Capitolo V - Confidenze
Quando arriviamo nei pressi del mio palazzo, Liam rompe il silenzio chiedendomi:
«Hai le chiavi di casa, vero?» mi giro verso di lui nel panico.
«Lo sapevo» ride.
«Ho due coinquiline. Non penso che sia la mia serata sfortunata oggi» dico, tirando la testa all'indietro.
«Aspettami qui, provo a citofonare».
Ovviamente il citofono suona a vuoto. Solo ora ricordo che Emily sarebbe rimasta a casa di un'amica, mentre Steph... Sicuramente è a casa di Ethan. Maledizione. Fa troppo freddo per dormire qui sul pianerottolo. Non ho altra scelta. Raggiungo nuovamente Liam nel parcheggio del quartiere.
«Evidentemente questa sera convivo da sola» dico, affacciandomi al finestrino.
«Pronta per una gita notturna a New York?» dice, scendendo dalla macchina.
«Sei serio?» lo guardo incredula.
«La seconda alternativa è venire a dormire da me» mi guarda da sopra il tettuccio dell'auto.
«Mi arrendo!» esclamo stufata.
Ci incamminiamo verso il centro della città. Anche se sono solo le dieci, è piena ugualmente di gente. Non avevo mai visto New York di notte. È una città stupenda, che non dorme mai.
La vista che ho di Time Square, alzando lo sguardo, è fenomenale con tutti i suoi enormi pannelli pubblicitari che si illuminano di mille colori e che conferiscono a questo luogo, un'atmosfera unica. È completamente diversa la sensazione che provo ora, rispetto al mattino, quando mi reco a lavoro. Guardo Liam esterrefatta.
«Carino, vero?» esclama, allargando le braccia.
«Carino? Liam, non ho parole!» dico, «È stupendo di notte!»
«E non hai visto ancora Central Park!» dice, mentre mi invita a seguirlo.
Gli sorrido e ci dirigiamo verso Central Park, che dista circa quindici minuti a piedi da dove ci troviamo adesso. Mi piacciono molto gli spazi verdi, soprattutto questo che è il polmone verde di New York, in cui si possono fare tantissime attività diverse tra loro.
Appena entriamo a Central Park rimango affascinata dallo spettacolo che si presenta ai miei occhi.
Siamo a febbraio, e la neve dei giorni precedenti, ricopre il parco rendendolo ancora più affascinante. Camminiamo fino a raggiungere uno dei più bei viali alberati di Central Park. Lo contemplo in silenzio anche perché non troverei le parole adatte per descriverlo. Non ero mai stata al The Mall.
Il lungo viale innevato è magnifico, grazie anche all'effetto degli olmi spogli dai rami innevati, che si curvano fino a formare un arco. L'illuminazione fioca dei lampioni che fiancheggiano il viale, gli conferiscono infine, un tocco magico.
«Non ho parole. È bellissimo qui» dico.
«A volte, siamo troppo occupati per rendercene conto» vieni, da questa parte.
Mi guida verso uno dei tanti ponti. È il Bow bridge, ci sono stata qualche tempo fa. Mi perdo ad ammirare la vista. Il posto è circondato da alberi spogli, si possono vedere anche i tanti palazzi del centro. Sono completamente rapita da questo posto.
La mia attenzione poi, viene attirata da una sensazione di freddo ed umido sul mio collo.
«Liam!» dico, «Sei impazzito per caso?»
Lo sento ridere, mi volto e lo vedo piegato con le mani poggiate sulle ginocchia.
«È la guerra che vuoi?» dico.
Intanto, mi affretto a raccogliere un po' di neve dal corrimano del ponte per formarne una pallina. Liam è ancora troppo occupato a ridere quando lo colpisco.
«Cosa?! Poi sarei io quello impazzito!» dice, mentre si pulisce i vestiti dalla neve.
Riecheggia solo la mia risata nel silenzio più profondo del parco. All'improvviso, Liam inizia a correre. Io lo imito per tentare di sfuggire alla sua presa, cercando di non scivolare.
«Fermati!» dico, «Hai vinto tu, mi arrendo!»
Liam non smette di correre, nonostante continui ad implorarlo. D'un tratto, il mio piede slitta sul bagnato e non riesco più a tenere l'equilibrio.
«Oddio, cado!» grido.
Di colpo, due forti braccia mi cingono da dietro per la vita, evitandomi una rovinosa caduta.
«Presa» mi sussurra all'orecchio.
Sento dei brividi lungo il corpo, mi volto tra le sue braccia ritrovandomi a pochi centimetri dalle sue lebbra.
«Ehm, grazie» dico, schiarendomi la gola.
«Di niente. Sarebbe stato divertente però, vederti finire a terra» dice, cercando di smorzare il mio imbarazzo. Ci è mancato poco che le nostre labbra si toccassero.
«Dai andiamo, il parco chiuderà tra poco» aggiunge, togliendomi dal collo della neve.
Ci dirigiamo verso una delle tante uscite. Non smetterò mai di stupirmi di questa città.
Camminiamo per non so quanto tempo, fino a ritrovarci dinnanzi ad un locale sotterraneo, quasi nascosto. Liam non esita un secondo e si precipita all'interno del bar.
È molto rock. Ci sono poster ovunque e i baristi sono tipi che somigliano a motociclisti. Barba, capelli lunghi abbastanza in carne con indosso un gilet con una T-shirt a manica corta.
«Due birre per favore» ordina Liam.
Cerco un tavolo. Ho proprio bisogno di sedermi. Queste scarpe sono scomodissime. Potevamo venire in macchina, ma ovviamente Liam ha insistito perché, cito, "la bellezza di una città va vista camminando".
«Allora, Emma...» dice, sottolineando il mio nome, «Perché non mi racconti un po' di te?» si siede difronte a me.
«A dire il vero la mia vita non ha niente di interessante» dico, poggiando il mento sulla mano.
«C'è sempre qualcosa di interessante nella vita di tutti» esclama ridendo.
«Davvero? Nella tua vita qual è invece?» gli rigiro la domanda.
«Vediamo...» dice, accarezzandosi il mento con un leggero filo di barba. «Forse aver rapinato una banca, oppure aver vinto una corsa clandestina» ride.
Lo guardo alzando un sopracciglio.
«Ne hai di fantasia a quanto vedo» dico, scuotendo la testa.
«Beh forse hai ragione tu... ho una vita particolarmente tranquilla. Soprattutto da quando sono diventato padre.»
«Ah» esclamo. Sarà sposato? Non ho intenzione di creargli problemi.
Una forte risata mi riporta alla realtà.
«Che c'è?» dico sorpresa.
«Stavo scherzando! Avresti dovuto vedere la tua faccia» continua ridendo.
Un cameriere ci porta le nostre birre e colgo l'occasione per cambiare discorso.
«Cosa fai nella vita, sei sposato?» dico, asciugandomi le labbra. Questa birra è ottima. Però devo sapere se è sposato o meno, altrimenti non mi darò pace.
«Gestisco una piccola attività di famiglia che mi ha lasciato mio nonno. E no, non l'ho chiesto ancora a nessuna» dice, bevendo un altro sorso di birra, «E tu invece? Che mi dici del tuo quasi marito?» mi guarda sorridendo. Cavolo che sguardo.
«Beh ecco... Avevamo iniziato a parlare di sposarci qualche mese fa, ma non me lo ha mai chiesto e penso sia stato meglio così dopo quello che è successo». Ormai parlare di Michael non mi scatena più nessuna reazione.
«Lascia che indovini. Ti ha tradita vero?» si fa improvvisamente serio.
Annuisco cercando di nascondermi dietro il boccale.
«Con la mia migliore amica. Che è ancora peggio» sospiro.
«Un classico» fa una smorfia.
«Non fare quella faccia. Non hai motivo di dispiacerti per me» dico sorridendogli.
Per un attimo in questo silenzio i suoi occhi si spengono. Dopo qualche secondo dice:
«Ti capisco invece» fa una leggera pausa. Sospira e aggiunge:
«Jason. Questo è il nome del suo amante. Mio fratello» dice, distogliendo lo sguardo.
Questo deve essere ancora più doloroso.
«Wow» non so cos'altro dirgli.
«Già» dice, accennando un timido sorriso.
«A Jason e... come si chiama il tizio?» dice, proponendomi un brindisi.
«Michael» dico, innalzando il mio boccale di birra.
«A loro allora» porta le labbra al boccale finendo tutta la sua birra.
Rimaniamo così per qualche ora, seduti a questo tavolo a parlare delle cose più banali. Ma è piacevole sentire la sua voce.
Sono quasi le cinque del mattino quando decidiamo di lasciare il locale.
«Sai, non mi divertivo così da un po'» dice, incamminandosi.
«Non abbiamo fatto altro che parlare. Mi la scoppia la testa» rido.
«È proprio questo quello che mi piace fare di più. Parlare. Cercare di capire i pensieri, le emozioni delle persone che ho difronte. È soprattutto un buon modo per scoprire qualcosa degli altri e su te stesso».
«Cosa avresti capito di me?» chiedo incuriosita.
«Beh tante cose a dire il vero» risponde vagamente.
«Allora? Sto ancora aspettando» lo incalzo.
«Ho capito che sei una donna forte ma molto fragile allo stesso tempo. E cosa più importante, che se ami, lo fai con tutta te stessa» dice, sorridendomi.
«Potrei darti ragione sai?» dico, abbassando lo sguardo.
«So che ho ragione» dice, sicuro di sè.
«Tu invece sei testardo, un tipo con una grande autostima e direi anche tenace» dico soddisfatta.
«Tenace eh?» dice curioso.
«Sei riuscito a convincermi a venire con te in giro per New York nel cuore della notte nonostante ti avessi detto di lasciarmi in pace. Direi che basta come esempio» dico sorridendogli.
Più camminiamo più mi rendo conto di conoscere questo quartiere. È simile al mio ma le case sembrano un po' più costose.
«Cosa c'è?» mi chiede Liam preoccupato. «Hai freddo per caso?»
«No, no, camminare mi aiuta a scaldarmi» dico. Meno male che questa mattina avevo optato per un tailleur con pantaloni invece che gonna.
«Allora, a cosa stai pensando?» continua a chiedermi senza arrendersi.
«Questo è il quartiere in cui abita il mio capo. Ecco perché mi sembrava di conoscerlo».
Ci sono venuta poche volte, ma ricordo benissimo che è quella accanto alla casa color lilla situata in fondo al viale. Un particolare che non si scorda facilmente. Potrei approfittare di chiedere ad Elly di ospitarmi. Liam nel frattempo si guarda intorno.
«Però. Bel posto in cui vivere» dice, continuando a scrutare il quartiere.
«Pensavo di chiederle di ospitarmi. Ormai sono quasi le sei e mezza. Sicuramente sarà già sveglia».
«Perché no. Essendo una lei il tuo capo non può sottrarsi a un po' di solidarietà femminile» afferma, alzando le spalle.
«È anche un'amica per me. Mi ha salvata parecchie volte. Soprattutto con la casa. È stata lei a trovarmela» sorrido pensato a quanto Elisabeth tenga a me.
«Wonder woman il tuo capo» dice, ridendo.
«Direi di sì» la situazione mi sembra farsi tesa. Come se avessi già vissuto questa scena.
Siamo ormai fermi in mezzo alla via. Liam nota l'incertezza sul mio volto.
«Ehi, tutto bene?» dice, alzandomi il mento.
«Io... non lo so ecco...» se continua a guardarmi in quel modo non riuscirò mai a formulare una frase di senso compiuto. Ha un non so che di magnetico in quegli occhi.
«Credo sia stata una giornata piuttosto pesante per te. Dovresti andare dal tuo capo».
«La tua macchina! L'hai lasciata da me! Come farai a tornare a casa?» dico improvvisamente.
«Tranquilla. Il noleggio scadeva un' ora dopo che siamo arrivati da te. Da qui è molto più facile tornare alla mia umile dimora» dice ridendo.
«Ora capisco il perché della gita a piedi» dico, sorridendo leggermente.
«Perché non ti è piaciuta?» dice, facendo uno sguardo dispiaciuto.
«No, no, anzi...» mi sento improvvisamente in imbarazzo.
Non capisco cosa mi stia succedendo. Continuo a fissargli le labbra. Sono come ipnotizzata. Lo conosco appena, non posso cedere e tanto meno continuare a baciare tutti. Certo è successo solo con Mark, ma non posso commettere lo stesso errore. Da domani potrei non rivederlo più; potrebbe essere anche una scusa per lasciarmi andare ma non sono così.
«Sono stato bene con te questa sera» continua Liam, fissandomi negli occhi mentre le sue mani mi prendono il viso.
Non ho modo di rispondere. Sono completamente rapita dai suoi occhi e dalle sue labbra che hanno preso possesso delle mie. Istintivamente gli porto le braccia intorno al collo mentre Liam mi bacia con più passione.
Appena ho un attimo di lucidità mi stacco da lui bruscamente. Non posso continuare a baciarlo, non me la sento, non so ancora se posso fidarmi di lui.
«Io... devo andare scusami» dico, mettendomi improvvisamente a correre verso casa di Elisabeth.
Liam sembra sorpreso. Non sa cosa fare. Io per ora voglio solo allontanarmi da qui.
Tornerà Emma a fidarsi degli uomini ma soprattutto dell'amore?
Scopritelo nei prossimi capitoli!
Se vi va, lasciatemi un commento con cosa pensate succederà!
❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top