CAP.5: 🍋COMANDANTE KIRAMMAN🍋

⚠️ ATTENZIONE ⚠️: 🍋LEMON🍋

Sei mesi dopo l'attacco di Jinx.

??? POV:

Pioveva. E le gocce d'acqua mi finivano sul viso mischiandosi con le lacrime che mi uscivano dagli occhi gonfi.
Stavo guardando la ragazza di fronte a me senza riuscire a contenere l'immenso dolore che quel discorso mi stava procurando al cuore e alla mia anima.

<< MA COSA VUOL DIRE!? TI PREGO DIMMI CHE STAI SCHERZANDO!? TI PREGO. DIMMI CHE QUESTO È SOLTANTO UN ALTRO DEI TUOI ATTACHI D'ANSIA!! NON PUOI VOLERE DAVVERO... L-LASCIARMI!?>>

<<Mi dispiace, ma non posso continuare a guardarti negli occhi senza ripensare a quello che è successo... al dolore che ti ho fatto provare.>

<<NON È COLPA TUA! QUELLO CHE È SUCCESSO QUELLA NOTTE NON È COLPA TUA, IO LO SO GIÀ!!
NON TI INCOLPO DI NULLA, MA PERFAVORE N-NON MI L-LASCIARE! TI PREGO!
IO TI AMO VIOLET!>>

Lei non si voltò nemmeno a guardami, ma si fermò comunque per rispondermi.

<< Cupcake fatti un favore, dimenticati di me. Dimenticati di tutto quello che c'è stato tra di noi e continua la tua vita... senza di me.
Cosi sarai più al sicuro e potrai ritrovare un po' di pace.>>

La raggiunsi e l'abbracciai da dietro, senza mai interrompere il pianto che faceva trasparire benissimo tutta la mia disperazione.

<<VIOLET!! SE MI AMI DAVVERO, TI PROIBISCO DI LASCIARMI!!!>>

Lei si voltò di scatto e mi baciò appassionatamente, così forte da trasmettere tutta la disperazione che quella povera ragazza di appena quindici anni aveva vissuto in così poco tempo di vita.
Quando ci staccamo intravidi i suoi occhi lucidi guardarmi trasmettendo tutto il dolore che portava nel cuore e li capii... capii a malincuore che non c'era più nulla a cui potessi aggrapparmi per farle cambiare decisione.

<<Stupida è proprio perchè ti amo che devo dirti addio.>>

Si staccò dall'abbraccio e fece un passo indietro. Mentre gli occhi le iniziavano a diventare lucidi, dal conflitto interno che in quel momento stava vivendo.

<<Snif... Addio Caitlyn.>>

<<No no NOOOO! TI PREGO VIOLEEEEET! Non... lasciarmi... ti supplico.>>

Lei non si fermò si voltò e inizio ad incamminarsi.
La guardai allontanarsi rimanendo in ginocchio sotto la pioggia mentre piangevo lacrime amare. Dopo poco fu abbastanza lontana da sparire alla mia vista.
Lasciandomi sola nel mio dolore.

[8 ANNI DOPO].

VI POV:

Quella maledetta notte di otto anni fa fu l'ultima volta che vidi Caitlyn Kiramman per evitare che potesse scrivermi feci cambiare il mio numero di telefono e ignorai le lettere che mi mandò per qualche periodo, prima di smettere.
Qualche tempo dopo quella fatidica notte scoprii che lei e il padre erano partiti per l'Inghilterra, portando la madre in un ospedale che proponeva delle cure innovative per la rigenerazione celebrale.
Nel frattempo io non facevo altro che provare rabbia e odio per quella stramaledettissima concatenazione di eventi che aveva portato alla completa rovina la mia esistenza.
Ero profondamente disgustata da me stessa e da quello che era successo, disgustata da quello che Powder aveva fatto e disgustata dal fatto di ritrovarmi... ad odiarla.
Infatti in quella fatidica notte in cui Powder abbraccio il suo nuovo lato oscuro diventando Jinx aveva ridotto in uno stato di coma la madre di Caitlyn e ucciso diversi innocenti. Vite spezzate come danni collaterali, solo perchè al posto sbagliato al momento sbagliato.
Con quelle cose in testa decisi che avrei fermato Jinx a qualunque costo.
Scoprii presto il segreto di Bruce, o meglio Batman, lo costrinsi a rendermi in grado di fermare mia sorella e chiunque la stesse aiutando oltre che fermare il contrabbando di Shimmer.
Anche se inizialmente Bruce si rifiutò e cercò di dissuadermi, dopo un po', decise che era meglio rendermi preparata per quello che volevo fare e che avrei fatto a prescindere dal suo aiuto o meno, così mi allenò personalmente con l'aiuto di Dick (o Nightwing) e in pochi anni divenenni pronta per affrontare il peso della strada che avevo scelto e intrapreso.
Anche se Jinx sembrò essere scomparsa senza lasciare alcuna traccia facendomi sprofondare in una spirale negativa sempre più profonda che mi trascinava con essa verso il basso.
Avevo bisogno di concentrarmi su rabbia e odio per compiere la mia missione, ma i ricordi mi bloccavano.
Nemmeno le dolci scoperte dell'alcol e del sesso riuscivano a farmi dimenticare il dolore di quegli ultimi attimi passati con Cait.
Neppure col passare inesorabile del tempo la ferita che avevo nel cuore smise mai di bruciare e quasi come una maledizione si tramutò in incubi che mi perseguitavano ogni singola notte, tenendo vivo il rimorso.
Sembrava come se volessero ricordarmi l'enorme errore che avessi fatto e tutto il dolore che ne era scaturito.

[...]

Mi svegliai di colpo, sudando freddo e tirandomi su dal letto ansimando pesantemente.
Avevo fatto per l'ennesima volta l'incubo che mi tormentava tutte le notti di ogni singolo giorno da OTTO FOTTUTI ANNI.
Dopo un po' che mi fui calmata prendendo un paio di respiri profondi, cercai il mio telefono che era su un comodino, dalla mia parte del letto, per leggere l'ora e notai che erano le cinque del pomeriggio.

<<CAZZO! È TARDISSIMO!>>

Finalmemte mi decisi a guardarmi in torno notando che ero nuda in un letto, di una stanza, che chiaramente non era la mia.
Affianco a me c'era una bellissima donna, anch'essa nuda, di cui non sapevo nemmeno il nome, ma i ricordi della precedente notte di fuoco iniziarono a ritornarmi in fretta, vividi come una luce nell'oscurità più completa.
Ieri sera ero andata a fare serata da qualche parte, in qualche locale e mi ero ubriacata da far schifo.
Ero ubriaca tanto malamente che ero rimasta K.O. sul bancone del bar fino all'orario di chiusura.
La barista, una donna davvero sexy, si preoccupò per me a tal punto fino a proporsi di accompagnarmi fuori, sostenendo tutto il peso del mio corpo macilento.
Era uno schianto alta, formosa con una forma a "S" perfetta come piace a me. Aveva anche dei capelli di un blu scuro e degli splendidi occhi d'un blu oceano fantastico.
Da lì ho un vuoto di memoria su come siamo finite, in quello che credo dovrebbe essere il suo appartamento, a fare sesso sfrenato.
Però non ho dubbi sul fatto che non aspettamo di arrivare sul suo letto prima di scoparci come bestie selvagge.
Per tutto il tragitto dalla porta di ingresso al letto, ci eravamo mangiate voracemente la faccia a vicenda e tolte, o meglio praticamnete strappate, tutti i vestiti di dosso.
Raggiungemmo il letto e concludemmo diverse volte tra maestose urla piene di goduria e baci appassionati mentre facevamo le peggio peripezie ai nostri corpi bollenti e a nostri centri avidi di attenzioni, portandoci al limite fino a farci crollare, entrambe esauste dopo una notte intera passata ad assaporarci a vicenda.
Dopo essere ritornata al presente, decisi che era giunto il momento di levare le tende.
Mi alzai placidamente dal letto e raccolsi i miei vestiti che ritrovavo, seguendo a ritroso la scia lasciata la sera precedente.
Uscii dall'appartamento, trovai con poca difficoltà le chiavi di riserva nascoste sotto il portaombrelli e chiusi la porta, prima di rimetterle al loro posto.
Camminai fino al locale e raggiunsi il parcheggio adiacente dove avevo lasciato la mia moto ad attendermi dalla sera prima.
Dopo essermi messa il casco e i guanti, saltai in sella e guidai la moto fino a casa.
WAYNE MANOR.
Parcheggiai la mia moto nel garage e mi affrettai a rientrare in casa pronta a dirigermi verso camera mia desiderosa di farmi una doccia per sciacquare via l'odore d'alcol e la sbornia della serata precedente.

<<Bentornata Sfasciatrice, passata bene la serata!?>>

<<Lo dovresti già sapere, visto che mi hai seguito. Non è forse così Grayson.>>

<<Beccato! Caspita se sei diventata brava a percepire quando vieni pedinanata, paura di essere colta con le mani nella marmellata!?>>

<<AH AH AH! Ho la coscienza a posto e comunque ne abbiamo già parlato, non mi serve un babysitter!>>

<<Infatti credo proprio che la Barman non avesse in mente quello, visto a che ora sei tornata.
Ancora una corvina per la cronaca... non riesci proprio a farne a meno vero.>>

<< AH AH geloso che rimorchio più io di te!? Comunque non ho bisogno di nessun consiglio sulla mia vita sessuale, tanto meno da uno che si chiama Dick.>>

<<Ah Ah. Come se non mi avessi fatto questa battuta mille mila volte ormai.
Seriamente Vi, lo sai che per me sei come una sorella minore, però non posso più vederti soffrire così!? Ci stai male nello stesso identico modo di otto anni fa, cambia solo che da quando hai scoperto il sesso hai cambiato l'anelgesico per il dolore.>>

<<Dick! Anch'io ti voglio bene come fossi mio fratello, ma ne abbiamo già parlato ho fatto quello che ho fatto per proteggerla da cosa è stata quella dannatissima notte e dalla strada che ho deciso di imboccare.>>

<<UFF. Sei davvero diventata la copia di Bruce al femminile. Solo che ancor più insorportabile!>>

La voce di Alfred ci interruppe prima che potessimo continuare lo scambio di battute.

<< Temo proprio che a questo punto sia diventato proprio un vizio di Padron Bruce plagiare gli altri abitanti di questa casa a sua immagine e somiglianza.
Lei pure Signorino Grayson non ne è immune, anche lei ha preso alcuni degli atteggiamenti di Padron Bruce.
Adesso per favore Signorina Evergreen, vadi pure nelle sue camere a farsi una doccia rinfrescante mentre le finiscono di preparare il brunch, visto che dopo la serata movimentata che avrà sicuramente avuto ieri sera, come da suo solito, ovviamente non avrà fatto nemmeno la colazione.>>

<<Grazie Alfred.>>

Mi affrettai a raggiungere camera mia, una volta entrata gettai a terra tutti i miei vestiti ed entrai in doccia.
L'acqua fredda che mi colava sul corpo mi diede quello che mi serviva per risvegliare il mio corpo intorpidito.
Chiusi gli occhi e rimasi sotto l'acqua per un po' per far scivolare via la sbornia, ma subito iniziarono a tornarmi alla mente le immagini di quella maledettisima notte e soprattutto l'immagine del viso devastato dalle lacrime di Caitlyn.
Mi diedi un doppio schiaffo ai lati della faccia, per uscire da quel ricordo straziante e decidermi di spegnere l'acqua e andare a mettere qualcosa sotto i denti.
Una volta tornata in camera mia presi al volo un paio di boxer e un top e li indossai insieme a un paio di pantaloni della tuta e una canotta.
Raggiunsi la sala da pranzo e mi misi a mangiare voracemente il ben di dio che avevo di fronte, una volta finito il mio brunch mi diressi in biblioteca, la biblioteca privata degli Wayne era enorme e variegata, anche nelle scelte della decorazione che consisteva in un angolo da lettura ricercato con tanto di pianoforte, quest'ultimo celava un segreto ben custodito.
Suonai la combinazione musicale e una parte degli scaffali dietro si aprì, rivelando un passaggio segreto che conduceva niente meno che alla Batcaverna.
Segui il tunnel fino all'ascensore che portava nelle viscere di una grotta sopra al quale sorgeva Wayne Manor e una volta arrivata notai che oltre a me anche Dick era andato a trovare Bruce.

<<Ehi Boss! Novità sul caso!?>>

Bruce non si girò nemmeno a guardami tanto era preso a guardare i file che apparivano alla console dei computer.

<< Buongiorno anche a te Violet. Hai fatto ancora una volta tardi ieri sera, vero!?>>

<< Sei il migliore detective al mondo. Perchè non provi a dirmelo tu!?>>

<<Violet. Lo sai che non puoi continuare così per sempre, vero!? Devi decidere cosa fare a riguardo.>>

<<Bruce per favore, ci ha già pensato Dick, non ti ci mettere anche tu! Ho fatto quello che ho fatto sapendo a cosa andavo incontro e cosa ne sarebbe significato.
Non potevo più rischiare di poterla mettere in pericolo o farla soffrire, a maggior ragione dopo che sono diventata parte di questa cosa.>>

Dissi l'ultima parte indicando la Batcaverna.
Dick si intromise ancora nel discorso.

<<Violet non mi sembra affatto che tu stia reggendo bene la situazione. È come se ti stessi strappando via da sola l'anima, un pezzo per volta.>>

<<BASTA! NON MI SERVE UNO STRIZZACERVELLI! MI SERVE TROVARE E CATTURARE JINX. NON TOLLERERÒ OLTRE DISCORSI SU CAITLYN E LA VIA VITA SENTIMENTALE!>>

Entrambi scioccati dalla mia uscita sembrarono rinunciare al discorso che fin troppe volte hanno tentato di iniziare.
Bruce tutta via fu veloce a riprendersi ed iniziò ad aggiornarci sulle ultime piste e novità riguardanti Jinx, Silco e il Mercato di meta-umani e dello Shimmer.

<<Grazie al nostro aiuto Gordon è riuscito a rintracciare e bloccare le basi di produzione e spaccio dello Shimmer a Gotham.
Su Silco non c'è ancora altro che le foto di lui che abbiamo recuperato, monitorando gli spostamenti di Sevika tramite satellite.
Sono riuscito a cogliere immagini di diversi personaggi, spiando il punto di ritrovo di quello che ho scoperto essere un meeting segreto delle figure più importanti dell'organizzazione anarchica del Patronato.
Ho scoperto che queste figure di spicco sono quelle che gestiscono per Silco le varie basi dell'organizzazione si fanno chiamare Baroni-Chimici, probabilmente per il fatto che hanno come compito principale quello di gestire lo Shimmer e le risorse ad esso collegato.
Jinx è attualmente ancora irrintraccaibile.
Sembra quasi che abbai deciso di sparire, ma ho il sospetto che stia aspettando qualcosa da parte tua prima di ritornare in azione.>>

<< Sono Otto anni che non si fa viva. Non promette bene.>>

Disse Dick pensieroso, mentre io continuavo a fumare dalla rabbia di essere ferma sul quel fronte da più tempo di quanto potessi e volessi sopportare.
Prima che potessi rispondere, Bruce riprese a parlare.

<< Gordon mi aveva chiesto di comunicargli tutti gli aggiornamenti sul caso, ma aveva anche colto la palla al balzo per aggiornarmi su alcuni fatti preoccupanti.
Ovvero ondate di omicidi di uomini legati a organizzazioni criminali o cittadini comuni, in situazioni di violenza, che hanno iniziato a verificarsi frequentemente nei bassifondi di Gotham city.
Dovremmo analizzare anche questa serie di casi analoghi, di cui sospetto ci sia un collegamento di qualche tipo.
Nel frattempo trattiamoli, data la mancanza di prove come casi separati, fino a quando non riusciremmo a collegarli.>>

<< Vi ricordo anche che stasera, alle otto (quindi tra due ore) avete un galà indetto dalla sindaca Medarda, per il memoriale dell'attacco al municipio di otto anni fa, a cui attendere.>>

Ancora non capivo come diamine faceva. Come cavolo faceva Alfred a sorprenderci ogni singola volta.
Eravamo la fottutta Batfamily, quel trucco era il nostro pane quotidiano.
Eppure Alfred ci fregava sempre, come a voler ricordarci che lui era quello che ci aveva cresciuto, per alcuni da quando usavano ancora il beberon.

<< Non preoccuparti Alfred ci andremo.
Questo è un impegno dovuto al quale è d'obbligo presentarsi.
In più sembra che il sindaco abbia un annuncio importante da fare.>>

Rispose Bruce imperterrito.
La mia voglia di andare a i gala di alta società, comicamente, non è mai stata alta, visto il contrasto con le mie umili origini, ma questa volta praticamente mi autocostrinsi ad andarci, anche se controvoglia per i ricordi che mi ributtava indietro.
La verità è che mi sentivo e mi sento tutt'ora in debito, con le vittime di quella notte, in debito per le vite rovinate dei loro familiari e infine in debito con i Kiramman per aver rovinato la loro vita.
Ricacciai indietro ancora una volta i ricordi e seguii gli altri fuori dalla Batcaverna.
Era ancora presto, visto che mancavano ancora due ore al Gala.
Feci passare il tempo facendo prima un allenamento leggero e poi una doccia calda per rilassarmi e sciacquare via il sudore sulla pelle.
Ero ancora una volta talmente immersa nei pensieri che non risposi al bussare, sulla porta del bagno, la prima volta.
Quando ribussarono con più urgenza alla porta finalmente mi roscossi.

<< Chi è!?>>

<< Signorina Eveergreen, le comunico che tra quaranta minuti dobbiamo trovarci in municipio per partecipare all'evento.
Le ho lasciato l'abbigliamento che desiderava già preparato sul letto.>>

<<Grazie Alfred. Sarò pronta tra qualche minuto.>>

Spensi l'acqua corrente e uscii dalla doccia.
Avvolsi il mio corpo in un accappatoio e mi sfregai velocemente i capelli con un asciugamano, una volta asciutta tornai in camera mia.
Frugai nel cassetto del intimo e indossai al volo un paio di boxer e un un reggiseno sportivo, sopra al quale misi il vestito da sera.
Io non era una tipa da abiti femminili, mi ci sentivo scomoda e non pronta in caso di necessità e di conseguenza più vulnerabile.
In conclusione, personalmente preferivo non indossare un vestito classico da signorina, preferivo di gran lunga vestiti da uomo, rendendomi (volgarmente parlando) una maschiaccia.
L'abito che avevo scelto era un completo rosso, quasi della stessa tonalità dei miei capelli, che prevedeva un pantalone, una giacca e un gillet rossi.
Sotto al gillet una camicia bianca con una cravatta nera.


Mi guardai un attimo allo specchio, anche se l'abito era stato pensato per il corpo di un uomo si adattava bene anche al mio, senza nascondere completamente le miei caratteristiche femminili.
Infatti la forma del mio seno non era completamente sparita sotto la camicia che cingeva dolcemente anche le forme della mia vita lasciando trasparire la natura femminile del mio corpo.
Dopo che mi fui convinta si essere comlpetamente a posto uscii dalla mia camera e mi diressi al parco macchine dove gli altri mi stavano già aspettando.

<<ALLA BUON'ORA SFASCIATRICE CE NE HAI MESSO DI TEMPO. COS'È ERI TALMENTE TANTO CONCENTRATA AD AMMIRARTI DA SCORDARTI CHE DOBBIAMO ESSERE IN MUNICIPIO TRA DIECI MINUTI!?>>

<<Dick ti giuro, se non ti amassi come un fratello a quest'ora ti avrei già preso a pugni da un pezzo, innumerevoli volte.>>

<<Pure io se è per questo.>>

Ci mettemmo a ridere come due idioti finché Alfred non ci impose di salire in limousine per iniziare a partire per il municipio.
Per il resto del viaggio regnò il silenzio, nessuno disse una parola, ma non era un silenzio carico di tensione bensì uno di quelli perfetti per restare in armonia e riflettere tra noi.
Quando la macchina si fermò e iniziai a sentire il rumore dei paparazzi fuori dal veicolo capii che eravamo arrivati a destinazione.
Alfred aprì la portiera e mi porse una mano per aiutarmi ad uscire dalla macchina, mentre Dick e Bruce uscivano dopo di me in autonomia.
I paparazzi ci riconobbero subito e iniziarono a bombardarci di flash e domande.

<<Sigor Wayne, una dichiarazione per il Gotham News!?>>

<<Signor Wayne, una dichiarazione per il Daily Planet!?>>

<<Che ne dite di una posa di famiglia?>>

<<TSK. Lo sapevo che mi sarei pentita di venire.>>

Captai più o meno decine di richieste similari a quelle precedenti e le ignorai completamente dirigendomi verso l'entrata.
Lasciai indietro Bruce e Dick, che mi seguirono poco dopo.
Una volta entrata nella sala di ricevimento all'interno del municipio riconobbi subito alcune delle facce più importanti di Gotham city.
La sindaca Medarda, il procuratore Dent, il commissario Gordon e altri funzionari politici e giuridici.

[...]

La mia pazienza si stava assottigliando molto velocemenete
Avevo passato UN'ORA intera ad annoiarmi in mezzo a quella gente frivola e noiosa, trovando gioia solo in sporadici balli con delle graziose dame e con l'onnipresente alcol.
Infatti stavo per buttarmi verso l'ennesimo cameriere con un vassoio pieno di calici ricolmi d'alcol, quando improvvisamente qualcosa di inaspettato catturò la mia attenzione.
In mezzo a una marea di teste notai con la coda dell'occhio un bagliore blu, attirare la mia attenzione, mi voltai di scatto verso quella direzione e mi ritrovai a guardare una dama dalla lunga chioma di capelli, di un blu corvino, che gli cadeva all'indietro fino a metà della splendida schiena, lasciata nuda per il taglio del vestito da sera che stava indossando.

Quel abito era dello stesso blu dei suoi capelli e... DIO... le si avvolgeva sul corpo accentuando tutte le sue benedettisme forme sinuose in un modo impeccabile. Continuai a fissarla mentre era di spalle intenta a parlare con un uomo, più o meno dell'eta di Dick.
A un certo punto lui guardo nella mia direzione con uno sguardo divertito, prima di salutarla per andare verso la sindaca Medarda e io rimasi li ferma a fissare quella splendida figura così sensuale.
Rimasi talmente imbabbolata a fissarla per un tempo che mi parve infinito, come se la avessi voluta mangiare con lo sguardo.
Questo mio fissare issistentemente sembrò aver finalmente attirato la sua attenzione, infatti notai che le spalle le si irrigidirono un'attimo come se avesse avvertito il mio sguardo che la squadrava da lontano.
Lentamente iniziò a girarsi per voltarsi nella mia direzione, avvertii uno strano senso di disagio misto a euforia e... nostalgia formarsi nel mio stomaco.
Non ne sapevo il motivo ma sapevo che dovevo assolutamente vedere quel viso, ma quando stava per girarsi una folla di persone oscurò la vista di quella divina figura.
Sparai qualche maledizione sotto i denti e aspettai che la folla si diradasse per poter riprendere quel tanto agognato contatto visivo, ma quando si libero di nuovo la linea visiva scoprii che la dama era sparita e al suo posto era rimasto un vuoto amaro.
Sembrava che nessuno avesse ancora osato cercare di colmare quel posto, come per rispetto della figura angelica che fino a poco prima l'occucapava.
Sospirai mentre gli angoli della mia bocca si sollevavano in un timido sorriso.

<< Forse non è stata una così brutta idea venire a questo galà.>>

<< Ah si e come mai? Hai forse visto qualcosa che attirava la tua attenzione?>>

Tirai una gomitata allo stomaco di Dick che mi aveva appena parlato sottovoce all'orecchio.

<<OUCH!?>>

<< Dio, se sei odioso! Non riesci proprio a farti i cavoli tuoi!?>>

<< Ammetto che non è nel mio stile, però credo che ormai sia una cosa di famiglia.>>

<< Forse hai ragione. Però resti comunque odioso! Ahahah>>

Mi tirò un pugnetto sulla spalla, fingendosi offeso e ripresimo a ridere ancora una volta.

<< Comunque ho notato anch'io quella bella donna di prima, ma sopratutto non mi è sfuggito lo sguardo che gli hai rifilato tu.
La stavi spogliando con gli occhi!>>

Stranamente di solito quando faceva queste affermazioni mi sentivo un fastidio strano, come di disagio, ma stavolta ne fui stranamente felice tanto da soprendermi a sorriderne felicemente.
A giudicare dalla sua faccia pure lui non se lo aspettava, stava per iniziare a darmi una delle sue frecciatine quando la sindaca Medarda richiamò l'attenzione di tutti i presenti.

<< Gentili Signori e Signore è un piacere avervi tutti riuniti qui stasera.
Spero vivamente che la serata fino ad ora sia stata apprezzata e mi auguro che continui ad esserlo anche dopo, ma adesso mi tocca l'oneroso obbligo di interrompere le danze perchè purtroppo mi serve rubarvi un pochino del vostro tempo per un paio di annunci importanti per il futuro della nostra città.
Come ben sapete otto anni fa, in questa stessa sera, avenne un attacco a questo municipio in cui dodici vite svanirono.
Quella notte delle madri dei padri e dei figli non tornarono dai loro familiari, i loro nomi sono incisi su le targhette attaccate su questo pezzo di muro rimasto impiedi nonostante gli orrori di quella notte.
Come tutti voi ben saprete io ero lì a vivere dal vivo quel incubo, insieme a i miei colleghi e alla mia mentore e amica Kassandra Kiramman, mi ricordo perfettamente il suo sorriso e la sua compostezza e l'affetto severo ma corretto che emanava su tutti noi che lavoravamo a stretto contatto con lei.
Purtroppo, quella fu l'ultima volta che la vidi sorridere.
Quella dannata notte di otto anni fa è stata ferita dall'esplosione ed è rimasta in coma da allora, prima che potesse mettersi in gioco per il futuro di Gotham.
Tempo dopo quando quattro anni fa sono stata eletta per la prima, volta avevo capito fin da subito di avere un debito nei suoi confronti che mi imponeva di proseguire le sue idee per la Gotham del futuro.
Ora sono qui, grazie anche a lei ed è per questo che adesso sono qui a comunicarvi le decisioni che sono stata prese dalla mia amministrazione, in suo onore per rimediare alle mancanze, che hanno portato a tali orrende circostanze.
Affinché non possano più verificarsi avvenimenti simili a quelli di quella notte.
Abbiamo preso decisioni su due campi distinti, PREVENZIONE e EMERGENZA.
Per il primo campo abbiamo varato l'introduzione di leggi più severe sulla regolamentazione delle armi e sul censimento degli individui meta-umani, ovviamente senza prevaricare la privacy dei cittadini di Gotham.
Abbiamo previsto inoltre di potenziere le strutture penitenziarie e le strutture riabilitative.
Per il secondo campo, quello a qui tutti ci auguriamo di non arrivare mai, abbiamo pianificato l'instauramento di una nuova Task Force di pronto intervento in caso d'emergenze legate a situazioni estreme o di stampo meta-umano.
Questa nuova unità sarà autosufficiente dalla GCPD e avrà una figura differente a capo della squadra.
Guiderà questa nuova unità speciale una persona estremamente motivata e qualificata.
Un'amica. Quasi una sorella.
Anche lei ha sofferto otti anni fa per la tragica sorte di sua madre.>>

Ebbi un tonfo al cuore iniziando a collegare tutti puntini del discorso della Sindaca e alla vista della dama di prima che si preparava a salire sul palco il mio sospetto sembrò confermarsi sempre di più.
Quando la dama raggiunse la spalla destra della sindaca girandosi col viso rivolto alla folla mi si formò istantaneamente un nodo alla gola appena riconobbi quello splendido viso.

<<Signori e signori, diamo un caloroso applauso di bentornata a... CAITLYN KIRAMMAN!>>

Un boato di applausi eruppe dalla folla mentre una lacrima mi scendeva dal viso.

<<CAZZO?!>>

Per la maggior parte dei presenti la mia affermazione rimase largamente nascosta dal suono degli applausi, mentre fu sentita solo da alcune persone nelle dirette vicinanze e da Dick.
Pure lui, come me sembrava sconcertato dalla sconvolgente e completamente inaspettata festa di bentornata alla nuova Matriarca del casato Kiramman.
Rimasi persa in uno stato, quasi mistico, di confusione incapace di non distogliere i miei occhi.
Continuai a guardarla e... CAZZO.
Caitlyn era bella come me la ricordavo, anzi era ancora più bella.
I lineamenti del viso della ragazzina di un tempo si erano trasformati in quelli aggraziati di una giovane donna e il sorriso pareva quello di una figura angelica dipinta nei quadri del rinascimento.
Improvvisamente ebbi un tonfo al cuore, non potevo ripensare a quanto io l'amassi.
Otto anni fa avevo deciso di lasciarla per intraprendere la via del vigilantes, per tenerla al sicuro dal dolore, da Jinx, da noi, da... me!
Adesso non potevo tornare indietro, cercai di ridarmi un contegno e mi asciugai gli occhi lucidi, bagnati dalle lacrime che mi accorsi in quel momento di stare versando.

<<Ehi tutto a posto Violet?>>

<<Si... Adesso si che rimpiango di essere venuta a questo galà.>>

Lui non aggiunse altro, ma mi strinse a se in un abbraccio da orso Yoghi.
Solitamente lo avrei spinto via infastidita, ma in quel momento avevo bisogno di calmarmi un attimo perciò rimasi tra le sue braccia fino a quando la sindaca non chiese il silenzio.
Quando finalmente gli applausi calarono Caitlyn prese la parola.

<<Buona sera a tutti signori e signore sono felice di essere di nuovo qui, a Gotham, a casa, dopo quasi otto anni di assenza, come ha detto la sindaca ho accettato l'incarico di Comandante della nuova squadra e l'ho fatto perchè sono estremamente motivata a impedire che qualcosa del genere possa ripetersi ancora o almeno questo è il motivo ufficiale per cui faccio tutto questo, ma la verità è che ho un debito in sospeso con l'aggressore di quella notte e tanti rimpianti a qui porre rimedio e non mi fermerò davanti a niente per portare davanti alla giustizia... Jinx è tutti quelli come lei.
Questa è la promessa che mi sono fatta e che mi ha motivata ad andare avanti e a sopportare il mio addestramento negli anni che sono stata via!>>

La osservai e vidi che, nonostante lo nascondesse bene agli occhi altrui, Caitlyn non poteva nascondermi cosa celava nel profondo del suo animo.
Infatti nonostante la rabbia negli occhi e la sicurezza che ostentava, percepii che nel profondo era ricolma di dolore e che fosse quella la vera ragione che la spingeva ad andare avanti e in questo ci vidi... Uguali!?
La fissai troppo a lungo tanto da perdermi nei suoi occhi così da non accorgermi che ora anche lei si era finalmente accorta di me, per un momento il mondo intorno a noi sembrò sparire, esistevano solo io e lei.
Ci guardammo a vicenda per quella che parve una eternità e fui certa senza alcuna ombra di dubbio che anche lei mi avesse riconosciuto.
Ancora una volta fui probabilmente l'unica a notare la scintilla di dolore brillarle negli occhi quando i nostri sguardi si incrociarono, prima che lei distogliesse lo sguardo per ringraziare la sindaca e scendere dal palco.

<<Signori e Signore vi auguro un buon continuamento di serata.>>

Disse la sindaca staccandomi dal filone di pensieri che si stava attanagliando nella mia testa.
Presi al volo due calici d'alcol da un cameriere di passaggio li vicino e li buttai giù tutto d'un sorso insieme.
Sentivo il calore entrarmi dalla gola e diradarsi in tutto il corpo, ma non riuscivo a sentire i pensieri spegnersi.
Sentivo tutte le mie convizioni vacillare.
Mi era bastato rivederla una volta dopo otto anni di astinenza, per mandare a puttane tutti quei muri che mi ero creata attorno.
Presi altri due calici da un altro cameriere di passaggio.
Sentivo che stavo avendo un altro dei miei soliti attacchi d'ansia, solo che questa volta più pesante del solito.

<<Dannazione!>>

Dick che mi stava a fianco vide cosa mi stava succedendo e iniziò giustamente a preoccuparsi per la mia salute mentale.
Cercando di allontanarmi dall'ennesimo cameriere di passaggio.
Io lo guardai con uno sguardo di una che pregava di essere lasciata in pace, ma allo stesso tempo che voleva essere aiutata e portata via dai suoi problemi.

<<Violet è proprio il caso che torniamo a casa, non mi sembra il caso di lasciarti qui ad ubriacarti fino allo svenimento.>>

Per una volta nella vita, decisi di ascoltarlo senza protestare.
Mentre uscivamo dal municipio trovammo Bruce intento in una conversazione con la Signorina Kyle e decidemmo, di lasciargli il suo momento di pace e andare alla limousine, dove Alfred ci attendeva.
Quando I suoi occhi si incrociarono con i miei intuì che stavo avendo un altro dei miei attacchi d'ansia ed entrò in macchina per portarci a casa.

[UN MESE PRIMA].

⚠️🍋🍋🍋⚠️

INGHILTERRA. ORA LOCALE: 2:00 AM.

CAITLYN POV:

Mi svegliai di colpo tutta sudata, nonostante il vestito da notte leggero in seta, avevo il corpo completamente ricoperto di sudore.
Erano le due di notte, ma decisi lo stesso di alzarmi dal letto per andare a darmi una rinfrescata.
Mentre camminavo verso il bagno per darminuna rinfrescata, mi tolsi il completo da notte e l'intimo rimanendo completamente nuda.
Raggiunsi il bagno con l'obbiettivo di farmi una doccia per lavare via il sudore e la sensazione sgradevole dei ricordi di quel stramaledetto incubo che facevo OGNI SINGOLA NOTTE negli ultimi OTTO ANNI.
Scossi ferocemente la testa al ricordo di quella orribile serata e entrai in doccia sotto l'acqua calda, ma nonostante tutto, continuavo a tornare lì con la testa nonostante tutto il dolore che mi provocava a ripensarci. Era snervante che, nonostante tutti gli anni che erano passati, la ferita nel profondo del mio animo facesse ancora così dolorosamente male.
Odiavo quella sensazione di vulnerabilità e vuoto nel mio cuore e sopratutto odiavo l'idea di non aver combattuto a sufficienza per fargli cambiare decisione.
Vi. Quella maledetta: stupida, imbecille, cocciuta, testarda, ... Sexy.
Mi sorpresi a mordermi il labbro inferiore mentre i miei ricordi ricreavano la figura di Vi.
Indipendentemente da tutto il tempo trascorso da quella separazione dolorosa ancora non riuscivo a passare oltre e superare i miei sentimenti per lei, facendola rimanere una costante presenza fantasma nella mia vita.
Il mio corpo reagì a i miei ricordi di Vi e iziai a sentire uno strano calore nel mio basso ventre. Sospirando passai le dite sulla mia intimità facendomi scappare un gemito.

<<Guarda quanto sei già fradicia per me Pasticcino!>>

Immaginai una Vi cresciuta che mi raggiungeva in doccia.
Entrambe nude, entrambe fradicie, il suo petto contro la mia schiena e le sue mani in mezzo alle mie gambe divaricate mentre mi apriva spingendo due dita avanti e indietro dentro di me con foga e passione.
Dopo un po', senza mai smettere di spingermi dentro, mi girò facendo poggiare la mia schiena nuda contro la parte bagnata della doccia, fave domi scappare un gemito di sorpresa.
Mi prese il mento e mi baciò sulle labbra, in un bacio profondo, prima di iniziare a scendere lasciando una scia di baci fino a raggiungere la mia intimità.
La bacio e prese delicatamnte tra le sue labbra il mio Clitoride rigonfio.
Mentre mi immaginavo Vi farmi quelle cose, nella realtà erano le miei mani (tristemente) a fare il lavoro certosino che sognavo mi facesse lei.
Però il piacere che provavo in quel momento era vero, vero come l'acqua che scivolava adosso al mio corpo nudo, come erano veri i sentimenti che ancira provavo per Vi.
Ero con la bocca spalancata intenta a rilasciare gemiti di puro piacere, con gli occhi all'indietro, ma incapace di arrivare al culmine del mio piacere.
Per aiutarmi a finire mi immaginai quegli splendidi specchi lucidi di ghiaccio che erano gli occhi di Vi e le sue battutine sporche cariche di sarcasmo e amore.

<<Cupcake sei davvero la cosa più dolce che abbia mai assaggiato.>>

Gemetti senza trattenere il tono della mia voce iniziando a sentire la sensazione familiare dell'orgasmo iniziare a crearsi nel mio stomaco.
Ero praticamente sull'orlo del baratro e la spinta finale me la diedero i miei sogni con la Vi immaginaria, che mi scopava forte mentre mi continuava a dire cose sconce.

<< SI CAIT VIENI PER ME. VIENI PER ME!>>

Non riuscì più a resistere e capitolai sulle mie dita, mentre ansimavo cercando invano di recuperare il mio regolare ritmo respiratorio.
Continuai fino ad espellere completamente il mio orgasmo, ma senza smettere di continuare a spingere le mie dita dentro di me e di smettere di ripensare a lei.

<<Brava ragazza! Sei stava moooolto brava. SMACK>>

<<TI AMO VIIIII!!>>

Con una spinta più profonda arricciai le dita dentro di me lasciando che un fremito di emozione mi corse lungo tutta la spina dorsale mentre un altro schizzo, più forte del precedente, mi colpi impetuoso facendomi perdere la forza nelle gambe e di conseguenza facendomi acasciare a terra.
Mi ritrovai ad ansimare pensatemente e dopo molto tempo, finalmente riuscii a rialzarmi dal fondo della doccia, grazie al sostegno della parete. Decisi che avevo finito i miei affari privati e che ero pronta per tornare in camera mia, dopo poco chiusi l'acqua per uscire e ritornare verso il mio letto, mi fermai a prendere solo un paio di mutandine che infilai al volo prima di rimettermi felicemente sotto le lenzuola, finalmete riuscendo a prendere un po di sonno.

⚠️🍋Fine🍋⚠️

[...]

Mi svegliai tre ore dopo, alle sei in punto, uscii dalle lenzuola mettendomi dei vestiti leggeri.
Dopo una colazione veloce corsi fuori di casa pronta per il mio quotidiano allenamento mattutino.
Correre per circa trenta kilometri in un ora per l'andata e altri trenta per il ritorno, per un totale di circa sessanta kilometri in due ore, una abitudine che mi era rimasta dal mio addestramento con la mia Mentore, tenente Grayson.
Appena finito il mio allenamento tornai a casa e mi ributtai velocemente sotto la doccia prima di uscire ancora.
Presi la mia macchina, parcheggiata nel nostro parco macchine privato e mi concessi di fermarmi un attimo ad ammirarla.

Era una bellissima Pagani Huayra BC da 800 cavalli e passa, blu metalizzata da due milioni e mezzo di euro.
Salii dal lato passeggero e percepii tutta la potenza del motore che ruggiva pronto a entrare in azione e letteralmente mangiare la strada.
Arrivai a destinazione in pochi minuti e parcheggiai nel parcheggio a me riservato posto davanti all'edificio.
Raggiunsi l'ingresso e mi diressi verso gli ascensori, per arrivare al secondo piano, dove infondo c'era la stanza che mi interessava, la raggiunsi ed entrai.

<< Ciao Mamma! Anche oggi sono venuta a trovarti. Sono davvero felice di vederti... ti ho portato dei nuovi fiori. Rose blu, le hai sempre amate ricordi?!>>

Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi al comodino vicino al letto per prendere il vaso e sostituire i fiori, dopo aver buttato i fiori vecchi e sostituito l'acqua.
Rimisi a posto il vaso e mi misi seduta sulla sedia alla destra del letto e le presi una mano tra le mie.

<<Sai i dottori sono fiduciosi, dicono che stai reagendo bene alle cure... però ho bisogno che tu mi dia un segno. Mamma che dici? Vuoi!? ...T-ti prego!?>>

Purtroppo però lei rimase distesa sul letto dell'ospedale senza svegliarsi o senza dare alcun segno di coscenza.
Non so nemmeno io perchè continuassimo a tenerla in vita in quelle condizioni, lei odiava apparire fragile o impotente.
Ma la verità era che sia io che mio padre stavamo spendendo una fortuna perchè non potevamo, o meglio non volevamo lasciarla andare via da noi.
Erano Otto anni che era in coma, a quest'ora in tanti avrebbero semplicemente preso la decisione di lasciarla riposare, ma io non ce la facevo a pensare che come ultime parole le avessi lasciato un falsissimo: "TI ODIO!".
Mi venne da piangere ancora dal rimorso di quella maledetta giornata iniziata malino, continuata benissimo e finita catastroficamente.
Strinsi la sua mano ancora più forte, come se cercassi di farla svegliare per rimproverarmi, invano ovviamente.
Rimasi immobile a fissarla aspettandomi qualsiasi tipo di reazione da parte sua per un ora intera, come da abitudine ormai, ma come sempre nulla cambiò.
Raccolsi le mie cose e decisi di iniziare ad andarmene, ma non prima di averla salutata un'ultima volta con un bacio sulla fronte.

<<Ciao Mamma.>>

Uscii finalmente dalla stanza per tornare alla mia macchina quando il mio telefono squillò.
Guardai di chi era il numero e gli angoli della mia bocca si sollevarono in un piccolo sorriso.

<<Pronto Jayce? Si sono ancora all'ospedale. Si tra un po' arrivo. A tra poco. Ciao.>>

Ritornai nel sedile della mia macchina e partii per l'aeroporto, dove Jayce mi stava aspettando.
Arrivai qualche minuto dopo, senza trovare troppo traffico e parcheggiai la macchina nel primo posto disponibile.
Trovai Jayce che mi aspettava stressato davanti all'ingresso, quando mi vide sembrò tranquillizarsi.

<<Ehi alla buon'ora Cait dai che arriverà tra poco. Sono già in ansia!>>

Alla vista di Jayce tutto impaurito mi si scaldo il cuore e corsi ad abbracciarlo.

<<Stai Tranquillo Testa dura. Andrà bene non devi pensare ad altro che ad essere il più disinvolto possibile a meno che non vuoi che si insospettisca subito.>>

Lui si irrigidi sorpreso da quella dimostrazione di affetto, piuttosto insolita da parte mia, ma poi ricambio felicemente l'abbraccio.

<<Meno male che sei qui a darmi supporto Bruchetta.>>

Sbuffai infastidita da quel nomignolo fastidioso con cui Jayce mi chiamava si da quando ero piccola.

<<Ti odio quando usi quel soprannome, però per stavolta te lo permetto visto quanto sei agitato. Credimi quando mi hai detto il tuo piano la prima volta non volevo crederci, però sono sicura che le piacerà proprio perchè è nel tuo stile.>>

<<Dici, ho paura che invece lo trovi troppo stupido e banale.>>

<<Ahah se fosse stato quello il problema non si sarebbe messa con te.>>

<<TU PICCOLA...?! VIENI QUI!!>>

Mi prese giocosamente la testa con un braccio e mi sfregò l'altro pugno sulla testa, sapendo benissimo quanto odiassi il disordine che mi lasciava sui miei capelli ogni volta che mi faceva questo fastidiosissimo giochetto.

<<Dai Jayce cazzo! Lo sai che odio il casino che mi lasci in testa ogni volta!?>>

<<Certo che lo so ed è proprio per questo che te lo faccio, così impari AH AH AH!>>

Gli tirai una gomitata allo stomaco costringendolo a mollare la presa, mentre le mie mani partivano sulla mia testa per cercare di sistemare il casino che avevo in testa.

<<OUCH!? Mi dimentico sempre che ormai sei diventata un mostro nel difenderti.>>

<<Vedi finalmente quegli addestramenti sono finalmemte serviti a qualcosa!>>

Ci guardammo un attimo negli occhi prima di scoppiare entrambi a ridere come due idioti agli occhi dei passanti ignari.
Continuammo a ridere senza interessarci agli sguardi che i passanti ci rifilavano fino a quando un finto colpo di tosse non ci interruppe.

<<AHEM?>>

Ci girammo e una Mel Medarda divertita entrò nel nostro campo visivo.

<<Mi sono persa qualcosa!?>>

<<TESORO!>>

Jayce la afferrò per la vita e la fece girare in tondo insieme a lui.
Io guardai la scena un po' imbarazzata, ma felice per i miei migliori amici.
Anche se la mia mente mi fece ripensare ancora una volta a una certa testa rosa.
Evitai di ripensarci ancora a lungo, per evitare di rovinare il piano di Jayce con il mio umore tetro tipico di quando ripenso a Vi.

Andammo a prendere posto in un ristorante per mangiare, visto che Mel durante il volo non aveva messo niente sotto i denti.
Mangiammo il tipico cavallo di battaglia inglese, ovvero "Fish and Chips" e ci diressimo alla "Royal Opera House" per vedere uno spettacolo particolare, il preferito di Mel, ovvero "Romeo e Giulietta" di William Shakespire.
Era una storia tragica di due innamorati figli di due famiglie rivali che alla fine muoiono senza poter vivere la loro vita da innamorati per uno scherzo del destino.
Insomma molto di cattivo gusto se si decide di dichiararsi alla propria metà, però la parte che Mel adora della storia non è il finale, ma l'amore vero e l'incapacità dei due di vivere l'uno senza l'altro.
Questo è l'aspetto che ha portato Jayce a scegliere quest'opera come "prequel" alla proposta di matrimonio.
Come concordato passai l'anello a Jayce quando Mel andò in bagno, per poi sparire fingendo di dover andare al bagno, al ritorno di Mel.
Li lasciai da soli, così da dare la possibilità a Jayce di farle la proposta, mentre io rimanevo nascosta dietro a una colonna per spiare la scena e riuscii a vedere la faccia di Mel passare da composta a estremamente euforica coprendosi la bocca con entrambe le mani come per cercare di contenere tutta la sua gioia.
Dopo poco vidi Mel scuotere la testa e Jayce metterle l'anello al dito, appena l'anello entrò lei lo tirò su e lo bacio.
Guardarli mi procurò ancora una volta una scarica di gioia, ma allo stesso tempo mi ritrascinò nel rimorso che mi accompagnava ormai da otto lunghissimi anni, sentii una lacrima scivolare sul mio viso e subito mi affretai ad asciugarla via.
Quello NON era il momento di provare invidia per i miei migliori amici che avevano appena deciso di sposarsi.
Mi ricongiunsi a loro e presi impieno il rimprovero di Mel offesa dal fatto che le avevamo tenuto nascosto per tutto il tempo questa parte segreta del programma della nostra uscita.

<<Siete così ODIOSI quando vi coalizzate contro di me! Ahah>>

<<Beh ovviamente non potevo certo dirti Ohi Mel guarda che Jayce mi ha chiesto aiuto per aiutatlo a preparare la sua proposta di matrimonio in segreto. No!? Ahah>

Ridemmo tutti e tre come dei matti mentre ci dirigevamo di nuovo verso l'aeroporto per recuperare i nostri veicoli.
Jayce e Mel sarebbero andati all'hotel di Jayce mentre io sarei tornata a casa mia.
Raggiunta la mia macchina ci salutammo.

<<Ciao Cait ci vediamo presto e salutami tuo padre.
Passerò anche a fare visita a tua madre appena potrò, è da un po' che ho delle cose da confidarle.
Dici... che si sveglierà solo per dirmi come sto sbagliando a fare le scelte che faccio?>>

Anche per Mel mia madre era importante, lei la vedeva come un'amica e madre, mentre mia madre la vedeva come un'amica e una figlia.
Abbassai lo sguardo triste.

<<Lo spero Mel, lo spero davvero!>>

Per l'ennesima volta mi tornò alla mente l'ultima conversazione che io e mia madre avevamo fatto e mi venne da piangere per il rimorso.
Sia Mel che Jayce mi strinsero in un abbraccio e mi sembrò, almeno per un momento, che i miei problemi potessero svanire.

<<Lo sò che è difficile, ma cerca di non pensarci Bruchetta. Spero che la clinica privata della Wayne Enterprise possa davvero aiutarvi.>>

Mi fermai a fissarlo con uno sguardo interrogativo e il suo sguardo tradì la sua consapevolezza di aver parlato troppo.
Lo tirai per il collo della giacca e lo feci abbassare per guardarlo dritto negli occhi.
Lui sorpreso, ma consapevole della mia rabbia, non si oppose.

<<JAYCE... cos'è questa storia!?Cosa c'entra la clinica sperimentale della Wayne Ent. a Gotham!? E perchè dovrebbe doverci aiutare!? Sputa il rospo! ORA!>>

<<Tuo padre non te l'ha detto, vero!? Tra meno di un mese riporterete tua madre a Gotham, per poter usare i macchinari medici innovativi della Wayne Ent. per tenerla in stasi nel frattempo che si cerca una cura efficace.>>

Guardai Mel e notai lo stesso sguardo colpevole di Jayce, com'è possibile che fossi l'ultima a sapere queste cose.
Ero talmente arrabbiata che tornai di corsa alla macchina e spinsi l'acceleratore per tornare il più in fretta possibile a casa.
Parcheggiai la macchina nel parco macchine vicino a quella di mio padre.
Entrai svelta in casa e mi diressi in salotto dove mio padre stava leggendo un libro, ma appena senti i miei passi pesanti lo mise via per alzare lo sguardo verso di me.
Appena mi vide in faccia si mise pronto per la sfuriata che sapeva gli avrei rifilato.

<<Caitlyn. Deduco dal tuo sguardo incazzato che Jayce ha vuotato il sacco, non è forse così!?>>

Cercò invano di sdrammatizzare la situazione, ma io non ero per niente in vena di rimanere calma e composta così gli risposi subito, senza nascondere la rabbia che traspariva dalla mia voce.

<<DAVVERO PAPÀ!? GOTHAM!? PORTIAMO LA MAMMA A GOTHAM E PER DI PIÙ PERCHÈ CE L'HANNO PROPOSTO GLI WAYNE!? E COME SE NON BASTASSE IO SONO L'ULTIMA A SAPERLO!?>>

<<Si.>>

<<NON PUOI DIRMI 'SI' E FINIRLA LÌ PAPÀ. COME È POSSIBILE CHE IO NON ABBIA AVUTO VOCE IN CAPITOLO PER QUESTA DECISIONE!?>>

<<Perchè non ragioni lucidamente ogni volta che tocchiamo il discorso "Gotham" e "Wayne"!? Oppure perchè non riesci a decidere se odiare o amare follemente la rampolla adottiva di Bruce Wayne!?>>

<<QUELLO NON È IMPORTANTE ADESSO! IN PIÙ NON SONO AFFARI TUOI PAPÀ!>>

<<Hai ragione, non sono affari miei ma quella notte che ti vidi tornare a casa devastata capii subito che era successo qualcosa di grave, ma decisi lo stesso di rispettare la tua privacy e aspettare che fossi pronta a parlarne.
Non me ne parlasti mai e ad oggi io sto ancora aspettando che tu lo faccia, ma tu non ci hai ancora nemmeno mai provato.
Non ti stai più nemmeno confidando con me, ti sei chiusa in te stessa a vivere del tuo odio per quello che è successo a tua madre e al dolore che ne è derivato.
Quando col cuore in gola ti dissi che dovevo portare tua madre a Londra, mi aspettavo diniego da parte tua o perlomeno qualche resistenza, ero anche partito prevenuto con l'idea di lasciarti lì a Gotham con gli zii, in caso mi avessi risposto che la tua vita era a Gotham.
Invece tu presi la palla al balzo per scappare dai tuoi problemi e, nonostante siano passati OTTO ANNI ancora lo stai facendo.
Tesoro sei la cosa più preziosa che ho al mondo, ma non potevo più rimanere fermo a vedere come ti stai rovinando.
L'ho fatto fin troppo allungo, per aspettare che fossi tu a fare il primo passo.
La verità è che da quando siamo arrivata qui le scelte che abbiamo fatto non ci hanno aiutato a costruire un futuro, ma ci sono solo servite a sopravvivere nei dolci ricordi del passato per paura di vivere il presente e incapaci di costruirci un futuro migliore.
Io come te sono rimasto profondamente scottato dagli eventi di quella dannata sera, ma ora non posso più permettermi di ignorare i miei doveri da padre e non preoccuparmi per il tuo futuro.
Tu che sei la mia unica mia figlia e l'unica cosa che mi è rimasta e che davvero conta qualcosa in questo mondo.>>

Per la prima volta dopo tanto tempo mi accorsi del dolore negli occhi di mio padre, un dolore che avevo dato per scontato e a cui inconsciamente non pensavo più, troppo impegnata a lamentati del mio.
Adesso però lo vedevo il dolore di un marito con la moglie in coma e di un padre con la una figlia sulla via dell'autodistruzione.
Vidi anche la paura che si celava nei suoi occhi quando mi guardava, la paura che la sua amata bambina non potesse più essere in grado di vivere normalmente.
Anche tenendomi distaccata, senti la mia rabbia dissiparsi per lasciare spazio alla vergogna e al senso di colpa.

<<Non devi preoccuparti per me papà.>>

Lui mi guardò con uno sguardo di rimprovero alla mia affermazione.

<<Caitlyn come faccio a non preoccuparmi per te, se tutto quello che hai scelto di fare e che hai fatto negli ultimi anni è stato dettato dal rimorso e dalla voglia di vendicarti e reprimere il dolore.
Il rimorso ti sta consumando e non riuscirai mai a guarire rimanendo qui a Londra mentre scappi dai tuoi problemi. Dobbiamo tornare a Gotham non solo per tua madre, ma anche e sopratutto perchè serve a te, fino a quando non farai pace con i tuoi demoni interiori ti terrai da sola sempre ferma indietro sul passato e non riuscirai mai a uscire dal tunnel in cui sei ora.>>

Le parole di mio padre mi colpirono duramente, non perchè non mi aspettavo che le tirasse fuori nel bel mezzo di questa discussione, ma perchè erano vere al cento per cento e facevano male.

<<Papà. Ti voglio bene, però scusami ma ho bisogno di rimanere sola.>>

Lui sembrò addolcire il suo sguardo e acconsentì.

<<Pensa su a quello che ti ho detto e cerca di stare tranquilla, ma per qualsiasi cosa, io sono qui parla con me, non chiuderti nel tuo dolore.>>

Mi si avvicinò per abbracciarmi e io mi ritrovai a piangere tra le sue braccia, sfogandomi per tutto il dolore che non mi ero accorta di aver trattenuto nel profondo.
Lui in risposta mi diede un bacio sulla fronte e mi accarezzò la schiena piano fino a quando non mi fui calmata a sufficienza per smettere di piangere.

<<Grazie di esserci sempre per me papà, di sostenermi e aiutarmi a crescere.>>

<<Di niente tesoro.>>

Mi staccai dall'abbraccio e andai in camera mia, rimanendo pensierosa sulla nuova situazione da affrontare fino ad addormentarmi.

[...]

<<Ricorda Kiramman un buon soldato dorme sempre con un occhio aperto, perchè è la sua capacità di adattarsi prontamente ad ogni pericolo che gli permette di sopravvivere sul campo di battaglia.>>

Mi svegliai di colpo al ricordo di quelle parole, guardai l'ora e notai che avevo dormito fino alle 7:00 PM.
Andai in bagno a sciacquare la faccia e poi scesi in cucina a bere un bicchiere d'acqua ed è lì che notai che sul bancone dell'sipla della cucina era poggiata una lettera destinata a me, che mio padre aveva lasciato li non disturbare il mio riposo.
La missiva era spedita dalla casella postale di Londra, dal notaio Micheal Bonde, ma la grafia sulla lettera era una di quelle che non potevo certo dimenticare.
Quella lettera era stata scritta dalla mia defunta mentore, la Tenetente Colonello Margaret Grayson.
Aprii l'incarto della lettera e trovai una chiavetta USB, delle foto di un tizio magro con un occhio rovinato e... di lei... JINX!! un foglio che diceva: "Se leggi questo documento, significa che sono stata dichiarata deceduta.
La foto e la chiavetta USB allegate probabilmente sono il motivo per cui non potrò più seguire i tuoi allenamenti.
Leggile se vuoi risposte e poi fai quello che devi.
Al lavoro soldato!">>

FLASHBACK:

SETTE ANNI PRIMA.

Il ricordo di come incontrai la mia mentore, la Tenetente Colonello Margaret Grayson, era nitido come se lo avessi appena vissuto.
Era da un anno che ero a Londra, mia madre era stata internata in questa struttura dell'azienda farmaceutica di mio padre che sperimentava la rigenerazione cellulare dei neuroni.
Non mi parlava molto di come andassero le cure, ma dalla sua faccia frustata capii che i risultati erano tutt'altro che incoraggianti.
Andavo a trovare mia madre tutti i giorni, dopo scuola e ogni volta mi disperavo per il rimorso, nonostante fosse già passato più di un anno da quando era successa quella dannatissima notte.
Un giorno però mentre andavo a trovarla, come da mio solito qualcosa di strano aleggiava nell'aria.
Davanti alla porta della stanza di mia madre c'erano due soldati di guardia, che inizialmente cercarono di ostacolarmi chiedendomi di identificarmi.
Io risposi che ero, Caitlyn Kiramman, la figlia di Kassandra Kiramman, ovvero la donna nella stanza di cui stavano facendo la guardia.
Loro si scusarono e si fecero da parte per farmi passare e quando entrai notai che qualcuno, una donna in tenuta militare, si era già seduta a fianco di mia madre.
Rimasi pietrificata, ferma e immobile a scrutarla fino a quando ella non percepi il mio sguardo addosso e sollevò la testa per guardarmi.
Ebbi l'impressione di ritrovarmi a guardare in uno specchio notando un dolore simile al mio brillare in quegli occhi induriti dalla disciplina, ma durò solo per per un attimo prima che il suo sguardo tornò in linea con l'aspetto che la caratterizzava.

<<Caitlyn Kiramman presumo. Tua madre mi aveva parlato molto spesso di te.
Piacere di conoscerti sono la Tenente Colonello Margaret Grayson.>>

<<I-il piacere è tutto mio. La ringrazio per essere venuta a trovare mia Madre.
Eravate molto amiche?>>

Lei tornò a guardare mia madre, mentre le stringeva una mano.

<< Diciamo che è complicato, ma si... eravamo amiche sin dalla più tenera età, siamo cresciute insieme.>>

Notai una strana tensione nel suo modo di parlare e subito mi preoccupai di chiedere venia per il disagio che le avevo procurato.

<< Oh. Non volevo essere indelicata, le chiede venia Sig.ra Grayson.>>

Lei si riprese abbastanza per fulminarmi con lo sguardo.
Prima di rispondermi.

<< Ragazzina, per te sono la Sig.ra Tenente Colonnello.
Ho guadagnato questo titolo ed esigo che lo si utilizzi per chiamarmi.
Poi piantala di scusarti per tutto, non puoi prenderti a carico tutti i problemi signorinella. >>

<<Mi scu... Affermativo Sig.ra Tenente Colonello.>>

Nonostante l'avessi assecondata non mi risparmio un'altra fulminata con lo sguardo.
Si alzò dalla sedia e mi superò dirigendosi alla porta della camera, alle mie spalle.

<< Prenditi cura di tua madre, adesso che non può più badare lei a sé stessa e togliti quella faccia di dosso.
La voglia di fare guerra col mondo ti porterà solo a vedere il peggio di tutto quello che ti circonda e credimi bambina non è una cosa adatta a una piccola miss come te.>>

Uscì dalla stanza lasciandomi sbigottita a metabolizzare quello che mi aveva appena riferito.
Io sentii la rabbia iniziare a crescere dentro di me e prima che potessi rendermene conto mi ritrovai a correrle dietro.
Quando la raggiunsi fuori dall'ospedale mentre stava per salire in macchina le urlai dietro per farla fermare.
Lei non si scompose, uscì dalla macchina e disse ai suoi uomini di rimanere di guardia.

<< MA LEI CHI SI CREDE DI ESSERE PER DIRMI QUELLE COSE!? LEI NON SA NIENTE! NIENTE! COSA PENSA CHE SIGNIFICHI PER ME SUBIRE UNA TALE SUCCESSIONE DI EVENTI E NON POTER FARE ASSOLUTISSIMAMENTE NULLA PER FERMARLI!?
NON SA QUANTO PAGHEREI PER ESSERE IN GRADO DI FARE QUALCOSA DI UTILE!?>>

Io ero li, in piedi davanti a lei con le lacrime agli occhi e devastata mentre cercavo di riprendere fiato, ma lei rimase ancora una volta imperurbata non mostrando alcun segno di irritazione.
Mi squadrò da capo a piedie e dopo un silenzio che parve interminabile un sorriso, quasi divertito, le apparve sulle labbra mettendomi una strana ansia adosso.

<<Va bene signorinella. Vuoi dimostrare di essere una tosta!?
Benissimo allora prendi questo, è il mio biglietto da visita.
Quando farai diciotto anni, chiamami e sei sarai ancora dell'idea di volere prendere in mano le ricerche dei responsabili che hanno fatto del male a tua madre Chiamami.>>

Salì in macchina e se ne andò lasciandomi lì pietrificata.
Quando tornai a casa e raccontai quello che era accaduto a mio padre lui, non ne sembrò particolarmente turbato, ma notai comunque lo sguardo imbarazzato quando evitò di rispondermi a quando gli chiesi come mai la mamma non avesse mai parlato della Sig.ra Tenente Colonello.
Quella notte non dormii molto, ma rimasi insonne nel letto a riflettere su quanto accaduto e a rigirarmi tra le mani il biglietto che la Tenente Colonello mi aveva dato.

FINE FLASHBACK.

All'epoca non lo sapevo ancora ma quell'incontro sarebbe stato fondamentale per la persona che sono diventata oggi.
Sorrisi aspramente ripensando alla mia defunta mentore, che alla fine avevo amato come se fosse stata la mia seconda madre.

Andai in camera mia e presi il mio PC mentre mi sedevo a gambe incrociate sul letto inserenfo la chiavetta USB nel mio PC.
Quano il file si aprii scopri che conteneva una serie di dati su una certa organizzazione Anarchica Paramilitare illegale, i cui membri la identificavano come Patronato e che aveva lo scopo di soverchiare l'ordinamento politico mondiale.
La figura principale di questo movimento era un uomo di nome Silco, in allegato nel dossier c'era la foto dello stesso individuo dall'occhio rovinato.
Di lui non si sapeva molto apparte che era il capo e che comandava con l'ausilio del suo braccio destro Sevika Vaphaadaar.
Anche per questa donna c'era una foto allegata al dossier, ma nessuna informazione personale, quasi fossero fantasmi.
Il file proseguiva con l'organigramma dell'organizzazione, ponendo Silco al vertice, subito sotto Sevika per poi continuare con una serie di figure chiamate Baroni Chimici per chiudere le figure di spicco dell'organizzazione.
Il file continuò con l'allegato della foto di un certo Singed che veniva identificato come capo scientifico dell'organizzazione e a capo del progetto "Reborn", ovvero un progetto per la creazione di soldati Meta-umani con la sostanza detta Shimmer.
Secondo i dati raccolti il progetto era passato dalla fase sperimentale su cavie, "prelevate" dalle strade, alla fase finale con membri fidati del Patronato stesso.
Secondo il file adesso Silco disponeva di una scorta di Pretoriani, frutti riusciti del progetto Reborn.
Non c'erano immagini che identificassero il numero o l'aspetto di questi individui eccetto per un singolo allegato, una foto di Jinx, appena vidi quella faccia sentii ribollire l'animo di rabbia e odio.
Mi imposi l'autocontrollo e prosegui ad analizzare il file che proseguiva con tutti i dati anagrafici di Jinx, a partire dal vero nome: Powder Evrgreen.
Improvvisamente i puntini si collegarono dandomi un tonfo al cuore.
Realizzai finalmente che Violet era stata una di quelle cavie, "prelevata" insieme alla sorella e costretta a subire dolori atroci mentre cercavano di sviluppare il processo di metaumanizzazione e che se non fosse stata salvata da Batman, io non avrei mai conosciuto ol mio prima e unico Vero Amore.
Stavo per perdere il focus sul file ripensando a Violet, tanto che per rimanere concentrata mi vidi costretta a tirarmi da sola una doppia sberla sulle guancie per ripresndermi a concentrarmi sul file.
Sembra che il Patronato si sia recentemente alleato con un'altra organizzazione criminale chiamata la Setta delle ombre e che abbiano in progetto di fare qualcosa a Gotham city, sembra che abbaino in programma un attacco su larga scala, qualcosa di spaventoso per dare l'esempio e far capire che non vanno presi alla leggera.
Non ci sono informazioni sufficienti per capire che tipo di piano e accordo abbiano le due organizzazioni, ma questo è bastato per far attivare gli allarmi anti-terrorismo.
Le informazioni ottenute dicevano tanto, ma non abbastanza visto la bravura di Silco nello celarsi e nel celare le informazioni essenziali oltre che nel scovare e sbarazzarsi delle spie in tempo record.
Questo azionò un campanellino d'allarme nel mio cervello, che anche gli appunti successivi sembravano confermare.

<<Troppo comodo!>>

Anche secondo gli appunti della Grayson sembrava troppo comodo che ogni volta, in poco tempo le spie inviate tornassero puntualmente in sacchi per cadaveri.
Era quasi come se Silco avesse dei metodi per scoprire le spie o meglio era probabile che ci fosse qualcuno che lo avvisasse in anticipo delle spie.
Il file sul Patronato si concluse con le raccomandazioni della Grayson di diffidare di una determinata lista di persone, a suo dire, tutti possibili informatori di Silco che erano stati coinvolti/informati di tutte le prove di infiltrazione nel Patronato.
Nella chiavetta c'era anche un altro tipo di file.
Un file video, incuriosita ci cliccai sopra e l'immagine della mia mentore riempi lo schermo.

<<Soldato Kiramman... o meglio, Caitlyn.
Se stai vedendo questo video significa che in qualche modo ci ho rimesso la vita.
Lo sai che odio le cerimonie perciò la farò breve, prima di incontrarti vivevo con il pilota automatica, era da tempo che avevo perso la capacità di godermi il presente e la compagnia di qualcuno al mio fianco.
Prima di incontrarti ero reduce da un lungo periodo di solitudine, l'ultima persona con cui avevo legato veramente era stata tua madre, Kassandra.
Io sono nata come ultima erede della dinastia Grayson, che si vanta di aver dato alla storia numerosi Generali.
Tua madre era la figlia primogenita della famiglia matriarchica Kiramman, da numerose generazioni la famiglia per eccellenza delle consigliere delle regine d'Inghilterra.
Io ero un anno più grande di lei, ma questo non ci impedì di diventare fin da subito grandi... amiche.
La verità è che nonostante io ti dicessi sempre che mentire al di fuori di una tortura era sempre il passo verso la fossa di una persona, io ti ho sempre mentito riguardo alla vera natura dei sentimenti che provavo per tua madre.
Lei mi voleva bene come vorresti bene a una migliore amica o a come una sorella maggiore, mentre io... la amavo.
Non mi ricordo bene in che punto della nostra storia iniziai a provare questo sentimento per lei, ma mi ricordo bene la sua faccia scioccata e imbarazzata quando glielo confessai.
Lei fu "gentile" e mi disse chiaramente che non mi amava nello stesso modo in cui la amavo io.
Non alimento il disagio tra noi e mi fece capire che nonostante tutto rimanevo comunque ben accetta come sua migliore amica, ma io offesa la scacciai via e scappai.
Troncando i rapporti e isolandomi da lei creando un vuoto nel mio cuore.
Seppi tempo dopo da mio padre che era partita in America per studiare e per diverso tempo ignorai la questione, fino a quando, anni dopo, non si presentò a casa mia con un fagottino di neonata, chiedendomi di farle da madrina per lei, accettai.
Fu imbarazzante conoscere Tobias e capire che anche lui era stato reso a conoscenza della complicata relazione tra me e sua moglie, ma non mostro mai nessuna rimostranza per la mia presenza nella vita di Kassandra, anzi scoprii in seguito che fu lui a incoraggiarla a ritentare.
Diavolo è difficile odiare qualcuno per averti soffiato l'amore della tua vita, se non ti dà nulla a cui aggraparti per farlo.
Quando partiste ancora per l'America sentii di nuovo quel vuoto tornare a farsi sentire dentro di me, ma quel vuoto si è chiuso definitivamente da quando ti ho rivista ormai sette lunghissimi anni fa, facendomi ricordare cosa significasse amare.
Probabilmente ora mi starai guardando con la tua solita strafottente faccia da schiaffi, solita di quando cercavi di prendermi per il culo, domandandoti perchè anche da morta la tua mentore ti abbia lasciato un messaggio sdolcinato per romperti le palle!?
Beh vuoi la verità!?
Caitlyn la verità è che alla fine del tuo addestramento mi sono ritrovata a sentirmi orgogliosa di aver contribuito alla tua crescita come donna, felice come mai prima di allora.
Per me sei e sarai sempre come la figlia che non ho mai avuto ed è per questo che ho voluto raccontarti la verità sulla mia storia con tua madre voglio evitare che almeno tu faccia i miei stessi errori.
Non vivere una vita di rimorsi Caitlyn, viviamo per amore e afferra la tua felicità.
Ti voglio bene.
Chiudo.>>

Quando il video finì mi accorsi delle lacrime che avevano rigato il mio viso.
Il rapporto con la mia Mentore era sempre stato complicato, non era certo una tenerona, sopratutto quando ti doveva addestrare per sopravvivere in guerra.
Quindi sentirla ammettere così apertamente i suoi sentimenti nei miei confronti mi aveva davvero spiazzato e ancora una volta sentii una stretta al cuore, ancora più forte di quella di quando un adetto dell'esercito mi aveva portato la lettera gialla tipica di quando moriva un soldato in campo di guerra, che all'epoca mi aveva comunicato la morte della mia mentore.
Ripiansì di non averle mai comunicato a parole quanto lei significasse per me, tanto da considerarla come una seconda madre.
Sembrava che in quella giornata il destino stesse mandando insistentemente dei messaggi per cercare di riportare la mia vita sui binari giusti.
Asciugai le lacrime che mi scivolavano sul viso e presi il mio cellulare per telefonare a Mel.

<<EHI Ciao Caiylyn. Come mai mi chiami a quest'ora!?>>

<<Non ti preoccupare Mel, sarò concisa così tu e Jayce potrete tornare subito a fare l'amore post-proposta che ho interrotto.>>

<<HUH... Di cosa hai bisogno esattamente!?>>

<<Mi serve che, in quanto sindaco di Gotham, tu mi dia il permesso per indagare indipendentemente su una cellula terroristica dormiente a Gotham e sventare i loro piani.
Qualcosa di grosso e pericoloso e in aguato.>>

Anche se immagino fosse in una situazione scomoda nel momento in cui l'avevo chiamata tornò seria nel suo tono per rispondermi.

<< Caitlyn una cosa del genere sarebbe come darti il permesso di fare la vigilantes. Non è possibile a maggior ragione se rimani vaga nei dettagli.
Però so quanto sei testarda in queste situazioni, farmi pensare a una soluzione e non fare niente di avventato prima di allora.>>

<< Gazie Mel. Ti lascio alla tua attività ricreativa con Jayce. Buon divertimento. Chiudo.>>

Chiusi la chiamata prima di poter sentire la sua risposta, ma sapevo già che anche se avevo momentaneamente rotto la magia che c'era nell'ambiente tra loro con la mia chiamata non ci avrebbero messo molto a tornare come prima vista la chimica che li legava.
Adesso c'era solo da sperare che tutto andasse secondo i miei piani, ma per qualche ragione nonostante tutto l'idea di tornare a Gotham e di poter riallacciare i rapporti con Vi mi spaventava da morire.

CONTINUA

SIGNORI COME PROMESSO ECCOVI IL QUINTO CAPITOLO XXXL DI QUESTA STORIA.
SCRIVERLO È STATO DIFFICILE VISTO LA MOLE DI PAROLE (11000) E LA QUANTITA DI CONTENUTO, MA QUESTO ERA UN CAPITOLO ESSENZUIALE PER LO SVOLGIMENTO FUTURO DELLA TRAMA VISTO CHE GETTA I PONTI PER L'ANALISI PIÙ PROFONDA DELLA STORIA E DELLE PROTAGONISTE.
SPERO CHE IL DURO LAVORO PER LA CREAZIONE DEL CAPITOLO SIA STATO APPREZZATO E MI AUGURO CHE VI CONVINCA A CONTINUARE QUESTA STORIA CHE HO INIZIATO QUASI PER SCHERZO, MA AL QUALE MI SONO APPASSIONATO SEMPRE DI PIÙ MAN MANO CHE LA SCRIVEVO.
ANCORA GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE SONO ARRIVATI FIN QUI.

BUONA LETTURA!








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