7.2
Sentì un incessante dolore martellarle il petto. Avrebbe voluto dire che la vita l'aveva già piegata al suo volere, era già in ginocchio, caduta in una di quelle trappole che non si evitano, che non si cercano, ti trovano e basta. E sebbene di quel destino non ne fosse la protagonista, la trappola aveva in qualche modo catturato anche lei, ed era una gabbia le cui sbarre erano troppo dure per essere spezzate. Occorreva quella forza di cui era stata prosciugata. Avrebbe voluto rispondere ed affrontare la sua diffidenza come ogni volta, eppure quando toccavano certi tasti era inutile, le parole morivano in gola, soffocate da quella sofferenza in cui era imprigionata.
When you ask me, who I am: What is my vision? And do I have a plan? Where is my strength? Have I nothing to say? I hear the words in my head, but I push them away. And I don't know, What tomorrow brings The road less travelled Will it set us free? Cause we are taking it slow, These tiny legacies. I don't try and change the world; But what will you make of me? With the slightest of breezes, We fall just like leaves As the rain washes us from the ground. We forget who we are, We can't see in the dark And we quickly get lost in the crowd. 'Cause I stand for the power to change, I live for the perfect day. I love till it hurts like crazy, I hope for a hero to save me. I stand for the strange and lonely, I believe there's a better place. I don't know if the sky is heaven, but I pray anyway.
Rimase imbambolato con un idiota, ancora domandandosi il motivo di quella non reazione. L'aveva aggredita con parole tanto pesanti, quanto a suo modo vere e lei stranamente gli aveva dato ragione. Si aspettava un sermone carico di metafore e belle parole di amore e fiducia, invece niente, inaspettatamente si era arresa, sfuggendo persino al suo sguardo. Non perché avesse evidentemente ragione lui, anche in quei casi lei andava a trovare il pelo nell'uovo, l'unica nota stonata del suo ragionamento per aggrapparcisi e crearne uno che smontasse il suo. Imprevedibile, non riusciva a capirla, neanche quando era sicuro del contrario, riusciva sempre a sorprenderlo tanto da domandarsi quante pagine ancora non lette nascondesse quella sua testa bacata e quanti erano mai riusciti a terminare interamente quel libro complicato ed infinito che descriveva lei e la sua vita. Forse era proprio quello ad incuriosirlo. Ma cosa stava pensando? Il freddo e la situazione scomoda stavano cominciando a degenerare, imbrigliandogli la testa in pensieri ai quali non si sarebbe mai neanche avvicinato. Alzò lo sguardo catturando velocemente tutto ciò che s'imbattesse davanti a lui. Una figura sola dominava le rive fredde del lago quella notte, camminava sicura come se avesse avuto una meta. Se avesse creduto nel destino, si sarebbe detto che quello era un segno, ancora lei ad imbattersi violentemente lungo il suo cammino, ad imporre la sua presenza, la sua direzione, quando neanche lui conosceva la via che avrebbe voluto percorrere. Quante facce poteva nascondere quel volto? Quanto ancora avrebbe potuto scoprire di lei? Forse fu proprio il desiderio di capirlo a spingerlo a seguirla.
Affrettò il passo quando sentì il rumore di passi farsi più vicino. Sapeva che era lui. Perché diavolo la seguiva proprio ora? Odiava averla intorno ed ora si avvicinava?
- Pensi di poter arrivare a casa camminando? -
Ignorò il suo pessimo sarcasmo, doveva ignorarlo, sarebbe stata incapace di tenergli testa. - Sei sorda? - basta, basta, vattene! - Ti vuoi fermare! - ordinò afferrandola per un braccio, costringendola a voltarsi.
- Vattene! Lasciami stare! – istintivamente si dimenò ma lui sembrava non avere la minima intenzione di lasciarla fuggire.
- Che diavolo ti prende si può sapere? – domandò senza evitare che la voce lasciasse trapelare troppo interesse.
- Che diavolo mi prende? Mi hai appena detto che mi consideri un'idiota senza cervello incapace di sopravvivere alle congiure della vita e poi mi chiedi che diavolo mi prende? Basta sono stufa dei tuoi continui insulti, dei tuoi continui giudizi ! Basta! - continuava invano ad agitarsi, sperando che la sua misera forza bastasse per allontanarsi fisicamente e mentalmente dalla recente fonte dei suoi guai. E non si riferiva al gruppo di drogati alcolizzati.
- Era un ammonimento! Se fossi stata da sola ti avrebbero come minimo stuprata se non ammazzata ! In questo caso avrebbero ammazzato me sicuramente ! -
- Mi dispiace ok? Non ti trascinerò più nelle mie missioni suicide ok ? - involontariamente quell' "ok" assunse un tono di esasperazione - Ma non tutte le persone sono così! Inutile che ti sforzi a convincermi del contrario! Finora nonostante tutto me la sono cavata, senza bisogno delle tue ciniche prediche! -
- Svegliati sono solo realista – ribatté lui usando una voce più calma, quasi sollevato che avesse ritrovato il suo temperamento combattivo. Che divertimento avrebbe avuto altrimenti.
- Il tuo è cinismo mischiato a pessimismo! – lo rimproverò - Leopardi in confronto ballava la tarantella il venerdì sera! – gli voltò le spalle per proseguire la sua passeggiata, se così si poteva chiamare.
- Mi spieghi dove stai andando? – cominciava a stancarsi di inseguirla, era troppo anche per lui.
- Ovunque tranne che con te! – affermò schietta, senza neanche voltarsi.
- Guarda che c'è una corda! –
- L'ho vista! – protestò infastidita senza neanche realmente prestare attenzione alle sue parole. Cosa che notò anche Harry quando la vide attorcigliare il piede intorno alla corda l'attimo prima di volare sulla sabbia. Booom!....come non detto...non tanto per la figuraccia in se per se, quanto per essere atterrata sulla sabbia come un cocker a zampe larghe e un piede ancora allacciato alla corda. Nel silenzio della notte la risata di Harry le giunse alle orecchie ancora più chiara e cristallina.
- Sono felice che tutto questo ti diverta! – borbottò spuntando sabbia, prima di emettere un sonoro starnuto. Le era finita anche nel naso!
- Ti avevo anche avvisata! – continuava a ridere a crepa pelle, piegato in due e tenendosi la pancia con le braccia.
- Si, gongola pure –
- Hai bisogno di aiuto? – chiese vedendola intenta a scrollarsi di dosso la sabbia, una volta tornata in piedi.
- Da te? – chiese sarcastica - Ma figurati, no grazie – ora stava sbattendo le mani sulla giacca oscillando un po' con il corpo sperando di evitare di portarsi il ricordo della caduta fino a casa.
- Beh mi dispiace ma ti dovrai accontentare! – era ancora troppo divertito, la scena era stata incredibilmente buffa tanto da fargli tornare il buon umore. Quando la sentì sbuffare ancora intenta ad armeggiare per ripulirsi dalla sabbia, decise di avanzare una proposta che fino a quel giorno non avrebbe mai preso in considerazione – Senti – cominciò cauto - Ti propongo una pausa – si appoggiò ai resti di un tronco abbandonati sulla spiaggia, unico a sembrare meno scomodo in tutta la costa - Non costringermi a correrti dietro – sospirò sperando che lei accogliesse la sua richiesta. Era distrutto.
- Oh sono sicura che lo faresti – frecciò ironica osservandolo ancora in piedi e con le braccia incrociate, scrutava, osservava, contemplava.
- Sono stanco di camminare – ammise nervosamente. Detestava sentire il bisogno di giustificarsi con qualcuno.
- Ed io di litigare, almeno per stasera, ne ho abbastanza – fece una pausa guardandosi intorno. Non aveva certo molte opzioni di scelta - Non credere che questa giornata non sia stata difficile anche per me! – lui continuava ad osservarla mentre lei sembrava lentamente cedere.
- Appunto, tregua fino a quando non saremo a casa – rincarò la proposta nonostante non fosse pienamente convinto, ma non vedeva altre soluzioni.
- E come pensi di tornarci? -
- Domani chiamerò l'autista -
- Il bello di essere famosi – affermò ironica per poi lasciare l'ennesimo sospiro nell'aria - Ok mi hai convinta ma sappi che se dovessi insultarmi ti ritroverai con la sabbia anche dove non batte il sole – minacciò sedendosi accanto a lui.
If we walk away now, there's no turning around, gotta say what I mean while you're here with me, I'm not sure I'll find words to cover the hurt that I see in your eyes, but I gotta try. Can you search down inside, let go of your pride? If I forget trying to win And just let you in. I didn't travel this far to watch it all fall apart, so give me your hand and take a chance. I know rocks turn to sand and hearts can change hands and you're not to blame. When the sky fills with rain but if we stay or walk away, there's one thing that's true. I still love you.
Non erano mai stati così vicini senza minacciarsi o lanciarsi qualcosa, o urlarsi contro. Sentiva il corpo teso, imprigionato in una situazione nuova, quando per la prima volta vide i suoi occhi guardarla in un nuovo modo, quasi investiti di una nuova consapevolezza. Come se potessero davvero vedere chi fosse.
- Minacciosa – le rivolse un sorriso, non di scherno, sembrava realmente divertito dalla piega che aveva assunto la loro diatriba. Forse era solo stanco pensò.
Colta da un moto di coraggio decise che quella situazione non si sarebbe presentata molto presto e quindi ne avrebbe approfittato.
- Posso farti una domanda? – chiese incatenando gli occhi ai suoi gia pronti ad accoglierli. - Ricordati che siamo in tregua! – si difese, prevenendo qualsiasi tipo di protesta.
- Allora falla e basta – poggiò le braccia sulle ginocchia.
- Come fa uno come te, che ha ottenuto la vita che desiderava, ad essere così cinico e insofferente? Dovresti essere la persona più felice del mondo, invece sembri solo fingere felicità – come scottato da quella domanda bruciò il contatto visivo, volgendo il suo sguardo altrove - Di te si dice solo che sei un gran giocherellone, sempre allegro e sorridente. Eppure io ti ho visto sempre imbronciato – continuò mentre gli occhi di lui ancora scandagliavano il vuoto - E non dire che sono io che ti faccio spegnere il sorriso perché se così fosse saresti un pazzo psicopatico – Harry sghignazzò sentendo la tensione abbandonare lentamente i suoi muscoli. Tornò a guardarla attento e curioso, colpito dalla domanda e dall'attenzione che aveva avuto per lui, colpito dalla sua voglia di voler sapere chi fosse davvero, come se non avesse gia avuto occasione di conoscere il suo lato peggiore, diffidente e scontroso.
- È proprio quello che sono diventato – spiegò onestamente - Davanti alle persone devi sempre mostrare quella facciata, devi essere Harry Steidel non Harry, altrimenti la gente potrebbe approfittarne – continuò sostenendo i suoi occhi attenti .
- Ma la gente ti ama, ti adora, se l 'idolo di milioni di ragazzine, hai tenuto a precisare – ribatté lei con convinzione.
- Un gregge di ragazzine urlati, come hai tenuto a precisare - le rivolse uno sguardo sghembo e divertito - Eppure sono le mie fans e devo essere sempre carino con loro, e se a loro piace quando faccio il buffone, allora così sia – sospirò - Ma il fatto è che tutti vogliono qualcosa da me, vogliono sfruttarmi per qualcosa -
- Non i tuoi amici -
- No – fece una pausa - Ma loro sanno cosa sono diventato, non come ero – le parole continuarono ad uscire facili, veloci e sincere a cascata dalla sua bocca. Non si era mai sfogato così apertamente con qualcuno, temendo di essere considerato un idiota - E non posso lamentarmi perché ho ottenuto quello che volevo, rinunciando a ciò che avevo – il respiro divenne più pesante, segno di quanto fosse difficile per lui affrontare certi argomenti. Lene rimase concentrata su di lui, decisa a capire cosa davvero lo affliggesse, decisa a scoprire chi veramente fosse Harry Steidel - È come se quella parte della mia vita fosse così lontana che quasi fatico a ricordarla. Ma non posso lamentarmi, é la vita che chiunque vorrebbe, me compreso – spiegò - Ma non credere che non richieda scelte e sacrifici -
- Rinunciare alla tua vita normale per esempio – lo anticipò credendo di aver colto il nocciolo della questione. Sebbene non potesse a pieno comprendere come potesse essere la vita di qualcuno famoso come lui, immaginò perfettamente quanto tutto questo, dietro un'apparenza dorata e luccicante, potesse essere spesso buio e spaventoso.
- Non puoi capire – sbuffò lui con amarezza.
- Però ci posso provare! – la convinzione con cui caricò quella frase lo fece tornare a sorridere, portandolo a cercare ancora i suoi occhi. E per la prima volta le sembrò di vederla davvero. Gli sembrò di vedere una ragazza istintiva, onesta, allegra, piena di vita, pazza e sconsiderata, testarda, petulante, infantile. Ma sembrò anche cogliere quella sensazione di vuoto che la perseguitava, che minava la vitalità dei suo sguardo. Per la prima volta sembrò davvero cogliere la sua vera essenza, tanto da spingerlo a rilassarsi e a confidarsi con qualcuno che fino a pochi minuti prima aveva creduto essere solo un'opportunista falsa ed ipocrita. Ma in quel momento niente gli sembrò più sbagliato, la persona che aveva davanti era trasparente tanto da sembrare un libro aperto pronto ad essere studiato. L'istintivo dubbio che quella ragazza potesse non essere il mostro che si era costretto a dipingere nella sua testa balenò potente, come un fulmine, portando qualcosa a nascere dentro di se, non sapeva cosa, ma cominciava a riconoscere nuove sensazioni risvegliarsi dentro di lui.
- Tu non sai come ci si senta, non ho mai privacy, non faccio una cosa normale ormai non so da quanto tempo! – continuò con enfasi, liberandosi delle sue paure e dei suoi tormenti - Il fatto è che quando ne parlo con qualcuno, tutti mi rispondono "tu sei così" ma in realtà non hanno la minima idea di quello che dicono. Tutti vogliono conoscermi perché sono famoso, perché sanno chi rappresento, illudendosi di sapere chi sono – ringhiò quasi mentre l'afflusso di rabbia lo colpiva alla bocca dello stomaco. Quante volte avrebbe dovuto ancora difendersi da qualcuno di cui avrebbe voluto solo fidarsi.
- Tranne me ed i miei amici – interruppe i suoi pensieri mentre uno sguardo quasi complice raggiungeva i suoi occhi, ammirò di come fossero coperti da una nuova sfumatura, più dolce, meno diffidente - Non avevamo la minima idea di chi foste quando vi abbiamo incontrato! – affermò con ovvietà costringendolo a liberare un altro sorriso spontaneo.
- Tu soprattutto e questo da un lato è piacevole – ammise - Se non fossi così... - decise di lasciare in sospeso la frase, tornado ad osservarla con un sopracciglio leggermente alzato, quasi a volerle dire "non c'è bisogno che finisca la frase perché sai benissimo di cosa sto parlando". Quando il viso di lei si vestì di quella ormai famigliare ombra polemica e di disapprovazione, capì che le era giunto perfettamente all' orecchio l'eco di quelle parole non dette. Sghignazzò divertito dall'espressione buffa che aveva assunto, mentre Lene era ancora più indignata. Era possibile che si divertisse a tormentarla anche quando provavano ad intraprendere un discorso serio?!
- Devo ricordarti la tregua? – brontolò irritata, alzando l'indice in segno di ammonimento.
- Mi sono contenuto – le lanciò un ghigno scherzoso portando le mani verso l'alto, in segno di resa.
- Grazie tante ! – ironizzò stizzita.
Harry le sorrise ancora, questa volta in maniera quasi dolce, prima di riacquisire la serietà del discorso.
- Quando diventi famoso devi sempre mostrare solo il tuo lato migliore, ed essere felice per quello che sei diventato, in ogni momento e spesso è pesante, soprattutto quando vedi che la gente ti sfrutta – si costrinse a fare una pausa, forse stava parlando troppo - Ed è anche peggio quando incontri persone che ti vogliono solo per ciò che rappresenti – ma ancora una volta era riuscito a toccare un argomento per lui difficile ed era uscito spontaneo e facile come il fumo della sigaretta battuta dal vento. Lei continuava ad osservarlo, impassibile. Non riuscì a sopportare l'idea di non potersi neanche avvicinare ai suoi pensieri tanto da avvertire un'ispida sensazione di agitazione colpirlo in pieno petto. Lei restava ancora in silenzio, piacevolmente sorpresa di come fosse riuscito a confidarsi con lei facilmente, senza remore, apertamente, sinceramente. Si ritrovò a capirlo, a capire quanto fosse difficile indossare una maschera di spensieratezza, quando in realtà dentro, una bufera di amarezza ti tormenta. Lo vide sciogliere il loro legame visivo per notare i suoi occhi perdersi nel cielo stellato con taciturno disinteresse.
La galassia e i suoi misteri sarebbero stati meno oscuri di lei, lei che non aveva smesso di osservarlo con silenziosa attenzione, impegnata nella sola analisi delle sfumature della sua voce, ma a lui sembrò anche che quella maschera d'impassibilità e freddezza si fosse impossessata di nuovo di lei, ignaro che invece stesse solo tentando di combatterla per avvicinarsi silenziosamente a lui. Qualcosa si mosse tra le sue membra costringendolo a parlare ancora - Non so neanche perché sto dicendo tutte queste cose proprio a te – riacquisì la sua classica tonalità scontrosa mentre la testa gli finiva tra le mani. Si sentì un idiota ad essersi aperto con qualcuno che avrebbe potuto giudicarlo un'imbecille ingrato, eppure era stato così facile fidarsi di lei. Ma troppi muri ancora dividevano due cuori che si cercavano, aspettando solo che uno dei due tendesse una mano.
Lene si sentì quasi ferita dall'amarezza di quelle parole. Credeva davvero che lei potesse essere così fredda e calcolatrice da non capirlo?
- Perché nonostante tutto sai che non le userò contro di te – una verità lanciatagli in faccia con schiettezza, che lo costrinse a guardarla ancora e questa volta giurò di poter vedere la maschera calare, sparire, giurò di perdersi nella limpidezza, nella sincerità di quegli occhi tanto grandi e profondi. Giurò di perdersi tra l'infinità di parole che quegli occhi sembravano volergli dire, giungendo, come un linguaggio segreto arriva ad un sordo - Beh almeno non in pubblico! – sorrise lei scherzosamente. Aveva tentato di allentare l'imbarazzo che si era impossessato delle sue guance prima che la facesse trasformare in un peperone sotto quei fanali verdi che sembrava le stessero scandagliando l'anima, fino a volerne cogliere ogni segreto. Harry le sorrise in risposta, un sorriso leggero.
- Vedi mai fidarsi –
- Già, e senza accorgersene il ragazzo che non si fidava, ha affidato i suoi tormenti proprio a me – gonfiò il petto sentendosi quasi onorata mentre le sue labbra si allargavano nell'ennesimo sorriso compiaciuto.
- Non raccontarlo in giro – le diede una leggera spinta con la spalla, portandosi più vicino a lei, tanto che le loro braccia potevano sfiorarsi. Alla ricerca di un contatto.
- Bocca cucita! – esclamò enfatizzando con un gesto della mano.
- Tutto qui? – notò i suoi occhi tingersi di sorpresa.
- Che vuoi? - cosa voleva un patto con il sangue?
- Confidami i tuoi pensieri – si voltò completamente verso di lei, curioso come non mai, sperando che anche lei si aprisse a lui con altrettanta onestà.
- Non farò altro! – ironizzò cercando di nascondere l'imminente paura che piano piano minacciava di invaderla.
- Ma così non vale! – protestò lui fintamente risentito.
- Non saprei cosa dirti – ammise imbarazzata.
- Come fai ad essere sempre allegra e fiduciosa nel prossimo? Come fai a prendere sempre tutto di petto e resistere? – chiese sembrando seriamente interessato ad avere una risposta.
- Perché io sono così, amo fino a quando fa male – sospirò facendo una pausa, solo allora capendo quanto potesse essere stato difficile per lui aprirsi, fidarsi completamente da confidare se stesso. Si sforzò di tornare a parlare con calma e controllo - E sono allegra perché è nella mia natura, perché mi piace la compagnia e stare con le persone, mi fa sentire viva - abbassò lo sguardo di colpo incapace di frenare il lampo di emozione che minacciava i suoi occhi e la sua voce. Non poteva immaginare quale lacerante verità avesse appena confessato, anche a se stessa, mentre la consapevolezza di un'altra verità nascosta e sottile la perforava come neanche una lama affilata avrebbe saputo fare. Il desiderio di sentirsi viva, ancora, sepolto dentro un cuore ormai morto che inviava le sue pulsazioni, combattendo per quel diritto negatogli forse per troppo tempo.
- La gente tende a deludere – fortunatamente la sua voce interruppe il flusso di pensieri prima che fosse troppo tardi, prima che la imprigionassero ancora.
- Tutti deludono prima o poi, in un modo o nel l'altro - fortunatamente lui sembrava preso dal pilastro centrale del loro discorso, mentre lei desiderava solo evitare che quei pensieri martellassero ancora nella sua testa.
- Ti stai contraddicendo – l'ammonì guardandola in maniera quasi confusa, come se cercasse davvero di capire, di capirla.
- No! – negò con enfasi - Dico solo che sbagliare è intrinseco alla natura umana, la vita è fatta di male e bene, sta a noi poi cogliere solo il bene, sapersi godere ciò che la vita offre senza se o senza ma – spiegò dolcemente mentre lui la osservava con perfetta attenzione. Sorrise prima di continuare a parlare - Per esempio adesso penso a godermi questa calma apparente, nonostante sia tu – calò una nota più forte sul "tu", fulminandolo con lo sguardo.
- Nonostante siamo bloccati al freddo ed in un posto sconosciuto – la corresse cogliendo la sua lasciva accusa.
- Giusto – convenne mesta.
- Come mai ti sei trasferita qui? – le domandò di getto, constatando quanto fosse difficile anche per lei confidarsi. La vide irrigidirsi, di colpo si richiuse nel suo guscio. Stava scavando troppo a fondo e non sarebbe stata pronta, non lo era mai stata.
- Volevo cambiare aria - gli occhi divennero assorti, richiamati dai pensieri che costantemente accompagnavano silenziosi l'ultimo glaciale periodo della sua esistenza. Ad Harry non sfuggì il suo cambiamento. Da quando era diventata così trasparente? Ancora quel pensiero lo colpì con la forza di un fulmine: che lo fosse sempre stata e lui non se ne fosse mai reso conto, troppo impegnato nell'investirla di accuse prive di fondamento. Poteva finire col doversi sforzare per non convincersene?!
- Proprio ora sei di poche parole?! – non le avrebbe permesso di chiudersi proprio in quel momento, non dopo che lui si era confidato senza riserve.
- Ok – acconsentì acidamente riportando gli occhi nei suoi. Di nuovo lei, pensò lui tornando a sorridere, bastava farla arrabbiare, che per lui era facile come bere un bicchier d'acqua - A Roma mi sentivo stretta -
- E invece nella piccola città ti sentì più libera? – chiese sarcastico.
- Idiota – lo ammonì prima di inspirare l'aria profumata del lago. Decise di provare ad aprire almeno un misero pezzo di se stessa, anche se era lui, anche se sapeva benissimo che i giorni seguenti la guerra sarebbe ricominciata. Ma nonostante tutto era convinta che quella conversazione sarebbe rimasta tra loro, sempre. Una bolla di pace nell'inquietudine della vita - Ultimamente mi sento irrequieta, come se mancasse qualcosa nella mia vita – stranamente non fu difficile come aveva creduto, sebbene continuasse a non sentirsi a suo agio in quell'argomento.
- Il sesso forse! – scherzò lui notando la sua rigidità. Lene sorrise divertita e scandalizzata, ringraziandolo mentalmente per aver alleggerito la tensione.
- Porco! – esclamò con le guance in fiamme. Harry fece una smorfia di dolore quando un pugno raggiunse il suo braccio, il suo imbarazzo stranamente lo divertì. Poi un'idea improvvisa le balenò in testa e decise che ormai erano in gioco per ritirarsi dalla partita, avrebbe almeno azzardato la sua richiesta - E dato che prima mi infastidisci con le domande e poi non sei serio quando io ti parlo, adesso anche io ti chiederò qualcosa –
- Cioè? – la guardò perplesso. inconsapevolmente lui trovò quella vena minacciosa incredibilmente sexy, se gli avesse chiesto una sessione di sesso non si sarebbe tirato indietro, sarebbe stato scortese.
- Canta - ordinò con un tono che non ammetteva repliche. Harry sbuffò annoiato. Che novità! Era abituato a simili richieste.
- Che canzone vuoi? – sospirò arrendevole.
- No, non una delle vostre schifezze - la velocità con la quale la sua replica uscì dalla bocca della ragazza che ora lo fissava preoccupata, trasudava estrema sincerità. Lo colse impreparato quasi come la risata che scaturì spontanea dal suo stomaco. Stranamente non ne era rimasto offeso, ma divertito e questa verità vestì entrambi di un nuovo stupore.
- Mi ferisci - scherzò, portandosi una mano al petto.
- Senza offesa – cercò di scusarsi - Ma sono troppo grande e ho una reputazione da difendere per essere vostra fan – lo disse come se fosse una cosa ovvia, ma neanche questo lo offese.
- Che bassa opinione hai di noi, sono seriamente offeso – esclamò per niente serio.
- La cosa non mi tocca più di tanto, ma onestamente due o forse massimo tre canzoni sono decenti – ammise con palese onestà - Che resti tra noi – per le ultime parole usò un tono maggiormente confidenziale, come se gli stesse rivelando un segreto di stato
- Tipo? – domandò curioso di sapere quale canzone fosse gradita a quella criticona esigente. Dovette aspettare qualche secondo prima di ricevere risposta perché lei sembrò pensarci attentamente.
- Mi piacciono You and I, More than This e Right Now –
- Allora canto una di quelle -
- Non sei all' altezza di inventare una al momento? - alzò le sopracciglia accompagnando il tono di sfida con un sorriso impertinente e seducente che per un momento catturò l'attenzione del ragazzo. Sbuffò pensando alla stupida provocazione lanciatagli.
- Non so cosa cantare! –
- Inventane una – insistette lei lontana dal cedere.
- Così su due piedi? – ma lei bloccò anche quella protesta.
- Quattro - disse osservando i suoi - Ed i miei sono belli lunghi -
- Tu non sai cantare – frecciò lui. Illuso!
- Ma so scrivere! – replicò contrariata dalla poca fiducia - Andiamo non lamentarti! Volevi fare qualcosa di normale? Lo stai facendo, pensa a godertelo! –
- Cantare è una cosa che faccio sempre – brontolò lui – Non mi avvicina a niente di normale -
- Stai scherzando? – lo riprese seriamente coinvolta – Canti sempre si, ma davanti ad un milione di persone, non come fanno tutti i normali cristiani che si buttano in spiaggia a strimpellare una chitarra stroppiando le canzoni più famose! – spiegò con la convinzione di chi aveva vissuto già un simile episodio.
- Non è tanto normale quando il tuo migliore amico ti ruba l'auto con un complice per lasciarti in una città sconosciuta – quella situazione di normale non aveva nulla.
- Ecco, vedi cogli solo il negativo, la cosa positiva è che qui ci sono solo il lago, il cielo, le stelle, la luna ... - agitò la mani sinistra accompagnando la sua accurata descrizione.
- La sabbia – aggiunse spazientito interrompendola – E quale sarebbe il lato positivo nell'avere solo te come compagnia? – chiese con un ghigno in una chiara provocazione. Cominciava a divertirlo l'idea di sfidarla o metterla alla strette, anche perché lei gli lanciava occhiatacce simboliche che più che spaventarlo, lo divertivano, per come la sua faccia si trasformasse in qualcosa di estremamente buffo.
- Il lato positivo mr simpatia, è che con me non hai mai avuto bisogno di fingerti un'altra persona, sei sempre stato insopportabilmente te stesso, sei libero – abbozzò il vantaggio.
- E come suoniamo ? – domandò tornando al nocciolo della questione, restando pienamente convinto della sua risposta.
- Usando un app del cellulare che riproduce la tastiera del piano? – sorrise capendo che la sua richiesta stava per essere esaudita.
- Ok mi hai convito – si arrese, alzando gli occhi al cielo e armandosi di cellulare - Tema? – chiese poi tornando a guardarla.
- Che? – aveva capito, si, ma non aveva colto a pieno di cosa stesse parlando.
- Bisogna prima avere in testa la storia su cui basare la canzone per poi svilupparla, mica vai a caso -
- Beh per essere la prima, io direi di non uscire dagli schemi e puntare su un classico -
- Cioè? – domandò credendo di aver perso il filo.
- Ah, si vede che sei di una nuova generazione – sospirò lei con fare canzonatorio.
- Cosa vorrebbe dire? – chiese assottigliando gli occhi. Sentiva puzza di critica all'orizzonte.
- Che non conosci i cliché classici come le canzoni d'amore -
- Ma sono banali – eh no, basta canzoni d'amore!
- No! – esplose lei con convinzione - Classico! Vedi il problema della vostra generazione é che non sapete differenziare i classici dal banale! – da come lo guardava sembrava fermamente convinta della sua tesi - E per allontanarci dalla banalità potremmo scrivere una canzone d'amore su due che si amano! Niente tristezze o tragedie! -
- Non capisco cosa tu possa trovare da ridire sulla mia generazione, neanche fossi così tanto più vecchia e un duetto d'amore è davvero banale – replicò scocciato.
- Anche rendendolo un po' zozzo?! – inconsapevolmente ammiccò, ed il suo sguardo si trasformò in una seducente tentazione.
- Poi sarei io il pervertito?! – scherzò dandole un'altra leggera spallata che le fece aprire la bocca dallo stupore. Era realmente divertito e ancora sorpreso dalla strampalata idea.
- Basta ciarlare, comincia! – ordinò picchiandogli un braccio.
- Agli ordini! –
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