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35.

- Allora dovete aprirle con delicatezza - cominciò con tono severo - Altrimenti si rompono - Gigi sghignazzò osservandola appoggiato al muretto del quadrato di cemento posto al centro della grande terrazza panoramica. Nils era seduto per terra e poggiava la schiena allo stesso muretto, in mano aveva una lanterna ancora piegata e sigillata nella plastica, che aprì velocemente imitando i movimenti dell'amica – Una volta aperte, accendete il quadratino di combustibile, ma dovete stare attenti che la fiamma non bruci la carta – Luke era in piedi accanto a lei, la osservava silenzioso, fin quando Lene non fulminò l'amico con uno sguardo – Mi aiuteresti? – domandò stizzita e Gigi scattò in piedi.

- Lascia stare – s'intromise Luke – L'aiuto io – Lene sorrise e gli lasciò la lanterna. Accanto a loro, Nils e Gigi facevano altrettanto, lentamente il fuoco si apriva in una fiamma alta e sottile, mentre un leggero fumo investiva l'aria fresca della notte.

- State bruciando la lanterna! – urlò lei agli amici, che distratti, non si erano accorti che la fiamma aveva bruciato una parte della carta.

- Ma Nils! -  Gigi sghignazzò notando che il biondo impallidiva per il senso di colpa, non cogliendo la nota sarcastica nella sua voce.

- Non è colpa mia! – i suoi occhi si tinsero di dispiacere osservando la lanterna carbonizzarsi – Com'è successo? – piagnucolò

- Prendine un'altra dalla busta e cerca di stare più attento alla fiamma! – indicò la busta di Harrods con un cenno del capo - Non deve toccare la carta – non fece in tempo a finire la frase che il fumo giunse alle sue narici. Anche la loro lanterna stava facendo una brutta fine. Spalancò gli occhi – Luke! –

- Co...whoa! – lasciò di colpo quello che restava della lanterna, colto alla sprovvista dal fuoco. Lene mugugnò amareggiata, la lanterna era irrecuperabile. Fulminò Nils non appena lo sentì sghignazzare.

- Non dire nulla – nonostante la sfumatura minacciosa del suo tono, il biondo continuò a ridere sotto i baffi – Passami una lanterna per favore –

- Si comincia, ti avverto Luke tra poco ci sarà un cimitero di lanterne cinesi – spiegò Gigi divertito – Lene non è capace a lanciarle – scherzò,  e ignorando le occhiate assassine che la ragazza stava rivolgendo proprio a lui rincarò la dose – E' proprio impedita! – perfino Luke scoppiò a ridere insieme a loro, mentre la ragazza continuava a lamentarsi in borbottii e velati insulti – Praticamente puoi provare tutta la sera ma con lei non ne lancerai neanche una, sappilo! – continuò Gigi sempre più divertito, finché Lene non gli attanagliò un abbraccio.

- Visto che ti lamenti tanto... - sibilò – Ora la lanci tu con me! –

I successivi tre tentativi fallirono miseramente. Sarà stato l'alcohol e l'euforia della festa ben riuscita, ma Luke sembrava aver acquistato molta più confidenza con loro, si comportava come se fossero stati amici da sempre, e lei aveva riscoperto quanto quel ragazzo fosse stato simpatico, fino a quando non aveva cominciato a prenderla in giro.

- Sei un'incapace comunque! – scherzò prendendola per le spalle e spingendola a destra e sinistra, mentre lei tentava di far volare la quarta lanterna. Si dimenava ridendo, cercando di muovere le mani il meno possibile e che quindi la carta non prendesse fuoco.

- Luke! – cercò di spingerlo via dandogli una sederata, ma lui non si mosse – Devi smetterla! Sto cercando di far volare questa cosa! –

- Adesso non dare la colpa a Luke per favore – s'intromise Gigi divertito. Alla quarta lanterna non ne poteva più, ma sapeva che l'amica non avrebbe ceduto fin quando non ne sarebbe volata almeno una. Infatti lo fulminò – Lene, devi ammetterlo non sei capace! – disse imitando una voce buffa.

- Stai zitto – mormorò poco suadente

- Ma scusa, allora come ti spieghi che io e Luke l'abbiamo fatta volare subito? – Nils non sapeva cosa stesse rischiando, pensò lei.

- Fortuna forse?! – alzò la voce di qualche decibel – O forse non avevi un cretino che ti infastidiva tutto il tempo – protestò assestando una pestata al piede dell'interessato che ancora le impediva la concentrazione e la riuscita soddisfacente della sua opera. Ma lui rinnovò il suo intento bellicoso con un attacco di solletico.

- Dici a me? – lui faceva lo sfacciatamente gnorri

- No, a quell'altro – borbottò seccata, tentando di allontanarlo ancora – Basta! –

- Certamente – Lene alzò gli occhi al cielo mentre lui continuava imperterrito ad  infastidirla con spinte, solletico e sgambetti di vario genere.

La lanterna ancora non si gonfiava, e se la carta non gonfiava non avrebbe mai volato. Non era preparata, ma quando alzò gli occhi dall'oggetto interessato incontrò quelle iridi verde che un tempo, e forse neanche troppo inconsciamente ora, non si sarebbe mai stancata di guardare.

Aren't you somethin' to admire? 'Cause your shine is somethin' like a mirror, and I can't help but notice, you reflect in this heart of mine, if you ever feel alone and the glare makes me hard to find, Just know that I'm always parallel on the other side. 'Cause with your hand in my hand and a pocket full of soul. I can tell you there's no place we couldn't go, just put your hand on the glass, I'll be tryin' to pull you through, you just gotta be strong. 'Cause I don't wanna lose you now, I'm lookin' right at the other half of me, the vacancy that sat in my heart is a space that now you hold, show me how to fight for now and I'll tell you, baby, it was easy comin' back here to you once I figured it out, you were right here all along. It's like you're my mirror, my mirror staring back at me, I couldn't get any bigger with anyone else beside of me and now it's clear as this promise that we're making two reflections into one. 'Cause it's like you're my mirror, my mirror staring back at me, staring back at me.












Chris aveva detto che Luke era salito sul tetto, quando glielo aveva chiesto, e aveva aggiunto che era in compagnia del solito gruppo di svitati. Non era difficile intuire di quali svitati stesse parlando e non si soffermò a riflettere sul perché si stesse dirigendo immediatamente verso il tetto.



Non avrebbe mai creduto di dover ringraziare Luke che, nonostante l'idiota e compare si fossero presentati di colpo davanti a loro, non aveva smesso il suo divertente gioco, minando alla riuscita della sua missione. Il respiro si era bloccato nei polmoni non appena lo aveva visto entrare, era stato come un flash. Aveva desiderato tante volte che lui si presentasse a casa sua, che varcasse quella maledetta porta per stringerla tra le braccia e non lasciarla mai più. Certamente i suoi sogni d'amore non comprendevano Jennifer, lei piuttosto era la strega cattiva che ammaliava il principe con la sola forza dei suoi poteri malvagi. Poi però alla fine  nei suoi sogni, l'amore trionfava sempre. Non aveva sperato che sarebbe potuto accadere davvero, la realtà ed i sogni erano una cosa ben distinta, anzi di solito succedeva il contrario di quello che lei desiderava e improvvisava nella sua testa. Gettò gli occhi sulla  lanterna, mantenendoli fissi su quello stupido oggetto che non riusciva a far volare. Quel cretino si portava sempre dietro l'acciuga e questo confermava ancora una volta la sua dolorosa ipotesi: l'aveva lasciata per lei. Si era seduto sul muretto vicino alla porta d'ingresso e aveva cominciato a parlare con Nils con la sua solita sfacciata arroganza. Aveva sentito i nervi e i muscoli tendersi, segno dell'imminente moto di agitazione, ma proprio in quel momento, quasi le avesse letto nel pensiero, Luke ricominciò ad infastidirla come aveva fatto per tutta la sera. Fortunatamente doveva sforzarsi di incanalare tutti i suoi pensieri verso la lanterna e Luke...Luke e la lanterna! Le due cose erano collegate, ma forse proprio per questo la situazione esigeva la massima concentrazione su di essa e meno su quei magnetici occhi verdi e compare.

- Si può sapere cosa state cercando di fare? - strinse le palpebre sentendo la sua voce in una domanda che probabilmente era riferita anche a lei. Ma non avrebbe mai risposto e Gigi sembrò leggerle nel pensiero perché si premurò di rispondere frettolosamente.

- Stiamo cercando di far volare questa lanterna, solo che lei si rifiuta di ammettere che non è capace! - scherzò tentando di alleggerire la tensione.

- Voglio vedere cosa faresti tu, se avessi un citrullo alle spalle che si diverte disturbandoti! - brontolò lei fintamente offesa, in realtà nella sua mente lo stava ringraziando con tutto il cuore.

- A chi stai dando del citrullo? - una spinta verso sinistra la fece barcollare.

- Alla sottospecie di scimmia non sviluppata che si trova proprio dietro di me - ringhiò - Pensa il suo cervello è talmente sottosviluppato che non arriva a capire che se anche questa non vola, avrà vita breve -

- Dovete sapere che è la quarta - la voce di Nils arrivò al suo orecchio carica di ironia.

- Sono le stesse del video? - ancora la sua voce a farle sanguinare i timpani, tentò di non ascoltarlo ma poi qualcosa scattò nei suoi ricordi. Video?!

- Nils - ringhiò minacciosamente - Cosa sei radio Italia? Devo aspettarmi di trovare quel video anche in tv?! - il biondo sghignazzò divertito. Lene pensò che la cosa bella che aveva quel ragazzo era che si divertiva con poco e, non sempre sarebbe stato positivo, non aveva la minima cognizione del pericolo, perché lei in quel momento avrebbe voluto fargli fare una bruttissima fine. Un flash travolse la sua mente, già abbastanza ingarbugliata. Quel video era di pochi giorni dopo la loro rottura, e lui aveva avuto il coraggio di vederlo. Assestò una gomitata a Luke, scaricando su di lui la sua tensione emotiva.

- Volete provare a lanciarne una? - domandò Gigi alla coppia di imbecilli e lei pregò mentalmente che declinassero l'offerta. Non osava immaginare che quei due idioti lanciassero la lanterna al primo colpo e lei ancora non riusciva a farne volare una!

Fu l'acciuga a parlare:

- Vuoi provare? - chiese rivolta a lui con voce vellutata e intima. Lene tremò ma sperò che nessuno se ne fosse accorto.

- No, preferisco guardare loro - rispose lui duro con un tono che non ammetteva repliche.

- Se aspetti che la loro voli allora ti toccherà fare l'alba con noi! - sghignazzò Luke ricominciando a farle il solletico.

- Preparati perché quando questa lanterna sarà volata – si voltò verso di lui stizzita – Perché volerà! – rispose ad una sua occhiata divertita e poco convinta, abbastanza eloquente da comunicare il messaggio implicito "ti piacerebbe" sembrava volerle dire – Ti farò diventare una poltiglia vivente! –

- Che paura – la prese in giro – Sempre che la lanterna voli! – ecco, l'aveva detto, si accigliò ancora di più al pensiero della figuraccia.

- Siete una banda di...di... - balbettò cercando di trovare il termine più appropriato.

- A parole tue –

- Trogloditi cavernicoli! – sbraitò di colpo

- Lene si sta gonfiando! - la voce dell'amico riportò la sua attenzione alla lanterna ed i suoi occhi si spalancarono di gioia quando vide effettivamente la carta gonfiarsi sotto le sue mani. Tesero le braccia verso l'alto e perfino Luke si fece da parte mentre Nils borbottava.

- Questo va ripreso per i posteri, è un evento unico! - sghignazzò insieme a Luke ma lei era troppo occupata per badare a replicare.

- Sta tirando - sorrise Gigi

- A tre la lasciamo - sorrise ancora incredula dando il via al conto alla rovescia.

In the beginning, I never thought it would be you, when we were chilling, Smiling in the photo booth. But we got closer, soon you were eating off my spoon, you're coming over and we would talk all afternoon. This could be perfect but we won't know unless we try. I know you're nervous, so just sit back and let me drive. Tonight we'll just get drunk, disturb the peace, find your hands all over me and then you bite your lip, whisper and say, "We're going all the way." Tonight, take me to the other side, sparks fly like the Fourth of July. Just take me to the other side, I see that sexy look in your eyes  and I know we ain't friends anymore, if we walk down this road. We'll be lovers for sure, so tonight kiss me like it's do or die and take me to the other side.

- Tre! - aprirono le mani e la lanterna schizzò via accompagnata da una leggera spinta del vento. Lene la seguì fin quanto il terrazzo glielo permise, finché non la vide disperdere la sua luce, dove il nero più oscuro del cielo nascondeva perfino la luminosità delle stelle.

Tornò dai suoi amici saltellando, non le importava più nulla che gli occhi del porcospino fossero puntati su di lei, o almeno le riusciva più semplice credere il contrario.

- Ce l'abbiamo fatta!! – urlò tra l'incredulità e l'orgoglio del successo. Gigi si unì ai suoi saltelli, esausto ma soddisfatto. Poi d'un tratto lei si bloccò, resasi conto di aver dimenticato qualcosa – Nooooo!! – si portò le mani tra i capelli dandosi mille volte della stupida. Gigi e Nils fecero un salto guardandola spaventati ma prima che potessero domandare li precedette – Mi sono dimenticata di esprimere un desiderio! - piagnucolò come una bambina e i ragazzi non trattennero una risata. Sapeva che l'avrebbero presa in giro per il resto del giorno seguente - Lanciamone un'altra! - batté le mani entusiasta ma la risposta giunse rapida con un coro esasperato di no che non le diedero possibilità di replicare.

- Ora ci sta bene una birra - Luke tirò fuori qualche bottiglia dalla busta bianca che si era portato dietro. Il freddo secco della notte aveva mantenuto intatta la temperatura delle birre, il freddo ne esaltava il gusto secco e deciso.

- Sei un ubriacone - brontolò lei, Harry alzò gli occhi verso di loro lentamente, cogliendo ogni minimo movimento, ogni sguardo, ogni dettaglio di quella strana complicità che sembrava essersi creata tra loro.  Non sopportava vederli prendersi a spinte con giocosa armonia e famigliarità. La morsa della gelosia si era fatta più stretta da quando li aveva visti giocare per quella lanterna. Quando erano diventati così intimi? E quanto poteva infastidirlo quel pensiero? Sembravano terribilmente a loro agio l'uno con l'altra e quando la vide sorridere, non poté fare a meno di ripercorrere con la mente tutte quelle volte in cui era stato lui a farla sorridere, un improvviso desiderio di tornare indietro nel tempo, di rimpossessarsi di quel sorriso montò come un onda anomala, improvviso, veloce, ed incontenibile, pronto a distruggere qualunque barriera. Ricordò in un flash quando gli aveva aperto la porta con una maschera verde vomito in faccia, a lui era venuto un colpo mentre lei era scoppiata in una fragorosa risata, era perfino uscita con quella cosa schifosa sul viso. Ma lei rideva, e lui per la prima volta aveva pensato che la sua risata non era così fastidiosa come aveva immaginato fino a quel momento. Fu in quel momento che la forza dei ricordi si infranse in tutta la sua potenza, e a lui sembrò di essere davvero tornato indietro nel tempo, quando l'unica cosa che mancava nella sua vita, l'unica cosa che desiderava era lei. L'osservò con attenzione, aveva ancora quel vestito eccessivamente sexy ed appariscente, approvato pienamente dal suo coinquilino dei piani bassi con dolorose fitte. Se fossero stati ancora insieme a quell'ora sarebbero stati nel letto, o sul tavolo o addirittura sul pavimento della sua camera e quel vestito non sarebbe durato molto. Sopra portava un golfino, trattenne un sorriso pensando a quanto fosse freddolosa, e quel sorriso sbocciò quando la vide correre e saltare allegra in direzione della lanterna, finalmente fluttuante in cielo. Aveva cambiato le scarpe, che da trampoli vertiginosi erano diventate ballerine piatte raso terra di vernice nera lucida e un gigantesco fiocco davanti. Sorrise ancora, riconosceva le sue ballerine preferite, riconosceva quanto gli era mancato vederla lanciarsi nelle idee più strampalate, quanto gli mancava addormentarsi con il suo calore tra le braccia.

Como duele ver caer el cielo, como lluvia de recuerdos sobre la piel. Te busqué, te inventé entre cada sueño roto de los restos de mi fe. Devolver el reloj y escribir nuevas historias en el libro de tu amor. Y tú, tan imposible de olvidar, lejana a mi fragilidad, como si nada y aquí estoy las alas rotas y un por qué, muy tarde abrí los ojos a la verdad de lo que dejé escapar. Y así salvarme de esta maldición, volver a unir los lazos de la razón que me faltaba y mirame que te hablo con el corazón, no digas que es muy tarde para pintar cielos de felicidad. Desesperado aquí me ves, quebrado en mil pedazos caigo a tus pies, como un trozo del pasado que no sabe como hacer, desesperado por volver al agua de tu amor que calme mi sed y aqui estoy ahogado en lágrimas de ayer, como la primera vez.



Stava prendendo a botte, affettuose, Luke quando un giramento di testa. un improvviso attacco di quel dolore alle tempie che l'aveva perseguitata tutto il giorno, le fece avere uno sbandamento. Si attaccò impulsivamente al ragazzo che le portò un braccio intorno alla vita, sostenendola.

- Tutto bene? - domandò con aria vagamente preoccupata

- Non molto - ammise prima di portarsi una mano alla testa, aveva cominciato a pulsare dolorosamente ed il suo corpo iniziava ad essere scosso da brividi - Credo di dover andare in camera - Gigi si alzò di scatto raggiungendola

- Ti senti male? Ti accompagno? - riconobbe lontanamente un tono agitato e incalzante nella sua voce.

- No no - si affrettò a dire - Ho solo un pò di mal di testa - strizzò gli occhi all'arrivo di un'altra dolorosa fitta - Meglio che vada a dormire, buonanotte a tutti - si diresse alla porta strisciando malamente i piedi. Sentiva di poter crollare da un momento all'altro e fece appello a tutte le sue forze per non cadere rovinosamente a terra davanti a tutti. Si voltò verso Gigi a pochi passi dalla porta - Vi lascio le lanterne, qualora voleste lanciarne altre - si sforzò di sghignazzare notando la faccia dell'amico diventare pallida.

- Ti ringrazio del pensiero ma... -

- Senza di te non c'è molto gusto - concluse Luke per lui - Te le riportiamo domani - sorrise e lei rispose di rimando con lo stesso sorriso. Non poté fare a meno di notare lo sguardo insistente di quella macabra presenza, che in quel momento si trovava proprio accanto a lei, sebbene si fosse ordinata di non guardarlo neanche con la coda dell'occhio, i suoi iridi erano sfuggiti da quel comando e non avevano potuto far a meno di far giungere al cervello alcuni segnali: sembrava preoccupato. Si accigliò di colpo, allucinazioni dovute al mal di testa che si burlavano di lei, ci mancava solo quello.

- Ok -

- Hai bisogno che ti accompagni? - domandò prima che lei ricominciasse a dirigersi precariamente verso l'uscita, desiderava solo fuggire da li - Non mi sembra che tu abbia una bella cera -

- No grazie, ce la faccio da sola - lo fermò prima che si avvicinasse troppo a lei e a quel punto come minimo avrebbe dovuto portarla in braccio. Quando finalmente aprì la porta pronta a varcarla, un giramento di testa scosse il suo corpo, non potendo far appello ai già miseri riflessi, le restò solo di aspettare uno schianto contro il suolo che non arrivò mai. Aprì gli occhi di scatto quando avvertì una salda presa sul suo braccio e un'altra intorno alla vita, Harry era vicino, lasciava che il corpo si appoggiasse sul suo, stringendo la presa sulla sua vita con fare sfacciatamente possessivo. Rabbrividì ancora, non riuscì a non pensare a quanto le fosse mancato quel calore, quel tocco sulla sua pelle, tanto che le lacrime tornarono a minacciare i suoi occhi. Spinse la mani sul suo petto desiderando allontanarlo da se velocemente.

- Stai bene? - perfino il suono della sua voce era doloroso, e sembrava aumentare il suo mal di testa. Ammutolì il famigliare richiamo che il suo corpo sembrava generare quando si trattava di lui, imprigionò il desiderio di non allontanarsi in un angolo remoto della sua volontà mentre si sforzava di non ringhiare la risposta.

- Benissimo - non aveva ringhiato, ma forse era stata un pò troppo rude, ed il modo in cui lui immediatamente la lasciò andare confermò la sua tesi.

Percorse la rampa di scale quanto più velocemente il suo corpo le concedesse e si appoggiò alla parete dell'ascensore subito dopo aver premuto sul numero del suo piano. Si liberò delle scarpe non appena la porta si chiuse alle sue spalle, le lacrime scorrevano già sulle sue guance prima che si buttasse sul letto esausta. Le mancava, inutile mentire a se stessa e vederlo con un altra era stata una tortura incredibile da sopportare. Sfogò la sua sofferenza in un pianto che l'accompagnò fin quando il sonno non avvolse tutto nelle sue ombre.






Aveva sussultato nel vederla barcollare fino alla porta, lei era sempre stata forte ai suoi occhi. L'aveva afferrata d'impulso prima che fosse potuta cadere, e non si era trattenuto quando il suo corpo aveva desiderato sentirla ancora più vicina. Era riuscito a bearsi per un secondo di quel famigliare vapore di pace, fin quando lei non era fuggita, liberandosi bruscamente dal suo abbraccio, come se non avesse potuto sopportare il suo tocco, la sua vicinanza. A quel punto il dolore al petto era diventato troppo forte , i segnali troppo chiari per essere ignorati.

Il suo cuore lanciò i segnali che lui aveva volontariamente ignorato fino a quel momento, con testardaggine, con pressione finché finalmente il messaggio arrivò chiaro e limpido anche alla sua testa. Mancava davvero qualcosa nella sua vita, nonostante avesse riabbracciato le sue vecchie abitudini non era quello che l'avrebbe reso felice, non era quello che veramente voleva perché qualcosa continuava  a mancare come una voragine che lo squarciava nel profondo. Mancava lei, era sempre stata lei. Sorrise e di colpo si sentì più leggero. La sensazione di benessere fu stroncata sul nascere dalla pressante amarezza che il presente portava con sè. La consapevolezza degli sbagli era un pesante fardello che gli opprimeva il petto mentre una domanda continuava a vorticare nella sua testa: cosa stava aspettando a rimettere le cose apposto? La sua testardaggine non sarebbe stata facile da affrontare, il suo perdono ancora più difficile da conquistare, ma questa volta non avrebbe rinunciato a lei.

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