38.2
Harry rimase indietro per godersi lo spettacolo, si aspettava vederla appendersi in qualche strano modo, o incastrarsi con qualche complicato movimento, invece con sua immensa sorpresa, arrivò abbastanza agilmente dall'altra parte. Non si lasciò scappare l'opportunità di sfotterla.
- Il solito rinoceronte – sghignazzò mentre lei portava le braccia incrociate al petto.
- Ma se sono stata perfetta, neanche le ginnaste – a quel punto scoppiò a ridere lasciando la testa all'indietro.
- Ginnaste – scherzò con il chiaro intento di prenderla in giro – Ma fammi il piacere –
- Idiota – borbottò dandogli un piccolo pugno sul braccio – Voglio vedere cosa saprai fare di meglio tu – lo sfidò dall'altra parte della staccionata, ma lui essendo più alto di lei non trovò alcuna difficoltà nel superare il tanto problematico ostacolo.
- Dicevi? – disse giungendo a pochi centimetri dal suo viso in chiaro segno provocatorio. Lene lo spinse via con forza e lui si spostò assecondandola.
- Come attireremo le papere? – riportò immediatamente l'attenzione sui famosi pennuti.
- Con la luce, metti la torcia anche nel tuo telefono e agitalo – lei eseguì silenziosamente gli ordini e poi cominciò a tentare di imitare il verso delle papere, con poco successo dato che Harry cominciò a ridere a crepa pelle.
- Cosa vuoi? – lo fulminò lei
- Cosa credevi di fare? – sghignazzò ancora
- Richiamarle no? – credeva fosse abbastanza ovvio.
- Buon fortuna! – sghignazzò ancora incredibilmente divertito.
Non dovettero attendere molto prima che i simpatici animaletti sbucassero davanti a loro nella loro ondeggiante camminata. Erano le classiche papere, alcune marroni e altre bianche, si avvicinarono con titubanza, palesando la loro presenza dai loro tipici versi, vagamente poco somiglianti a quelli che aveva precedentemente imitato lei. Incrociò lo sguardo eloquente del ragazzo e lo precedette:
- Non parlare – lo minacciò
- Apri le mani – lei fece come detto e lui le posò nei palmi una grande quantità di patatine.
- Ma puzzano! – esclamò dopo aver colto che l'odore nauseabondo provenisse proprio da quello che doveva essere cibo – Non saranno scadute? –
- Sono alla paprika e no, non sono scadute! – si lamentò quasi offeso
- Se domani dovessi sentire al telegiornale locale la notizia di una strage di papere al laghetto del parco, saprò di chi è la colpa – scherzò – Infrangerai il sogno di tanti bambini che desideravano dar da mangiare alla papere –
- Che sogno triste – commentò brutale mentre gli animaletti mangiavano affamati ciò che gli stavano gentilmente offrendo, cominciando a starnazzare con maggiore vigore.
Harry si beò per un attimo della magica sensazione che gli regalavano quei pacifici momenti insieme a lei, la sua vicinanza era rassicurante, pensò prima che l'amarezza s'impadronisse del suo corpo. L'aveva persa e tutto per colpa delle sue stupide paure, delle sue insicurezze. Che idiota! Promise a se stesso che non si sarebbe arreso, avrebbe aspettato fin quando lei non sarebbe stata pronta per concedergli ancora una volta il suo cuore, e non le avrebbe fatto pressioni fino ad allora. Doveva attendere, sperando che presto lei si sarebbe decisa a dargli una seconda, forse anche quinta o sesta possibilità. Perché lui l'amava. Di colpo si ricordò che giorno fosse, si ricordò della tristezza che le aveva letto negli occhi quando l'aveva incontrata, e decise che era arrivato il momento di fare domande – Va un po' meglio adesso? – chiese titubante sempre cercando di ostentare la massima sicurezza.
– Cosa? – Lene si voltò a guardarlo, colpita
- Hai fatto tutto questo per non farmi pensare? – ma lui scrollò le spalle con finta indifferenza e lei sentì dentro di sè qualcosa sciogliersi nel familiare calore che emanava la felicità. Si ritrovò a perdersi per un attimo nella sensazione di completezza che provava al suo fianco, nella sensazione brutale e affascinante di essere un libro aperto per lui, che leggesse senza ritegno le sue emozioni fino a quelle più segrete nascoste all'ombra del suo cuore. Era così bello quando vedeva accendersi il sorriso nel momento in cui capiva che i suoi pensieri, come i battiti del suo cuore che erano solo per lui.
- Mi domandavo... - disse distogliendola dai suoi pensieri – Se un giorno riuscirai a parlare di lui, senza paura, senza dolore – quelle parole erano macigni forse più per lui. Aveva imparato a convivere con quel suo angolo ancora buio e proibito del suo cuore da quando gli aveva confessato di amarlo una seconda volta, quando si era aperta completamente a lui, quando non aveva più avuto segreti. Lene sospirò, temendo di non riuscire ad esaudire quella richiesta.
- Ti ho già parlato di lui una volta – Harry sbuffò
- Due parole cavandotele di bocca –
- Pensavo fosse tutto ciò che avresti voluto sapere – affermò seria e lui le rispose con altrettanta serietà.
- Ti sbagliavi –
- Allora dimmi, cosa vorresti sapere di lui? – non aveva pensato prima di formulare quella domanda, semplicemente avrebbe soddisfatto le sue curiosità, era pronta in realtà, prima o poi con lui o con chiunque, quel discorso sarebbe dovuto uscire e qualcosa le assicurava che sarebbe riuscita a parlare.
- Vorrei solo che me ne parlassi – affermò lui, e le parole uscirono.
- La prima volta che abbiamo parlato ricordo che era stato dopo i Teen Choice Awards, ero con Emma, e dopo lo spettacolo eravamo andati a ballare – un sorriso amaro tinse il suo viso – Abbiamo ballato e poi siamo scappati e abbiamo passeggiato sulla spiaggia tutta la notte – i ricordi erano ancora limpidi nella sua mente, come se quegli anni non fossero mai passati – Quando poi ci siamo rivisti a New York avevamo avuto delle discussioni, ma poi abbiamo cominciato ad uscire – sghignazzò amaramente – Ricordo che i primi appuntamenti erano stati un disastro colossale – Harry avrebbe voluto sapere il perché, ma si sforzò di tacere, era sollevato nel sentirla parlare dei suoi più bei ricordi divenuti di colpo incubi, in maniera così fluida, non era distaccata, non era fredda, ma sentiva che stava ricordando senza la morsa pressante del dolore, e ciò portò a montare l'onda di speranza tra i suoi polmoni, fino ad invadere il respiro – Poi siamo diventati inseparabili e dopo tre anni e qualche mese mi aveva fatto la proposta – quello fece male, sembrò che il suo cuore perdesse un battito – Non si era inginocchiato, aveva semplicemente detto: se mi ami mi sposerai – chiuse un attimo gli occhi, le palpebre dolevano, sentiva un vortice giungere in lontananza, veloce ed improvviso come era stata la sua scomparsa – Poi è successo quel che è successo – si fermò ancora – Sono venuta qui perché volevo in qualche modo sentirmi più vicina a lui, non è stato un caso – Harry si decise a parlare, doveva sapere.
- Non ho mai avuto il coraggio di chiederti se ti manca – si guardarono negli occhi nello stesso istante – So la risposta, non credere, ma voglio sentirlo da te –
- Se la sai non c'è bisogno te la dica – un lampo tremò nel verde dei suoi occhi – Mi mancherà sempre e se potessi riportarlo qui, lo farei, sempre – a quel punto serrò gli occhi come sconfitto – Ma non so se le cose cambierebbero – non era preparato a quel colpo, riaprì gli occhi di scatto, come scottato – L'ho amato con tutta me stessa e in un modo diverso lo faccio ancora, ogni giorno ma – fece un'altra breve pausa – Il mio cuore ha ripreso a vivere da tempo, dovevo solo accettarlo. Conserverò il suo ricordo come il più prezioso dei segreti, ma so che posso donare il mio cuore senza riserve, senza rimpianti perché nonostante tutto lui sarà con me – non sapeva se era stata abbastanza chiara, ma quello era tutto ciò che poteva dirgli - Mi rendo conto di non essere una persona facile da amare - la sua voce divenne un sussurro - Ma lui mi faceva sentire perfetta - 'anche per me sei perfetta ' pensò Harry senza però metterla a conoscenza dei suoi pensieri, non era ancora il momento – Sei soddisfatto ora? – lui indugiò un momento sui suoi occhi, tentando di riassemblare il legame che li aveva uniti nel tempo, in un gioco di sguardi capaci di comunicare le parole che la bocca non riusciva. Quando la vide scrutarlo e perdersi di nuovo nei suoi occhi, parlò:
- Si – un sussurro che gridava nel silenzio della notte. Le accarezzò il viso, avvicinandosi a lei velocemente per paura potesse sfuggirgli ancora, per paura potesse allontanarlo, e questa volta avrebbe dovuto biasimare solo se stesso. La sentì tremare sotto il suo tocco, mugugnare in una battaglia interiore che sapeva non volesse perdere, troppo orgogliosa, troppo testarda, ma un bagliore di luci accecò i loro occhi quando si voltarono e videro in lontananza figure che sembravano essere i guardiani che controllavano il bosco procedere nella loro direzione.
- Oh oh – Lene spalancò gli occhi spaventata – Che facciamo adesso? – chiese quando lo vide scattare in piedi velocemente e lei ne imitò immediatamente i movimenti. Le papere starnazzavano e correvano di qua e di la con i loro piedi piatti, molte si lanciarono verso il laghetto, altre continuavano a girare in tondo spaesate e disorientate dalla luce. Non era il momento di pensare alle papere!
- Tu cosa ne dici? – scattò lui – Corriamo! – le prese una mano bruscamente tirandosela dietro verso la staccionata, fortunatamente i guardiani sembravano ancora abbastanza lontani, ma non aveva nessuna intenzione di rischiare di farsi scoprire, sicuramente poi sarebbe finito in prima pagina e ancora non era il caso di trascinare con se anche lei. Sarebbe venuto il momento, ma quello ancora non lo era. L'aiutò a scavalcare il più veloce possibile, ma i suoi movimenti sembravano meno sicuri e più goffi rispetto a poco prima. Era agitata, non sarebbe stata una simpatica esperienza venire trascinati in gendarmeria per violazione di divieto pubblico e mentre lui era ancora con una gamba dall'altra parte della barriera il buio decise di giocarle uno scherzo. Mise male un piede non notando una buca poco distante dalla recinzione di legno. Le sembrò di vivere la scena a rallenty, avvertendo l'equilibrio abbandonarla velocemente fin quando non si aggrappò con forza alla manica del cappotto di Harry che, essendo già in una situazione precaria, le finì addosso con tutto il suo peso. Avrebbe urlato se non fosse stato per il ragazzo che le aveva prontamente messo una mano in bocca impedendole quasi di respirare.
- Mmmmmh – mugugnò infastidita tentando di liberarsi.
- Ti conviene non urlare se non vuoi che ci raggiungano in un batter d'occhio! – l'ammonì severo prima di alzarsi in piedi – Accidenti! – capì il motivo dell'imprecazione solo quando notò un enorme squarcio nei pantaloni di Harry proprio al centro del sedere, rivelando il colore dei boxer che indossava: grigi. Tentò in tutti i modi di trattenersi soffocando gli stimoli nella gola, ma quando arrivò al culmine scoppiò in una fragorosa risata, finendo per tenersi la pancia tra le mani. Lui le lanciò un'occhiata estremamente espressiva e non era per niente divertito.
- Guarda che è colpa tua! – la strillò – Mi hai tirato giù con te! Sei così maldestra! – registrò l'offesa, ma in quel momento era troppo concentrata sul cercare di ridere sommessamente per rispondere. Harry grugnì e la tirò malamente per un braccio per tutto il restante tragitto. Ci mancavano solo i pantaloni! Ogni tanto dava un'occhiata dietro di sè, non tanto per lei che si lasciava trascinare come un sacco di patate ancora ridacchiando, quanto per ammirare il grigio dei suoi boxer spiccare dal nero della stoffa dei jeans. Erano i suoi preferiti!
Corsero velocemente verso la macchina ed il sollievo fu immediato una volta che si chiusero dentro. Lene smise di ridacchiare quando lo sentì mugugnare e solo in quel momento notò un taglio sul palmo della mano sinistra del ragazzo.
- Fammi vedere - ordinò preoccupata, usciva un pochino di sangue, ma non sembrava profondo.
- Dev'essere stato quando ho saltato – si sarebbe divertito ad incolparla se non l'avesse vista preoccupata come se fosse stato in fin di vita. Era solo un graffio, al momento lui era più preoccupato per i pantaloni.
- Se è stato un chiodo potrebbe essere pericoloso – l'ammonì lei, si sentì in qualche modo in colpa – Andiamo a casa che te la disinfetto –
- Non credo ci sia bisogno –
- Invece si! – dichiarò perentoria – Potrebbe infettarsi! Muoviti! –
Harry sorrise e mise in moto l'auto. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, seguendo le indicazioni del navigatore che più velocemente del previsto li ricondusse a casa. Lene si guardò intorno
– Perché siamo venuti qui? – chiese riconoscendo la casa dei ragazzi.
- Perché non c'è nessuno – rispose sbrigativo. Lene mise a tacere il borbottio che le era nato nello stomaco. Si sarebbe sentita più a suo agio a casa sua. Un tremolio fugace le sconquassò le membra, un brivido improvviso, veloce come una folata di vento, era da quando si erano lasciati che non aveva più messo piede a casa loro.
Harry avvertì la sua titubanza e si sentì infastidito, la conosceva abbastanza bene per capire che non si sentisse a suo agio. Non si sentiva più bene a casa sua, digrignò i denti, incolpandosi per l'ennesima volta per la sua stupidità, poi la vide precipitarsi dentro al solito passo di carica che gli strappò un ghigno e la seguì.
- Dove posso trovare il disinfettante? – chiese mentre si liberava del cappotto frettolosamente. Non doveva pensare al passato, l'urgenza era rimediare al danno che lei aveva combinato.
- Te lo prendo io – disse lui imitandola e poi sparendo nel bagno. Lei lo seguì e pulì delicatamente il taglio sulla mano, disinfettandolo più volte, per finire bagnò la garza di disinfettante e gli avvolse la mano. Lui l'aveva osservata per tutto il tempo in silenzio, studiando i suoi movimenti con leggera attenzione, assaporando il calore delle mani tra le sue, quando riusciva le accarezzava lascivamente il dorso della mano con il pollice, testando la morbidezza della sua pelle con studiata lentezza. Ma lei era stata troppo concentrata sul suo taglio per accorgersi dei suoi vaghi tentativi di corteggiamento. Aveva sentito il cuore perdere un battito riassaporando la sensazione che fosse di nuovo e per sempre sua.
- Mi dispiace – sussurrò affranta e lui le lanciò un'occhiata interrogativa – Se non ti avessi tirato giù con me non ti saresti fatto male – abbassò gli occhi sul pavimento piastrellato del bagno, ma lui le prese il viso tra le mani per costringerla ad incontrare ancora i suoi occhi.
- E' solo un graffio – soffiò con voce cadenzata, di colpo ghignò – Sono più dispiaciuto per i pantaloni! – la vide spalancare gli occhi. Si era dimenticata dei pantaloni! Soffocò invano una risata che esplose di nuovo con forza e lui sorrise di rimando, un sorriso vero che le sembrò che perfino i suoi occhi ridessero con lui.
If it weren't for you, I'd never have burst through that door. If it weren't for you I'd never have found something worth fighting for. If it weren't for you, I'd never have seen the city lights, if it weren't for you, I'd still have my favourite pair of pants. If it weren't for you. till now I thought maybe was better alone, but you showed I'm not fine on my own.
- Vorrei tanto sapere cosa ci trovi di così divertente – borbottò fintamente offeso mentre lei continuava a ridere gettando la testa all'indietro.
- Era troppo buffo, mentre correvi lo squarcio si apriva di più! – cercò di dire tra una risata e l'altra – Si vedeva tutto! –
- Vedo che hai guardato per bene! – disse con aria provocatoria, ma lei era troppo concentrata sul alto comico per coglierla.
- Non benissimo – continuava a ridere – Voltati! – aveva le lacrime agli occhi e le stava facendo male la pancia.
- Per ridere alle mie spalle? – commentò acido e stizzito - Mai! -
- Dovrai camminare prima o poi a meno che tu non voglia tenerteli per sempre! –
- Erano i miei preferiti! –
- Mi dispiace! – non sembrava davvero dispiaciuta dicendolo tra le risate, ma lo era sul serio.
- Non è vero! – replicò divertito
- Si che lo è! – ribatté accigliata – Anche se è stato molto divertente – ammise squittendo
- Non me n'ero accorto – protestò fintamente offeso – Vai avanti tu così eviti di prendermi ancora in giro – ordinò alzandosi, ma lei oppose immediatamente resistenza – Ah no! – l'ammonì serio – Non costringermi a trascinarti di forza –
- Non sarebbe carino buttarmi fuori di casa in malo modo –
- Chi dice che ti butterei fuori – prima che potesse replicare se la caricò in spalla con un movimento che era diventato per loro famigliare, soprattutto quando la sentì liberare un urlo stridulo troppo vicino al suo orecchio. Si vendicò lanciandola in malo modo sul divano e le si buttò addosso bloccandole le mani in alto, mentre lei si dimenava tentando di liberarsi. Ghignò vedendola con i capelli arruffati e la solita aria di sfida spavalda che la caratterizzava anche quando sapeva di non avere speranze. Eppure non si dava mai per vinta. Odiava essere trattata alla stregua di un sacco di patate e quel porcospino sembrava divertirsi a lanciarla qua e là e poi ingaggiare una lotta impari dato che partiva già da una situazione di vantaggio.
- La mano – gli ricordò cessando di colpo le ostilità, lui la imitò torreggiando sopra di lei in ginocchio, mentre lei era ancora bloccata sotto di lui quasi completamente sdraiata sul divano. Si isolò per un istante nella contemplazione del suo viso leggermente arrossato, dei suoi capelli sparpagliati sulla faccia, che sicuramente non dovevano essere peggio dei suoi, pensò vergognandosi, la maglietta spiegazzata che gli scopriva un fianco e per finire quei meravigliosi occhi verdi accesi di fatica ed ilarità. Come poteva non sciogliersi davanti a quello spettacolo?! Accidenti! Si fece seria di colpo, ricordandosi la sua posizione, imprimendosi in testa le immagini di quella stessa faccia, rigida e tetra mentre le diceva: "Non ti amo più" ed il suo cuore sussultò ancora. Quello era puro masochismo, e doveva scappare più velocemente possibile. Si alzò di scatto e lui la seguì studiandola – Credo sia meglio che vada – lui sembrò accigliarsi. Una ventata di aria gelida gli intirizzì ogni arto. Voleva andare via.
- Ti ho detto che non c'è nessuno a casa – spiegò brusco – Puoi anche restare a dormire –
- Non mi sembra il caso! – replicò accigliata – Se non vuoi accompagnarmi andrò a piedi, non c'è problema, mi piace camminare – stava per prendere il cappotto ma lui le afferrò bruscamente un braccio tirandola verso di sè fino a schiacciarsela addosso.
- Perché così tanta fretta? – ringhiò rabbioso, tirandola maggiormente contro di sé.
- Perché è tardi! –
- O forse perché hai paura che restando qui finiresti per fare cose che in realtà vuoi, ma ti ostini a negare per ripicca – la sua voce aveva perso ogni traccia di dolcezza, era arrabbiato e provocatorio. Lei inaspettatamente reagì.
- Ripicca?! – urlò tanto forte che Harry scattò – Si chiama ripicca ora non cedere alle provocazioni di colui che poco tempo fa ti ha detto "non ti amo più"? – sfrecciò odio nelle ultime parole che sembrò inchiodarlo sul posto. Ancora i suoi errori, pensò lui serrando gli occhi. Poi li riaprì e una saetta di determinazione lo scosse. Era esattamente quello che voleva, lei doveva reagire, sputargli addosso tutta la sua collera, liberarsi da quella rabbia e da quel rancore per poter andare avanti e finalmente perdonarlo.
- Se solo tu mi ascoltassi – pregò alterando la voce una volta che lei ebbe terminato la sua caterva di coloriti e strampalati insulti.-m
- Ti ho già ascoltato! – con uno scattò si liberò della sua presa, ma lui le afferrò l'altro braccio con forza.
- No! - allentò lievemente, cercando di evitare di farle male - Non mi hai dato l'opportunità di spiegarmi –
- Allora spiegati, avanti e finiamo questo supplizio! – lui tremò, non voleva assolutamente che finisse, l'avrebbe fatto continuare per sempre se fosse rimasto l'unico modo per averla vicina.
- Resta qui stanotte – la sua voce si spezzò in una nota supplichevole.
- No! – frecciò lei decisa
- Allora vuol dire che sei una codarda! – alzò la voce di colpo e lei con uno strattone liberò il braccio.
- Non provocarmi! - si portò le mani tra i capelli, esausta - Lo fai apposta ! –
- Resta! – pregò ancora senza preoccuparsi di nasconderlo. Lei sussultò ancora sentendo quella supplica, stava combattendo ancora contro se stessa, ad ogni "no" che pronunciava la sua bocca, era uno schiaffo, una rivolta alla sua vera volontà, dei suoi veri desideri.
- Dormo sul divano e tu dovrai stare lontano da me! – si arrese infine e la tensione tra loro sembrò improvvisamente sciogliersi.
- Questo non l'ho mai detto - sospirò sollevato prima di prenderle la mano e trascinarla con poco garbo sul divano più vicino - Ora siediti e apri bene le orecchie –
- Quale gentilezza – commentò con un sorrisetto acido seguendolo. Si spazientì quando lo vide osservarla impalato come uno stoccafisso – Allora?! – incalzò
- Giura di non interrompermi – lui prese fiato. Aveva aspettato quel momento con impazienza, pregando che gli si presentasse l'occasione di spiegarsi, ed ora si sentiva un idiota al pensiero di quello che avrebbe dovuto confidarle.
- Ma se non cominci... -
- No! Giuralo! – usò un tono che non ammetteva repliche. Era decisamente difficile, in più, conoscendola, lo avrebbe interrotto una dozzina di volte facendolo sembrare ancora più ridicolo, e almeno quello poteva evitarlo.
- Ok – sbuffò lei spazientita.
- Ho avuto paura – cominciò tremante – Mi sono sentito in trappola e ho incolpato te per questo, ma in realtà ero io stesso –
- Sei sibillino – assottigliò gli occhi, ma tremava anche lei ad ogni parola. Aveva aspettato quel momento per un mese. Si era mangiata le mani per evitare di chiedergli quale fosse stato il motivo, poi lo aveva visto con Jennifer e aveva capito, o almeno, aveva capito che lei non gli bastava più, quella storia era diventata troppo seria e troppo importante, un peso che lui non aveva avuto più la forza di portare sulle spalle, neanche dividendolo con lei. Lei era troppo pesante, lei stessa era diventata quel peso. Questo lo aveva intuito da sola, ma entrare nella testa di un uomo sicuramente, avrebbe rivelato cave ancora più strane e profonde. Tremò con un brivido improvviso, credendo inaspettatamente di non essere più pronta a ciò che avrebbe potuto dire.
- Ti avevo detto di non interrompermi! – la rimproverò alterato
- Ok scusa! – alzò gli occhi al cielo, l'ansia la stava corrodendo. Harry sospirò ancora e poi finalmente parlò e lei trattenne il respiro per tutta la prima frase.
- C'è stato un momento in cui ho creduto di aver bisogno di libertà, di spazio ed ho creduto che fossi proprio tu a togliermelo - Lene incassò ogni parola come se le stessero strappando pezzi di pelle, pezzi dei suoi ricordi felici venivano contaminati da quel nascosto malessere che lo aveva portato a lasciarla. Fece una pausa breve per poi ricominciare con tono sicuro - Ed invece poi sono rimasto schiacciato dal bisogno di te – ammise tornando a guardarla ma lei si accigliò.
- Harry, ti ricordo che siamo stati un mese intero senza sentirci né vederci - ringhiò - E mi sembra che tu te la sia cavata piuttosto bene –
- Ti sbagli! - replicò immediatamente lui, zittendola - Ero più scontroso del solito! – fece una pausa – Cercavo di convincermi che non fosse per te, che non fosse la tua mancanza a tormentarmi ed invece appena l'ho ammesso sono stato subito in pace con me stesso – le prese d'impulso le mani – Ho capito che l'unica cosa di cui avevo bisogno eri tu – sospirò cercando i suoi occhi – Sei tu – si corresse.
Lei avvertì il cuore sciogliersi da quella alquanto inusuale dichiarazione, ma la ragione reclamava ancora risposte.
- Cosa mi dici di tutte le ragazze con cui hai cominciato ad uscire? –
- Mi stai davvero chiedendo di quelle che tu hai sempre soprannominato barbie? - domandò quasi indispettito - Pensavo mi conoscessi meglio, credi davvero abbiano importanza per me? -
- E se dovesse succedere di nuovo? – alzò la voce di colpo – Io non riesco a fidarmi ancora di te! - si liberò delle sue mani - Dici che vuoi me ma nel frattempo ti dedichi alle relazioni sociali! – un tono sarcasticamente accusatorio minò la sua voce, già in precario equilibrio.
- Erano solo un modo per distrarmi – sottolineò ciò che per lui era evidenza
- Hai voluto anche un periodo per distrarti da me però – il volume si abbassò di colpo, quasi schiacciato dal peso che il significato traghettava con se. Sebbene non fosse stata una frase cristallina lui capì, si riferiva sempre al periodo in cui si erano lasciati.
- Ti prego – sussurrò accarezzandole il viso, lei stranamente non si ritrasse, anzi chiuse gli occhi beandosi di quella famigliarità, di quel calore, di quella dolcezza nel suo tocco, che tanto le era mancata – Promettimi che ci penserai – bisbigliò.
Era talmente vicino che il calore del suo respiro si scontrò con le sue labbra con decisione.
- Non posso promettertelo – farfugliò confusa
- Perché no? – supplicò prendendole il viso tra le mani e avvicinandosi ancora pericolosamente a lei. Un solo soffio impediva la magia del contatto, imprigionandoli in un'attesa che legò insieme speranze ed angosce. Credette che perfino i suoi occhi avessero cominciato a tremare.
- Te l'ho già detto, non riesco a fidarmi di te – il suo tono meno convinto lo fece tornare a respirare regolarmente.
- Ho sacrificato il mio paio di pantaloni preferito per te – disse sentendo il bisogno di farla sciogliere, era troppo rigida, ancora sulla difensiva. Si sciolse quando la vide sorridere e poggiare la guancia maggiormente alla sua mano.
- Che gesto nobile – sghignazzò imprigionando gli occhi nei suoi. Era caduta, aveva ceduto di nuovo, ma abbandonarsi di nuovo a lui era stato così bello, un sollievo caldo e rivelatore le percorse le vene, sciogliendo il gelo della rabbia e del risentimento. Harry frenò l'incredibile desiderio di baciarla per paura di vederla ritrarsi e allontanarsi per sempre da lui. Si accontentò di quel lieve contatto che aveva regalato alla sua mano, si accontentò di sfiorare appena le sue labbra in un mancato bacio, prima di stringerla tra le sue braccia, incastrare la testa nell'incavo del suo collo e cullarla nella sua ninnananna. L'accarezzava con dolcezza, e lei si beò del calore vellutato delle sue mani, mentre ancora dentro la guerra era aperta tra la ragione ed il sentimento. La verità era che aveva paura, aveva paura del potere che lui esercitava deliberatamente su di lei. Non riuscì ad evitare di farsi cullare dalle sue mani, dal suo respiro che le sfiorava la pelle con timoroso desiderio. Non osò procedere oltre, era combattuta, lo sapeva, così la strinse con cautela tra la braccia, cullandola in una muta richiesta di perdono finché il sonno con ricoprì i loro occhi, avvolgendoli nel suo buio.
Riaprì con riluttanza gli occhi quando lo squittio del campanello non accennava a smettere di martellarle la testa, e quando tutti i meccanismi sembrarono essere stati messi correttamente in moto, registrò che si era addormentata seduta sul divano e tra le braccia del suo porcospino. Alt. Aveva davvero detto suo? Non fece in tempo a rimangiarsi l'affermazione perché lo spalancarsi della porta violento le fece mandare una serie di insulti mentali a quell'idiota. Perché non chiudeva mai la porta?! Una voce squillante arrivò come un trapano nelle loro orecchie.
- Harry! - una sottospecie di ragazza, alta, biondissima e magrissima era davanti a loro, fresca e sorridente. Non osò immaginarsi lei appena sveglia e con ancora il trucco della notte precedente, sbavato sicuramente. La tipa mattiniera invece era bellissima, notò immediatamente una volta che la vista sembrò farsi più nitida - Tesoro dovevamo uscire questa mattina, te lo sei dimenticato? - squittì con una voce acuta che le fece ritorcere le orecchie. Non sembrava offesa però. Registrò con qualche secondo di ritardo la situazione, ma una volta che il cervello sembrò essersi risvegliato dal letargo, scattò come morsa da un serpente velenoso. La luce accecante del sole almeno era segno che il temporale era passato, almeno per quanto riguardava l'ambiente, perché per lei la tempesta interiore si era appena riscatenata. Harry scattò con lei non appena si rese conto di quello che stava succedendo. Non ricordava di Nadia, non ricordava un accidenti in quel momento ma da come lei stava scappando poteva intuire che era furiosa, e qualcosa gli suggerì che rischiava di perderla di nuovo.
- Scusami - disse rivolto alla modella prima di correre dietro alla sua psicopatica. Quella si sedette comodamente sul divano, non si preoccupò minimamente, sapeva che non le avrebbe importato di quella discussione, non le importava se lui usciva con altre. Si sentiva comunque superiore, le modelle avevano un ego smisurato - Fermati! - le ordinò afferrandole una mano e impedendole così di sorpassare le soglia della porta. Lei si voltò ed i suoi occhi sembrarono volerlo incenerire.
- No! Adesso basta! - uscì con forza, tirandosi dietro ancora lui, ancora attaccato al suo braccio - Chi è un'altra conquista? - rise di una risata nervosa
- Dovresti saperlo che non conta niente! - questa volta sentì anche lui l'ira montare con inaspettata potenza.
- Io invece non so nulla! - urlò lei di rimando - So solo che mentre cercavi di abbindolare me tu stavi uscendo con lei! - gli puntò un dito sul petto con aria accusatoria, pronunciando quel tu con maggiore impeto. Lui sembrò risentirsi, le lasciò di colpo il braccio.
- Vedo che ancora non ti fidi di me - sputò con rammarico
- E come diavolo potrei! - ringhiò frustrata cominciava a perdere coscienza delle sue azioni, era talmente imbufalita che lo avrebbe preso a schiaffi. Aveva anche il coraggio di offendersi! La guardava con due occhi accusatori e risentiti. La guardava con rabbia e rassegnazione. Come si permetteva di farla sentire in colpa anche solo per un attimo! Era sempre li il problema, lui aveva il potere di mandarle il cervello in tilt! Non capiva più nulla! Harry incassò quelle parole come l'ennesimo rifiuto, il dolore sordo gli impedì il respiro. Si voltò e si chiuse la porta alle spalle, senza dire nulla.
Entrò in casa furibonda, mandando maledizioni che neanche sapeva esistessero. Perfino Gigi evitò di farle domande spaventato, e Nils corse a casa prima che qualcosa potesse finirgli in testa, conoscendo la natura violenta della sua amica.
Sbatté la porta prima di stritolare il cuscino, come diavolo si era permesso?! L'aveva pure lasciata come una tonta fuori dalla porta, quell'imbecille! La cosa peggiore era che insieme a tutta quella bufera di emozioni cominciava a sorgere perfino una punta di rimorso. Scrollò la testa. Come poteva il suo inconscio fare uno scherzò simile?
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