Vittima Del Gioco▪️Capitolo 17▪️Ultimo atto
~ L'uomo nero -
Conosciamo Allan: non abbiamo dunque bisogno di dire che era un animo pieno di audacia e vigore, che si irrigidiva contro l'impossibile con quella energia che sola fa gli uomini superiori. Per la vita che aveva condotto, per la decisione che aveva preso di non indietreggiare mai di fronte a niente, Allan era arrivato ad assaporare gioie sconosciute nelle lotte che talvolta intraprendeva contro la natura, che è Dio, e contro il mondo, che può ben passare per il diavolo.
Diverso tempo dopo...
La palla rotolò fino a sbattere ai piedi di una panchina verde. La traiettoria si spostò dritta verso il grosso cespuglio di rose che fiorito ornava quell'angolo ombroso. La scarpa bloccò la corsa: un uomo alto girato di spalle poggiava il fondoschiena sull'ultimo tubolare mezzo arrugginito.
Il bambino si avvicinò lesto, ma a pochi passi dall'enorme scarpa si inchiodò fra il terriccio.
<<È la tua palla?>> Il gigante dal cappello e cappotto scuro parlò da sotto una sciarpa tirata su fino quasi a coprirgli il naso.
<<Sì>> rispose timoroso il bimbo.
<<Come ti chiami?>> Continuò l'uomo senza voltarsi.
<<Allan Wilson, Signore... Posso riprendere la mia palla ora?>>
Il sangue affluì al cuore dell'uomo, che divenne pallido come la morte; poi, risalendo dal cuore alla gola, gli invase le gote, e i suoi occhi nuotarono nel vuoto per qualche attimo come quelli di un uomo abbagliato.
Il nodo si strinse alla gola e quasi faticò a rispondere: <<Certo che puoi, Allan.>>
<<Allan...!>> Una voce femminile richiamò il bambino. <<Vieni qui dove posso vederti!>>
Quella voce gracchiò nella testa dell'uomo come una marcia funebre. L'avrebbe riconosciuta fra mille e a distanza di secoli.
<<Mi dispiace Signore, ma adesso devo andare. La mamma mi chiama.>> Si avvicinò e prese il mignolo tremante del gigante fra le sue mani. <<Grazie della palla.>> Poi corse via, lasciando quell'uomo nero in assoluto silenzio e privo di reazioni; disarmato e spogliato d'ogni intenzione.
<<Dobbiamo andare Signore.>> Un'altra figura uscì da dietro l'albero. <<Il bambino la sta indicando e la donna sta venendo qui.>>
Dopo una breve pausa i due si diressero frettolosi verso l'uscita, mentre la signora continuava a chiamare da dietro le loro spalle.
<<Era lei?>>
<<Capelli tinti e tette rifatte. Ma ci può scommettere Signore. Ne sono certo come le mie tasche vuote.>>
Salirono a bordo della vettura posteggiata di fronte alle cancellate, e partirono.
<<Cos'è? Ti stai lamentando che non te le riempio abbastanza?>> Lo guardò di sottecchi sorridendo, sapeva che il messaggio del suo fedele compagno non voleva essere quello.
<<Mai lamentato Signore.>> Rispose deciso col volto paonazzo. <<E poi non l'avrei lasciato nemmeno se non avessimo avuto di che mangiare.>>
<<Stavo scherzando!>> Diede una pacca sulla spalla del suo amico. <<E comunque non è il nostro caso. Non sono stato sprovveduto fino a quel punto. Giusto?>>
<<Giusto Signore.>>
<<Mi hanno sottratto ciò che ai loro occhi era evidente, ma non potevano sottrarmi quello che non esiste. Mio padre mi ha insegnato che la prudenza non è mai troppa, Robert.>>
Il silenzio scese come la quiete prima della tempesta. Le bocche tacquero, ma le menti di entrambi urlavano fra i mille pensieri passati e futuri.
<<Che effetto le ha fatto riaverla a pochi metri.>>
Fu per primo Robert a dar voce alla mente. Solo un sorriso amaro si disegnò sulle labbra di Allan. Non una parola prese forma.
<<Ah! Mi dispiace Signore.>> Tentò di scusarsi per la domanda sfacciata. <<Non volevo essere indiscreto.>>
<<Quando chiudo gli occhi, rivedo tutto quello che ho visto. Ci sono due sguardi, amico mio, quello del corpo e quello dell'anima. Quello del corpo qualche volta può scordare, quello dell'anima ricorda sempre.>>
<<Devo pensare che non ha più voglia di...>>
<<Mi stai per chiedere se cambierò i piani? No. Purtroppo l'anima è pronta a ricordarti le cose peggiori che ha visto. Ho amato alla follia quella donna Rob, sarei arrivato a dare la vita per lei. E ironia della sorte? Me l'ha tolta davvero.>>
<<Io la vedo in salute Signore.>> Alzò il sopracciglio sorridendo.
<<Già,>> ricambiò col suo sorriso amaro, <<ma tu mi vedi Rob, per il resto del mondo sono solo un fantasma.>>
Robert tornò crucciato. L'amarezza dell'ultima frase non aveva fatto altro che accompagnarli per tutto quel tempo passato, nonostante Allan ce l'avesse ancora un cuore scalpitante nel petto.
<<Lei è stata la mia condanna, amico mio, e io sarò la sua.>>
Voltò lo sguardo fuori dal finestrino, mentre l'automobile si arrestò vicino l'ingresso dell'abitazione. Vedere come Robert continuava a prendersi cura della sua tenuta gli portò un brivido di emozione. Era come se non avesse mai smesso di essere lì, il signor Allan Wilson, e la sua morte non avesse influito sul correre del tempo, in quel luogo.
Scesero dall'auto. Le siepi rigorosamente potate e gli alberi folti e vivi gli ricordarono la sua Bridgette, quando poco più che bambina lo pregava con caschetto e ginocchiere a far su e giù per quei viali mentre le insegnava ad andare in bicicletta.
<<Avanti Al, andiamoci a preparare un buon caffè.>> Lo richiamò Robert dall'uscio di casa.
<<Sì. Un caffè ci farà bene.>> Lo seguì, dopo aver rimesso via quei ricordi in un sospiro.
Entrarono e andarono diretti in cucina; la penombra che abitava quella casa era ormai la loro migliore compagna.
<<Hai provveduto a inviare l'omaggio alla signora?>>
<<Certo Signore. La Russell ha avuto conferma da parte di James che si tratterrà fuori per lavoro.>>
<<Perfetto. Ora Dobbiamo sbarazzarci di tutte queste cose Rob,>> riprese Wilson indicando dei fogli sparsi sul tavolo, <<Roderick non è più un problema da tempo, ormai. James non lo è. E nemmeno Cassandra. L'ultima cosa che mi serve dovrebbe essere quasi a destinazione.>>
Robert si voltò con una tazza fumante in mano: <<D'accordo>>.
Allan si avvicinò e dopo averlo ringraziato iniziò a sorseggiare la calda bevanda.
<<Signore... se posso... ho un pensiero che non mi dà pace.>>
<<Mh! Sentiamo.>>
<<Che fine ha fatto il suo socio?>>
<<Sei sicuro di volerlo sapere?>> Il volto di Allan non ebbe espressioni.
<<Sicuro come le mie tasche vuote Signore.>>
<<Bene,>> disse posando la tazza sul piano, <<vado a prendere una cosa.>>
Sparì dietro lo stipite lasciando il suo compagno perplesso, che non ebbe molto tempo per riflettere perché il campanello trillò forte risuonando imponente fra le silenziose pareti.
Dopo un primo sussulto, l'uomo avanzò in silenzio lungo il corridoio semioscuro. Senza fiatare cacciò fuori la pistola e si fermò dietro la porta d'ingresso.
Lo spioncino mostrò due enormi occhiali da sole scuri e un uomo di colore che si osservava attorno circospetto. Robert tenne la pistola salda fra le mani.
Repentino spalancò la porta e la puntò dritta sulla fronte del tizio: <<Entra. E non fare un fiato>>.
In silenzio l'uomo seguì le indicazioni. Una volta dentro la pistola scese lungo il collo per fermarsi sotto al mento.
<<Dammi quello che mi devi.>>
<<Lo devo... consegnare... al signor Roger in persona>> disse a stento. La canna fredda gli comprimeva la gola.
<<Tu lo dai a me. Ora. E poi ti dilegui in un lampo.>>
<<No no no! Bertuccio! Bertuccio, non si trattano così gli ospiti. Abbassa la pistola.>> Allan arrivò con perfetto tempismo. <<Lo perdoni... A volte sa essere anche simpatico.>>
Fece cenno al suo compagno e Robert eseguì l'ordine: ritirò la pistola e si scostò mentre l'uomo ripresosi dalla tensione si sistemò il colletto della camicia.
<<Con chi ho il piacere di incontrarmi?>> Riprese cordiale.
<<Diamante.>>
Robert partì di nuovo; quel nome aveva tutta l'aria di essere una gran presa in giro. Allan lo trattenne.
<<Oh! Che nome originale... Vuole accomodarsi, Diamante?>>
<<Gli ordini sono diversi Signore>> rispose l'uomo.
<<Come vuole. Ha con sé ciò che mi spetta?>>
Robert fermette ignaro dei piani del suo compagno.
<<Sì.>> Tirò fuori un pacchetto e lo tenne stretto vicino al petto.
<<Ci sono entrambi?>>
<<Sì Signore.>>
<<Bertuccio, apri il pacchetto.>> Un altro ordine arrivò perentorio.
<<Prima i soldi Signore>> asserì il tizio nero.
<<Prima. Il. Pacchetto.>> Robert puntò di nuovo la pistola e l'uomo si trovò costretto a lasciare la merce tanto contesa.
Dall'involucro saltarono fuori una scatoletta e una chiavetta usb che Allan ebbe premura di ritirare immediatamente.
<<Fa' compagnia al nostro ospite, Bertuccio. Io torno subito>> disse a un Robert contrariato, che espresse la sua disapprovazione con un piccolo cenno del viso.
Non prestò per nulla attenzione al suo compagno. In pochi secondi era già di fronte al suo computer e le immagini del filmato contenuto nella chiavetta scorrevano sotto lo sguardo appagato di Allan. La scatoletta giaceva aperta accanto alla tastiera.
Quando fu soddisfatto, la sfilò dall'aggeggio elettronico ripose entrambe al sicuro e, presa la busta con il denaro contante, tornò a saldare il suo debito.
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