per poi puntare le sue gemme cristalline sull'esile figura accanto alla marchesina. Victoria percepisce il cuore pulsarle con forza contro la gabbia toracica, facendole male, mentre le gambe paiono perdere il loro vigore. La contessina chiude le palpebre per un istante, compiendo un profondo respiro, per poi armarsi di coraggio e guardare l'uomo dritto negli occhi blu: «Victoria Caterina Martignano.»

Questa volta l'orticoltore non sorride, ma il suo sguardo fiammeggia ed il suo petto s'alza con più rapidità mentre un ringhio impercettibile sibila nel suo cuore pietrificato. Prima però che il fuoco bruci pure lui, chiude le gambe, inarca il busto in avanti e piega il braccio contro il ventre, chinando il capo e proclamando con voce roca: «Dimitrij Iosif Novikov al vostro servizio.»

Entrambe le fanciulle lo scrutano esterrefatte mentre il cuore di Victoria scalpita con furiosa follia. Teresa, comprendendo i sentimenti dell'amica e la sua incapacità d'agire, la ghermisce con forza e la conduce via di lì prima che la situazione possa peggiorare ulteriormente. Dimitrij le osserva andare via eccitato, comprendendo compiaciuto la natura del fuoco insito nella contessina, incapace di domarlo. Teresa la conduce dentro la villa, notando la mano dell'amica premere sul cuore impazzito.

Sospira

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