6.2

- Cosa? – corse allo specchio, dove notò tutto il lato destro rosso e  gonfio come se l'avessero sottoposto al botox  – Oh no! – gridò in  preda al panico continuando a toccarsi la faccia tumefatta con ribrezzo.  Sarebbe morto!

- Mantieni la calma! – proferì il suo amico avvicinandosi ma lui istintivamente si ritrasse

-  Un cacchio! – urlò completamente in panico - Che devo fare? Che cavolo  devo fare? Fate qualcosa! – il ragazzo continuava a guardare allo  specchio quella che ora era diventata la sua faccia, un insieme di bolle  rosse e gonfie. Lene non riuscì a trattenere una piccola risata di  vittoria, sembrava il gobbo di Notre Dame!

- Andiamo a comprare  degli antistaminici, resta qui! – dissero afferrando velocemente le  giacche mentre il ragazzo avvelenato impallidiva.

- Io con questa  psicopatica non ci resto! – protestò staccandosi dallo specchio, quei  due dovevano essere pazzi per volerlo lasciare da solo in compagnia di  quel serial killer. Ma prima che potesse far valere le sue alquanto  sensate contestazioni, la porta si era gia chiusa e con essa anche la  sua ultima speranza di uscire vivo da quella casa. Non avrebbero potuto  mai neanche riconoscere il suo cadavere conciato in quel modo.

-  Cosa potrei farne di te...mmm - contemplò pensierosa ad alta voce  - Una  pelliccia? – era ancora incredibilmente divertita dalla faccenda, eppure  il poveretto sembrava spaventato a morte, il suo bel faccino deturpato! 

- Sei solo una... - digrignò i denti per osservarla con aria omicida, una furia pronta ad esplodere.

-  Un tappeto! – lo interruppe - Calpestarti ogni giorno sarebbe cosi  soddisfacente! – continuò esibendo con un enorme sorriso di trionfo.

-  Una malefica arpia! – gridò ancora portando un piede avanti all' altro.  Ma Lene con uno scatto che non si addiceva alla sua natura di bradipo,  salì le scale a due a due con la velocità del fulmine mentre il ragazzo,  colto alla sprovvista, perse tutta la sua arroganza quando una smorfia  di terrore si poggiò nel suo ex bel viso – Dove stai andando? – urlò  voltandosi verso le scale per seguire la sua figura che spariva - Non  osare lasciarmi qui dopo il casino che hai combinato! – gridò ancora  sebbene lei fosse già fuori dal suo raggio visivo. Con un grugnito si  buttò sul divano frustato ed in preda ad un terribile prurito.

- Tieni – il fragore della sua voce l'annunciò prima che una bottiglietta dalla natura sconosciuta atterrasse sulle sue gambe.

- Vuoi completare l'opera? – replicò osservando la boccetta.

-  L'avrei gia fatto – data l'espressione che assunse il poveretto, non  doveva essere stata molto rassicurante - Sono antistaminici – non aveva  neanche finito di pronunciare l'ultima parola che vide il ragazzo  attaccarsi alla bottiglia come un disperato. Improvvisamente perse la  voglia di ridere, si era spaventato parecchio.

- Li tenevi pronti? – disse solo una volta tracannato il contenuto.

- Già – ammise mesta mentre lui si precipitava nuovamente allo specchio.

-  Non funziona! Ti stai beffando di me! –  la sua faccia era come, anzi  peggio di prima, sembrava un mostro  - Dammene un'altra! – ordinò  imbufalito.

- Ma non sono mica ad effetto immediato! – protestò lei, ma lui sembrava non sentire ragioni.

- Ne voglio un'altra! – sbraitò.

-  Fanno male troppi! – tentò di farlo ragionare, ma quell'idiota aveva la  testardaggine di un rinoceronte - Aspetta almeno 2 minuti! –

- No! –

- Fai come vuoi! – sbuffò.

-  Non sarei cosi se non fosse per le tue brillanti idee omicide! –  l'accusò prima che lei sparisse e ricomparisse con la seconda medicina.

-  Conseguenza delle tue! – replicò lei con apparente calma - Tieni! – il  ragazzo afferrò al volo la boccetta e la scolò in un fiato sperando che  presto la sua faccia potesse tornare alla vecchia gloria.

- Sei contenta adesso? –

-  Soddisfatta è la parola giusta -  ammise abbandonando il divano nel  quale si era seduta, ovviamente ben lontana da lui, mentre lui seguiva  con occhi vigili i suoi movimenti.

- Ora dove vai? –

- A  Honolulu! – sbuffò seccata – Calmo, dove vuoi che vada! – tornò  rapidamente con un piatto e  glielo porse con poca gentilezza – Tieni –

- Cos'è? – le chiese sospettoso.

-  Torta – le lanciò un'occhiata fulminante  – Giuro non è avvelenata! –  lo anticipò prima che aprisse la sua boccaccia - Non hai mangiato –  constatò porgendogli il dolce con tanto di tovagliolo e forchetta.

- Ora ti preoccupi del mio stomaco vuoto? – la guardò con astio.

-  Meglio tardi che mai a differenza di qualcuno! – protestò stizzita - Se  mi avessero rapita, violentata ed uccisa nessuno l'avrebbe saputo! –

-  Sai che perdita – brontolò addentando la torta. Appunto, il solito  troglodita pensò lei. Ma quel discorso servì ad Harry per ricordare  tutte le domande che si era posto su di lei e sul motivo che l'avesse  spinta a non parlare del suo scherzo innocente – Perché non l'hai detto a  nessuno? –

- Non ho bisogno di correre al riparo – rispose lei  prontamente, seppure non si sarebbe mai aspettata quella domanda - Come  puoi notare me la cavo da sola –

- Ricordamelo la prossima volta che m'inviterai a cena – replicò con una piccola nota di sarcasmo.

- Vedo come stai divorando la torta –

-  Ho fame! – intuì che avesse detto così dato che aveva parlato con la  bocca piena, cercò di non farsi abbindolare dalla tenerezza che le  suggerì in quel momento.

- Ah giusto non perché è buona, allora ridammela! –

- E' buona – si affrettò a rispondere prima che gli strappasse dalle mani quella che era la sua unica speranza di cena.

- Meglio – si concesse un piccolo sorriso, quella era la sua proposta di pace.

- Ti aspetti che ti ringrazi? – domandò amaro di colpo, alzando la testa dal piatto semi vuoto.

- Certo che no! -

Una  volta dopo aver spazzolato anche l'ultima briciola di torta, si ricordò  di dover controllare la situazione del suo povero viso.

- E' sparito – constatò lei prima che Harry raggiungesse lo specchio più vicino.

-  Lo vedo – replicò asciutto afferrando la giacca e dirigendosi a grandi  falcate verso la porta  – Complimenti per questa fantastica trovata – si  voltò un'ultima volta mentre Lene si avvicinava a piccoli passi.

- Se biasimi me, dovresti farlo anche con te stesso, almeno io ho rimediato –

-  Certo, tu sei sempre la migliore di tutti, quella pronta ad aiutare,  quella che non sbaglia, che da sempre giusti consigli – disse sprezzante  – Ma guardati, credi di essere migliore degli altri, invece non sei  nessuno –

- Se pensi che questo m'importi... -

- Ti importa eccome! – urlò interrompendola - Sei sempre attenta al giudizio degli altri –

- Credo che mi stia confondendo –

-  Io invece credo di no. Ti piace tanto giocare alla santarellina, ma in  realtà sei solo una stupida ragazzina in cerca di attenzione, ma nessuno  a parte qualche decelebrato, si sognerebbe mai di volerti. Io starei  con chiunque tranne che con te – il tonfo sordo della porta concluse il  suo monologo. Lene s'infilò le mani tra i capelli tirandoli in maniera  quasi compulsiva. Forse aveva veramente esagerato, si, ma tutto  quell'inspiegabile odio stava diventando eccessivo. Si guardò intorno,  il salone era ormai abbandonato, la sua attenzione fu catturata dalla  sua immagine riflessa nello specchio. Immaginò per un attimo di vedersi  con i suoi occhi, un'antipatica ragazza superba ed altezzosa, viziata ed  arrogate. Al diavolo! Neanche il suo riflesso l'avrebbe mai dipinta in  quel modo barbaro, era sempre stata una persona socievole e fiduciosa  nel prossimo, ma era bastato un commento poco carino per essere  etichettata in un modo, senza possibilità alcuna di strapparsi quel  titolo? Nonostante recentemente si fosse nutrita anche di molta  solitudine, non aveva mai rinunciato alla sua vita sociale, alla sua  facciata sorridente e spensierata. Eppure lui sembrava odiare proprio  quella, credendo di scovare chissà quale crimine, quando invece dietro  si nascondevano solo polvere e tristezza.

I think you can do much  better than me after all the lies that I made you believe, guilt kicks  in and I start to see. The edge of the bed where your nightgown used to  be, I told myself I won't miss you but I remember what it feels like  beside you and I think you should know this. You deserve much better  than me. The bed I'm lying in is getting colder, wish I never would've  said it's over and I can't pretend... I won't think about you when I'm  older, cause we never really had our closure, this can't be the end.

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