Vittima Del Gioco▪️Capitolo 12
~ Oltre ogni irragionevole dubbio (1/2) ~
- Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi gli aggiornamenti sul delitto della Signora Bridgette Van Leeuwen, figlia di Allan Wilson.
È di poche ore fa la notizia che l'assassino sarebbe stato Clark Junior Campbell, amante della Signora Van Leeuwen.
Le indagini hanno portato alla luce prove schiaccianti contro l'uomo che preso da un raptus di gelosia, dopo aver subito un probabile rifiuto di portare avanti la relazione clandestina da parte della Signora Van Leeuwen, ubriaco e drogato, ha ucciso con cinque coltellate al petto la ragazza.
È stato trovato in forte stato di shock accanto al corpo della donna, con l'arma del delitto ancora in mano.
I vicini sarebbero stati allarmati dalle sue stesse urla.
Il marito Roderick Van Leeuwen, socio e amico della famiglia Wilson, si dice sconvolto dall'accaduto e, provato, si è rifiutato di lasciare dichiarazioni.
Il signor Allan Wilson intervistato dai nostri giornalisti si è lasciato sfuggire solo la frase "Mia figlia è stata uccisa. Voglio vedere quel bastardo marcire in galera. Tutto il resto non conta".
La Signora Wilson si dichiara molto preoccupata per la salute del marito, che sembrerebbe versare in forte stato depressivo. "Niente e nessuno gli riporterà sua figlia, e sinceramente temo a causa del suo malessere". Queste le parole della moglie.
Ulteriori chiarimenti verranno comunicati con l'edizione del prossimo notiziario.
Per ora è tutto, arrivederci." -
Spense la tv e lasciò sprofondare il suo corpo nella poltrona. Allan fissò la foto di sua figlia incorniciata sul mobile, proprio di fronte a lui: quel sorriso non lo avrebbe mai più rivisto.
Si sentì un fallito. Uomo ricco, potente, influente... ma cosa gli restava?
Il diario di Elizabeth rimase saldo sulle sue cosce tremanti. Sua figlia l'aveva riposto nel loro angolo segreto, nel cassettino dell'armadio di fronte al letto, nella stanza che ventiquattro anni prima il signor Wilson condivideva con la sua prima moglie.
Quella stanza era rimasta incontaminata per tutto il tempo trascorso, in ricordo di quel legame, di quell'amore, così come la signora Elizabeth l'aveva lasciata.
Bridgette andava spesso lì dentro. Le piaceva odorare i profumi di sua madre, le piaceva prendere il suo posto sul letto, le piaceva rivivere i ricordi... quei ricordi che nella sua mente erano sbiaditi per via della sua tenera età al momento della morte della donna.
Bridgette ricordava solo il dolore forte, devastante.
Ricordava solo l'assenza, il vuoto.
Una parte del suo cuore venne meno appena compiuti i suoi due anni.
Tenere quella stanza immacolata l'aiutava a mantenere vivi i flashback di sua madre. Quella che la stringeva durante i suoi pianti notturni, quella che la nutriva con attenzione, quella che con caloroso amore continuò a crescerla finché il male non pose fine a tutto.
Sulle pagine di quel diario, Elizabeth, aveva immortalato gli atroci momenti passati nel dolore, l'irrefrenabile corsa del male sulla sua carne. Ma non solo. La donna non aveva trascurato nemmeno un verso con il quale esprimere tutto il suo amore per Allan e quanto l'uomo fosse dedito alla famiglia, a sua moglie, e a sua figlia.
Le parole ritornavano costanti su righe scritte a stento, spezzate da un tremore incessante causato dagli infami dolori che la consumavano.
"Il mio Allan...
Non vorrei abbandonarlo, lasciarlo solo, ma il triste destino ha scelto per noi. Le nostre vite si separeranno.
Il nostro amore verrà interrotto, ma resterà indelebile nei nostri cuori.
Allan, mia vita... ovunque andrò, sappi che resterò con te.
Mi avrai sempre al tuo fianco. Sentirai il mio amore pulsare nel tuo cuore. Mi vedrai negli occhi della nostra bambina. Lei ti adora e tu sarai un padre meraviglioso.
Ti amo Signor Wilson, non scordarlo mai.
Tua Elizabeth".
Troppo grande il dolore, troppo vivo. Allan poteva solo disperarsi e bere le sue lacrime amare.
Non era stato in grado di essere un buon padre per sua figlia. Non era stato in grado di supportarla e di aiutarla in un momento particolare e difficoltoso della sua vita, come aveva fatto suo padre con lui.
Suo padre... quello sì che era stato degno di essere chiamato tale. Lui no. E probabilmente, capace, non lo sarebbe mai stato: <<Forse per questo il Padre Eterno ha avuto per me un disegno differente. Forse è per questo che mi ha tolto la possibilità di procreare ancora>>, parlò fra le lacrime e i brutti pensieri che continuavano a consumare le sue ore ormai da diversi giorni.
Forse avrebbe recuperato, forse no. Ormai del futuro non gli importava più di tanto.
Aveva smesso di andare al lavoro, lasciando l'incombenza delle intere responsabilità al suo socio Roderick, il quale prese le redini in mano.
Cosa sarebbe accaduto, di lui, della sua multinazionale, dei suoi sacrifici, del futuro figlio... e di Cassandra.
Una morsa al cuore lo costrinse in una smorfia di dolore. Proprio quella mattina le aveva risposto male, in seguito alle sue continue insistenze per farlo uscire.
Rifiutò Allan, e da buona larva preferì consumare la pelle della poltrona ancora un po'.
<<Signor Wilson...>>
Robert fece capolino nella stanza e restò sconcertato dalle condizioni in cui versava il suo caro e vecchio amico.
<<Robert.>>
<<Perché Al? Perché ha mollato tutto.>> L'uomo si avvicinò e si inginocchiò davanti alla poltrona.
<<La mia vita non ha più senso, Rob.>>
<<Pensi a Elizabeth, Al. Pensi a sua figlia!>>
<<Loro sono morte Robert!>>
<<Non lasciare tua figlia da sola. Le tue donne non meritano che ti abbandoni così!>>
Allan si levò dalla seduta e avvicinatosi alla finestra restò in silenzio.
Robert lo raggiunse continuando: <<Devi scoprire la verità Al. Lo devi fare. Lo devi a tua figlia. Non puoi lasciarti scivolare tutto di mano così. Ricordi tuo padre?>>
<<Mio padre era un uomo!>> Si voltò con la rabbia in volto. <<Io non so più chi sono.>>
<<Suo padre era un uomo, sì! Un uomo che non ha mai rinunciato a tirarsi in piedi dopo ogni caduta. Un uomo che ha cercato di insegnargli che nella vita tutto è possibile se veramente lo si vuole. Le sue fatiche, i suoi sacrifici... non lasci tutto in mano a chi non lo merita!>>
Allan di nuovo non ebbe parole da proferire. Di nuovo il silenzio cadde possente tra loro.
Il telefono trillò nell'assoluta assenza di rumori.
<<Ti lascio solo, ma rifletti Al.>> Robert si ritirò mentre il suono fastidioso continuava a perpetuarsi.
Allan non aveva voglia di rispondere. Ma se fosse stata Cassandra?
"Non lasci tutto in mano a chi non lo merita!" Le parole di Robert tornarono vive alla mente. E forse aveva ragione.
Si strascicò fiacco all'apparecchio, dopo diversi squilli.
<<Pronto?>>
<<Pronto! Al, tesoro... ma quanto ci vuole a rispondere. Mi fai preoccupare!>>
<<Ero in bagno.>>
<<Cosa stai facendo? Tesoro vuoi che torno a prenderti? Non riesco a pensarti solo. Ti prego.>>
<<No Cassandra. Fai pure le tue commissioni. Non ho voglia.>>
<<Tesoro, è tuo figlio. Ti farebbe bene pensare un po' a lui insieme a me.>>
L'uomo strinse i pugni. Il dolore lo logorava.
<<Ti aspetto qui. A dopo.>>
<<Come vuoi. Ci vediamo dopo allora. Ti amo tesoro.>>
La telefonata terminò e Allan tornò abulico alla sua postazione.
Le parole di sua moglie gli vagavano in mente come l'eco di foglie morte, le stesse che ora poteva osservare nel suo Eden, una volta verde e rigoglioso.
"È tuo figlio."
<<Mio figlio... Avanti Allan! Magari scoprirai un giorno che non sei sterile. Magari i dottori si sono sbagliati come per l'appendicite!>> Rise disperato. Da qualche giorno aveva abbandonato ogni cosa che non riguardasse la sua Bridgette. La sua unica figlia, morta per mani di uno squilibrato.
L'angoscia montò feroce nel corpo di Allan e con gesto repentino spazzò via dal tavolino tutti i ninnoli, compreso il posacenere traboccante di mozziconi.
Ripercorse con la mente gli eventi. Ricordò tutti i tentennamenti di Cassandra, tutte le sue menzogne passate, e quanto ancora continuasse a fingere.
<<Qual è il tuo piano... Lurida stronza.>>
Accese un'altra sigaretta e si diresse di fronte alla foto di sua figlia. Fissava i suoi occhi incastonati in quel volto vispo e astuto.
<<Bridgette...>> Un luccichio prese vita nella sua mente. <<Tu avevi scoperto tutto. Tu... tu sapevi chi è il padre?>>
Iniziò a tremare incontenibilmente: <<Quella sera... volevi dirmelo non è vero? Volevi dirmelo!>>
Il sole del terrazzo puntò dritto il fascio di luce sul volto della ragazza. Allan gridò solo nel pianto.
Gli sembrò di impazzire.
Il volto tornò serio e l'espressione afflitta: <<Se solo ti avessi ascoltata. Tu sapevi>>. Si lasciò scivolare a terra esausto dal dolore.
<<Parlami Bridgette. Perché mi hai lasciato solo.>> Pianse ancora, Allan. <<Quella sera volevi parlarmi e io non ho saputo ascoltare. Ho messo avanti i miei problemi e tu...>>
Si arrestò di colpo.
<<Quella sera... Cazzo! Come ho fatto a non pensarci prima!>>
Allan si tirò su dal pavimento e si diresse spedito nella stanza di controllo.
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