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- Ancora tu! – sbottò scherzosamente il ragazzo riccio trovandosela davanti. Infondo non era così dispiaciuto di vederla.
- Buona sera anche a te, non c'è male grazie e tu ? – rispose acidamente Lene alzando gli occhi al cielo. Probabilmente non si sarebbe mai abituata ai suoi strani sbalzi di umore. Era serio o no?
- Stai parlando da sola! – l'ammonì divertito, ennesima prova che quella ragazza non fosse del tutto normale. Ma forse era proprio quel suo lato imprevedibile che continuava stranamente ad incuriosirlo.
- Sopperivo solo alle tue mancanze – un'accusa non propriamente velata - Comunque cercavo Noemi – asserì e lui alzò le spalle.
- E allora? -
- Posso entrare e chiamarla o aspetto qui e mi fai la gentilezza di farlo tu? –
- Entra – ordinò facendole strada - Vuoi qualcosa? – quando si voltò a guardarla notò che era diversa dal solito. I soliti vestiti a campana erano stati sostituiti da un tubino nero, stretto, troppo stretto, ma dove doveva andare conciata in quel modo, pensò lottando contro la sensazione di fastidio. Che diavolo, a lui non doveva importare di dove andasse o di come si vestisse.
- No grazie – rispose sperando che quello strano sguardo radiografante fosse dovuto all'attesa di una risposta - Cosa c'è? Ho i puffi in testa? – sbottò infine notando che la stava guardando ancora troppo insistentemente, e sicuramente non perché fosse attirato da lei. Soffocò una qualsiasi possibile forma di rammarico.
- I che? – domandò sorpreso. Ogni tanto dalla sua bocca uscivano strane parole di cui lui ignorava il significato.
- Perché mi stavi fissando? – chiese ancora, spazientita.
- Sei tutta in tiro, dove devi andare? – finse estrema noncuranza.
- A cena fuori con Noemi se mi facesse la cortesia di scendere – affermò - Tu? -
- Io esco -
- Appuntamento? – si sentì improvvisamente curiosa.
- Già -
- Fossi in te sputerei il chuingum - lui alzò gli occhi al cielo.
- Non ce la fai proprio a farti i fatti tuoi – si lamentò, ma non era veramente seccato.
- Lo dicevo per te – fece pausa - Quanti anni ha? -
- 18 -
- Wow, tra poco rischierai di finire in galera! – dichiarò contrariata. Ma in realtà non si sarebbe dovuta stupire, lui era un ragazzino di 21 anni, cosa pretendeva, maturità?! Che ridere!
- Nah, la scelta è ampia – si giustificò per niente toccato dal commento. Che avessero 18 o 30 anni non gl'importava, tanto non le avrebbe frequentate per molto tempo.
- Allora puoi anche tenere il chuingum -
- Perché? – chiese improvvisamente curioso.
- Sicuramente non se ne accorgerà nemmeno – spiegò svogliatamente come se inaspettatamente avesse perso interesse.
- Dal tono che usi, traspare che non hai un'alta considerazione per le 18enni – asserì con convinzione.
- Ti sbagli, siamo state tutte stupide a quell' età - disse con una nota di rammarico.
- Ti sei appena data della stupida, devo preoccuparmi? - ghignò
- Come se lo facessi davvero! – affermò con tono scherzoso - Non è la prima volta e poi per fortuna si cresce! -
- Che fortuna! – ironizzò lui riferendosi palesemente a lei. Ma per quell'offesa ricevette uno schiaffetto sul braccio.
- Idiota! -
- Possibile che tu debba sempre insultarmi o picchiarmi! – esclamò fingendosi addolorato.
- È l'unico modo in cui riesco a dimostrarti affetto – ammise con onestà.
- Che affetto! – scherzò lui sorridendo.
Nessuno dei due sembrò notare Noemi scendere frettolosamente le scale, finché non agguantò la sua amica per un braccio per trascinarla letteralmente via.
- Scusami lo so, sono in ritardo andiamo! – disse tutto d'un fiato mentre si precipitava fuori dalla porta salutando Harry con un cenno della mano libera. Lene non poté far altro che assecondarla e soprattutto seguirla per evitare di inciampare su se stessa o su di lei.
- E tu Romeo - disse di colpo rivolgendosi al riccio - Non farti aspettare che la tua bella non vede l'ora di masticare il tuo chuingum! – finì per urlare e lui sghignazzò mentre la vedeva allontanarsi velocemente verso la fine del vialetto, ancora trasportata dalla freneticità dell'amica, finché non sparirono entrambe dietro l'angolo.
Solo dopo aver chiuso la porta si accorse che Luke l'aveva raggiunto e lo stava osservando sottecchi in un modo quasi irritante.
- Vedo che ultimamente andate d'accordo – sogghignò divertito.
- È solo una tua impressione – replicò seccato.
- Per la verità non è solo mia -
- Nils? – era una domanda retorica, era evidente che il suo amico biondo aveva già un piano per lui. La cosa che lo lasciò di stucco era la mancanza d'irritazione che quel ragionamento avrebbe dovuto scatenare in lui, segno evidente che qualcosa stava cambiando.
- Ok, solo...non stai architettando qualcosa di strano vero? – chiese l'amico quasi preoccupato. Ora era lui ad architettare?!
- Ma che stai dicendo – borbottò - Per chi mi hai preso -
- Non lo so Haz, ma prima eri il più burlone e attivo del gruppo, ma da quando Taylor ti ha lasciato, non sei più lo stesso. Ti sei accanito con lei come se avesse dovuto pagare chissà quali colpe – affermò con estrema onestà l'amico. Harry abbassò gli occhi guardando con finto interesse un punto non preciso del pavimento.
Che dire, Nils sembrava il più scemo del gruppo, quello con cui si potevano fare le più sane risate ma al contempo incapace di un attimo di serietà ed ora lo riscopriva montare piani volti a programmare la sua futura vita amorosa. Invece Luke che era sempre sembrato quello meno attento, ora era diventato perfino sospettoso, tanto da finire per costringerlo addirittura a doversi difendere per trovare il modo di uscire illeso dai suoi attacchi verbali. Cosa che sembrava particolarmente difficile, visto che aveva centrato quasi perfettamente il punto. La verità era che ormai neanche lui sapeva verso quale strada aveva finito per incamminarsi. Aveva trovato e trovava ancora quella ragazza estremamente irritante. La differenza era che ora cominciava a divertirsi con lei. La verità era che cominciava a ricredersi su di lei. Colto alla sprovvista dalla veridicità di quei pensieri, si allontanò velocemente sbattendo la porta dietro di sè, sperando di lasciare dentro la casa non solo il suo amico con le sue perplessità, ma anche ogni suo dubbio. Non doveva, non poteva neanche lontanamente pensare quelle cose, lei era uguale se non peggio di tutte le altre e voleva che si allontanasse da loro in qualche modo. Questo doveva tenere bene a mente, nient'altro. Non si sarebbe fatto abbindolare mai più da un bel sorriso ed un paio di occhi dolci.
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