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33.

- Tesorinaaaa! - la voce accesa e vivace del suo amico la riportò alla realtà. Succedeva sempre quando leggeva un libro che l'appassionava, la sua mente abbandonava la realtà per volare verso orizzonti fantastiche e misteriose, mondi di dei letali e demoni non realmente malvagi come i protagonisti di Demon's Trilogy. Fu costretta a chiudere il libro per prestare la massima attenzione al suo amico, senza il quale non avrebbe saputo come fare. In quelle settimane avevano passato tantissimo tempo insieme, avevano rivangato i vecchi tempi correndo di qua e di là senza meta come matti, erano andati a ballare, avevano scovato un bar karaoke nelle vicinanze e si erano fatti le migliori mangiate. La sua felicità era legata a quel ragazzo in una maniera fraterna e profonda. Loro due insieme erano impareggiabili e ineguagliabili, e a lui bastava sempre poco, pochissimo per farla sorridere. Gli era grata, perché sapeva che ogni volta che avesse bisogno lui sarebbe stato sempre presente, non l'aveva mai abbandonata. Non lui, pensò con un filo di amarezza - Preparati stasera c'è una festa! – i suoi pensieri furono interrotti bruscamente, l'atterraggio al mondo reale non fu lieve, sbiancò.

- Quale festa? – chiuse il libro captando la tensione cominciare ad avvolgerla. In quelle settimane si era chiusa nel suo mondo, uscendo solo con i suoi migliori amici ed evitando gli eventi mondani come si evita il contagio di una malattia tropicale. Chiusa nella sua piccola e protettiva dimensione. Gigi lo sapeva, ma non sembrò demordere, anzi il suo sorriso si allargò.

- Tadaaaaaan! – urlò il ragazzo biondo spalancando la porta e superando l'amico. Gli occhi di Lene si spalancarono dalla gioia.

- Nils! – gridò prima di volargli addosso. Lo abbracciò con forza, realmente contenta di averlo di nuovo per casa a confabulare con il suo amico.

Si fece raccontare dei concerti e dei posti che aveva visitato, fortunatamente lui non nominò mai Harry, e lei lo ringraziò mentalmente con estrema gratitudine. Anche lui si era guadagnato un posto speciale nel suo cuore, e in pochissimo tempo, era riuscito spesso a leggere dentro di lei come pochi potevano fare. Lo capiva da come aveva evitato anche solo di accennare quel fatidico discorso, non le aveva fatto domande, solo un abbraccio e la sua allegra parlantina che tanto le era mancata in quei giorni.

- Stasera c'è la festa di Luke – spiegò elettrizzato – Lui e la sua ragazza si sono lasciati da poco e credo che abbia estremo bisogno di divertirsi – raccontava entusiasta, mentre Lene poco a poco perdeva sempre più colore e tutti i pensieri finivano per confluire in uno solo. Erano tornati, e ciò significava che volente o nolente, parlandone oppure no, presto o tardi l'avrebbe rivisto.

- Mi dispiace, ma è meglio che io non venga – scattò dal letto e diede loro le spalle tentando di contenere l'agitazione che mai avrebbe voluto mostrare con così lampante evidenza. Ma era inutile, non era ancora pronta.

- Lui non ci sarà – ancora la voce di Nils alle orecchie.

- Non lo faccio per lui – rispose quasi offesa, poi si voltò lentamente mentre il suo volto da prima serio si tramutava in un sorriso - Ok vengo! – entrambi gli amici esultarono alzando le braccia.

- Si parte per Londra! – Nils batté il cinque con l'amico

- Londra? – domandò lei di colpo

- Si, preparati, andiamo in un albergo bellissimo! –

- E come ci andiamo? – l'entusiasmo cominciava lentamente a spegnersi, e quella storia iniziava a puzzare. Londra? Non era dietro l'angolo! Non avrebbe potuto defilarsi in caso di emergenza e tornare a casa a piedi o in taxi!

- Abbiamo un pulman che tra poco passerà di qui e ci caricherà tutti – in ogni parola mostrava che era sempre più elettrizzato all'idea, peccato che su di lei risultasse inversamente proporzionale. Spalancò gli occhi di colpo. Tra poco?! Nils sembrò non notarlo o finse di non farlo – Quindi sbrigatevi a fare la valigia, staremo una notte lì e il giorno dopo il pulman ci riporterà qui L'albergo è vicino al locale super trendy che Luke ha scelto per la festa – il suono del campanello lo interruppe – Sarà Luke, vi aspetto di sotto con i bagagli! – esclamò prima di precipitarsi verso le scale – Muovetevi! – intimò ancora facendo ridere i due. Le era mancato!

- Chi arriva per ultimo si siede accanto a Nils! – scherzò Gigi, ma a giudicare dalla velocità con cui si fiondò in camera Lene intuì che era perfettamente serio. Nils si agitava sempre sia da sveglio che da addormentato e i viaggi in pulman affianco a lui erano uno stress infinito! La parola dormire veniva cancellata, totalmente disintegrata dal vocabolario.

- Non è giusto! – protestò cercando di essere più veloce possibile nel radunare le sue cose.

- In guerra cara è tutto lecito – replicò con il suo solito tono ovattato ed elegante. Non sarebbe mai riuscita ad arrabbiarsi con lui neanche volendo! – E cerca di vestirti bene! – sbucò da dietro la porta – E' una festa non un raduno di monache! -




Quel che ne seguì fu una guerra all'ultimo scalino con borsone al seguito che entrambi reggevano a fatica tra spinte e salti, che si concluse nell'unico modo possibile.

- Non vale! – borbottò Lene schiacciata contro la parete dall'amico che la stava superando.

- Eccome! – replicò evitando uno sgambetto

- Sei un bru... - la mancanza del legno dello scalino sotto il piede la obbligò a lasciare inconclusa la frase. Oh-oh. Fece appena in tempo ad aggrapparsi all'amico prima che insieme facessero un sonoro tonfo saltando gli ultimi due gradini della scala e atterrando con il sedere sul pavimento. Aia! Lene si massaggiò il fondoschiena dolorante prima di lanciare un pugno all'amico.

- Sei il solito carro armato! – scherzò lui tra le risate

- Senti chi parla, il solito imbranato! –

- Ma se sei tu ad esserti aggrappata a me! – si alzò lentamente cercando il borsone finito poco lontano da lui.

- E tu non mi hai sorretta! – alle loro risate si unirono quelle dell'amico biondo, ma fu solo quando si rimise in piedi che notò la figura proprio di fronte a lei che la guardava, come se il tempo non fosse passato. E quando i loro occhi si incontrarono il suo cuore si fermò.

Ho bisogno di te più di quanto non sai. Fuori è quasi giorno e l'aria chiara rende limpida ogni cosa, chiudi gli occhi e chiudi la valigia che ora ti riporto a casa, cancella tutto e ti giuro che tutto si aggiusterà, io non voglio più sbagliare. Ho bisogno di te più di quanto non sai. Cerco la mia vita, all'improvviso mi è sfuggita dalle dita. Davi tutto quanto per scontato e d'un tratto mi hai perduta. Ma se son qui ad aspettare è solamente perché credo ancora nell'amore. Ho bisogno di te, più di quanto non sai.

Bastò un semplice, incosciente e fugace sguardo in quelle pozze scure color smeraldo per capire come aveva fatto a cadere nella sua magica e diabolica trappola. Aveva i capelli leggermente più lunghi e cercò con tutte le sue forze di non concentrarsi sul desiderio di toccarli che le formicolava sulle dita. In quel momento la testa vorticò tra desiderio crescente di ricordare e dimenticare, tra il perdono e il rancore, tra l'odio e il vecchio amore.

Si morse il labbro, impreparata. Che diavolo ci faceva li?! Non riuscì a controllare la prima reazione, ossia di fulminare l'amico biondo. Le aveva detto che non sarebbe venuto, quello cos'era un cartone formato naturale?! Lui era rimasto immobile come un idiota con un sorrisetto ebete stampato sulla faccia. Bello...un corno! Un bell'idiota! Lo detestava, per tutte le bugie, per tutte le parole, per tutto, e soprattutto per essere di nuovo li davanti a lei, guardandola nello stesso identico modo di un tempo, di quando diceva di amarla. Vibrò qualcosa dentro di lei, presa tra sconforto e rabbia. Fortunatamente dietro di loro comparve la figura di Luke battendo le mani per esortarli a muoversi.

- Luke! – lo raggiunse in fretta, superando il più velocemente possibile l'ammasso sexy di capelli che ingombrava il suo salotto. Lo trovò nel vialetto, lui si voltò e le sorrise – Volevo ringraziarti per l'invito – nonostante cercasse di mascherare il suo sconforto, la sua voce era instabile e tremolante.

- Sono contento che ci sia anche tu –

- Come rifiutare –

- Cosa sono? – chiese quando la sua attenzione fu rivolta al contenuto della busta che portava nella mano destra.

- Lanterne cinesi! – esclamò soddisfatta – Sembra che ne abbia comprate in quantità esagerate e non ho potuto più usarle qui perché se mi beccano ancora come minimo poi mi arrestano – spiegò ridacchiando, il modo amichevole con cui le aveva parlato Luke, inaspettatamente le aveva fatto piacere. Lui non sembrò stupirsi nel vedere le lanterne.

- Ricordo il video che hai mandato a Nils un po' di tempo fa – Lene sbiancò di colpo. Nils!!!

- L'hai visto anche tu! Fantastico! – promemoria per lei, citando Hercules della Disney, mutilare Nils al prossimo incontro, che sfortunatamente per lui sarebbe avvenuto a breve.

- Puoi portarle – disse di colpo – Basta che non dai fuoco all'hotel – mormorò facendole l'occhiolino e il suo volto tornò ad illuminarsi - Ha una terrazza sull'attico, non credo ci vada mai nessuno, possiamo fare un after con pochi amici li – propose infine e lei di slancio lo abbracciò entusiasta.

- Grazie! –









Aveva chiesto a Nils il favore di mentirle, sapeva che se avesse saputo della sua presenza non sarebbe mai andata, invece lui aveva bisogno di vederla, aveva bisogno di mettere ordine al caos che aveva creato nella sua testa. Era bastato vederla rotolare sbadatamente dalle scale, senza per fortuna farsi male, per realizzare finalmente quanto gli fosse mancata. Sorrise incapace di trattenersi assecondando ogni impulso dettato dal suo cuore, poi quando la vide puntare gli occhi nei suoi e fissarlo con aria di sfida, stranamente sentì ogni fibra del suo corpo eccitarsi. Avrebbe voluto prenderla, baciarla, accarezzarla in quello stesso momento, incurante degli sguardi, incurante di chi aveva intorno. La vide ignorarlo, superarlo come se fosse invisibile. Era furiosa, pensò e non aveva tutti i torti, ed ora la decisione di lasciarla andare per sempre non gli era mai sembrata più sbagliata. Ma lei l'aveva davvero dimenticato?








Passò il viaggio a tormentare i suoi amici, tutto pur di ignorare quello sguardo insistente e penetrante. Perché? Sapeva che le avrebbe dato fastidio e lo faceva di proposito, non c'era altra spiegazione, ma non sarebbe caduta al suo gioco, eh no! Lanciò un'occhiata veloce per controllare che le sue lanterne fossero intatte, Nils dormiva, ma come gia accennato, non riusciva a stare fermo nemmeno nel sonno! Fortunatamente le sue preziose lanterne sembravano sopravvissute a quel terremoto che sembrava aver colpito il sedile accanto al suo.

- Ancora le lanterne no! – Gigi era comparso accanto a lei, in piedi, ed aveva urlato talmente forte da aver svegliato il bell' addormentato, che ci mise qualche minuto prima di tornare perfettamente alla realtà, e all'attenzione dei presenti. Lene non capì se scherzasse o meno quindi sentì il bisogno di difendersi.

- Luke ha detto che potevo portarle! – bofonchiò indispettita

- Si!! Brava, io non c'ero quando vi hanno arrestati! – Lene sbuffò, il biondo era tornato definitivamente tra loro.

- Non ci hanno arrestati! Non sono mica armi di distruzione di massa! – si accigliò. Ma che voci stavano mettendo in giro! Ci mancava solo quella della fedina penale sporca.

- Se ci rivedono in spiaggia lo faranno sicuramente – puntualizzò l'amico

- Ho già detto a Lene che conosco un posto dove dopo la festa possiamo andare a lanciarle – Luke era arrivato accanto a loro. Lene si accorse di essere stata colta da un moto irrefrenabile di entusiasmo solo quando si era già lanciata in un caloroso abbraccio, che stranamente non era stato il primo. Era stato uno slancio improvviso dettato dall'istinto. Aveva un disperato bisogno di distrarsi.

- Ooooh Luke che fai arrossisci! – sghignazzò Nils e solo in quell'istante Lene si rese conto che forse aveva esagerato.

- Scusami... - bofonchiò imbarazzata – Volevo solo ringraziarti – ed era vero, non aveva alcuna intenzione di dare spettacolo. Si pentì quando alzando gli occhi si scontrò contro i suoi. Lui la stava guardando quasi minaccioso, ma lei non aveva abbracciato il suo amico per farlo ingelosire e le dava fastidio anche solo il fatto che potesse pensarlo.

- Non c'è problema – le sorrise prima che tutti ritornassero ai propri posti.

- Sei un idiota – ringhiò verso l'amico biondo che scattò sorpreso.

- Cosa ho fatto? –

- Lascia stare – volse lo sguardo fuori dal finestrino, mentre Nils continuava a domandarsi cosa le passasse per la testa.

- Certo che tra te ed Harry ci farete uscire matti! – protestò lui e Lene si voltò di colpo come percorsa da una scarica elettrica.

- Cosa credevi di fare? – chiese tentando di moderare il suo tono di voce

- Scusami? – increspò la fronte confuso

- Perché mi hai detto una bugia? – lo accusò – Dopo tutto quello che ha fatto -

- Davvero non sai la risposta? – ribatté lui lasciandola senza parole. Lo sapeva? – Facciamo finta che tu non sia tanto scaltra da capirlo, anche se non ci vuole un genio – lei rimase ancora in silenzio – Me l'ha chiesto lui – mormorò – E se l'ha fatto per uno solo di tutti i motivi che io credo – la sua voce era diventata seria e profonda – Non potevo dirgli di no –

Lene lo guardò senza riuscire a trovare le parole giuste con cui attaccarlo o almeno rispondere. Da un lato lo capiva, ma dall'altro averlo così vicino, così insistentemente presente, la mandava in tilt. Sentiva le mani formicolare per il nervoso. Poggiò la testa nuovamente contro il finestrino, avrebbe voluto piangere, ma ancora una volta si sforzò di tenere su quella maschera che fino a quel momento l'aveva accompagnata evitandole di crollare davvero.








Aveva imparato a conoscerla in quei mesi, aveva imparato che di lei si poteva dire tutto, che ogni aggettivo in qualche modo calzava sulla sua personalità. Tutto tranne che fosse una persona costruita, lei era spontanea e agiva spesso senza riflettere. Forse fu per quello che quando la vide abbracciare Luke di slancio qualcosa dentro di lui si ruppe e sentì tutti i muscoli tendersi. Sicuramente non l'aveva fatto per farlo ingelosire, lo voleva e basta ed era proprio quello il problema. Il moto di gelosia e rabbia era scattato dentro di lui e prima che potesse fermarlo l'aveva sentito corrodergli le viscere. Per l'ennesima volta si era dato dell'idiota per le ultime scelte compiute, per l'ennesima volta aveva provato dolore nell'averla vicina senza poterla toccare, perché il suo cuore ormai era lontano anni luce da lui. O almeno questo era quello che voleva fargli credere. Aveva deciso all'ultimo di organizzare quella pagliacciata per incontrarla, chiedendo a Luke di invitarla e a Nils di dirle una bugia, non aveva un piano preciso, non aveva un discorso, non aveva nulla se non i resti del suo cuore che lui stesso aveva volutamente distrutto nel momento in cui aveva creduto di non amarla più. Nel momento in cui aveva mandato in frantumi tutto quello in cui aveva creduto, in cui ancora credeva.

- Mi dispiace amico – Luke era tornato a sedersi accanto a lui – Ma credevi davvero che vedendoti ti avrebbe buttato le braccia al collo e ti avrebbe perdonato? –

Non rispose, sbirciò dallo spiraglio tra i sedili, verso di lei, nascosta dagli altri posti. Sapeva di aver sbagliato, sapeva che avrebbe dovuto farsi perdonare, sapeva che lei non l'avrebbe fatto facilmente. Sapeva che non l'aveva dimenticato, o almeno sperava. E sebbene fosse più una sorta di sospiro, qualcosa uscì dalle sue labbra, solo lui poté udirlo:

- Si -

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