viaggio nella mente di Neville longbottom
Hogwarts.
Ore 2 del mattino.
Siamo nell'ultima notte dell'ultimo anno ad Hogwarts.
Lord Voldemort è stato sconfitto ma qualcuno non riesce a dormire.
"Salve, mi chiamo Neville e ho contribuito a salvare il mondo magico. Dovrei essere felice per questo. Non lo sono, non lo sono a pieno. Mi rendo conto di non aver mai avuto la possibilità di sfogarmi, di dire quello che avevo nella testa. Di cosa significa avere i genitori che non ti riconoscono, ma dover essere comunque alla loro altezza perché noi siamo una famiglia delle sacre 28.
Invece io non sono stato buono a niente fino a che non ho compiuto 15 anni.
Non mi prendevo neanche cura del mio rospo Oscar che piuttosto che stare con un idiota come me preferiva scappare.
Sono sempre stato quello dolce che aveva bisogno di una mano.
Mi sono persino fatto fregare la palla che serviva per ricordarmi le cose.
Si chiamava ricordella ed è dovuto intervenire Harry Potter per prenderla. Solo che lui è entrato nella squadra di Quidditch e io sono finito in infermeria con un braccio rotto.
Sono stato io quello preso per le orecchie da due dannatissimi folletti della Cornovaglia.
Io quello torturato nel vedere la Maledizione Cruciatus con cui hanno fatto perdere il cervello ai miei genitori senza riuscire ad accorgermi che chi stava contribuendo a torturarmi era un pazzo.
Ma parliamo un attimo di mia nonna Augusta.
Io non andavo mai bene, non ero all'altezza di suo figlio, ero solo suo nipote scemo.
Alla fine è stata fiera di me, sia chiaro, ma i primi anni non si dimenticano.
Non mi dimentico che durante le vacanze di Natale del mio quinto anno pensava che mi vergognassi dei miei genitori.
Ma io non mi vergognavo per Dio.
Né di loro né della loro sorte.
Non volevo dover dire guardate cosa mi trovo a combattere.
Non volevo fare pena, era una cosa mia e volevo farcela.
Ma la nonna quei tempi non capiva nulla.
"Butta via quella robaccia, Neville!". Già, "butta via quella robaccia" dice lei, peccato che quella robaccia sia l'unico segno con cui mia madre si ricorda di essere mia madre.
Mia nonna crede che incantesimi sia una scelta facile, già perché io dovevo fare quello che diceva lei, io dovevo seguire le ispirazioni di famiglia.
Bellatrix Lestrange è morta.
Ma non l'ho uccisa io dannazione.
Non sono in grado di fare neanche quello.
Certo ho degli amici, li ho salvati, quella notte al Ministero ho combattuto con loro;
ma non è abbastanza rispetto a quello che loro fanno per me.
Sono cresciuto e mi sento forte ora, ma non voglio più essere quello da proteggere.
Voglio fare quello che ho fatto negli ultimi tre anni.
Voglio essere degno di chi mi sta accanto, senza che la gente si aspetti troppo,
perché per il momento ho la testa piena di negatività nonostante la sconfitta di Voldemort.
Perché io non sono stato Neville Longbottom per troppo tempo.
La felicità arriverà, ma per il momento lasciatemi dare pugni al muro,
Ho bisogno d'aria.
Spazio autore:
In realtà il Neville qui dentro sono io.
Sento di avere la testa piena di cose e non mi fanno fare niente di produttivo perché tutti si aspettano molto da me, anche di stupido, che io non posso dare perché mi manca la lucidità mentale.
Quindi mi sono messo qui e ho scritto pensando di essere al posto di Neville.
Ho scritto di getto e ho deciso di farlo prima di cena.
Per liberarmi un po' della merda che c'è nella mia testa.
Grazie a tutti
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