Vittima Del Gioco▪️Capitolo 10

~ L'innocente colpevole (1/2) ~

Bridgette si ricordò di Clark.

No, non era quello giusto. Ma era quel tanto che le bastava per sollevarsi. Era quel poco che le serviva per sentirsi viva. Non le sarebbe bastato per la vita, ma ora... ora le era sufficiente.

Avrebbe affogato in quella relazione tutte le sue frustrazioni, tutti gli errori delle decisioni prese.
Avrebbe versato in quelle braccia tutta la sua anima dannata. Avrebbe peccato ancora, sì.
Bridgette avrebbe avuto, forse, un posto in prima fila nel regno degli inferi.

<<Clark o non Clark... con Roderick deve finire>> bisbigliò con la sua testa, arrivata davanti alla porta della casa del peccato.

Infilò la chiave nella toppa: quiete arrivò dall'altra parte.
Fece ingresso nell'appartamento ma ciò che vide era tutt'altro che tranquillità. Sembrava fosse passato un ciclone. Sedie ribaltate, carte sparse, bicchieri rotti.
Se non l'avesse visto buttato sul divano, avrebbe avuto motivo di cominciare a preoccuparsi seriamente.

<<Clark! Che cazzo...>>

<<Bvriget.>>

<<Tu sei pazzo.>>

Schivò la guerra di cose riversate sul pavimento e si avvicinò a lui. La bottiglia di whisky era poggiata proprio ai suoi piedi.

<<Puzzi di alcol che non ti si riesce a star vicino.>>

Una smorfia di disgusto le accompagnò il volto cupo.
Passò rapidamente in rassegna il corpo, per scongiurare si fosse fatto male da qualche parte.

<<Sscopami Bvriget.>>

La ragazza rise di gusto: <<Ma per favore Clack! Cosa pensi di farci con quel coso flaccido che ti ritrovi ora tra le gambe?>> Continuò a ridere incurante dell'uomo che non smetteva di fissarla. <<Credo che dovresti fare una doccia. E poi andrai dritto dritto nel letto... a dormire!>>

L'uomo scattò violento dal divano. L'afferrò dai fianchi e la portò sul suo ventre. La donna, cavalcioni, proseguì il dileggio: <<Mio principe puzzolente... io non sento nulla lì sotto>>.

Rise Bridgette, mentre l'uomo a stento riusciva a controllore il suo corpo imbottito di alcol.

<<Forza, andiamo.>>

Fece per alzarsi, ma le mani di Clark la trattennero con durezza.

<<Clark, lasciami.>>

L'uomo portò la bocca sul seno e le diede un morso, fino ad affondare i denti nella carne.

<<Cristo santo! Clark! Lasciami!>> Le urla e i colpi di lei menati a caso costrinsero Clark a mollare la presa.

<<Sscusami Bvriget... Io...>>

La donna si divincolò e si allontanò istantaneamente, mentre fitte lancinanti le colpivano il petto pulsante.
<<Cosa ti passa per la testa, eh? Fottuto ubriaco del cazzo. Cos'altro ti sei ficcato giù per la gola? O forse dovrei dire su per il naso!>>

Clark non rispose e Bridgette ebbe la conferma che l'uomo, oltre all'alcol, aveva assunto droghe. Non provò paura. Non provò spavento, né panico.
Solo rabbia. Rabbia che l'uomo col quale condivideva sesso e passione illegittima, si fosse ridotto in quello stato.

Lo trascinò semicosciente in camera e lo sdraiò sul letto. Nel buio della stanza rifletté che forse sarebbe stato il caso di andare via, di lasciarlo lì, e chiudere per sempre quella parentesi ingombrante della sua vita.
Ma non seppe farlo. Bridgette si coricò al fianco di quell'uomo e restò nel buio, finché gli occhi si assopirono assieme alla sua mente.

Rientrato in casa, Allan fece violenza contro se stesso e la sua mente. Si costrinse ad assumere un atteggiamento ignaro a quanto aveva considerato fino a qualche istante prima.

<<Tesoro! Sei tornato finalmente.>> Cassandra l'accolse sull'uscio sfilandogli il cappotto di dosso. <<Mio Dio, Al... Hai proprio una brutta cera. Ti senti bene tesoro?>>

L'uomo deglutì, avvertiva un forte disagio ad averla intorno. Il suo profumo si infondeva come veleno nelle narici.

<<Solo una forte emicrania.>>

<<Tesoro, vieni. Vieni a sederti.>>

La donna alzò la mano e avvicinò le dita al volto crucciato del marito. Avrebbe voluto toccarlo, carezzarlo, ma Allan si scansò repentino.

<<Non toccarmi>> bisbigliò con voce tremante.

<<Al...>>

<<Io... Io muoio se tu mi tocchi.>>

Il cuore gli esplose nel petto e il sangue fluì prepotente fino alla testa, dove una lacrima gli rigò il volto. Si teneva a malapena in piedi.

La sua Cassandra sorrise.

Allan, in quel preciso istante, vide il vero sguardo di sua moglie.

<<Forza tesoro, l'ospite è ancora di là.>> Gli voltò le spalle e s'incamminò verso la sala.

Non seppe resistere il signor Wilson. Non seppe controllare il suo istinto. O forse lo seppe controllare alla perfezione. La raggiunse in un lampo e in men che non si dica la donna si ritrovò con le spalle addosso al muro. Incastrata fra la fredda parete e il corpo di suo marito, si abbandonò compiacente alla bocca dell'uomo che percorreva ansimante e avida il suo collo.

Avrebbe voluto ucciderla, lì, con le sue stesse mani, consumando uno dei più atroci delitti d'amore, mentre lei continuava a guardarlo col suo sorriso invadente, pungente, spietato.

Avrebbe voluto cancellare dalla sua testa tutto quanto e anche solo per un momento tornare a essere il vecchio Allan, facendo perire nell'intimo tutto ciò che non riconosceva di se stesso. Ma Wilson era già un uomo morto, e i morti svaniscono nel nulla.

Sotto le mani della sua condanna, Allan riprese vita: ancora non era il momento di mollare.

<<Signora Wilson... lei morirà all'inferno, lo sa questo?>> Imperioso affondò la bocca in quella di Cassandra.

La donna seppe solo sussultare e accompagnare la violenta passione del suo uomo.

Allan afferrò la mandibola di sua moglie e la strinse in una morsa. Lei restò a osservarlo con la bocca distorta e l'espressione indolente.

<<Le fiamme dell'inferno l'accoglieranno, signora Wilson. Il trono avrà il suo demone.>>

Lasciò la presa improvvisamente e la sollevò prendendola in braccio. Lei restò silente. Qualunque passo avrebbe fatto, in quel momento, sarebbe stato solo un passo falso.

<<L'ospite?>> domandò Wilson, come se null'altro fosse stato detto.

<<Roderick.>> Finalmente la di lei voce uscì.

<<Ancora è di là?>>

La donna annuì.

<<Ma non aveva fretta di andarsene?>>

Alzò le spalle. Ancora una volta Cassandra sostituì i gesti alle parole.

<<Bene,>> proseguì il marito, <<andiamo dal nostro ospite.>>

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