Capitolo XIV - Ritorni
Mi volto, incredula come se avessi appena vinto alla lotteria; non starà mica facendo sul serio?
Non credo di voler accettare il significato di quella frase, non credo di esserne pronta.
Tutto si svolge velocemente attorno a me. Come sempre del resto. All'improvviso, una sensazione di calore mi ricopre il petto.
«Mi scusi signorina. Sì è fermata di colpo! Non ho potuto evitarla!»
Un ragazzetto con gli occhiali, dalle sembianze del classico stagista-assistente di qualche pezzo grosso, farfuglia le sue scuse, cercando di tamponare l'enorme macchia di caffè, con la manica della sua giacca.
«Cavolo come brucia!» esclamo, in un primo momento. «Colpa mia. Nessun problema.» aggiungo, poi, facendo un passo indietro, scansando la sua manica e cercando di evitare che mi rovesci gli altri due caffè miracolosamente intatti.
«Mi lasci almeno pagare la lavanderia!» insiste, il giovanotto.
«Non c'è n'è bisogno. Grazie.».
Accenno un lieve sorriso per poi dirigermi verso gli ascensori. Intanto il quattrocchi continua a scusarsi a gran voce. Dalle porte girevoli d'ingresso, intravedo la sagoma di Liam, incerta se stia ridendo o se si stia sentendo responsabile. Alla fin fine è anche sua la colpa.
Una volta arrivata al mio piano, corro a grandi passi verso il primo bagno che vedo. Non voglio tornare in ufficio sporca di caffè.
«Maledizione! Non tornerà mai più bianca come prima... Era la mia camicetta preferita!» esclamo, coprendo l'intera la macchia con dell'acqua.
«E ti stava veramente da dio.» esordisce una voce maschile.
Mi blocco di colpo. Alzo molto lentamente lo sguardo verso lo specchio, ed è proprio in questo momento che il mio volto diventa più rosso del mio rossetto. Non è possibile...
«Mark?!» quasi lo urlo, voltandomi.
Quante sorprese devo ancora ricevere oggi?!
«Non volevo spaventarti. Scusami. Sembra tu abbia visto un fantasma!» esclama, ridendo.
«Sono solo sorpresa!» farfuglio, cercando di darmi contegno, «Come mai sei qui?» aggiungo, stirandomi i vestiti con le mani inumidite.
«Potrei farti la stessa domanda, visto che sei nella tana dei maschietti.»
Lo guardo disorientata, nella fretta non ho prestato attenzione se fosse il bagno giusto, per mia fortuna al momento è vuoto, o quasi.
«Non sei contenta di vede...»
Quest'ultima frase rimane sospesa a mezz'aria.
«Tutto bene Mark?»
E solo dopo averglielo domandato, che il suo viso abbandona il mio per voltarsi alla sua sinistra.
«Non voglio metterti in imbarazzo, ma, se rimani così, fatico a non guardarti...» borbotta, accarezzandosi la nuca.
«Cosa vorresti dire?» domando confusa.
Continuo a non capire...
«Beh, ecco... diciamo che il pizzo ti dona molto...» afferma, poi, tornandomi a guardare, questa volta sul seno, non in viso.
«Oh mio dio!» esclamo, guardando, quello che è diventato un sottile strato di tessuto trasparente, che non lascia niente all'immaginazione a causa di tutta l'acqua che le ho versato sopra.
Mi copro istintivamente con le braccia, con scarsi risultati.
«Io... devo...» cerco di comporre una frase di senso compiuto, inutilmente.
Mi affretto a superarlo per correre a nascondermi nel mio cubicolo, ma la sua mano, mi afferra saldamente per il braccio, prima che riesca a passargli oltre.
«Ehi, Emma. Tranquilla, sono io.»
Avevo quasi dimenticato quanto fosse affabile il suono della sua voce, e quanta sicurezza mi trasmettessero i suoi occhi.
«Coraggio, vieni con me.»
Mark mi trascina con gentilezza fuori dai bagni. Mi prende per mano e ci incamminiamo verso il nostro ufficio. Il suo corpo mi fa a mo' di scudo. Ed io non lo rifiuto.
«Dove stiamo andando?» domando.
«Nel mio ufficio, lontano da sguardi indiscreti. Ovvio, no?!.» afferma, sottolineando queste ultime parole.
Varchiamo la soglia del nostro dipartimento, ed Elisabeth in lontananza, ci lancia una strana occhiata indagatrice. Me la pagherà per non avermi avvisato della visita di Mark.
Una volta entrati in quello che era il suo "vecchio" covo, si dirige verso l'armadio in ferro in fondo alla stanza. Lo vedo intento a cercare qualcosa. Dopo qualche minuto, si volta verso di me, con meno imbarazzo di prima. E lo stesso vale per me. Ormai quel che è fatto è fatto.
«Tieni, metti questa.» afferma, venendomi in contro e porgendomi una sua camicia blu.
«Siamo a febbraio, non vorrei che ti ammalassi, se restassi con quella bagnata addosso.» aggiunge, facendo un cenno col mento alla mia camicetta.
«Grazie.» sorrido.
Ci fissiamo in silenzio. Sento come se una strana situazione si stia creando tra di noi.
«Ti... dispiacerebbe voltarti? Vorrei cambiarmi qui se per te va bene. Non voglio dover ripercorrere il corridoio così, prima di arrivare in bagno.» mi affretto a dire, vorrei limitare i danni per quanto possibile.
Mark non fa nessuna obiezione, si volta verso la vetrata, mettendosi a sedere sul bordo della sua scrivania.
Rimango a poca distanza da lui con lo sguardo fisso sulla sua possente schiena, in modo da assicurarmi che non si giri.
«Come mai hai dei vestiti in ufficio?» domando ridendo, iniziando a spogliarmi della camicetta
«Per salvare le belle fanciulle da momenti come questi.» risponde, portando la testa all'indietro.
«Ehi! non sbirciare!» lo colpisco, delicatamente sulla nuca.
«Sai che non lo farei mai.» afferma, con voce calma e sottile, «A meno che tu, non lo voglia...» aggiunge, quasi sottovoce.
Le sue parole mi attorcigliano lo stomaco. Perchè fare un'affermazione del genere?
Non sarà che Mark provi qualcosa per me per via di quella notte?
Da allora non abbiamo avuto modo di chiarirci. Di colpo, mille pensieri mi inondano la mente, e il ricordo di quel bacio, anche se effimero, si ripresenta vivido ai miei occhi.
«Cavolo, Emma... ti sei scottata con quel caffè.» ribadisce, con preoccupazione.
Lo guardo attonita, ero talmente travolta dai miei pensieri, che non mi sono resa conto che si fosse girato a guardarmi. I suoi occhi color nocciola ben piantati nei miei, hanno assunto una strana, ma intensa sfumatura. Ho già visto qualcosa di simile in lui.
Nel mentre, la sua mano sfiora delicatamente il pizzo sul mio seno, fino a raggiungere il lembo di pelle arrossato sul mio petto. Sento il respiro accorciarsi, e il suo volto farsi più vicino. Per un attimo i suoi occhi si staccano dai miei, in direzione della sua mano, come se volessero chiedermi il permesso. Per qualche strana ragione, non mi tiro indietro, giusto o sbagliato, ciò che voglio adesso è capire se provo realmente qualcosa per lui.
Abbasso brevemente lo sguardo sulla sua mano, per poi riportare i miei occhi nei suoi. L'istinto mi dice di chiuderli, ed è in questo istante, che il calore delle sue labbra mi invade il petto. Rabbrividisco a questo nuovo contatto, i suoi baci sono avidi ma gentili, lenti ma passionali. Sei piccoli baci lasciati a risanare quella momentanea sofferenza. Altrettanti me ne serviranno per porre fine alla mancanza di essi.
Il suo respiro sulla mia pelle, è come la carezza di un vento fresco in estate.
«Non ho mai smesso di pensarti da quella notte.» afferma, portando la sua fronte sulla mia e cingendomi in vita.
«Mark.» sussurro, quasi come un lamento per il distacco subito.
«Non voglio fare niente che tu non voglia, e soprattutto non qui, così.» asserisce, iniziando ad abbottonarmi la sua camicia.
Gli prendo il viso tra le mani, e assaporo dolcemente le sue labbra. Più mi nutro di esse, più sento nascere qualcosa in me. Non so bene di cosa si tratti, se sia solo il desiderio di una notte con lui, o qualcosa di più profondo.
«Mark, io...» sostengo, guardandolo negli occhi.
«Sei qui da questa mattina e non ti sei ancora degnato di venire a salutare il tuo capo, eh Peterson?» esordisce Elly, spalancando la porta.
La sua voce squillante risuona nel piccolo ufficio. Come due ragazzini beccati dai genitori, ci stacchiamo in men che non si dica. La porta si chiude, lasciandoci qualche secondo per ricomporci, prima che lo tsunami Elly ci travolga. Sentiamo bussare alla porta, Elisabeth con non poco imbarazzo rientra nel cubicolo.
«Emma, nel mio ufficio. Subito!» ordina, con non molta calma, «Con te farò i conti più tardi.» aggiunge, lanciando uno sguardo omicida a Mark.
Vedo Mark passarsi nervosamente le mani tra i capelli. Per quanto mi riguarda, non me lo faccio ripetere due volte e filo via verso l'ufficio di Elly.
Un grande ritorno manderà in crisi la nostra Emma!
Cosa prova Emma per Mark?
Semplice infatuaione o qualcosa di più?
Restate con noi e lo scoprirete!
A presto!
❤️
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