Vittima Del Gioco▪️Capitolo 15

~ Niente è come appare ~

<<Non è il caso Rod. Non vorrei destare troppi sospetti. Mio marito è morto da poche settimane.>>

Cassandra si recò in bagno dondolante, nel suo corpo ricco di forme floride.
Il ventre ormai evidente si accompagnava lento ondeggiando nella postura imperfetta della donna. Il peso di quel frutto era inevitabilmente invadente sul suo bacino ancora stretto e aggraziato.

<<Ancora non possiamo stare insieme sotto lo stesso tetto. Devi portare pazienza.>>

Un sorriso dalla porta del bagno arrivò dritto agli occhi di Roderick. L'uomo sospirò: il povero Allan Wilson aveva ragione. Quella donna era l'incarnazione di tutte le Dee. Ispirazione continua di ogni angolo di un essere umano. Potere.

"Il povero Allan Wilson aveva ragione."

<<Mi stai ascoltando Rod?>>

<<Sì! Scusa...>>

<<Presto sistemeremo tutto e potremo finalmente goderci ciò che è nostro.>>

<<E nostro figlio.>> L'uomo si avvicinò e l'avvolse in un abbraccio caldo e ricco di passione. <<Ora devo andare. Ci vediamo più tardi. Se dovessi aver bisogno chiamami, un attimo e sarò da te.>>

Raccolse il volto pieno di Cassandra fra le mani e baciò le labbra ancor più turgide e corpose. Chiuse gli occhi Roderick. Un lento sospiro di vita percorse l'intero suo corpo.

Fin dove si era spinto per quella donna?

Continuava a scansare i richiami dell'anima che aveva macchiato. Continuava a non ascoltare la mente che gli gridava costantemente quanto fosse stato meschino.

"Che uomo orribile sono?"

Nulla valeva. Nulla importava fra le braccia di quella donna.
Tutto perdeva. Tutto sarebbe rimasto al secondo posto. O forse all'ultimo. Sicuramente dopo Cassandra.

<<Tu mi farai impazzire. Mia dolce...>>

Cassandra premette di nuovo le labbra sulla sua bocca.
Un rovente bacio consumò tutte le parole, tutti i pensieri.
Il ventre prominente della donna sfiorò il suo addome.
Roderick avvertì il caldo tepore che esso emanava.
Portò una mano sulle delicate curve arrotondate della pancia fertile. Carezzò quel sottile strato di tessuti che lo separava da suo figlio.

<<Ci pensi? Il nostro maschietto.>>

La donna intrecciò le sue dita su quelle dell'uomo.
Sorrise teneramente. La sua creatura scalciò flebile nel ventre ormai stretto.

<<Allan Junior Wilson>> pronunciò beata.

Roderick trasalì un momento. Quel nome lo feriva al petto come una lancia ben assestata, proprio al centro, dove pulsava la vita, la sua esistenza.

<<Non fare così tesoro, sai che devo per forza usare il suo cognome. Non il tuo. Non il mio. Questo figlio è di Allan Wilson. Non scordarlo mai.>>

<<Tu sai che non è così...>>

<<Lo so. Ma non posso fare altrimenti.>> Il volto della donna si strinse in una smorfia di disappunto. <<Cosa direbbero se mettessi il mio cognome a nostro figlio? Non sono una qualunque, Rod! Sono la Signora Wilson!>>

L'uomo si staccò da lei e dopo aver preso la sua ventiquattrore si recò alla porta.

<<Tuo marito è morto ormai, Cassandra. E noi due ne siamo la causa. Sei tu che devi ricordare, non io.>>

<<Rod...>>

Il rumore della porta sbattuta con forza tagliò le parole dalla bocca di Cassandra.
Strinse i pugni e serrò la mascella: doveva mantenere la calma. Non poteva commettere passi falsi.

<<Fanculo! Roderick Van Leeuwen del cazzo.>>
Con un gesto d'ira sbarazzò il tavolino da un ammasso di riviste per donne gravide.

Pensò a suo figlio e tornò a una calma apparente.
<<Piccolo mio,>> sussurrò carezzandosi il ventre, <<tutto si sistemerà, vedrai. Staremo bene noi tre insieme. Io, te e tuo padre. Ci vuole un altro po' di pazienza.>>

Sorrise tenera, mentre suo figlio muovendosi rispose dal ventre pallido.

Il suono nitido e acuto del telefono la portò alla realtà.

Dov'era il telefono? Cominciò a cercare intorno quando lo vide poggiato sull'isola al centro della cucina.
S'affrettò come riuscì trascinandosi il peso fino ad avvicinarsi.
Il telefono giaceva inerme e spento lì sopra, mentre il suono continuava a perpetuare limpido e pungente.

"Ma... che diavolo..."

D'improvviso il cuore cominciò a scalpitarle nel petto. L'agitazione si espanse nel corpo. La mente si illuminò in un momento di buio pesto.

Si diresse verso la borsa mentre il trillo si faceva prepotente.
Cercò l'aggeggio fra tutti gli oggetti e se lo portò all'orecchio.

<<Pronto...>> La sua voce tremante ridusse l'esclamazione a una debole inflessione.

<<Pricipessa...>>

La donna cominciò a vacillare. Brividi e scosse marciarono violenti lungo gli arti. Forse sarebbe anche svenuta se non avesse trovato il divano pronto ad accoglierla.

<<Ci siamo quasi my lady. Ancora un altro passo ricordi?>>

<<Sì.>>

<<Hai tutto l'occorrente?>>

<<Sì.>>

<<Bene principessa. Sai quello che devi fare.>>

<<Io...>>

<<Shh! Non parlare. Non ora. Resisti, manca poco.>>

<<Sì.>>

La chiamata s'arrestò e Cassandra lasciò scivolare il telefono dalle mani.
Avrebbe voluto gridare a quell'uomo quanto l'amava, che suo figlio stava per nascere, che l'avrebbe voluto accanto, che l'avrebbe voluto con sé, ma non poteva farlo, e lei lo sapeva. Non per telefono.

Erano passati lunghi sei mesi dall'ultima volta che l'aveva visto.
Il cuore saltò un battito. Si strinse nel dolore e pianse.

Quando sarebbe finita?

Prese di nuovo il telefono e dopo aver tolto il coperchio retrostante tolse la sim card.
Gli ordini erano chiari: a ogni telefonata una nuova scheda. La vecchia andava distrutta.

Ogni cosa al suo posto.
Ogni tassello del puzzle doveva incastrarsi perfettamente per completare il quadro. Nessun errore.

Inspirò profondamente.

Il prossimo passo... Roderick Van Leeuwen. La prossima vittima del gioco.

Ma prima doveva sottrargli l'azienda.
Tutto programmato. Aveva tutte le prove necessarie per incastrarlo. Allan aveva pensato da solo a se stesso, e per l'omicidio di Bridgette tutto era stato piuttosto facile.
Le telefonate, le improvvise assenze di Roderick alla ricerca dell'amante, le verità nascoste, il movente... e ancora la ripresa sul terrazzo. Tutto perfettamente studiato. Roderick avrebbe preso il posto dell'innocente Clark... lo stupido Clark. L'ultimo dei suoi pensieri.

E poi finalmente avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava: il padre di suo figlio accanto, e tutto il potere nelle loro mani. La copertura del suo uomo sarebbe saltata, avrebbe abbandonato la sua falsa identità e tutti i sacrifici sarebbero stati ripagati.

Cassandra fremette al solo pensiero di poter toccare di nuovo il suo uomo.
Doveva resistere! Ancora per un po'. E tutto sarebbe finito: James l'avrebbe portata con sé.

"James..." Uno spasmo la colpì lungo il corpo.

Ma chi era James? Quale maschera aveva indossato?

Forse Cassandra in quel momento aveva però perso di vista un altro tassello importante. Un tassello che probabilmente non le avrebbe mai fatto raggiungere la fine del suo gioco. O magari sì. O forse le avrebbe strappato la vittoria dalle mani.

Il nostro caro Robert, invece, non aveva perso di vista nulla...

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