La leggenda di Boscorubino

Si narra che ai confini del mondo esista un bosco dalle foglie rosse come rubini splendenti, un bosco silenzioso, abitato soltanto da una creatura: la dama di Boscorubino.

Il suo nome era Selva ed era la figlia di un re avido, attaccato al potere; tuttavia sua madre non era la regina, ma un'umile contadina di un regno confinante.

Quando il re venne a sapere della sua esistenza, non avendo ancora generato alcun successore al trono con la moglie, con il tradimento che gli gravava sulle spalle andò da una strega supplicandola di lanciare sulla fanciulla una terribile maledizione. 

Gli alberi di Boscorubino avevano la stessa funzione di un muro, una prigione di tronchi e rami aggrovigliati, per tenere Selva segregata nelle sue ombre. Se non avesse trovato un marito, secondo le leggi del regno di Laresia, non avrebbe mai potuto far valere il suo diritto di futura regina. E restando nel bosco non avrebbe potuto incontrare nessuno che si innamorasse di lei. 

Pensando che la prigionia non bastasse, il re volle creare una mostruosa maschera di bronzo e oro da far indossare a Selva. Così se mai qualcuno fosse riuscito a penetrare nel bosco si sarebbe spaventato soltanto a guardarla in volto. 

Selva crebbe da sola, imparando a badare a sé stessa, mangiando i frutti che il bosco le offriva, facendo il bagno nei ruscelli, accendendo un fuoco per scaldarsi e dormendo nelle grotte fra gli alberi.

Quando sentiva nostalgia di casa, si metteva a cantare le canzoni che la madre le aveva insegnato quando era bambina. La sua voce delicata risuonava nel vento, amplificata dalle cupole delle chiome. Cantare era diventata la sua passione.

Fu proprio sentendo quella voce, che un giorno, un viandante si fece coraggio ed entrò nel bosco in cui nessuno voleva andare. Seguì l'eco della melodia, fino a trovare una fanciulla con un mantello rosso, intenta ad accarezzare l'acqua sulla sponda di un ruscello.

Ymir era giovane ma conosceva perfettamente la leggenda di Boscorubino. Sapeva del canto della bestia pronta ad ucciderti se eri così sciocco da ascoltarlo, addentrandoti nel bosco, ma lui era curioso di natura.

«Siete voi dunque il mostro?» chiese, destando Selva dal suo canto.

Lei alzò il volto e gli mostrò la maschera che le ricopriva il volto. 

Ymir non ebbe paura e le si avvicinò. Dopotutto era solo una maschera. 

«Un mostro?» domandò Selva imbarazzata.

Ymir le sfiorò il bordo della maschera con le dita.

Ma Selva si ritrasse. «Cosa fate?».

«Volevo vedere a chi appartiene davvero questa bella voce».

Selva aveva provato più volte a rimuovere la maschera, ma non ci era mai riuscita. Il cuore le martellò nel petto mentre quel giovane provava a sollevarla. 

La maschera venne via e Ymir rimase a bocca aperta davanti ad un volto così bello.

Le accarezzò le labbra con le dita e Selva pianse di gioia toccandosi finalmente di nuovo le guance. 

«Non siete un mostro» si scusò.

Selva gli sorrise. «Solo perché voi avete avuto il coraggio di vedere davvero».

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