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I giorni passarono veloci quanto le settimane, Lene lentamente imparava a conoscere e girarsi in quella piccola cittadina, un po' per sua volontà, un po' obbligata dai suoi amici, ed ecco che spesso si ritrovava immischiata in passeggiate pomeridiane con le coppiette.
- Hai visto la tipa con cui si accompagna oggi Harry? - domandò Noemi divertita indicandole il ragazzo dall'altra parte della strada. Non si premurò neanche di guardare.
- No, perché? – disse fingendo un palese disinteresse. Non l'aveva più visto, anzi aveva cercato di evitare in tutti i modi luoghi dove avrebbe potuto scontrarsi con la sua irritante presenza, non era da lei solitamente abbandonare la guerra nel corso del suo pieno svolgimento, ma in quel momento aveva preferito la ritirata strategica. Non le importava cosa quel ragazzino pensasse di lei, non sentiva alcun obbligo verso di lui, non gli doveva alcuna spiegazione.
- È orribile! Comincio a pensare che abbia seri problemi di vista – ora era troppo curiosa per continuare a fingere disinteresse, così alzò gli occhi.
- Dai non può essere così brutta! Anzi solitamente sono molto belle – cercò le figure incriminate tra la folla scuotendo più volte la testa per offrirsi una visuale migliore, finché non li vide e beh, doveva essere tempo di crisi!
- Ammettilo, ha il prosciutto davanti agli occhi! – insistette Noemi scherzando.
- No – disse scuotendo la testa - Piuttosto un'intera salumeria! – sghignazzò – Secondo te non è riuscito a trovarne nessuna migliore all'ultimo minuto? -
- Voi ragazze sapete essere tremende e tremendamente invidiose tra voi! - borbottò fintamente contrariato Nils intromettendosi improvvisamente nella conversazione.
- È solo spirito di osservazione! – si difesero entrambe continuando a camminare avanti ai ragazzi.
- Come no! –
- Secondo me sono perfetti insieme – Gigi gli sussurrò all'orecchio tirandolo un poco in disparte, lasciando che le ragazze camminassero davanti a loro. Il biondo non aveva bisogno di chiedere, sapeva perfettamente a chi si stesse riferendo il suo compare. Non ci aveva pensato, effettivamente erano stati più impegnati ad evitare che si uccidessero a vicenda per anche solo contemplare una soluzione come quella.
- Dici? Ma se non si sopportano neanche da lontano! – chiese nonostante l'idea cominciasse a stuzzicarlo. Effettivamente sarebbero stati una grande coppia, altro che Pitt – Jolie! Ridacchiò, almeno loro due si erano fatti la guerra in un film.
- Ne sono convinto – replicò Gigi – E se ne accorgeranno – suonò come una minaccia, a quella esagerata convinzione Nils non trattenne uno sbuffo pieno di sarcasmo.
- Si, come no, se aspettiamo che ne se accorgano da soli non ci basteranno nove vite per assistere all' evento -
- Allora aiutiamoli – suggerì Gigi accompagnando uno sguardo complice e terrificante allo stesso tempo.
- Credi sia facile? – tentò appena di porre resistenza, ma sarebbe stato come schiantarsi contro un muro.
- Vale la pena tentare almeno – e il biondo sospirò arreso.
- Sai che ci stiamo cacciando in una marea di guai ? – era una domanda retorica alla quale il compare rispose con un ghignò quasi malefico. Sapeva essere davvero spaventoso quando voleva!
- Che noia sarebbe altrimenti! –
I pub inglesi erano atmosfera accogliente e luci soffuse, secondo lei avevano il potere di far venire sonno perfino a chi soffriva d'insonnia, odore acre e costante di birra di cui loro, si poteva dire, andassero fieri, mentre a lei dava solo la nausea. Si domandò per l'ennesima volta come avessero fatto quei due rimbambiti dei suoi amici a trascinarla li dentro, per la verità l'avevano incastrata, dopo averla incontrata per strada di ritorno dalla sua consuetudinaria passeggiata, e l'avevano praticamente rapita! Non si preoccupò fin quando il solito gruppo di cantanti da strapazzo, eccetto quelli simpatici, si unì a loro, o meglio ai due rimasti seduti al bancone tutto il tempo, intenti a consumare litri ignobili di birra, mentre lei, in piedi, batteva furiosamente il piede a terra nervosa ed irritata. Incrociò i soliti occhi verdi solo per un istante, che bastò ad entrambi per decidere di ignorarsi. Peccato che nessuno dei due fosse al corrente delle discutibili intenzioni nascoste dei loro amici e del machiavellico piano che stavano architettando per attuarle.
Nessuno dei due pensava di essere osservato fin quando una testa bionda non si avvicinò colmando la distanza che li separava e cominciando a parlare palesemente rivolto ad entrambi.
- Wow, ora neanche vi parlate! - commentò Nils con apparente innocenza. Sfortunatamente erano troppo vicini per fingere di non aver sentito. Ancora una volta i loro occhi s'incontrarono in occhiate fugaci e veloci, nervose ed imbarazzate. Lene decise ancora una volta di abbandonare il campo, era troppo provata per erigere la sua solita fortezza difensiva. Si voltò ignorando la domanda, ma quel suo strano comportamento non sfuggì a quei due occhi indagatori.
Era strana quella sera, sembrava svogliata, annoiata e imbarazzata, forse stava cominciando a capire che il suo piano di irretirli non avrebbe mai funzionato.
- Sarà gelosa – frecciò con un tratto di lieve arroganza, ma essere ignorato non ebbe l'effetto che immaginava, si sentì incredibilmente infastidito, tanto da sentire il bisogno di provocarla finché non avesse ripreso il suo temperamento petulante ed irritante. Altrimenti che divertimento avrebbe trovato nell'infastidirla! - Beh come vedi, si dice che chi tace acconsente no? – rincarò la dose, convinto di riuscire a toccare tasti giusti.
Lene si rifiutò ancora una volta di prestargli attenzione, sentiva perfettamente cosa stesse blaterando, ma strinse i pugni e si morse l'interno della guancia volta a trattenere le solite rispostacce acide che di solito non faticavano ad uscire dalla sua bocca.
Ignorato non era un termine che si addiceva al suo nome, no quella stupida ragazza non poteva non considerarlo in quel modo - Hai perso la lingua? Quale santo dobbiamo ringraziare? Scrivimelo così vado ad accendere subito un cero! – la provocò ancora, questa volta facendosi più vicino.
Ancora una volta ignorò la sua cattiveria e soprattutto la sua repentina vicinanza. Non avrebbe cambiato strategia, non l'avrebbe neppure guardato.
Niente, nessuna risposta, nessuna occhiataccia fulminante, niente di niente. Inspiegabilmente si accorse di quanto poteva essere fastidioso - Si può sapere perché non mi rispondi? – proruppe alzando notevolmente il tono della voce, ormai evidentemente seccato, ma lei sembrava aver indossato le cuffie con musica rimbombante nelle orecchie. Estremamente innervosito non si fermò prima di afferrarle un braccio con poca delicatezza fino a costringerla a voltarsi e finalmente incontrare i suoi occhi, che questa volta risposero al fuoco con altrettanto fuoco. Un ghigno di trionfo montò sul suo viso - Sai che non é educato ignorarmi? – la provocò ancora moderando il volume questa volta.
Per poco non aveva rischiato di inciampare su se stessa quando quel troglodita l'aveva afferrata con poca grazia. Il suo volto era davvero troppo vicino. Involontariamente la sua voce aveva acquisito una tonalità roca e sexy alle sue orecchie, una carezza calda ed invitante...Sveglia! Invitante a tiragli un bicchiere in testa, pieno possibilmente.
And I'd give up forever to touch you, 'cause I know that you feel me somehow, you're the closest to heaven that I'll ever be and I don't want to go home right now, and all I can taste is this moment, and all I can breathe is your life, 'cause sooner or later it's over, I just don't want to miss you tonight. And you can't fight the tears that ain' t coming or the moment of truth in your lies. When everything feels like the movies, yeah you bleed just to know you're alive. And I don't want the world to see me, 'cause I don't think that they'd understand. When everything's made to be broken, I just want you to know who I am.
- Semplicemente mi sono stufata di essere la tua valvola di sfogo, vai a maltrattare qualcun altro – replicò decidendo finalmente di liberare il suo temperamento battagliero, sperando si decidesse a lasciarla in pace.
– Peccato che mi riesca così bene solamente con te –
Era un grandissimo sbruffone, che troppo spesso commetteva l'errore di sottovalutarla. Lei aveva sempre avuto un carattere forte e deciso incorniciato da un indole combattiva.
- Pensavo mi trovassi irritante come una zanzara, non sei felice se ti ignoro? – si sentì fiera di sè quando si accorse che la sua provocazione era andata a segno. Il sorrisetto impudente era sparito da quella faccia bella da prendere a schiaffi.
- Appunto, credevo non lo avresti mai fatto – lasciò lentamente la presa sul suo braccio.
- Beh come al solito sbagli, non ho alcun problema a fingere che tu non esista – stava per voltarsi quando intravide a pochi passi da loro la ragazza alias barbie con cui l'aveva visto entrare pochi minuti prima - Ora tornatene dalla tua bella fidanzata e non parlarmi più! -
- Quanto sei acida, rilassati – si finse apprensivo solo nel tentativo di schernirla.
- Se vuoi posso insultarti! – rispose lei nella maniera più acida che riuscisse.
- Non prendertela con me questa volta! – alzò le mani sarcastico.
- Si può sapere perché sei ancora qui e non presti attenzione alla tua accompagnatrice? – domandò esasperata. Ma perché non la lasciava in pace?!
- Facevo un atto di carità – assottigliò gli occhi - A quanto pare non riesci a trovare nessuno che sopporti la tua irritante presenza per più di 5 minuti. Dovresti ringraziarmi – involontariamente si era avvicinato ancora di più a lei. Liberò l'ennesimo ghignò spavaldo quando vide il suo viso tingersi di un rosso leggero, che dovette ammettere, sembrava stranamente invitante, mentre quasi arrivò a desiderare di sfiorarle la pelle proprio nel punto in cui si era arrossata. Desiderò toccare la sua emozione, finalmente era scesa tra i vivi abbandonando la sua classica aria fredda, distaccata ed acida. La vide accigliarsi di colpo, macinando tra le labbra la prossima stoccata. Un brivido freddo corse tra le costole non appena realizzò di quanto poco a poco, volente o meno, cominciasse a conoscerla.
- Grazie non ne ho bisogno, dedicati a curare le tue di relazioni sociali – esplose stizzita, come si permetteva quel buffone!
- Io non ne ho alcun bisogno, come puoi notare – ogni parola pompava arroganza mentre si voltava ad indicarle la sua bella accompagnatrice, ancora intenta a prendersi da bere. Fortunatamente o meno, non sembrava affatto interessata alla loro pacifica conversazione, fattore che non le fece trattenere il successivo commento.
- Povero illuso, credi davvero che tutte queste ragazze con cui ti vanti di uscire siano interessate a qualcosa di più oltre il tuo portafoglio ed il tuo bel faccino? – dato che lui sembrava non aver la minima intenzione a lasciarle godere quel pomeriggio in santa pace, aveva deciso di continuare a provocarlo sfoderando la sua aria saccente.
- Trovi che abbia un bel faccino? – domandò lui stupito mentre inaspettatamente sotto il solito ghigno cresceva la dolcezza di un sorriso.
- Sai benissimo di averlo, pezzo di cretino! – proruppe lei innervosita da tanto narcisismo, di tutta la frase aveva raccolto solo quella sottospecie di complimento, sfortunatamente era vero, e lei era sempre stata obbiettiva - Credi davvero che queste ragazze siano interessate a te? - evidenza l'avrebbe chiamata.
- Perché non dovrebbero? Sono bello, famoso, simpatico e sexy – e incredibilmente vanesio, oltre che arrogante, spocchioso, maleducato e la lista che lei avrebbe voluto aggiungere sarebbe stata infinita. E non erano certo complimenti. La cosa peggiore era che lui sembrava veramente convinto di quelle presunte lodi.
- Io avrei qualcosa da ridire – alla fine si costrinse a limitare il frasario.
- Almeno io coltivo la vita sentimentale, cosa che non può dirsi di te – frecciò soddisfatto, ora era il suo turno. Qualcosa lo divertiva particolarmente nelle loro discussioni. Provocandola era riuscito nel suo intento. Passività non si addiceva a quella ragazzina.
Lene si incupì improvvisamente, sentendosi pungere in un lato dolente. Senza neanche badarci la sua testa aveva gia segnato il punto di non ritorno, acconsentendo alla completa libertà di parola.
- Cos'ha di sentimentale la tua vita? E per la cronaca, davvero preferisci essere sfruttato pur di avere qualcuno con cui uscire? – sbraitò con astio, smettendo di comandare la voce - Apri gli occhi, nessuna di loro è veramente interessata a te! –
Questa volta fu lui a dover incassare il colpo, involontariamente quella psicopatica aveva centrato a pieno il suo punto debole, scuotendolo talmente in profondità da non riuscire ad evitare di porsi la fatidica domanda: ma allora era davvero intenzionata a prendersi gioco di loro?
- Ora chi crede di essere onnisciente? – rispose con apparente indifferenza, tenendo per se le scosse dei primi dubbi.
- È evidente! – replicò lei stizzita.
- Questa l'ho già sentita -
- Esattamente come il tuo di interesse per loro. Sei solo un ragazzino immaturo che si da tante arie credendo che tutte le ragazze impazziscano per lui ma in realtà sono attratte solo dal personaggio da loro idealizzato, perché non hanno la minima idea di come tu sia davvero, ossia un presuntuoso e arrogante cafone! – si morse la lingua credendo di aver parlato troppo, infondo lei non era nessuno per esprimere certi tipi di opinioni, e vedere il cambiamento che assunse il suo viso, decisamente arrabbiato, confermò le sue ipotesi.
- Oh e tu lo sapresti invece? – la incalzò lui nervosamente - Ti piacerebbe forse essere al loro posto, peccato che tu non sia affatto il mio tipo - si ricordò improvvisamente che qualsiasi donna punta sull'aspetto fisico sarebbe diventava vulnerabile.
- Sei un idiota, peccato che non abbia avuto scelta, lo sei di natura! Possibile che tu non capisca? Volevo solo esserti amica e tu invece non hai fatto altro che sputare veleno – sembrò volersi barcamenare in un alternativo tentativo di pace o di scarico di colpa, ma ormai Harry era fuori di sé dalla rabbia. Come aveva potuto lei, proprio lei toccare quel maledetto tasto dolente. Era talmente furioso che non sarebbe neanche riuscito a pensare lucidamente. Trovò le parole giuste senza fatica, sputandole con tutta la cattiveria gli circolasse in corpo al momento.
- Possibile che tu non capisca che non m'interessa l'amicizia di una sfigata viziata puritana che cerca in vano di uscire dal guscio materno per inserirsi nel mondo? – urlò questa volta attirando l'attenzione di tutti i presenti, perfino di alcuni paparazzi fino a quel momento nascosti, ma lui non se ne accorse nemmeno troppo preso a difendere le sue ragioni, le sue seppur erronee convinzioni - Non riesci neanche a trovare qualcuno che ti si scopi – rise di cattiveria - Sarà per questo che sei così acida, neanche tappandoti la bocca esisterebbe anima vivente che ti voglia! –le gettò addosso tutta la sua rabbia, che questa volta era troppa per essere solamente incassata. Quando Lene sentì l'umidità delle lacrime minacciarle gli occhi, seppe anche di essere arrivata al capolinea. Basta lasciare che quell'idiota la denigrasse, basta permettergli di trattarla come se fosse stata uno scarto ignobile dell'umanità! Con uno scatto repentino afferrò il boccale di birra che era stato lasciato solitario nel bancone. Dovette appellare tutta la sua sanità mentale per non lanciarglielo direttamente in testa e limitarsi a rovesciarglielo su quei, ahimè, bei capelli che si ritrovava, cogliendo tutti di sorpresa, assistendo alla scena quasi a rallenty mentre un tetro silenzio di stupore berciò nel locale, caricandolo di un clima da farwest. Solo i flash ed i suoni delle macchine fotografiche dei paparazzi a riportarli alla realtà.
- Sei solo un porco! – concluse poggiando con forza il boccale vuoto sul bancone e limitandosi ad uscire con il solito passo di carica. Harry era rimasto a bocca aperta, che decise di chiudere solo quando sentì il sapore della birra minargli la lingua. La sua testa raccolse le immagini di ciò che era appena successo solo quando gia si era ritrovato grondante e puzzolente. La testa gli andò in black out quando notò di essere stato anche paparazzato. In un buio completamente privo di logicità la sua mente suggeriva a gran voce solo una parola: vendetta.
- Questa me la paghi – gracchiò più a se stesso, dato che ormai l'interessata si era defilata, spirito di sopravvivenza, che il suo amico sembrava non avere mentre sghignazzava estremamente divertito. Bastò un'occhiata per farlo smettere, prima che uscisse dal locale con lo stesso passo di carica che aveva utilizzato la sua antagonista.
Correva questa volta, correva con un groppo in gola fino a che, senza fiato si appoggiò alla sua unica fonte di sollievo. Correva sempre li quando aveva un problema, l'unico conforto che avrebbe accettato, se solo avesse potuto averlo. Con la testa appoggiata alla fredda lapide lasciò correre liberi i regni di pensieri di cui sfortunatamente, lui era il re. Un re che avrebbe voluto soffocare con al sua stessa corona, un re che la riteneva colpevole di qualcosa, qualcosa fin troppo grande anche per lei. Colpevole senza processo, perché ogni volta che discutevano lui sembrava non sentirla, non cogliere le sue parole, non capire la sua lingua. I gesti, oh quelli li capiva eccome, sghignazzò pensando alla sua faccia da pesce lesso quando gli aveva verso addosso la birra. Si era ripromessa di evitare i gesti violenti, ma era stato più forte di lei. Lui lo sapeva, lui avrebbe previsto ogni sua mossa con largo anticipo, probabilmente lui l'avrebbe fermata impedendole di rendersi ridicola con un gesto tanto, troppo impulsivo. Solo che lui non eri li per impedirlo. Il destino, la vita li aveva divisi. Lacrime, ancora, infinite, amare, ardenti, inarrestabili. Il futuro aveva deciso che il muro che li avrebbe divisi sarebbe stato troppo alto per poter essere superarto. Ma il tempo per lei scorreva ed ogni giorno la paura di dimenticare, che i ricordi lentamente sfocassero senza che potesse fermali, cresceva esponenzialmente. Sopportava a fatica una vita dove non avrebbe più potuto vederlo, avrebbe potuto sopportare una vita in cui anche il suo ricordo l'avrebbe abbandonata? Si sentì in colpa di essere spesso concentrata su quell'imbecille sexy e riccioluto dimenticando chi fosse, dimenticando che niente avrebbe più potuto importarle. Si ritrovò a temere che un giorno qualcuno avrebbe potuto trascinarla nella realtà, lasciando lui indietro, abbandonando quel limbo in cui si era rinchiusa, un limbo in cui la mano era ancora stretta alla sua.
Io sono l'uomo che non volevi, sono più di tutto quello che temevi. Domattina sai che ti porterò al di là dei tuoi stessi pensieri. Quando punterai gli occhi dentro ai miei, io saprò sostenere lo sguardo. Il mondo non passa da qui e non mi importa più di me; troppi giorni chiusa ad aspettare che si allargasse il cielo e scendesse su di noi una mano e un gesto di pietà, una mano e un segno di pietà. Ma non mi scordo del primo uomo; ho bevuto per non chiedergli perdono. Non moriva mai, non finiva mai. Ma ti abitui a tutto, non lo sai? Il mondo non passa da qui e il mio pensiero è andato via, oltre a queste sbarre fino a casa mia. C'è lo stesso cielo che domani avrà una firma e un gesto di pietà, una mano e un segno di pietà. Io sono qui e la mia anima non è solo un numero appoggiato su di me: è una luce bianca andata dove sa, tra le stelle e un gesto di pietà, oltre il cielo dove c'è pietà.
Chi avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe odiato le feste? Soprattutto quelle a cui era obbligata a partecipare. Non sarebbe stata neanche tanto orribile se non fosse che alla fine si era ritrovata nel corridoio della casa/villa senza sapere come fosse arrivata e soprattutto come tornare indietro, perché naturalmente Noemi e Gigi non avrebbero fatto la stessa sua strada per tornare a casa! Praticamente ormai Noemi viveva da Chris, e come darle torto! Gigi invece altalenava la casa del biondo con quella che doveva essere la loro effettiva residenza. Ciò che invece a lei risultava inspiegabile era il perché continuassero a portarsela dietro come un cane bastonato e ciò la rendeva ancora più nervosa di quanto gia l'ambiente non la costringesse ad essere. Accidenti!
- Harry potresti accompagnare tu le ragazze a casa? – sobbalzò udendo quelle parole, immediatamente prima di fulminare Luke con un'occhiata poco eloquente. Proprio lui che l'aveva convinta con la trappola del passaggio assicurato. Grazie tante! Si chiese se provassero tutti un sadico divertimento nel vederli scannare.
- Non penso che sia una buona idea -
- No va bene – la sua risposta gelò i presenti sul posto. Che?
- Una può venire con me – s'intromise Nils e lei gli fu estremamente grata.
- Io e Noemi andiamo con Nils allora – quando mai aveva detto che Chris le era simpatico? Era in tempo per rimangiarsi tutto?
- Allora io prenderò un taxi – decretò dato che i posti nella macchina erano finiti tenendo in considerazione Gigi.
- Harry – lo intimorì Chris. Eh no, ma ancora?! Ci mancava solo minacciarlo! Lui però non sembrò scomporsi minimamente.
- Puoi venire con me – ancora una volta la stupì con un tono calmo e gentile. Deglutì a vuoto, totalmente impreparata a tale gentilezza.
- Ti ringrazio, ma non ne ho bisogno – rispose con estremo garbo.
- Invece ne hai – concluse lui infilandosi il cappotto nero - Ci vediamo all'uscita tra 15 minuti, saluto degli amici, aspettami fuori –
- Ehm, ok, grazie allora –
- Non c'è di che – disse lui cercando di trattenere il ghigno spontaneo che gli era nato sulle labbra.
Aveva salutato tutti ed era rimasta sola davanti al portone dell'immensa villa. Tremava dal freddo, ad ogni brivido lanciava maledizioni su maledizioni, mentre un nervosismo di brutto presagio si faceva largo in lei. La stava facendo aspettare troppo, sicuramente lo stava facendo di proposito. Il sospiro di sollievo che stava per fare quando vide la macchina del carciofo avvicinarsi al marciapiede le restò strozzato in gola quando lo vide abbassare il finestrino e lanciarle un sorriso trionfante. Fece in tempo a notare le due ragazze nell' abitacolo solo il secondo prima che questa sfrecciasse via, lasciando solo un rumore assordante di motori e l'impronta calda delle ruote sull'asfalto. Giurò di ignorare che tipo di espressione avesse assunto il suo viso nell'istante veloce in cui i loro sguardi si erano incrociati. Un misto di rabbia e delusione si era impadronito della sua testa. Delusione per cosa? Il carciofo aveva giurato vendetta, avrebbe dovuto aspettarselo. Ciò nonostante, era un colpo basso, aveva sfruttato slealmente un vantaggio. Lurido carciofo puzzolente. Senza indugiare oltre s'incamminò a passi pesanti per la strada che l'avrebbe riportata a casa. Noemi era da Chris, Gigi da qualche parte con Nils, nessuno l'avrebbe aspettata, mandò un messaggio a Noemi, dopo aver ricevuto il suo che le chiedeva di avvisare al suo arrivo, e ricominciò la sua marcia spedita, concentrata nella machiavellica progettazione di un piano di vendetta, tra un insulto e l'altro.
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