Ormai le giornate sono tutte uguali. Casa, lavoro, casa. Questa ormai è la mia routine quotidiana, anche settimanale se vogliamo dirla tutta. Devo dire anche, che è difficile riprendere una vita alla quale non ero più abituata dopo cinque lunghi anni di convivenza.
Mentre sono assorta nei miei pensieri sento il telefono squillare. Spero non sia un altro di quegli inutili messaggi di Michael. Da quando ci siamo lasciati mi ha scritto ogni giorno. Prendo il telefono e stavolta ci trovo un messaggio di Mark:
"Io tu ed Elisabeth, ore 20 al Red Ginger. Non si discute ;) ."
Non ho neanche il tempo di rispondere che me ne arriva subito un altro:
"Fatti bella passo a prenderti alle 19.45 E."
«Bene, ho solo un'ora. Non mi resta che prepararmi per questo sabato da sballo» esulto, fingendomi entusiasta.
Il mio guardaroba non è al massimo della sua forma, come me del resto. Non so davvero cosa mettere. Per la maggior parte possiedo vestiti troppo eleganti acquistati solo per quelle inutili cene di lavoro di Michael.
«Non posso mettermi questo!» dico, mostrando ad Emily venuta in mio soccorso, un vestitino attillato in lurex comprato per un carnevale.
«Wow questo sì che è sexy!» dice, facendomi un occhiolino.
«È proprio questo il punto! Non voglio dare troppo nell'occhio!» dico, in fine, buttandomi sul letto.
«So che per te è difficile riprendere i ritmi della movida, ma, se proprio non vuoi metterti quello, posso prestarti qualcosa di mio» replica Emily, facendomi un sorriso.
«Davvero?!?» dico guardandola come un bambino guarda un banco di dolci.
«Certo, altrimenti a cosa servo io se non per renderti uno schianto?» afferma, andando nella sua camera. Anche quest'ultima è rosa. Inizio a pensare che sia il colore preferito del proprietario di casa.
«Sicura che non è troppo così?» esito vedendomi allo specchio con addosso un top di pizzo nero semitrasparente e un paio di pantaloni di pelle bordeaux.
«Sei meravigliosa Emma!» la voce di Elisabeth mi raggiunge subito. Vedo l'orario ed è in anticipo di dieci minuti.
«Ok va bene ho capito non ci penso più!» grido, raggiungendo la mia stanza in cerca delle mie francesine con il tacco a spillo. Almeno su quelle non ho dubbi. Comode e di effetto.
«Grazie mille, Emily» le dico, dandole un bacio sulla guancia, raggiungendo poi l'uscita, con Elisabeth alle mie spalle.
Una decina di minuti più tardi raggiungiamo il Red Ginger dove Mark ci sta aspettando vicino all'entrata.
«Non smetterò mai di dire quanto sono fortunato a conoscere due bellezze rare come voi ragazze!» esordisce Mark, con un enorme sorriso stampato sulla faccia.
«Sei solamente un ruffiano. Credimi, non otterrai un aumento dal tuo capo in questo modo» gli rinfaccia Elisabeth con aria di superiorità. Scoppiamo tutti e tre a ridere e ringrazio Mark per il complimento.
«La parola d'ordine di questa sera è divertirsi!» dice, rivolgendomi uno sguardo, come se fosse una minaccia.
«Va bene Mark ho capito cercherò di fare del mio meglio» replico in mia discolpa.
Io ed Elisabeth andiamo subito a sederci mentre Mark è andato a prendere da bere.
La musica di questo locale è abbastanza alta da non poterci permettere di parlare tra noi senza dover gridare.
«Allora? Come ti senti in questa prima uscita ufficiale da single?» mi chiede Mark, porgendomi il mio Bombay Sapphire.
«Bene, non mi sento più i timpani ma sto bene» grido.
Entrambi i miei amici si mettono a ridere e subito dopo, Elisabeth mi prende per mano trascinandomi sulla pista da ballo. Mark ci raggiunge dopo aver finito il suo mojito. Non so per quanto tempo mi scateno a ballare con i miei amici, l'unica cosa certa, è che sono al mio quinto drink.
«Ne voglio ancora uno. Però questa volta voglio anche io un mojito» dico rivolgendomi a Mark, senza smettere di agitare i fianchi.
«Questo però sarà l'ultimo. Non te ne porterò altri» ribatte lui con tono di rimprovero.
Lo vedo sparire tra la folla. Elisabeth ci ha abbandonati quasi un'ora fa, dicendo che non avrebbe potuto fare tardi per via di un pranzo con la famiglia di Dave domani mattina. O forse oggi. Non so più che ore sono. Mark ci sta mettendo troppo a tornare con il mio drink, quindi, decido di andare a prendermelo da sola. Ma, mentre sto raggiungendo il bancone, una mano familiare mi prende il braccio.
«Emma?! Cosa ci fai qui?»
Questa voce... la conosco. Ma certo, non posso sbagliarmi.
Mi volto di scatto e il mio viso si imbatte in quegli occhi che ho sempre amato.
«Michael?!» non riesco neanche a terminare la frase che aggiunge:
«Cavolo ma quanto hai bevuto?» mi guarda con indignazione, come se avessi appena rapinato una banca.
«Non sono cose che ti riguardano!» dico, cercando di liberarmi dalla presa della sua mano.
«Non dovresti bere così tanto. Coraggio ti riaccompagno a casa» dice, come per farmi un favore.
«Mi sembra di ricordare, che non sei nella posizione di decidere per me, e soprattutto, dovresti smetterla di rompermi le palle!» grido tutto d'un fiato.
«Allora hai letto i miei messaggi?» dice, con aria speranzosa.
«Certo che no! Non ho bisogno di leggere le stronzate che mi scrivi quasi ogni giorno, da tre settimane a questa parte!» ormai, sono piena di rabbia.
«Quella sera non mi hai dato il tempo di spiegarmi. Dovevo provare a parlarti in qualche modo! Lasciami dire quanto sono dispiaciuto e quanto mi senta in colpa per quello che ho fatto! Lascia che rimedi».
«Mi hai tradito Michael! Non c'è niente che tu possa fare!»
«Ti prego dammi un'altra possibilità! Non voglio perderti!»
«Avresti dovuto pensare alle conseguenze prima di scoparti quella stronza della mia migliore amica!»
Solo ora, mi accorgo di quanto sto gridando attirando metà degli sguardi della gente qui intorno. Ottimo, non potevo chiedere di meglio per concludere la serata.
«Mi ha scaricato subito dopo che ti sei trasferita! Ho fatto un errore! Continuava a provocarmi. Lo faceva da mesi. Scusami io ...»
«Non mi interessano le tue scuse. Te l'ho detto già quel giorno. Non voglio più avere niente a che fare con te! Né ora, né in futuro» lo minaccio, puntandogli un dito contro. Sono sull'orlo delle lacrime. Ma, proprio in quel momento, Mark mi raggiunge.
«Ehi Emma, tutto bene?» stavolta è davvero preoccupato.
«Sì... per favore, portami a casa» lo supplico con gli occhi lucidi.
«Ma guarda, non hai perso tempo a rimpiazzarmi a quanto pare. Sul serio ti piacciono i tipi come lui adesso?» il suo sguardo passa da dispiaciuto ad arrabbiato in men che non si dica.
«Emma, lascia stare, andiamo dai...» mi incita Mark, prendendomi per il braccio.
«Guarda come sei senza di me. Ubriaca e vestita in quel modo poi. Sembri proprio una puttana».
In un attimo, il rumore violento di uno schiaffo, riecheggia intorno a noi. Non mi capacito di averlo fatto, e sinceramente, potrei dire che sia stato gratificante.
«Non sono io la puttana in questa storia! Io con te ho chiuso!»
Non ho altro da aggiungere . Mi affretto a lasciare il locale mentre Michael è rimasto lì, impietrito. Non si aspettava una reazione del genere da parte mia. Sono sempre stata un tipo abbastanza tranquillo, non mi piace la violenza. Ma, d'altronde, se l'è cercata.
Pochi istanti dopo, l'aria fredda della sera sembra farmi rinascere.
«Stai bene? Vuoi che ti porto a casa subito?» mi chiede Mark, accarezzandomi il braccio per tranquillizzarmi.
Non riesco più a trattenermi e un mare di lacrime mi invadono il viso.
«Ehi ehi, calma, va tutto bene».
Mark mi accompagna a sedermi su una panchina in un parchetto lì vicino.
«Non so come ho fatto a sprecare cinque anni della mia vita con un tipo del genere» non riesco a smettere di piangere.
«Emma, coraggio guardami» mi solleva il mento, cercando di attirare il mio sguardo.
«Avete passato tanto tempo insieme. Ma non pensare che sia stato tempo sprecato. Capita a tutti di affrontare gioie e dolori in una relazione. Ricordi il giorno del tuo compleanno? Quanto eri felice quando hai scoperto che aveva organizzato un weekend romantico? O quando ti ha regalato quell'enorme mazzo di rose per san valentino?» mi guarda, tenendomi il viso tra le mani.
«Non provare a farmi pensare che ci sia del buono in quell'uomo. Non voglio perdonarlo» dico, tirando su col naso.
«Non sto dicendo questo. Sto cercando di dirti che per quanto ti abbia ferita, quell'uomo è stato parte della tua vita regalandoti anche ricordi felici. Non pensare che sia stato tempo perso, perché anche se non lo vedi, tutte le cose che hai vissuto in questi anni, le scelte che hai fatto finora, hanno contribuito a renderti la persona che sei oggi. Ti hanno aiutato a crescere. Vedila in questo modo» mi sorride teneramente.
«Non avevo mai pensato a questo» dico, guardandolo negli occhi.
«Devi cercare di trovare sempre il lato positivo di ogni cosa. Anche in quelle più brutte che ti possano mai capitare».
«Non sapevo che fossi un tipo così saggio» dico, spiazzata.
«Quante cose che non sai di me mia cara!» dice alzandosi, porgendomi una mano, invitandomi a fare lo stesso.
«Allora, dove si va principessa?» sorride, mentre mi fa un inchino.
«Non essere così stupido. Avrei proprio voglia di un gelato. Conosci qualche posto qui vicino?»
«Non deve fare altro che seguirmi. Signora» mi offre il braccio, e successivamente, gli do una gomitata per avermi chiamata in quel modo. Sa che lo detesto.
Durante il tragitto verso casa ho divorato il mio gelato alla vaniglia e triplo cioccolato. Mark è stato gentilissimo ad accompagnarmi fin qui. Abbiamo parlato un po' di quelle che sono state le nostre esperienze e non sono riuscita a trattenermi quando mi ha raccontato di quando una bambina l'ha rifiutato in terza elementare perché cito le esatte parole "non poteva frequentare qualcuno che non sapeva a memoria tutte le tabelline."
«Basta! La smetti di ridere?!» mi intima Mark.
«Scusami, è solo che è troppo divertente, non riesco a fermarmi».
Siamo fuori dal mio palazzo e sono ancora piegata in due dal ridere.
«Non ti racconterò più niente della mia vita» ribatte offeso.
«Ok, va bene, la smetto. Promesso» dico, cercando di riprendere fiato.
«Spero di averti fatto passare lo stesso una bella serata. Scusami, non avevo pensato che avremmo potuto incontrare lui al locale» dice, sentendosi un po' in colpa.
«È tutto a posto Mark. Davvero. Non avresti potuto saperlo» dico, cercando di rassicurarlo.
«Allora è tempo che vada» dice all'improvviso, mentre mi scosta una ciocca di capelli portandomela dietro l'orecchio.
«Sì, certo, non vorrei trattenerti. È quasi l'alba» dico sorridendo.
Mark mi guarda con una strana scintilla negli occhi. Dopo qualche istante, senza che me ne renda conto, mi ritrovo a baciarlo teneramente sulle labbra. Rimaniamo così per qualche secondo, fino a quando mi riprendo e dico:
«Scusami, io... volevo solo ringraziarti ecco. Non so cosa mi sia preso» dico imbarazzata.
«Ehm, si certo, tranquilla» non so se Mark sia più imbarazzato di me o no, ma a giudicare dal colore del suo viso, immagino di sì.
«È meglio se ora vado. Buonanotte Mark» lo saluto timidamente con la mano e mi affretto ad entrare nel palazzo.
Quando entro in camera sono su di giri. Penso sia colpa di tutto quello che ho bevuto. Certo, camminare mi ha aiutato molto a smaltire l'alcool. C'è da dire che, tra le ultime cose che avrei mai potuto fare questa sera, ci fossero baciare Mark, ed incontrare Michael . Spero davvero che questa volta abbia capito di lasciarmi in pace. Non sopporterei domani di vedermi recapitato un altro di quelli inutili messaggi.
Voglio ricominciare a vivere e lasciarmi Michael e questa storia definitivamente alle spalle.
Domenica mattina mi sveglio con un mal di testa atroce. Non ho le forze di alzarmi e rimango a letto fino alle due del pomeriggio.
«Ehi sei ancora viva?» la voce di Emily mi rimbomba nel cervello.
«No per niente» dico faticando a parlare.
«Vuoi che ti prenda un'aspirina? Di sicuro ti sentirai meglio».
Mugugno qualcosa che Emily interpreta come un sì e si presenta dopo qualche minuto, con acqua e aspirina.
«Allora? Come è andata la serata?» non so cosa si aspetti di sentire Emily, ma di sicuro, non quello che sto per raccontargli.
«Wow. Davvero ti ha chiamata in quel modo?» ha un'espressione inorridita.
Le rispondo con un cenno del capo e subito aggiunge:
«Non ho parole. Ma chi si crede di essere!» è infuriata quasi quanto lo ero io ieri sera.
«C'è dell'altro però...» aspetto che Emily si calmi un po'.
«Ieri sera ho baciato Mark» dico, coprendomi col piumone.
«Coooosa? Come? Cioè insomma... Mark ti piace?» non capisco perché sia così sorpresa.
«Si beh ecco, non lo so. Era più che altro un bacio per ringraziarlo credo. Non penso che Mark sia interessato a me. Ci conosciamo da tanto tempo; è come se fosse il mio migliore amico e non voglio rovinare tutto» continuo a nascondermi sotto il piumone.
«Beh, se per te quel bacio non aveva doppi fini, non hai di che preoccuparti. Almeno fino a quando Mark non penserà il contrario» afferma sorridendo.
«Non ti nascondo che mi sia piaciuto, ma non voglio altre storie al momento. Cavolo, ma perché mi caccio sempre in queste situazioni! Prima Michael e poi Mark. Ma cos'ho in testa!» aggiungo sospirando.
Emily mi guarda con uno sguardo pieno di amore e poi mi dice:
«So che non sono affari miei, e non ti nascondo che Elisabeth mi aveva raccontato quello che è successo a Natale, ma...» Elisabeth e il suo viziaccio di non tenere la bocca chiusa. Non poteva semplicemente dire che un'amica cercava casa?! È tanto gentile e tutto ma questo è il suo piccolo, anzi, enorme ed unico difetto. Continuo a guardare Emily aspettando il seguito della frase.
«Sono davvero fiera per come hai reagito e hai affrontato il tutto. Io al tuo posto non ci sono riuscita» tossisce e si corregge, «Non ci sarei riuscita ecco. Volevo che sapessi quanto sei coraggiosa; dirti anche che hai fatto la scelta giusta con Michael» aggiunge, tenendomi per mano e sorridendomi.
«Emily tu...» non so cosa le sia successo, ma qualcosa nel suo sguardo mi dice che c'è stato del buio dentro quegli occhi azzurri.
«Beh, non penserai di rimanere a letto tutto il giorno! Coraggio alzati!» dice, aprendo le tende della finestra. In un secondo, la stanza si riempie di un timido sole invernale.
Dopo questa conversazione con Emily, sono ancora più convinta che lasciare Michael sia stata la scelta giusta. Dall'altro lato invece, non ho idea di cosa dire o fare con Mark. Forse sarò stata indotta dall'alcool a baciarlo, forse dovrei scrivergli un messaggio... non so davvero cosa fare.
Nel mentre che ci rifletto, mi accorgo che è ormai tardi. Cavolo, anche questa domenica è passata velocemente. Pazienza, vorrà dire che avrò più tempo per pensare a cosa gli dirò domani a lavoro. Spero non sia troppo imbarazzante.
Eccoci al secondo capitolo! Cosa succederà con Mark?
Se ti va fammi sapere cosa ne pensi nei commenti!
Vi aspetto nei prossimi capitoli!
❤️
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