Calarsi nella Catarsi

Inizio a comprendere che, nel peggiore dei momenti, conviene vivere il dolore. Viverlo appassionatamente, ma senza lasciare che questo s'impossessi del nostro cuore. Sedurlo con il nostro ascolto, la nostra empatia. E poi manipolarlo per renderlo qualcosa di più bello. Non rimpiazzatelo con fantocci di apparente felicità. Le gratificazioni istantanee non risolvono nulla, provvedono a dilettare in superficie, ma intanto il dolore si costruisce radici più profonde, e come un parassita risucchia il nostro inconscio. Sarà il tempo a curare. La pazienza è la nostra migliore arma. Tenete gli occhi aperti, sorvegliatevi, analizzatevi. Perché sto così male? Qualcosa mi trattiene dal mio cammino. Che cos'è? Posso conoscerlo? Ecco, tu sei la causa dei miei mali. La paura. Il rimorso. L'incertezza. La delusione. Ti devo forse evitare? Odiare e temere più di ogni cosa? No, meglio ottenere gradualmente la tua fiducia, sapere tutto di te, per poi capire ogni tuo segreto, ogni tua fragilità. Il nemico bisogna conoscerlo, prima di combatterlo. Ma senza mai perdere la coscienza. C'è un limite per tutto. Quel limite separa il senno dalla follia. Oltre quello non devo andare, se tuo schiavo non voglio rimanere. A meno che non mi voglia bene. Ma perché odiarmi? I miei fallimenti, le mie insicurezze, le etichette che mi attribuiscono, che mi attribuisco, queste cose non mi definiscono. Trascuriamo spesso il nostro valore. In questo singolo istante moltissime cose del nostro corpo funzionano regolarmente, e senza che ce ne accorgiamo. Siamo così complessi, che se una parte del nostro corpo cede, tutte le altre cercano di venirle in soccorso. Le nostre cellule lavorano instancabili, ma come ogni cosa hanno un'energia limitata. È come se dentro di noi ci fossero miliardi di viventi che si impegnano per agevolare il viaggio che è la nostra vita, ogni giorno. Se fanno tutto questo è perché meritiamo di vivere. Perché rinunciare? Perché non riconoscere la possibilità di possedere preziose attitudini? Ognuno ne ha, e non devono essere quelle tradizionali. Bisogna scavare, scavare, perché ogni mente è una miniera. Perdersi, per poi ritrovare la strada. Non importa quando, l'importante è volersi bene. Avere fiducia che tutto questo giungerà a una fine. Forse quando meno ce lo aspettiamo. Ma se non ci aiutiamo per primi, chi altro ci potrà salvare? Bisogna vivere la sofferenza, riconoscere la sua esistenza. Valorizzarla, perché ogni esperienza, bella o brutta che sia, ha il suo ruolo nel puzzle della vita. Bisogna trovare i giusti pezzi. Bisogna sfruttarla per creare, per costruire. Perché credimi, c'è sempre una via alternativa. È dalle crepe che filtrano i raggi, che spuntano i fiori.

In te risiede il bene e il male. Sei il tuo più grande ostacolo e il tuo più grande alleato. Amati e verrai ricompensato


22 settembre 2019

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