Vittima Del Gioco▪️Capitolo 14
~ Padrona del gioco ~
Tornata dalla cucina cominciò a rovistare nella borsa.
Dopo aver preso lo smartphone si gettò di nuovo fra le lenzuola e si voltò sorridendo verso l'uomo che le giaceva sdraiato accanto.
<<Devi andare?>>
<<No. Ormai Wilson non ha più la testa per ragionare. Si è ridotto una larva. Non credo abbia l'interesse di chiedersi dove sia sua moglie.>> Rise soddisfatta. <<Comunque è quasi ora di telefonargli di nuovo.>>
<<Tu sarai la mia rovina Cassandra.>>
La baciò sulle labbra, le stesse che Allan aveva amato e per le quali avrebbe fatto follie.
<<Devo ammettere che sono stati bravi i tuoi. L'omicidio di quella sgualdrina è riuscito alla perfezione. Finalmente l'ubriacone del suo amante è stato accusato. Drogato a sufficienza per poi risvegliarsi con l'arma in mano>> schernì beata. <<Come hai fatto a sapere che andava da lui?>>
<<Il telefono tesoro... potevo ascoltare anche le sue chiamate>> rispose lui, mentre ansimante sfiorava la pelle vellutata sulle cosce di Cassandra.
<<Ammetto che sei stato molto bravo. La telefonata, i tempi... Tutto perfetto.>>
L'uomo, sopraffatto dalla presenza di quel corpo, di quei lineamenti perfetti, non riuscì a frenare i suoi istinti. Si chinò delicatamente sul ventre tondo e rigoglioso della donna e cominciò a baciarla fino ad arrivare ai capezzoli turgidi e floridi.
Cassandra restò immobile. Occhi chiusi. E gli incisivi affondati nel labbro inferiore.
Non era di certo il primo, ma solo uno dei tanti momenti di quella intimità desiderata e vissuta segretamente da entrambi.
Allargò le sue labbra tumide e una meravigliosa espressione di appagamento comparve sul volto rilassato. Il piacere dell'uomo nel soddisfarla l'avrebbe portata ai suoi soliti lamenti d'amore.
Ai suoi sussurri voluttuosi pronunciati nell'amplesso infedele.
Ma stavolta no. Stavolta ciò che la gratificava erano i suoi pensieri, in realtà gli unici per i quali la donna provasse eccitazione emotiva. In realtà no, non c'era nulla che avrebbe potuto superare il sublime orgasmo scaturito dal suo stesso ego.
<<Ora tocca al padre. Ci ha servito il suicidio sul piatto d'argento>> affermò compiaciuta.
L'uomo continuò a fare pressione sul suo corpo, mentre lenta e bramosa accolse l'eccitazione in grembo.
<<Piano! Piano tesoro, pensa al nostro bambino.>>
<<Ma lui è lì dentro. Non gli accadrà nulla. Ti voglio tesoro. Non resisto.>>
Si fece largo tra le cosce umide, sopra la carne accalorata e desiderosa. La possedette fra la seta, la stessa che aveva accolto il corpo di Bridgette mentre si voltava nelle sue notti insonni.
<<Finalmente sarà tutto nostro.>> Respirò affannata presa dai gemiti di piacere. <<Ti amo Roderick.>>
La forte vibrazione che produsse il dispositivo scivolato tra le lenzuola, disturbò la signora Cassandra mentre, peccatrice e viziosa, consumava uno dei suoi tanti rapporti carnali con il marito della sua figliastra.
<<Rod... Rod, aspetta!>> Cominciò a cercare con la mano l'oggetto, che non si arrese al silenzio nonostante il ritardo nella risposta.
<<Ah! Lascialo suonare>> rispose Roderick disorientato.
<<No. No... devo rispondere.>>
L'uomo alzò gli occhi in segno di resa, e poi rotolò via da sopra la donna.
<<Pronto?>>
<<Signora Russell...>>
La voce sconvolta e spezzata dal pianto le arrivò dall'altra parte.
<<Sì. Ma chi è?>>
<<Robert.>>
La donna ebbe la prontezza di cambiare tono e atteggiamento e di indossare i panni della signora Wilson: <<Robert! Per l'amor di Dio! Cosa accade?>>
<<Il Signor Allan. Deve venire immediatamente.>> Il povero Robert si abbandonò tra i singhiozzi disperati.
<<Allan cosa? Robert!>>
<<Ha avuto... un infarto.>>
<<Oh Dio Robert! Sta bene?>>
<<È... è morto Signora Russell.>>
Cassandra chiuse la telefonata di colpo e abbandonò il telefono fra le gambe.
Il volto pallido e sbalordito di lei non attardò la reazione di Roderick.
Preoccupato le si avventò addosso: <<Cassandra, cosa succede?>>
La donna puntava gli occhi nel vuoto, assente da tutto ciò che le accadeva intorno.
<<Cassandra, rispondi!>> L'uomo la scrollò.
<<È morto, Rod. Allan Wilson... è morto.>>
Roderick crollò scioccato abbandonandosi tra le coltri.
<<Non capisci Rod? È semplicemente meraviglioso,>> il sorriso prese di nuovo forma sulle labbra rosse, << ci ha pensato da solo... È semplicemente meraviglioso.>>
<<Cassandra...>>
La donna si ricompose con gesti lenti e assenti.
Suo marito aveva semplificato il suo progetto.
Tutti i suoi piani furono d'improvviso tangibili, e senza dover rischiare oltre.
<<Scusami tesoro, devo andare da mio marito.>> Prese la borsa e sparì dietro la porta d'ingresso.
Roderick rimase in silenzio. Intontito, smarrito, turbato. Il cuore sottosopra gli comprimeva il costato.
Rimase sconcertato della morte di Allan, o forse rimase più interdetto per la reazione fredda e calcolatrice della donna.
Sul cuore ancora portava il peso di un'altra vittima e l'avrebbe portato per sempre.
Forse Roderick stavolta sarebbe riuscito a convincere Cassandra che un'altra morte... "Non era necessaria."
Forse sarebbe riuscito a trovare un altro modo, avrebbe studiato un altro piano. "Avremmo ottenuto lo stesso ciò che volevamo." Ma ormai era troppo tardi.
"Chi sei... Roderick Van Leeuwen."
Non era pronto alla morte del suo socio, come non lo era stato per quella di Bridgette. E mai lo sarebbe divenuto.
"Cosa sei diventato..."
La testa implose nell'affollarsi di pensieri indegni, sprezzanti, spregevoli, rivolti al suo stesso autore.
Si avvicinò al bianco ceruleo delle lenzuola, proprio dove ancora le pieghe delle stesse testimoniavano il vissuto dei pochi istanti prima. Immagini gli apparvero davanti agli occhi come fotogrammi in repentino avanzamento.
Vide il blu della sua camicia da notte, le sue gambe torcersi nell'agitazione delle impavidi notti.
"Bridgette..."
La vide voltarsi e cercarlo nel sonno, la vide cercare quella salvezza... mentre lui scivolava tra le coltri disposto a fare qualunque follia per correre dalla sua ispirazione costante.
"Cassandra..."
Disposto a tutto per lei.
Ogni briciolo di dignità e di decenza umana gettata in pasto al demone. Dipendenza assoluta a un essere che gli toglieva attimo per attimo ogni facoltà.
<<Cosa ho fatto!>> Urlò nel vuoto abissale che lo sovrastava interiormente.
<<Come ho fatto...>>
La rabbia caricò quell'istinto che sfogò mandando all'aria il letto.
Strappò lenzuola, scaraventò cuscini, materasso. Prese a calci con veemenza quella che era stata una delle sue sedi del peccato. Crollò a terra affondando fra stoffa ancora pregna dell'odore della sua dipendenza.
<<Lo farò ancora.>>
Strinse tra le dita quei lembi di tessuto, ci sommerse il naso e inspirò inebriandosi i sensi.
<<Non riesco a liberarmi di te...>>
Solo dopo, quando si guardò allo specchio, s'accorse che le lacrime gli avevano invaso il volto.
Una cupa malinconia lo pervase.
Allan e Bridgette Wilson erano morti, e anche lui ne era responsabile.
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