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Buongiorno a tutti!             
Colgo l'occasione dell'ultimo capitolo, che sarà seguito solo da un breve epilogo, per ringraziare tutti di cuore per aver letto e seguito questa storia! Dopo Crush, è stato un altro bellissimo viaggio e, come avevo già accennato, a cui tenessi particolarmente.
Grazie infinite!
Ila

39.

I giorni che ne seguirono furono una specie di scherzo del destino. Lo odiava, letteralmente. Gigi e Nils a giorni alterni si erano impegnati a farle sermoni su quanto torto avesse in quella storia e quanto stupida fosse stata per aver deciso di buttare tutto all'aria negando quella fatidica seconda, che poi seconda non era, possibilità a lui. Quell'essere abietto e senza scrupoli capace di rigirarsi e soggiogare tutti con un sorriso o con un movimenti di capelli. Non era passato neanche un giorno dall'ultima volta che si erano parlati che aveva già trovato foto e articoli su di lui e quella sottospecie di merluzzo rinsecchito che aveva incrociato a casa sua. Quella che non faceva altro che sbandierare ai quattro venti che lui fosse di sua proprietà, e che sembrava sostenerlo anche quando li aveva beccati addormentati sul divano abbracciati. Stupida. Stupida lei, lui, il merluzzo e chiunque osasse nominarle quei due asparagi lessi con un tono che non fosse di disprezzo.

Come al solito sembrava che viaggiassero su due lunghezza d'aria opposte, Gigi e Nils avevano sprecato tanto fiato, e quando lei sembrava finalmente essere ben disposta e tentare nuovamente un approccio, lui come al solito le dimostrava che aveva torto. Lui non perdeva tempo e trovava subito un modo facile e veloce per rimpiazzarla con la prima modella che gli capitasse sotto mano, o sotto....stava per pensare una volgarità, ed effettivamente la pensò esplicitamente. Porco.








- Basta ci rinuncio - soffiò depressa - Anche a carte sono sfortunata! - si lamentò con tono melenso. Gigi e Nils si guardarono con aria sospetta. Quei due insieme erano un'arma e una coalizione estremamente pericolosa, spesso nociva alla sua salute mentale. Tra l'altro, quei due sembravano sempre andare d'accordo, o almeno erano bravi a nascondere il contrario. Quando Gigi le parlava del loro rapporto non accennava mai a litigi o fastidiose incomprensioni. Era felice per loro, anche il suo migliore amico non era sempre stato fortunato in certi aspetti e molto spesso aveva sentito il peso di grossi macigni sulle spalle. Il suo sguardo si sciolse teneramente, lui meritava tutto il meglio che la vita potesse offrire. Ancora però quegli strani sguardi non la convinsero, quei due da innocui giocatori di scala quaranta si trasformavano in geniali strateghi volti alla conquista. Aveva capito da tempo che c'erano le loro idee dietro ai suoi incontri stranamente casuali con lui, e in cuor suo era grata di tanto prodigarsi, ma altre volte erano talmente accecati da quella strana idea di lei e l'imbecille insieme che non capivano quando era davvero arrivata la fine. Quella era la fine. Osservò i due lanciarsi strane occhiate fin quando il biondo amico non le disse con un enorme sorriso che aveva organizzato un week end nella sua baita al lago. Era pronta a rifiutare elegantemente quando il compare del biondo non aggiunse il carico da cento: ci sarebbero stati anche Chris e Noemi. Era fregata.








Partirono la mattina presto e già alzarsi dal letto alle 8 fu un'ardua impresa per lei. Noemi e Chris erano  li e quando arrivano. l'amica la prese da parte e le rintronò la testa con domande di ogni genere, lei non capiva il motivo di tanta curiosità. Sapeva già tutto, in alcuni momenti si rispondeva e commentava da sola. Era un fiume in piena. Le raccontò poi della loro vita a Londra, anche lei era felice finalmente dopo tante tribolazioni, anche se le mancava non averla più come coinquilina.











Aveva informato il proprietario di casa che lei non era assolutamente capace di gestire una brace fumante e puzzolente e lui ascoltò talmente attentamente quel discorso che lei si ritrovò di fronte alla brace, con la carne in fase di carbonizzazione sopra, a respirare la puzza di bruciato. Grugnì immaginando che il peggio dovesse ancora arrivare. Neanche a farlo apposta in quel momento arrivò quello che era stato il suo sogno più bello trasformato magicamente in peggior incubo. Era solo. Lei gli lanciò un'occhiata torva e lui sembrò rispondere a quell'affettuoso saluto con altrettanta simpatia. Si avvicinò a passi pesanti e decisi, con quel suo solito andamento mascolino e forte. Sexy quanto un trattore arrugginito, pensò cercando di farsi da sola il lavaggio del cervello. I capelli erano raccolti nella crocchia e sembrava un cretino, però a lei piaceva tanto scioglierla e infilare le dita in mezzo ai suoi ricci. Scosse la testa scacciando quell'immagine dalla sua mente mentre un'improvvisa ondata di tristezza s'impossessò di ogni battito, rendendolo pesante ed opprimente. Soggiogata da tutta la serie di pensieri contrastanti non si accorse che Nils era arrivato alle sue spalle fin quando non salutò a gran voce il suo amico.

- Se c'è lei io non resto - rispose lui in un ringhio e lei spalancò gli occhi sorpresa, riemergendo di colpo dal suo stato di semi coscienza.

- Cosa?! - strabuzzò gli occhi sentendo il sangue confluire troppo velocemente al cervello - Sono io che non resto, pezzo di cretino! - alzò appositamente il tono di voce.

- E tu sei una stupida! - lui non ci mise molto ad imitarla, fermandosi proprio davanti a lei. Solo la brace e i suoi resti a dividerli. Nils giustamente si era defilato a gambe levate da quello che di solito poteva trasformarsi in uno scontro tra titani. Lene sentì il fumo uscirle dalle orecchie. Quel bugiardo patentato adesso si mostrava anche adirato? Scostante? Insofferente addirittura? Le mani formicolarono dalla voglia immane di prenderlo a schiaffi, che soddisfazione sarebbe stata stampargli cinque dita su quel viso, contratto dalla rabbia. Cosa aveva poi da essere così furioso?

- Non oso neanche chiederti il motivo -

- Non è evidente?! - rispose brusco. Non la sopportava, non poteva sopportare la sua presenza a pochi metri di distanza a lungo, era solo una tortura. Lei non aveva più fiducia in lui, aveva voluto andare avanti per la sua strada e lasciarlo indietro, intrappolato nei sui errori e nei suoi rimpianti. Non aveva avuto la forza di perdonarlo. Questo significava solo che non lo amava abbastanza per perdonarlo, e quello era un dolore lancinante quanto il ricordo dei suoi sbagli. Il cuore accelerò involontariamente nel vederla puntarlo con occhi da fiera inferocita. L'aveva sempre trovata eccitante, ma l'eccitazione morì al pensiero che la loro unione era indiscutibilmente volta alla fine. Ricordò la stessa elettricità durante i loro primi litigi, mentre un sentimento diverso cresceva protetto dalle loro furie. Ricordò in una stretta al petto i tempi in cui ancora quel sentimento non era riconoscibile ad occhio nudo e con quanta forza e dirompenza era cresciuto dentro di loro. Infrangerlo era stato doloroso come se ogni scheggia gli avesse marchiato la pelle, a ricordare a cosa stavano rinunciando. Il suo cuore divenne rabbioso una volta privato della sua unica fonte di sussistenza - Non mi credi e ti ostini a non volerne sapere di me quando in realtà mi vuoi esattamente quanto io voglio te - la voce rabbiosa e aggressiva si tramutò di colpo in un soffio affranto e disperato.

Lene tacque colpita. Non si sarebbe aspettata quella reazione. Lui volse lo sguardo altrove prima di sferrarle l'ultima sferzata - Sembra che tu lo faccia apposta! Lo trovi divertente per caso? Sono ancora propositi di vendetta?! - urlò ancora colpendole l'udito come una lama d'acciaio. Rimuginò per qualche secondo sulle sue parole e quando incamerò ogni riferimento cominciò a vedere nero.

- Vendetta?! - scattò inviperita non controllando la forza dei decibel - Per cosa esattamente? Forse non mi fido più di te perché prima mi riempi di belle parole e poi da ogni angolo sbucano barbie che dicono di essere le tue ragazze! - non doveva dargli spiegazioni, ma la lucidità aveva abbandonato il suo cervello da quando lui si era avvicinato a distanze ravvicinata. Sussultò sommessamente, succedeva sempre così. Quel legame sembrava così forte da non volerli lasciare andare. A volte faceva solo male. Harry tornò a guardarla trasudando rancore, la rabbia era quasi liquida nei suoi occhi verde chiaro. Lo stesso verde in cui tanto amava perdersi, lo stesso verde di cui non avrebbe mai smesso di contare le sfumature di colore.

- Pensa quanto tu possa essere stupida per credere a loro e non a me! - ringhiò aggrottando la fronte in un'espressione inorridita, quasi schifata.

- Perché mai? - lo sfidò lei con lo sguardo, alzando il mento - Sei tu che mi hai impedito di fidarmi di te - lui sussultò colpito per l'ennesima volta.

- Non l'avevo notato - replicò con amaro sarcasmo. Era stato inutile tentare di farla ragionare. Lei vedeva solo i suoi errori senza riconoscere il suo desiderio disperato di perdono. Non riusciva più a leggere il suo amore, perché non ne parlava più la lingua, non ne riconosceva più i significati. In quello era colpevole ora quanto lui ne era stato un tempo - Ho cercato di fartelo capire in tutti i modi, ho cercato di fare ammenda in tutti i modi - il suo volto assunse un cipiglio severo e sconsolato - Ma tu non vuoi ascoltarmi quindi ti lascerò in pace - non avrebbe sopportato un altro commento sprezzante volto solo a fargli del male. Le voltò le spalle portando con se solo l'amarezza della mancanza.

- Era ora - borbottò lei tra se e se, più che altro doveva convincersene. Quello sarebbe stato facile, come era facile fingere. Meno sarebbe stato smettere di pensare a lui, quanto impossibile  smettere di amarlo. E la carne era carbonizzata.







Vide la figura di Harry scomparire all' interno della casa e solo allora si lasciò andare poggiandosi seduta sul cornicione della grande aiuola che circondava il tipico cottage di legno nel suo intero perimetro. La sua espressione sconsolata non passò inosservata, Nils tentò l'approccio per primo dopo una lunghissima lagna per la carne bruciata e dura come una pietra, ma abbandonò il suo sermone prima di cominciarlo quando gli arrivò un'occhiata assassina dalla diretta interessata. Gigi restò in disparte, indeciso sull'intervenire o meno, almeno così le sembrava. Noemi era più temeraria. Si inginocchiò di fronte a lei, in modo da arrivare allo stesso livello del suo sguardo, a terra, come il suo umore. Che pessima idea era stata andare fin li.

Aveva sperato in fondo che incontrandolo sarebbero riusciti a sistemare le cose, che i problemi sarebbero magicamente spariti. Ma le cose non sono mai come nei sogni, la vita rigira le pedine come vuole, ha le sue regole, le viola e ne crea delle altre, tu resti solo in balia degli eventi e della tua stupidità.

- Ho visto che neanche vi parlate  - cominciò pacatamente l'amica

- Non abbiamo niente da dirci -

- Se mi avessi lasciata finire avrei concluso dicendo che però sembra che la voglia di ringhiarvi contro e lanciarvi cattiverie superi ogni aspettativa - commentò sarcastica. Lene non rispose a quella che voleva essere una frecciata alla Noemi. Distolse lo sguardo puntandolo al cielo che lentamente cominciava a strisciarsi di arancione, spalancando le sue porte alla notte, quando il sole avrebbe ceduto il suo trono alla luna - Avreste tanto invece da dirvi - Noemi continuò. Era testarda più di lei, pensò sbuffando. Si sentiva dolente come chi esce sconfitto e martoriato da una battaglia. Sapeva che la loro, da sola non l'avrebbe mai potuta vincere.

- No - sospirò arrendevole - Lui mi ha dimenticata - ogni parola era stata un macigno amaro – Mi vuole solo quando lo rifiuto ma nel frattempo si diverte con altre -

- Sei tu che non l'hai più voluto - ecco la santa inquisizione che diceva la sua. Lene roteò gli occhi, detestava che le facessero notare l'altra faccia della medaglia, quella dove anche lei aveva torto.

- Dopo quello che è successo mi sembra logico - un'espressione amara e vagamente piccata scontrò il suo viso irrigidendolo. La successiva confessione uscì con la velocità della luce - Ciò non vuol dire che io l'abbia dimenticato - non ebbe il tempo di fermarla che già era stata pronunciata. Trasalì boccheggiando dall'incredulità. Quello era un tunnel senza uscita. L'amica sembrò sorprendersi inizialmente, poi le sorrise con dolcezza.

- Lo ami ancora? - la domanda venne fuori con titubanza, quasi avesse paura di fargliela. La risposta era semplice. Un tacito consenso sussurrato tutto d'un fiato.

- Non ho mai smesso di amarlo - enfatizzò ogni parola cadenzandola di pressione, un misto di tenerezza e disillusa tristezza avvolgevano ogni sillaba. La verità era un boccone amaro da mandare giù, ancora più amaro se confessato come il più terribile dei crimini. Osservò l'amica con attenzione e notò immediatamente uno strano cambiamento. Vide i suoi occhi puntare a qualcosa che non era più lei ed immediatamente i suoi sensi si tesero in allerta. Fu un rallenty. Fu come andare in apnea, tanto da credere che avesse veramente smesso di respirare. Si voltò con lentezza, i muscoli tesi fino al midollo la costrinsero a movimenti meccanici e rigidi, fin quando il suo sguardo con si scontrò con dei jeans scuri per poi risalire cautamente verso l'alto, morendo in una tempesta di verde acceso. Rimase come pietrificata. Una statua di sale, congelata dall'imbarazzo più fitto. Oh no. Harry era un gradino sopra di lei. Le gambe erano a pochi centimetri dalla sua spalla e la stava osservando immobile con l'aria di chi aveva appena ascoltato un segreto che lo riguarda. Bingo. Ritornò con lo sguardo di fronte a Noemi, che nel frattempo era ammutolita - Scusami - abbozzò un sorriso teso. Solo in quel momento credette di aver ricominciato a respirare - Vado a buttarmi dentro il lago - con un balzo scattò in direzione del lungo lago, l'amica non aveva emesso neanche una sillaba.











Il cuore martellava furiosamente al ritmo dei rapidi passi che più in fretta possibile l'avrebbero condotta lontano da li. Lacrime di imbarazzo e vergogna solcarono la morbida pelle del viso, rigandolo ad ogni sferzata di vento. Dopo tanto lottare contro i suoi sentimenti, dopo tanto fingere di fronte a lui, era riuscita lei stessa a rendere pubblici i suoi veri pensieri. Complimenti! Coprì la bocca con la mano per evitare di far uscire un singhiozzo mentre l'odore acre del lago le invadeva i sensi. Respirò a fondo cercando di calmare i suoi istinti quando la camminata si era fatta più lenta, pacata. Aveva combinato un disastro e adesso sicuramente non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia, non avrebbe più avuto il coraggio di tenergli testa. Si sentiva debole e scoperta, la sua maschera era caduta.

Tutti gli uomini indossano una maschera e raramente se ne privano mostrando il loro vero essere.

Doppi complimenti per essere riuscita ad incastrarsi da sola in quel perverso gioco. Si era tanto prodigata per nascondere la verità perfino nella sua testa, si era convinta che sarebbe stato meglio lasciar perdere, poi ci aveva ripensato, sopraffatta dai suoi veri desideri. Poi quando avrebbe potuto mettere davvero un punto e porre fine a quell'assurda e agognante sofferenza, si era incastrata con le sue stesse mani, o con la sua stessa boccaccia. Quante volte le avevano detto che parlava troppo? Quello era un esempio più che valido. Non aveva avuto il coraggio di voltarsi di nuovo, non aveva avuto la forza di incrociare di nuovo i suoi occhi. Stranamente le tornò in mente il suo viso, era rimasto come pietrificato quando l'aveva sentita parlare di lui, l'aveva fissata con un'assurda indecifrabile espressione, aveva aggrottato le sopracciglia  e teso gli occhi, confuso e incredulo. Poi era stato troppo, non aveva retto all'insistenza di quello sguardo ed era scappata, come una vigliacca, o come la vigliacca che in realtà era. Il suo cuore sussultò ancora quando la sua fonte di tormento ricomparve alle sue spalle. Distolse lo sguardo incapace di sostenerlo, si strinse tra le braccia, quasi a volersi proteggere. Deglutì a vuoto, restando immobile mentre lui era arrivato vicino, il suo petto poteva quasi scontrarsi con la sua schiena, poteva quasi sentire le  pulsazioni dalla cassa toracica che si mischiavano alla sue. Un battito frenetico, spaventato e ansimante. Si dovette mordere l'interno dalla guancia per impedire l'umiliazione di piangere ancora davanti a lui. Inaspettatamente lui prese un respiro profondo e restò in silenzio.

Open up my eyes and feel your heartbeat as we lay with your body pressed against mine and I know, and I know this very moment this will be, this will be till the end of time. Every time the darkness falls around me, I can feel you move beneath my skin and something strange is happening inside me, don't know where you end and I begin. I want you to know, this love is more than chemical, it feels unusual and I can't get enough. You know this love is more than chemical and we're unbreakable, be forevermore, more than chemical.

- Vattene - la sua voce suonò dura. Non sopportava più la sua presenza, quel suo silenzio era disarmante.

- Sempre gentile - rimbeccò lui, a differenza sua, con un tono calmo. Aveva ghignato, ne era certa.

- Per favore - soffiò socchiudendo gli occhi. Sperò che lui non si muovesse proprio quando una lacrima sfuggì al suo controllo.

- No - questa volta fu duro, Lene spalancò gli occhi di colpo e si voltò, non le importava più che la vedesse piangere.

- Cosa? - esclamò indispettita

- Non me ne vado, il lago non è tuo - la sfidò quasi divertito. Aveva sentito il suo cuore risorgere dalle ceneri, non era preparato a quella confessione, non lo sarebbe mai stato perché lei non liberava spesso i suoi sentimenti, non ne parlava. E quando ormai aveva abbandonato la rotta di riconquista, quelle parole erano state come una folata di vento che lo aveva spinto di nuovo verso di lei, alla sua ricerca. Era perso senza di lei. L'aveva vista sbiancare come un fantasma una volta accortasi della sua presenza, una volta inteso che lui aveva sentito tutto. Era rimasto confuso e meravigliosamente incredulo, aveva temuto si trattasse di un sogno. Le parole "non ho mai smesso di amarlo" erano state una musica di rinascita per lui. Era scattato al suo inseguimento con passo sicuro non appena lei si era data alla fuga. Giurò che sarebbe stata l'ultima volta, perché  l'avrebbe presa per sempre.

- Allora me ne vado io - la bloccò non appena provò ad accennare un passo. Le arpionò un braccio e la riportò esattamente di fronte a sè.

- Basta scappare, affrontami! Non sei mai stata vigliacca -

- Non si tratta di vigliaccheria, non abbiamo niente da affrontare! - gli puntò le mani sul petto come a voler mettere più distanza tra loro. Perché doveva farle subire anche questo? - Tu sei andato avanti, ed io farò altrettanto! - tentò di colpirlo ma lui come al solito improvvisava una difesa. Senza sapere come, entrambi avevano cominciato ad urlare.

- Dopo che tu non ne hai voluto sapere di me -

- Solo perché non mi fidavo non perché non ti amassi - rimbombò in un eco sordo che si disperse tra le increspature del lago. Un'altra lacrima. Lui le teneva ancora le braccia bloccate, ma era rimasto immobile, e lei aveva smesso di dimenarsi, di sottrarsi - Ma adesso non ha più senso - socchiuse gli occhi delusa perfino da se stessa. Harry provò un improvviso moto di rabbia che portò a strattonarla ancora stringendole le braccia. Lei spalancò gli occhi ancora per la sorpresa, era una stretta decisa ma non le faceva male.

- Non ti è mai saltato in mente che per me ne abbia? - alzò ancora la voce e lei lo imitò d'istinto.

- Ma se mi hai dimenticata velocemente - Harry la guardò in cagnesco. Avrebbe voluto, da un lato, avrebbe voluto non essere così succube di lei.

- Possibile che tu ancora non abbia capito che basta che tu dica una parola perché io non ti lasci mai più? Possibile che tu ancora non capisca che sei sempre stata l'unica! - suonò ad entrambi con una nota di accusa - Io non ti ho mai dimenticata. Ho provato a sostituirti ma non ci sono riuscito - abbassò il tono di voce e il suo sguardo si addolcì - Se lo vuoi può tornare tutto come prima, per me non è cambiato nulla - Lene si sforzò ancora un volta di resistere al suo richiamo, di resistere perfino alla sua stessa volontà.

- Possibile che tu non capisca quanto lo vorrei? – tuonò di colpo usando di proposito le sue stessa parole - Quanto mi odi per non riuscire a fidarmi di nuovo di te? - ed era la verità. Si odiava per essere ancora così combattuta, per non avere ancora ceduto. Ma erano davvero così valide le sue motivazioni?

- C'è una soluzione a questo - le regalò un sorriso leggero e bastò per calmarla. rimase a fissarlo per qualche istante sorpresa.

- Ossia? -

- Sposami –

I figured it out, I figured it out from black and white, seconds and hours, maybe they had to take some time. I know how it goes, I know how it goes from wrong and right, silence and sound. Did they ever hold each other tight like us, did they ever fight, Like us. You and I. We don't wanna be like them, we can make it till the end, nothing can come between you and I. Not even the Gods above can separate the two of us, no nothing can come between you and I.

- Cosa? - ...cosa?

- Sposami! – ripeté lui con maggiore convinzione, eppure il suo corpo cominciò a tremare, scosso da brividi di paura ed eccitazione. Lene credette che la mascella le fosse caduta a terra dallo shock. Le aveva davvero appena chiesto di sposarlo? Il sangue cominciò a scorrere in maniera frenetica e le sue guance si imporporarono lievemente di rosso.

- Ti ho appena detto che non mi fido di te per essere la tua ragazza e tu mi proponi di diventare tua moglie? – suonavano ridicole quelle parole sulla sua bocca, si sentiva in imbarazzo solo pronunciandole. O forse era la mano di lui che stava scorrendo lungo la sua schiena fino a premere il suo corpo contro il petto, regalandole quel tanto agognato contatto.

- Appunto, ti sto dimostrando che puoi fidarti! - affermò con melodiosa dolcezza. Lei non si oppose alla sua stretta, stava cedendo, lo capirono entrambi.

- Scordatelo! - bofonchiò poco convinta sciogliendo il loro contatto visivo e lui rise di rimando.

- So che lo vuoi - le alzò il mento con due dita, obbligandola a ripristinare il loro legame. Non avevano bisogno di parole per capirsi. Le accarezzò la pelle tenera vicino alla bocca, con tocco leggero e vellutato, riassaporando il calore fuso che solo la sua pelle poteva dargli, tastando con piacere la carnosità delle sue labbra. Sorrise ancora vedendo che un leggero velo di rosso vestiva le sue gote. Era così bella. Era così perfetto averla di nuovo tra le braccia. Incapace di trattenersi si avvicinò a quella bocca ammaliatrice. Desiderò perfino morderla, riassaporare quella carne tenera tra i denti.

- Non così! Per me il matrimonio è per sempre - si scostò appena evitando quel contatto. Tremò vedendolo avvicinarsi, sentì che il cuore poteva esploderle nel petto mentre il suo incessante battito risuonava impetuoso fino a toglierle il respiro.

Harry sbuffò, parlava sempre troppo e nei momenti meno opportuni. Ma quanto era bello tapparle la bocca a suon di baci.

- Per me invece è a tempo limitato! Scema - soffiò vicino all'orecchio prima di attaccare quella zona posandovi leggeri baci, la pelle sfiorava la sua lasciando scie incandescenti di desiderio e brama.

- Idiota! - fu l'unica cosa che trovò la forza di dire - Voglio dire che non puoi legarmi a te e poi fare quello che ti pare - forse non aveva molto senso, ma il suo attacco erotico era decisamente troppo da gestire. Riusciva solo ad azzerare ogni pensiero catapultandola in quell'universo dove esisteva solo lui, o lei in funzione di lui.

- Quello che mi pare sei tu! - replicò stizzito dalle sue proteste. Lei si morse la lingua, chiudendo di colpo la bocca. Non sapeva se voleva davvero esternare quella domanda, rivelatrice sia di insicurezza, che di desiderio - So che stai per dire qualcosa - ghignò alla sua espressione sorpresa. Come se fosse una novità. Lei sembrò pensarci ancora per qualche secondo prima di riuscire ad esternare quella che era la sua paura:

- Lo sarò anche tra dieci anni? -

- Anche tra cento! - ribatté immediatamente lui - Ascoltami - cominciò ma le parole morirono in gola. Le prese il viso a coppa tra le mani segnandola con uno sguardo di tangibile intensità - Volevo chiedertelo dopo poco tempo che ero partito, avevo comprato perfino l'anello - lei strabuzzò gli occhi.

- Cosa hai fatto? - aveva comprato un anello... rimase perplessa, incastrata tra una felicità bruciante e la soddisfazione di tirargli un ceffone. Lui sembrò intuirlo e spostò la presa ancora lungo le sue braccia, in abbraccio che sapeva più di auto difesa che di affetto, sospettò lei.

- E poi ho avuto paura! Mi è sembrato che mi stessi togliendo la libertà - Lene aprì la bocca sconcertata. Quello era il colmo!

- Ma se hai fatto tutto da solo! - protestò offesa

- Lo so! - in risposta lui la strinse di più - Eppure aveva rimbalzato tutte le mie paure su di te, per questo ho sentito il bisogno di comportarmi da single, credevo fosse quella la libertà, invece ero più prigioniero di prima! - lo guardò questa volta confusa, il discorso non era molto lineare né chiaro, ma lui continuava a parlarne sicuro come se fosse stata una cosa usuale – Perché nonostante volessi stare con te mi ero imposto di non farlo - lei corrugò la fronte, era il discorso più assurdo che avesse mai sentito.

- Tu non sei normale - commentò

- Mi dispiace, per tutto quello che ho combinato -

- E se dovesse succedere di nuovo? - domandò questa volta con maggior sicurezza

- Non succederà - affermò serio - Ho cercato di dimenticarti in ogni modo, invano -

- Perché ero io a non volerti ma se tra qualche tempo ti sentissi di nuovo in trappola? Se sentissi il bisogno di andare via di nuovo? - quando la paura si faceva largo tra le crepe del proprio corpo era difficile farla sparire, servivano certezze a cui aggrapparsi per trovare la forza di mandarla via.

- Non eri tu la trappola! C'è voluto un po' per capirlo, ma ora è chiaro - le accarezzò di nuovo il viso con una mano, mentre con l'altra si preoccupava di tenerla tanto stretta a sè che quasi i loro corpi si potessero fondere.

- Cosa vuoi dire? - sbatté le palpebre cominciando a faticare a seguire i suoi discorsi

- Che qualsiasi cosa mi succeda negli anni, sarai sempre tu ciò di cui avrò bisogno, sarai sempre tu la mia porta sulla felicità – la sicurezza nelle sue parole lo tradì nei gesti. Portò la mano dal suo viso alla tasca della giacca. Tremando ne uscì con una scatola scura - Perciò sposami – aprì la scatola e lei rimase senza fiato. Il diamante brillava come una stella, riflettendo perfino le sfumature dell'acqua. Brillava indomito in mezzo al buio della scatola che ne risaltava ancora più la luce. Aprì la bocca tra la sorpresa e l'improvvisa mancanza di ossigeno nei polmoni. Lui invece fremette per l'attesa - Ci stai pensando? - un misto di preoccupazione le giunse all'orecchio. Provò a parlare ma le labbra le tremavano e la lingua non riusciva ad articolare una lettera.

- Forse... - balbettò posando gli occhi su quell'immagine che sperò poter ricordare per sempre. Lui era sempre apparso sicuro e spavaldo, in quel momento sembrava quasi imbarazzato. Con un braccio teneva lei e con l'altra mano una scatoletta aperta con il luminoso brillante al centro. I suoi occhi erano lucidi, i capelli cominciavano a sfuggire dalla crocchia e il respiro era pesante sotto il suo petto. Bellissimo.

- Forse cosa? - incalzò teso. Lei gli portò le mani dietro al collo, liberando finalmente i suoi capelli, accarezzandoli piano con le dita. Lo vide chiudere gli occhi per bearsi del suo tocco. Inconsciamente mosse la mano lungo la sua schiena, scendendo lentamente fino a sfiorare le fossette di venere, per poi risalire e scendere. Tremò anche lei a quel tocco così intimo. Gli lasciò un bacio sottile sul lobo.

- Forse potrei prendere in considerazione quest' idea - non aspettò altro. Harry le prese di nuovo il viso tra le mani, scatoletta chiusa tra due dita e si avventò su di lei con tutto il bisogno e la disperazione che aveva accumulato durante la sua lontananza.

- Lo prendo per un si - il respiro morì sulla sua bocca così come le sue parole. Non avrebbe avuto modo di replicare, semmai avesse voluto. Ma quell'idea non inciampò minimamente nella sua testa. Le loro labbra si fusero  in un turbine di desiderio represso. Le bocche si spalancarono e finalmente le loro lingue si unirono sfuggendosi, rincorrendosi in un gioco che non sarebbe potuto mai finire.

- Mi rigiri sempre come ti pare – sussurrò ancora sulle sue labbra prima di ricominciare il suo attacco indomito, ma Harry si staccò di colpo.

- Quante volte dovrò dirti che sei sempre stata tu a tenermi in pugno? -

- Non sempre - lo disse quasi potesse essere un rimprovero

- Si, anche quando ci siamo lasciati, sei sempre stata con me -

- Detto così fa paura - ridacchiò tra un bacio e l'altro - Non sono un fantasma -

- Eri sempre nella mia testa, perché non avevi mai lasciato il mio cuore. Sei un'arpia - rise anche lui godendosi quei piccoli finti litigi con lei - Te lo sei preso ed ora è tuo -

- Se l'avessi saputo prima...  - lasciò sospese le parole concludendo con un'occhiata ammonitrice.

- Eri l'unica a non accorgersene, dimmi che anche io ho il tuo -

- L'hai sempre avuto - fece una pausa - Purtroppo -

- Te lo faccio rimangiare quel purtroppo - la prese in braccio improvvisamente, dopo averla distratta con uno di quei baci che toglie il fiato. Era sempre così con lui, pensò, non si sarebbe mai abituata all'effetto di quelle labbra sulle sue.

Si gettò a terra con lei addosso prima di rigirare le posizioni e schiacciarla sotto di lui. - E' una fortuna che tu abbia indossato la gonna - soffiò roco, un lampo di eccitazione percorse i suoi occhi e le sue mani salirono fino a sparire sotto il sottile strato di tessuto colorato. Lei soffiò un gemito al suo orecchio, aggrappandosi ai suoi capelli come tanto le piaceva fare. Sarebbe stato impossibile abituarsi a quello. Questa volta Harry cercò di costringersi ad andare piano, la sua bocca si impossessava di ogni lembo di pelle scoperta lasciando morsi, segni, baci mentre le sue mani la toccavano con possesso e desiderio. Marchiandola.

Lene era inerme tra le sue mani, creta da plasmare, ma quando lui cominciò a toccarla più profondamente lei reagì cercando di invertire la posizioni. Sbuffò quando lui non glielo permise catapultandola ancora sotto il suo corpo.

- Vuoi che ci vedano? - domandò con quella sua voce profonda e sensuale poco prima di infilare la lingua nel suo ombelico e lei sussultò. Non aveva pensato che erano sul lungo lago, nascosti solo da qualche cespuglio o roccia. In quel momento non le importò, rispose al suo attacco erotico colpo su colpo, accompagnando ogni movimento, impossessandosi di ogni bacio, scoprendo la sua pelle più che potesse. Baciò il lembo di pelle tatuata che era scappata dalla camicia semi aperta e sorrise nel sentirlo gemere tra una spinta e l'altra che velocemente portò entrambi a varcare le porte del piacere.






- Siamo di nuovo noi - sussurrò ancora incredula con la testa poggiata sul suo petto, dove la camicia non era ancora stata abbottonata. Amava il contatto con la sua pelle che in quel momento era calda come un braciere.

- Siamo sempre stati noi - lui le accarezzava un braccio, sfiorandolo appena, regalandole una serie di brividi che si erano evoluti in pelle d'oca - E litigando esprimiamo al meglio la nostra essenza! - ridacchiò lui. Era arrivato ad amare perfino quella parte del loro rapporto. Lei alzò la testa e lo guardò fintamente scontrosa.

- Che vita che ci attende! Piena di litigi per esprimere meglio il nostro amore! - sorrisero entrambi.

- E di oggetti lanciati, chissà quante volte tenterai di uccidermi! Devo farmi un' assicurazione sulla vita - lei alzò gli occhi al cielo divertita, che bei tempi!

- Allora io dovrò comprarmi una macchina, non sia mai che mi lasci a piedi - gli diede un buffetto sul naso prima di riaccomodarsi su di lui, poco dopo il silenzio li riavvolse nella sua vaporosa pace. Attorcigliarono le dita alla ricerca di un contatto ancora più intimo. Entrambi avevano ritrovato la felicità, dovevano solo fare in modo che non gli sfuggisse più dalle mani.

- Mi aspetto anche tanto sesso riparatore - Harry ruppe improvvisamente il silenzio e lei alzò la testa per poter osservare la sua faccia divertita e perfettamente soddisfatta.

- Quello mi sembra il minimo - miagolò suadente - Spero sia una promessa - la scintilla nei suoi occhi si riaccese e intrecciò nelle sue spire tutti i suoi sensi. Era sempre assetata di lui. Lui che sembrò cogliere al volo quella maliziosa sfida e anche i suoi sensi si riaccesero.

- Allora direi di metterlo subito in pratica -

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