7.1




7.

Altra festa. Sbuffò. Non era davvero possibile, ma quante feste facevano in quel posto? Questa li aveva portati fino a Nottingam, forse per il cartone, ma quel posto le ispirava fiducia. Il locale era un cunicolo sotterraneo che però si trovava proprio nella piazza del Council House, la sede del governo, un edificio del 900 in stile neo barocco che regalava una nota regale alla piazza. Peccato che non ce la facesse più a stare dentro quella sottospecie di pub per talpe, privo di luci degne di tale nome, le serviva aria!

- Che stai facendo? – una volta fuori, non ebbe nemmeno cinque minuti di pace, solo il tempo di tirare fuori il telefono e mandare un messaggio intimidatorio al suo migliore amico, quando una voce la fece sobbalzare.

- Conto le stelle - sospirò, quell'insopportabile idiota sembrava perseguitarla - Secondo te che faccio? Aspetto Gigi - lo odiava, seriamente.

L'aveva vista chiacchierare e ridere allegramente con tutti, come faceva di solito, ma anche sfuggirgli per tutta la sera, sembrava cercasse di evitarlo, evitava perfino di incrociare il suo sguardo, ciò inspiegabilmente lo mandò in bestia tanto da decidere di abbandonare la festa, stranamente proprio subito dopo che lei aveva  già raggiunto l'uscita. L'avrebbe solo infastidita un po'.

- Se n'è andato con Nils, non lo sapevi? – l'avvisò appoggiandosi alla parete proprio accanto a lei.

- Cosa?! – scattò abbandonando la parete per posizionarsi proprio di fronte a lui. Ah, i suoi occhi non erano preparati a quella visione. Perché doveva essere sempre così...così nervosamente sexy! Quella maglietta nera, che si intravedeva dalla giacca lasciata aperta, le aveva lanciato addosso l'incredibile voglia di sfilargliela lentamente, molto lentamente...ma che accidenti andava a pensare! Si schiaffeggiò mentalmente tornando a concentrarsi sul problema principale, i suoi ormoni impazziti da zitella acida dovevano stare a cuccia, soprattutto per evitare che lui si accorgesse del suo sguardo insistente e impropriamente lussurioso - No, non é possibile! – continuò scuotendo la testa. Non poteva essere vero!

- Li ho visti io – replicò lui visibilmente infastidito di non essere stato preso sul serio.

- Ma non possono essere andati via! – si lamentò ancora incredula.

- Certo che no, dovete venire con me, ergo usare la mia macchina – sottolineò le ultime parole con un ghigno, assaporando la piena situazione di vantaggio.

- Io con te non vengo – affermò stizzita. Ecco questo era ancora peggio.

- Non sarò certo io a supplicarti – ribatté lui lanciandole uno sguardo strafottente e di superiorità. Grrr maledetta macchina!

- Devo solo trovare Gigi! – ripeté più a se stessa che a lui, convincendosi che una volta trovato lui tutti i suoi problemi sarebbero spariti.

- Buona fortuna allora – la salutò per poi allontanarsi velocemente, infischiandosene completamente della situazione. Ma va? Cosa si aspettava, si era già rivelato per quel menefreghista egoista qual'era, quindi perché stupirsi.

- Oh se lo dici tu allora sarò perseguitata dalla iella! – borbottò pienamente convinta. Ed ora era rimasta sola, di nuovo - Grandioso – continuò ininterrottamente a tentare di contattare il suo amico. Non si era allontanata dall'entrata del locale, figuriamoci, già aveva un'enorme predisposizione a perdersi nelle zone conosciute, pensare cosa sarebbe potuto succedere in una città completamente sconosciuta! - Che stai facendo qui? – la voce uscì un pochino stridula, colta di sorpresa quando notò una folta capigliatura famigliare avvicinarsi a passi pesanti. Ma le aveva fatto venire un infarto, per la seconda volta nel giro di dieci minuti! Non sembrava particolarmente felice, ma anzi particolarmente arrabbiato. Che novità!

- Quegli stronzi hanno preso la mia macchina! – la sua voce le arrivò prima di lui in tutto il suo eco di indignazione, peccato che non fosse per niente sicura di aver capito.

- Non ti seguo –

- Sono andati via con la mia macchina! – strillò inviperito nonostante ormai fosse proprio di fronte a lei.

- Sono ancora più confusa - ammise guardandolo dubbiosa.

- Sei stupida o cosa? – l'attaccò ormai fuori di sè - Devo farti un disegnino? – il freddo, la pessima festa, la macchina ed ora anche quella stupida che faceva finta di non capire, stava diventando troppo  per la sua sopportazione.

- Tornatene a casa, cosa vuoi da me! – esplose lei come morsa da una vipera, ci mancavano solo i suoi insulti, la serata era già abbastanza storta di suo.

- Ti sto dicendo che non ho la macchina! – alzò il tono di voce esasperato.

- Ti rendi conto che insinuare che il tuo amico ti abbia rubato la macchina, lasciandoti a piedi, non ha senso?! – cercò di farlo ragionare, ma decise di desistere quando notò che lui la stava osservando come se si fosse reso conto solo al momento che anche lei possedesse un cervello funzionante. Brutto sedano ammuffito! - E come l'avrebbe messa in moto con la forza del pensiero? – continuò con una nota di sarcasmo che non fu affatto gradita dal ragazzo.

- Gli avevo lasciato le chiavi no?! – Lene si trattenne con tutte le sue forze dal non scoppiargli a ridere in faccia. Era rimasto a piedi anche lui!

- E perché mai? -

- Doveva guidare lui! – rispose con ovvietà - Certo non immaginavo che mi avrebbe lasciato a piedi, quell'idiota! – imprecò nervosamente. Lo sguardo della ragazza si addolcì cominciando a capire e anche giustificare il suo nervosismo.

- Ecco spiegato perché Gigi era sparito – due più due faceva quattro. Detto ciò cominciò a camminare seguendo la strada mentre Harry continuava a guardarla perplesso e stupito

- Dove stai andando? – chiese ammorbidendo il tono di voce.

- A cercare un hotel, mi sembra ovvio! – rispose subito dopo essersi voltata verso di lui - È chiaro che quei due ci hanno lasciati qui ed io non ho intenzione di diventare un polaretto -

- Un che? – le apparì perplesso. Quando usava quelle strane parole gli diventava davvero difficile capire di cosa stesse parlando.

- Un ghiacciolo! – spiegò dandosi della stupida prima di girarsi e rigirarsi tornando davanti a lui - Tu che fai? – Harry sembrò riflettere un secondo sulla domanda.

- Al diavolo – buttò il cellulare nella tasca mandando a quel paese tutti - Aspettami – ordinò raggiungendola a passi veloci.

- Oh ma guarda ora ti è gradita la mia compagnia – lo prese in giro lanciandogli un sorriso sghembo quando ormai le due tenui ombre erano così vicine da sembrare una sola.

- Solo perché siamo costretti a vagare per questo posto schifoso -

- Non è affatto schifoso – tipica tendenza maschile di sfogare la rabbia anche su qualcosa che non aveva nessuna colpa.

- Possibile che devi avere sempre qualcosa da ridire? – il suo tono di voce involontariamente mutò in una nota più divertita, meno critica. Era segno di essere arrivato al capolinea se trovava addirittura divertente la sua petulanza.

- Senti da che pulpito! – frecciò critica prima di mordersi la lingua. Doveva cercare di spegnere il fuoco, non buttarci benzina sopra - Senti, discutere ora è inutile, cerchiamo un albergo piuttosto – il ragazzo acconsentì con un cenno del capo. Miracolo!

Ma il miracolo non durò a lungo, i due si ritrovarono a vagare in piena notte per le strade deserte di una città sconosciuta.

- Stiamo vagando da venti minuti nel nulla – le fece notare lui accigliato. Stava morendo di freddo e non sopportava più di girare a vuoto! – Siamo già passati di qua – brontolò ancora notando che lei stava cercando in tutti i modi di trattenersi dal rifilargli una delle sue solite rispostacce acide. Poco gli importava al momento, litigare almeno l'avrebbe scaldato – Non te ne accorgi? Ci stai facendo girare in tondo! –

- Scusami se non sono pratica! – ribatté infine seccata, non aveva nessun bisogno d'inveire, erano nella stessa barca, dovevano farsi forza, non azzuffarsi tra loro! Si guardò intorno affranta, avrebbe voluto disperatamente chiedere indicazioni, ma sembrava non esserci anima viva, finché con sollievo non notò un gruppo di uomini dall'altro lato della strada. Non si fermò neanche un secondo a riflettere su cosa ci facesse un insieme di uomini in un angolo della strada in piena notte, troppo preoccupata per lanciarsi all'inseguimento di quella che lei immediatamente credette essere la salvezza.

- Vado a chiedere a quel tizio – affermò lanciandosi immediatamente in quella direzione

- Fossi in te non lo farei - disse afferrandola per un braccio prima che potesse sfuggirgli - Non ispira nulla di buono – quelle persone gli davano la terribile sensazione che fossero da evitare, non da rincorrere!

- Ma che dici! Dovresti imparare ad avere più fiducia nel prossimo – protestò dirigendosi velocemente verso il gruppo, mentre lui le rimaneva alle spalle. O era spericolata o sconsideratamente ingenua. Decise di seguirla prima che si potesse cacciare in guai più grandi di lei. La raggiunse continuando a chiedersi come, una che agiva e parlava senza soffermarsi un secondo a pensare, una che gli aveva giocato un tiro mancino proprio davanti ai suoi amici per vendicarsi del suo sempre innocente scherzo, potesse  essere davvero capace di architettare un piano contorto e diabolico per sfruttare la loro amicizia. 

- Ehm scusate se vi disturbo, ma sapreste indicarmi l'hotel più vicino per favore? – domandò usando un tono estremamente cordiale, tanto che Harry stentò a riconoscere quella voce.

- Lascia stare, andiamocene - ordinò girandola per un braccio ignorando le sue proteste. Ecco la risposta alle sue domande, dovette ricredersi, altro che ingenua, quella era proprio tonta! La sentì tendersi tra le sue mani quando il più grasso della banda si fece avanti.

- Ti accompagniamo noi - disse avvicinandosi a loro mentre la sensazione di disagio incominciava ad impadronirsi anche di lei - Tu occupati del ragazzo - ohoh, a quelle parole Lene impallidì, esattamente come il ragazzo dietro di lei.

- Non c'è alcun bisogno di disturbarvi – indietreggiò afferrando la mano di Harry, che la strinse senza esitazione - Andremo da soli, grazie! - e prima che quelli potessero raggiungerli - Corri! - scapparono velocemente, ancora mano nella mano. Erano troppo impegnati a scappare per poter anche solo contemplare l'istintività di quel gesto, apparentemente semplice quanto incredibilmente intimo. Una mano tesa, fiducia accordata.

- Te l'avevo detto! Possibile che non ascolti mai ! – sbraitava Harry mentre la tirava nella corsa verso la salvezza.

- Ma cosa ne sapevi?! – solito arrogante.

- Erano drogati o alcolizzati! Si vedeva! – cercò di spiegare ansimante - Solo tu non ti accorgi mai di nulla! -

- Zitto e pensa a correre! – non aveva più fiato per correre, figuriamoci per conversare, era necessario rimandare.

Rallentarono l'andatura quando giunsero alle sponde di un lago. La loro corsa giunse al termine solo una volta sicuri che quei loschi figuri non li avessero seguiti. Gli occhi della ragazza si persero in un'immagine che sperò ricordare sempre. I lampioni erano quasi tutti spenti, alcuni addirittura lampeggianti, rendevano la vista offuscata, stranamente non ne rimase spaventata, ma solo affascinata. La luna bianca e perfetta quella notte dominava incontrastata sul lago e la sua oscurità, come una regina fiera, pienamente consapevole della sua ammaliante bellezza. Un'amante tentatrice e seduttrice, corteggiata da un lago che sembrava tendesse ad esaltare la sua luce riflettendola, nel pallido tentativo di incontrarla, di tenerla per sè, tutto sotto la lampeggiante invidia della luce artificiale che mai avrebbe raggiunto quella magia, quel fascino suadente che solo la natura possedeva.

- Poteva finire male – commentò tornado a posare la sua attenzione sul ragazzo, ma nell'udire quelle parole Harry le si rivoltò contro afferrandola per le braccia e scuotendola con forza. Per la prima volta nei suoi occhi Lene non lesse solo rabbia ma anche un barlume di preoccupazione.

- Si e lo sai per colpa di chi ?! – gridò sovrastandola - Di chi continua a volersi fidare a tutti i costi del prossimo! Svegliati! La vita non è un cartone animato! Scendi dalla tua nuvola rosa in cui tutti sono bravi e buoni ! La vita è dura, ti mette alla prova, ti fa male, crea continue trappole e la gente, la gente ti usa per i suoi scopi, non gliene importa niente di nessuno, specialmente delle ragazzine ingenue come te! Se le mangia quelle come te! – ogni parola accompagnava uno strattone. Non faceva male, enfatizzava solo le sue parole, la scuoteva come a volerla risvegliare mentre il suo cervello registrava come in ritardo ogni parola, incassandola, come un pugile incassa i colpi dell'avversario l'istante prima di reagire - E tu anziché scappare gli vai anche addosso! Poi però non piangere di delusione! E soprattutto non trascinare gli altri in queste tue suicide missioni di fiducia verso il prossimo! - urlò finché non rimase senza fiato. La ragazza era rimasta immobile tra le sue mani, senza abbandonare mai i suoi occhi ancora accesi dalla paura, dalla rabbia, dall'adrenalina. Harry la osservò attentamente, con lo scopo di prevedere le sue azioni, era pronto a sentirla sbraitare per difendersi dalle sue accuse, era pronto a sentire i peggiori e strampalati insulti, ma non fu pronto quando la vide per la prima volta abbassare lo sguardo per nascondersi dai suoi occhi. Lene si ritrovò incapace di reggere le brucianti accuse che i suoi occhi le lanciavano. Aveva ragione.

- Hai ragione – disse con un filo di voce, unica cosa che tradì il suo stato interiore. Harry rimase  stupito e lentamente abbandonò la sua presa - Mi dispiace – sospirò prima di allontanarsi  a passo veloce lungo le rive del lago, lasciandolo solo e senza parole.

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