Vittima Del Gioco▪️Capitolo 4

~Tutto ebbe genesi, dalla Genesi (1/2)~


Il pasto serale veniva consumato in casa Wilson, tra le chiacchiere e l'attenzione di Cassandra nel servire i suoi ospiti.

La Signora, approfittava delle portate per nascondersi in cucina e tirare qualche sospiro di sollievo tra le ansie del segreto ancora nascosto e la stanchezza fisica che dopo una giornata piena, nelle sue condizioni, cominciava a farsi sentire.

Il vociferare dalla sala le arrivò, seppur distante. Cassandra sorrise mentre tagliava accuratamente le fette di arrosto. Pensò che forse sarebbe stato il momento giusto per dare la notizia: erano tutti presenti.

"Forse sarebbe meglio parlarne prima a..."

<<Hai bisogno di aiuto?>>

Colta alla sprovvista e assorta nei suoi pensieri, la donna balzò col batticuore: <<Al! Accidenti! Mi fai prendere un colpo così!>>

<<Sc... scusa tesoro. Non era mia intenzione spaventarti, mi dispiace...>>

Cassandra sorrise: <<Lascia stare. Piuttosto... come vedi Bridgette? Io continuo a vederla strana, Al. Dovremmo insistere affinché parli, tesoro. Non mi piace per niente>>.

L'uomo la strinse alle spalle portando le braccia intorno alla vita di sua moglie: <<Sai cosa credo? Credo che abbiano bisogno di un figlio>>.

Cassandra si irrigidì e del sudore freddo imperlò la fronte.

<<Forse li aiuterebbe.>>

<<Al...! I figli non sono collante per risanare un vaso rotto!>> La donna rispose con troppa veemenza e cercò subito di rimediare addolcendo il tono. <<Io invece credo che prima debbano sistemare i problemi tra loro, e poi pensare a dei figli.>>

Si morse la lingua Cassandra, subito dopo aver finito la frase. Sperò in cuor suo che al marito fosse sfuggito il suo accorato richiamo all'argomento.

<<Tesoro, è un mio pensiero. Ovvio che mi farò i fatti miei!>>

Voltò la donna con ancora il coltello per l'arrosto in mano e glielo sfilò delicatamente dalle dita.

Si guardarono intensamente i coniugi Wilson. Ardente passione avrebbe potuto prendere vita in quel preciso istante.

L'uomo poggiò le labbra su quelle di lei: <<Tu invece?>>

Cassandra si sforzò per non far trapelare l'enorme catastrofe che la stava colpendo interiormente.

"Io cosa?"

Restò in silenzio. Attese che fosse lui a continuare la frase, ma Allan si limitò a baciarle le labbra con intenso fervore. Cedette ancora Cassandra. Si lasciò trascinare dal vivo trasporto di un momento interminabile, e dimenticò tutte le preoccupazioni che l'avevano afflitta fino a un istante prima.

Poi l'uomo si allontanò di colpo, lasciandola fluttuare ancora a occhi chiusi nel coinvolgimento dei sensi: <<Porto l'arrosto di là. Ti amo tesoro>>. Le parole furono sussurrate fra i capelli, prima di scostarsi nell'intento di prendere il piatto sul tavolo.

"Ora Cassandra. Forza!"

Cassandra prese il polso di suo marito. Lo fermò. E tutte d'un fiato pronunciò quelle tre parole: <<Sono incinta Al>>.

L'uomo s'irrigidì tenendo lo sguardo fisso sul piatto che teneva in mano. Trattenne il respiro. Forse aveva udito male. Forse la moglie avrebbe ripetuto quelle parole.

"Dovresti chiederle di ripetere Al!" La mente di Allan gli ricordò di spezzare quel silenzio imbarazzante.

<<Eh...? Cosa?>>

L'uomo prese coraggio e si voltò a guardare il volto pallido della moglie.

<<Ho detto che sono incinta.>>

Avrebbe dovuto lasciare quel maledetto piatto sul piano. Avrebbe dovuto abbracciarla, esplodere di felicità. Sua moglie era incinta di suo figlio in fondo! Non fece nulla di tutto ciò. Restò a guardarla come un ebete, impacciato e con la bocca paralizzata.

"Cos'hai Allan!" Si ripeteva. "Di' qualcosa a tua moglie!"

Cassandra lasciò di colpo il polso del marito che ancora teneva nel palmo: i segni rossi sulla carne erano la testimonianza di quanto la donna l'avesse stretto.
Forse gliel'avrebbe anche spezzato in quel momento.
Si sentì sola, improvvisamente. Il compagno della sua vita sembrava essersi smarrito.

<<Non... non è possibile. Cioè, sì è possibile. Ma... ma come...>>

Il gelo scese imponente tra i coniugi Wilson, tra la sorpresa inaspettata di lui e lo scrutare la reazione dell'uomo da parte di lei.

"Avanti Al! Dimmi qualcosa!" La bocca di Cassandra avrebbe voluto dire quelle parole ma le si strozzarono in gola, proprio dove una contrazione allo stomaco stava per farle risalire tutto il suo frugale pasto.
Si portò una mano davanti la bocca e trattenne le sue emozioni, il suo pianto, la sua rabbia, e pure la cena.

L'uomo rimase interdetto, prese il piatto dal tavolo e compì i primi passi verso la sala.
Cassandra strinse i pugni. Forte. Sentì montare la delusione fino alla testa. Il nodo alla gola la stava soffocando.

"Al..."

Aprì la porta sul retro e proprio nel loro Eden, verde e rigoglioso, Cassandra svuotò lo stomaco. Le grandi contrazioni accompagnarono dei conati violenti. Si sostenne al davanzale di marmo della finestra, e con l'altra mano cercava di sorreggere l'addome.

Suo marito invece... Suo marito era quasi arrivato alla soglia della cucina dandole le spalle. Lento, assente, in quei pochi passi percorsi.

Si sciacquò la bocca alla fontana e rientrò portandosi le mani al ventre. Cassandra carezzò la sua creatura.
Poi lo vide. Vide ancora suo marito camminare.

<<Al...>>

Troppo flebile quel sussurro. L'uomo sparì dietro lo stipite.

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