Capitolo III - Dubbio e lavoro
Quando arrivo a lavoro sono in ritardo di dieci minuti. Spero di non incontrare Mark fino alla pausa pranzo. Non voglio sorbirmi le solite battutine per il ritardo. L'ufficio sembra stranamente vuoto e silenzioso, non riesco a capire cosa ci sia di diverso.
«Allora? Come è finita la serata sabato?» la voce squillante di Elisabeth mi raggiunge alle spalle.
«Potrei dirti che io e Michael siamo diventati l'attrazione principale del locale?» le faccio un sorrisetto forzato. Non ho proprio voglia di parlare ancora di questa storia.
«Lo sapevo che non me ne sarei dovuta andare! Le cose più eccitanti succedono sempre quando non ci sono» stringe le spalle in una risatina.
«Davvero, non ti sei persa niente» ribatto, «Hai per caso visto Mark? Dovrei parlargli di una cosa» aggiungo, cercando di nascondere l'ansia.
«Veramente ha preso due giorni di permesso per prepararsi per il viaggio».
«Quale viaggio scusa?» chiedo sorpresa.
«Non ricordi che Mark sostituirà Riley nella sede di Philadelphia?» mi chiede, guardandomi come se stessi cadendo dalle nuvole. Ed in effetti, è proprio così.
«Me lo sono completamente dimentica!» dico, battendomi una mano sulla fronte.
«Partirà dopo domani. Non penso che passerà in ufficio. Ha portato via le sue cose venerdì» dice, avviandosi in caffetteria.
Come ho potuto dimenticare una cose del genere! Ecco perché ha voluto che uscissimo tutti insieme. Maledizione, avrebbe potuto ricordarmelo. Se in giornata non si farà vivo, vorrà dire che per lui quel bacio non ha avuto molta importanza e non c'è niente da chiarire? Devo smetterla di farmi tutti questi problemi, aspetterò che sia lui a contattarmi.
Il lavoro in ufficio è abbastanza leggero oggi. Al momento mi occupo di quattro matrimoni, tutti a buon punto. La priorità ovviamente spetta ai Wilson. Sto ancora aspettando la conferma da parte della chiesa e finalmente potrò andare in tipografia per seguire da vicino la realizzazione degli inviti.
Per tutta la giornata non ho avuto notizie da Mark. Prima di andare a casa passo a salutare Elisabeth. Busso ed entro nel suo ufficio.
«Io sto andando via, quanto tempo starà via Mark?» chiedo, sedendomi sulla poltroncina nera.
«Oh Emma, sei tu. Almeno quattro mesi, o qualcosa in più se serve» dice, mentre è intenta a leggere delle scartoffie.
«Quattro mesi?» non ricordavo fosse un periodo così lungo.
«Esatto. Come mai tutto questo interesse nei suoi confronti? Mi sono persa qualcosa?» dice guardandomi, incrociando le mani davanti a sé.
«No, no, niente» farfuglio imbarazzata, «Mi chiedevo solo quanto tempo saresti stata senza assistente tutto qui» dico per salvarmi.
«A questo proposito, colgo l'occasione per dirti che sarai tu a sostituirlo nel frattempo» mi sfoggia uno dei suoi sorrisi più radiosi.
«Non ci penso affatto» dico, scuotendo la testa.
«E invece sì» mi porge una serie di carte.
«Il primo matrimonio è tra circa una settimana. Devi solo coordinare il tutto. È una cerimonia abbastanza tranquilla nel tardo pomeriggio».
La guardo incredula. «Ho già quattro matrimoni da gestire! Tra cui quello dei Wilson di cui tu, non ti sei voluta occupare! Puoi almeno dimezzarmi il lavoro con Scarlett?» le chiedo implorante. Non mi sottraggo mai al lavoro, ma gestire la mia parte più il lavoro di Mark, potrebbe davvero essermi letale.
«Sì, questo sicuramente si può fare. Ma è fondamentale che tu gestisca questo».
«Va bene. Se non c'è altro, andrei» le dico infine, sorridendo.
«Spero davvero che lavorare ti distragga. Ne hai davvero bisogno».
Su questa affermazione mi avvio verso l'uscita. Avrei bisogno di una vacanza, non di più lavoro, penso tra me e me sospirando.
Sono circa le due quando finalmente finisco di studiare i dettagli del matrimonio dei Dawson.
Il giorno dopo a lavoro Elisabeth non fa altro che ripetermi sempre le stesse cose.
«Mi raccomando, domani deve essere tutto perfetto» esclama.
«Si tranquilla. È la centesima volta che non fai che ripetermelo» le dico sospirando, «Come mai ci tieni così tanto?» chiedo curiosa.
«Insomma, vedi... lui è stata la mia prima cotta al college», dice arrossendo.
«Non ci credo!» non riesco a trattenermi dal ridere.
«Invece sì. Ti prego smettila di fare così» mi supplica.
«Come mai non te ne stai occupando tu?» è strano che non abbia voluto seguirlo lei stessa.
«Purtroppo ho un altro matrimonio domani e gli orari coincidono. E poi è meglio così» dice, rassegnandosi.
«Va bene, ho capito» sono sicura che non otterrò altre informazioni.
«Se ci dovessero essere problemi, non esitare a chiamarmi. Dopo il lancio del bouquet a fine serata puoi anche andare. Scarlett ti raggiungerà poco prima per occuparsi dell'after party a bordo piscina» sorride.
«Fantastico allora» sorrido poco convinta.
«Mi raccomando, mi fido di te e buon lavoro. Ci vediamo mercoledì».
Sarà una lunga giornata domani.
Non ho chiuso occhio. Questo matrimonio mi sta agitando più del solito. La cerimonia è alle quattro del pomeriggio. Mi restano due ore per riepilogare il tutto e recarmi alla sala del ricevimento per fare un sopralluogo.
La chiesa è ben allestita. I fiori sono sistemati tutti intorno all'altare in modo preciso e ordinato. Sembra essere tutto in ordine, non mi resta che andare al Garden Rose e sperare che sia tutto a posto anche lì. Parcheggio e mi accorgo che sono quasi le due. Tra meno di mezz'ora devo raggiungere la sposa. La sala è quasi del tutto allestita. Butto un'occhiata al tableau e mi rendo conto che non coincide con gli accoppiamenti che ho io. Cerco subito il maître.
«La disposizione non è questa. Deve creare un nuovo tableau. Dovrebbe anche cambiare i segnaposto se li ha già posizionati sui tavoli» dico, in tono autoritario.
«Ehm, si certo. Provvederò subito».
Gli lascio le disposizioni giuste, sperando che impieghi meno tempo possibile.
«Il ricevimento è alle cinque. Non si prenda troppo tempo».
«Non si preoccupi, risolveremo tutto il prima possibile».
Bene. È ora di recarmi dalla sposa. Appena arrivo la trovo in una valle di lacrime. Cos'altro è successo adesso!
«C'è qualche problema Carla?» spero non sia niente di irrisolvibile.
«Il fioraio ha sbagliato tutti i bouquet» dice piagnucolando.
Ha creato un bouquet di peonie invece di usare garofani. Almeno i colori sono giusti penso.
«Quale messaggio vuoi trasmettere con i fiori? Fedeltà oppure amore?» dico, rivolgendomi a Carla, cercando di tranquillizzarla. Ormai non c'è tempo per farli rifare.
«Penso che quello dell'amore lo preferisco» dice, smettendo di piangere.
«Allora le peonie sono giuste» sapevo che un giorno quel corso sul significato dei fiori mi sarebbe tornato utile.
«Coraggio, adesso finisci di prepararti. Il fotografo sarà qui a momenti» dico incoraggiandola.
Dopo aver risolto la questione bouquet e fatto il servizio fotografico, è arrivato il tempo di andare in chiesa.
Sono riuscita a pubblicare anche il terzo capitolo!
Andrà tutto liscio a questo matrimonio?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Scrivetemi nei commenti cosa ne pensate se vi va!
❤️
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