Capitolo VII - Amicizia
Questo posto è enorme, penso tra me e me, con il naso all'insù. Mi sento davvero minuscola rispetto al gigante di vetro che ho davanti ai miei occhi. Attraverso le lastre trasparenti si può notare che è ripartito in quattro piani; conta più di duecento negozi e con un cinema che comprende ben quattordici sale, questo, è quanto dicono le pubblicità affisse qui fuori. Si trova in uno dei quartieri più amati per lo shopping, non molto distante da Time Square, dove, anche le vie che lo circondano, sono colme di negozi di qualsiasi tipo. Dopo essermi guardata un po' intorno, decido finalmente di entrare.
Appena metto piede all'interno dell'edificio, vengo invasa da un forte odore di dolci e caffè, dove, quest'ultimo mi sarebbe di grande aiuto. Non so bene in quale punto si trovi la caffetteria in cui lavora Emily, così, opto per girovagare piano per piano, fino a quando non l'avrò trovata. C'è una moltitudine di persone, bambini che piangono e uomini stremati, seduti sulle diverse panchine. Non amo molto questi posti così affollati. Non sempre trovare ciò che mi occorre, c'è troppa confusione, soprattutto nei negozi di abbigliamento, per non parlare poi del fatto che non hanno quasi mai la mia taglia. Sono molto esile di corporatura, ma, posso dire però, di avere le curve nei punti giusti, con un seno abbastanza accettabile, né troppo poco, né così esagerato.
Camminando, ho già visto più di cinque caffetterie, ma nessuna era quella di cui avevo bisogno. Raggiungo le scale mobili, troppo pigra per salire a piedi, e mi avvio al secondo piano. Rimango esterrefatta quando scorgo l'enorme libreria che si estende anche per i due piani rimanenti. Non posso resistere all'istinto di entrarci, e, come ogni volta, mi ritrovo nella sezione dei poeti italiani, passione che mi ha trasmesso mia nonna Lidia. L'occhio mi cade su "Memorie del primo amore" di Giacomo Leopardi, uno dei miei poeti preferiti. Sorrido ripensando a Kyle , il mio, primo amore. Lui è stato il ragazzo delle mie prime volte. Dal primo bacio, alla prima volta nella sua casa al mare a fine settembre. È stato molto imbarazzante e romantico allo stesso tempo. In quel periodo mi sono sentita veramente amata. Purtroppo, le nostre strade si sono divise subito dopo aver iniziato il college, troppo lontani e troppo spensierati per sostenere una relazione a distanza. Poi è stata la volta di Michael. Sospiro, mentre sento una voce chiamarmi che mi strappa ai miei pensieri.
«Emma!» esclama la voce.
Mi volto, impaurita per la sorpresa.
«Cosa ci fai qui?» mi limito a dire, cercando di riprendermi dallo spavento.
«Scusami, non era mia intenzione farti spaventare» si giustifica, «Ho ricevuto un messaggio da Elisabeth, in cui mi chiedeva di riferirti che non hanno riportato nessuna borsa al ristorante» aggiunge.
«Questa non ci voleva proprio» dico, in tono disperato.
«Da quanto sei qui?» chiede poi curiosa.
«Veramente non saprei dirti, perché?» chiedo, non avendone la più pallida idea.
«Ho staccato quasi un'ora e mezza fa. Mi sono preoccupata non vedendoti arrivare, così, ho iniziato a cercarti, pensando poi, che ti avrei trovata sicuramente qui in libreria» dice, rispondendo alla mia domanda iniziale, «E, a quanto pare, avevo proprio ragione» ribadisce in fine guardandosi intorno soddisfatta.
«Inizio a non avere più segreti per te» le rispondo sorridendo.
«La tua camera racconta molto, a differenza tua!» risponde facendomi un occhiolino.
«In effetti hai ragione» le dico, entrambe scoppiamo a ridere.
«Allora, ti va di fare shopping?» chiede Emily euforica.
«Veramente non ho soldi con me, anzi non ho proprio niente» dico, sentendomi a disagio, «Ieri al ristorante dove ho seguito il matrimonio, hanno perso la mia borsa, ed è per questo che non ho più le chiavi di casa e soprattutto un cellulare» aggiungo sospirando.
«Beh, cosa aspettiamo? Forza, andiamone a comprare un altro!» esclama, trascinandomi fuori dalla libreria.
«Cosa?! Ma no, non posso, io...».
«Certo che puoi, mi hanno retribuito la paga della scorsa settimana» dice sorridendo, «Non è un problema per me prestarteli. Già che sei qui, perché non approfittarne?» aggiunge, mentre entriamo in un negozio di telefonia.
«Emily, non c'è bisogno, davvero...» dico, ma ormai è troppo tardi, perché Emily sta già chiedendo aiuto ad un addetto alle vendite.
«Questo potrebbe andarle bene?» mi domanda il commesso mostrandomi un cellulare bianco.
«L'importante è che sia funzionale e non costi troppo. Lo uso più che altro per chiamare» scherzo con Emily.
«Il prezzo di questo è centosettantacinque dollari» afferma il ragazzo.
Guardo Emily, dopotutto è lei che paga per me.
«Perfetto, lo prendiamo!» esclama lei.
«Grazie» dico. Una cosa in meno a cui pensare.
«Di niente, tesoro» risponde sorridendo.
Usciamo dal negozio, seguo Emily, perché non ho la più pallida idea di dove andare qui dentro.
«È la tua pancia che fa tutto questo baccano?» chiede ridendo.
«Credo di sì» dico imbarazzata. È da ieri sera che non tocco cibo.
«Dai, vieni, ti va un po' di cibo spazzatura?» domanda ridendo.
«Solo se mi prometti che ti farai rimborsare anche questo» dico seria.
«Non ci pensare nemmeno! Posso offrire il pranzo alla mia amica, o no?!»
«E va bene, hai vinto di nuovo tu» dico sconfitta. Emily è testarda. Inutile contraddirla.
Entriamo in uno dei tanti fast food e ordiniamo il nostro pranzo salutare. Ci accomodiamo in uno dei pochi tavoli disponibili. Il pranzo ci viene servito dopo un paio di minuti.
«Sei rimasta a casa di Elisabeth ieri sera?» domanda Emily, mentre addenta il suo panino.
«In un certo senso sì, diciamo» mi butto sul cibo, sperando di non dover rispondere ad altre domande.
«In che senso diciamo? Cosa cerchi di nascondermi?» dice, puntandomi contro una patatina.
«Non incuti molta paura con quegli occhioni blu, sai?» dico ridendo.
«Coraggio, confessa!» mi incita, guardandomi di sottecchi.
«Uffa! Sono andata da lei verso le sei questa mattina. Tutta la notte l'ho passata in giro con un ragazzo che ho conosciuto al matrimonio» dico, «Ma non è successo niente. Fine della storia. Non ho altro da dichiarare» aggiungo, impedendole di replicare.
«Ok, ok, ti credo» dice, mentre sorseggia la sua bibita.
«Piuttosto, Emily» dico, con sguardo interrogatorio, «Tra una decina di giorni sarà San Valentino, cosa dice a riguardo il tuo Romeo? Hai qualche programma?» aggiungo sorridendo. Emily è molto riservata al riguardo, al contrario di Steph.
Subito dopo aver udito la mia domanda, Emily distoglie lo sguardo noto però, che la sua espressione è cambiata in un baleno, facendo una smorfia di tristezza mista a dolore. Credo di aver toccato un argomento abbastanza delicato per lei.
«Non c'è nessun Romeo» dice poi, «Almeno per ora» aggiunge guardandomi e facendo un sorriso tirato.
Intravedo i suoi occhi lucidi, così, decido di cambiare argomento, o almeno in parte.
«Cosa farà la coppietta di casa secondo te?» domando, «Ci dovremmo preoccupare di trovare Ethan in giro nudo per casa?» aggiungo, riuscendo a far ridere Emily.
«Spero proprio di no» dice.
«Pensi che Ethan gli chiederà mai di ufficializzare la cosa? Da quanto vanno avanti così quei due?» domando curiosa.
«Circa tre anni credo, quando mi sono trasferita a casa, Ethan faceva già parte della sua vita» dice, pensandoci, «Però non saprei dirti, penso che Ethan vorrebbe, ma, sai Stephanie come la pensa sull'argomento» aggiunge facendo una leggera risata.
«Già. Non voglio né relazioni né tantomeno sposarmi. È così che disse no?!» dico, imitando la voce di Steph.
«Dai, non è carino prenderla in giro» mi punzecchia Emily.
«Hai ragione» dico, «Però sarebbe bello veder Stephanie cambiare idea» aggiungo.
«Non cambierà mai idea, fidati» dice sorridendo, «Penso che sia ora di andare se per te va bene» aggiunge, finendo la sua bibita.
«Sì, certo. Ho del lavoro da fare nel pomeriggio».
Ci avviamo verso l'uscita. Decidiamo di tornare a casa utilizzando i mezzi, dovrò rimborsare ad Emily il biglietto della metro, vuole o non vuole.
«Grazie mille, Emily» dico, prendendo il biglietto che mi porge.
«Ancora! Basta ringraziarmi, sono certa che tu avresti fatto lo stesso per me» dice sorridendo.
Entriamo in metro che a quest'ora è piena di gente. Credo che Emily sia abituata.
«Comunque, dovremmo nascondere una chiave di riserva all'esterno della porta. Sai, sotto un vaso o qualcosa del genere. In caso di emergenza come quella di ieri sera» dico seria.
«Perché? Non ti è piaciuto andare in giro tutta la notte con quel ragazzo?» chiede, «Come hai detto che si chiama?» aggiunge poi, con un ghigno di strafottenza.
«Emily!» esclamo.
«Va bene, va bene. Provvederemo una volta arrivate a casa» afferma, ridendo.
Spero che questo nuovo capitolo
vi sia piaciuto!
Fatemi sapere nei commenti
cosa ne pensate!
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