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Ringraziava continuamente che il tempo venisse catturato da lavori e da amici, che in quel periodo, erano stati particolarmente presenti. I giorni si trascinavano stanchi e svogliati, come la sua studiata allegria del resto, i sorrisi forzati erano diventati un'abitudine tanto da illudersi alcune volte che fossero veri. Un falso desiderio alimentato dalla speranza, dalla presunzione di aver dimenticato, di aver cancellato un ricordo segnato da emozioni che rifiutavano di abbandonare la sua memoria. Nel salotto della loro casa regnava un silenzio indomito, sgranocchiava pigramente i suoi biscotti preferiti, beandosi di quei minuti di apparente quiete. Lui era un pensiero constante, ogni cosa, seppur non volendo, glielo ricordava, seppure ogni ricordo portasse con se un macigno che ogni volta le schiacciava la mente. Continuava ad insultarsi pesantemente, continuava a leggere di donne forti e tenaci che nonostante le difficoltà riuscivano a trovare il coraggio di abbracciare la vita con determinazione e speranza verso il futuro. Aveva sempre cercato di imitarle, leggendo e rileggendo fino ad imparare a memoria le battute, fino ad entrare nelle loro mentalità. Tutto per nulla. Era stata debole, la sua corazza era instabile come una montagna di carta straccia ed ora ne pagava le conseguenze, perché sebbene la montagna fosse ancora in piedi, in realtà il suo cuore era sempre, perennemente in tumulto. Scacciò via una lacrima con il dorso della mano, davanti all'ennesimo biscotto si domandò cosa la vita avesse in progetto per lei. Si dissuase dall'iniziare un'analisi dettagliata dei più recenti eventi che avevano percosso l'apparente tranquillità della sua esistenza, quando i pensieri e dubbi cominciavano a diventare troppo oscuri e un'infinita serie di se e forse minacciava di scombussolare anche le poche certezze che le erano rimaste. Non era più potuta andare al cimitero, le era sembrato ridicolo andare a disperarsi sulla tomba del suo ex per un altro ragazzo, e poco delicato. Ma non poteva negare di averlo avuto maggiormente in testa, senza riuscire ad evitare paragoni e accuse. Era inutile piangersi addosso, aveva fatto le sue scelte a suo tempo, sapendo quanto potessero essere rischiose e quanto fragile il suo cuore fosse in quel particolare momento della sua vita. Era caduta, ed ora doveva solo decidere se trovare la forza di alzarsi di nuovo o crogiolarsi nel suo dolore, a terra. Non aveva tanta scelta dopotutto.
Pausa, finalmente. Aveva davvero bisogno di dormire. Chiudere gli occhi e non pensare a nulla. Erano stati giorni frenetici, anche dopo ogni concerto era andato a feste ed era tornato puntualmente ubriaco, quando era tornato, per sentirsi poi sempre meno soddisfatto. Aveva rivisto Jennifer e tutti immaginavano cosa fosse successo tra di loro nonostante lui si fosse mantenuto sul vago, eppure non era felice. Continuava sempre a sentirsi alla ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare, qualcosa di cui non conosceva neanche il nome, ma che mancava alla sua vita rendendola vuota nonostante lo sfarzo, nonostante il divertimento, le feste, l'adorazione, il sesso, la libertà che tanto aveva agognato ritrovare. Se era quella, faceva davvero schifo. Continuava a sentirsi vuoto. Era solo nella suite, così fece partire a random le canzoni nel cellulare, senza premunirsi di cuffie o altro, era troppo stanco anche solo per pensare.
Hey girl, I know this shit might sound crazy before you get in bed, though, on those heels. Hey girl, now I know why you waited, had to be sure that I was worth the thrill. Ladies come and go but you got something different, had me so addicted from the start and Id never known all this lovin' Id be missing, if I didn't work my way into your heart, you give me vertigo, vertigo. The bed, the floor, the kitchen don't really matter long as I get. Vertigo, vertigo. I'm tucked, all bottled inside, you're a bad baby, you're making me sweat, tell me that its cool that I'm stuck on you like your birthday suit. You give me vertigo, that vertigo.
Spalancò gli occhi di colpo mentre una valanga di ricordi affollava la sua mente e tutta la forza dirompente delle emozioni provate percorreva il suo cuore. Si sollevò dal letto mentre la sua mente finì catapultata lontano. Fu come sentire il profumo umido del lago nelle narici, come percepire il suono rimbombare nelle ossa in quella sala di registrazione, e di colpo niente era cambiato, di colpo la confusione che annebbiava la sua testa si sciolse per lasciare il posto alla più chiara e limpida certezza. Con una forza sempre più dirompente i dubbi ululavano come tormente, il suo cuore batteva a ritmo impazzito aspettando che il suo messaggio fosse colto, quando lentamente i dubbi andavano sciogliendosi dal calore di una verità ancora oppressa dalle paure e dalle convinzioni sbagliate. Mentre il suo cuore supplicava di ricordare.
- Bella canzone Harry – era apparso alle sue spalle e per poco il loro agente non gli fece venire un infarto.
- Devi smetterla di strisciare nel buio come un serpente! – lo rimproverò
- La canzone, potreste cantarla come apertura del concerto di dopodomani, di agli altri di studiarla – dichiarò risoluto, lui spalancò gli occhi esterrefatto ed i suoi pensieri e problemi furono costretti a convergere tutti in uno più imminente e minaccioso. No!
- Cosa?! –
- Si, la canterete tutti insieme, e con la collaborazione di Ariana farete impazzire il pubblico! – affermò entusiasta della sua idea, mentre lui perdeva colore - Fammi trovare il Demo e il testo nella posta in arrivo entro 5 minuti –
- Se non volessi? – si alzò in piedi battagliero. Era la sua canzone e lui non poteva usarla.
- Cosa? – ebbe l'impressione che avesse utilizzato un tono beffardo di proposito.
- La canzone è mia, esclusivamente mia. Se non volessi darla per l'album? –
- Non la userò per l'album, solo come apertura e il mistero avvolto intorno a questa canzone farà si che quando deciderai di farne un singolo, sbancherà ogni botteghino! – spiegò il suo piano malefico con fierezza
- Non credo sia una buona idea – protestò, ma quello gli mise le mani sulle spalle con aria più minacciosa che supplichevole.
- Solo per il concerto –
- Va bene – sospirò arreso, avrebbe inserito delle clausole da firmare prima di consegnare la canzone. Era sua, solo sua e nessuno se ne sarebbe potuto appropriare – Ma che sia chiara una cosa, la canzone è mia, Ariana deve saperlo, non potrà inciderla con nessuno, è un prestito solo perché serve la voce femminile, chiaro? – un ghignò trionfante arrivò prima della risposta.
- Cristallino -
Un suono vagamente conosciuto la risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta, basta dormire in piedi! Poi come al solito finiva per sbagliare strada e superare la traversa del supermercato. Peccato che quella volta fu il maxi schermo di un bar ad avere fermato la sua marcia. Non tanto lo schermo, quanto ciò che mostrava.
Ancora loro, di quello non si stupiva, ciò che le aveva fatto letteralmente venire un infarto, era la canzone che stavano suonando sul palco insieme ad una di queste nuove stelle delle musica, se stelle era il termine più adatto, non stava parlando certo di Beyoncè, una canzone a lei troppo familiare, che invece aveva destato molta curiosità nel pubblico essendo per loro completamente nuova. Il telegiornale spiegava di come con quella canzone e la straordinaria partecipazione della cantante, i ragazzi più famosi al mondo erano precipitati sulla bocca di tutti. Una canzone venuta dal nulla ma abbastanza bella da scatenare le curiosità del pubblico. Da dove veniva, si chiedevano tutti, o perché non sarebbe stata inserita nell'album. Testo e musica originali, avvolte da un alone di mistero che ne avrebbe fatto la sua fortuna. Rabbrividì a quelle parole, soprattutto, non sarebbe mai stata preparata ad affrontare quei ricordi, i ricordi di loro due insieme. Ma il dolore non era più grande dell'onda di rabbia che sentiva montare dentro di sè. Aveva svenduto la loro canzone e nessun ricordo, pur bellissimo che fosse, avrebbe potuto stemperare l'amarezza che quel gesto portava con sè, con un carico da cento che segnava la definitiva fine.
So I guess it's over, there's nothing left to say. I thought we had forever but that was yesterday, you're such a liar, wish I saw it on your face but you did it so well, can somebody just tell me how? How can I remember to forget? When my heart just won't let me make myself unlove you, tell me that it's not true, I know all the reasons, but I just can't believe them and pretend we never met. How can I remember to forget?
Non era per la canzone in se, era per il significato che veniva traghettato in essa, e se neanche quella aveva avuto il potere di toccare le note più profonde della sua anima, significava che lei non contava davvero più nulla per lui. Non serviva piangere, non serviva non mangiare, non serviva disperarsi o chiudersi in se stessi, lui non sarebbe tornato. Eppure quando chiuse con un tonfo la porta della sua camera crollò ancora una volta a terra, impotente davanti all'incapacità di evitare la tristezza, all'incapacità di evitare che ancora una volta taglienti lacrime ferissero il suo viso, lentamente, fino a far penetrare il dolore nella carne, farglielo sentire tutto, far sì che lo ricordasse, che ne portasse segni invisibili addosso.
Mentre per lei la canzone aveva acquisito un significato di definitiva fine, per lui era stata una scintilla che presto si sarebbe trasformata nella miccia che gli avrebbe dato la forza di reagire e combattere per ciò che aveva, sperando non definitivamente, perso.
Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto, ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto. Ho collezionato esperienze da giganti, ho collezionato figuracce figuranti, ho passato tanti anni in una gabbia d'oro. Ora dipenderò sempre dalla tua allegria che dipenderà sempre solo dalla mia. È solo che quando non ritorni ed è gia tardi e fuori è buio, non c'è una soluzione questa casa sa di te. so quanto fa male la mancanza di un sorriso quando allontanandoci sparisce dal tuo viso e fa paura, tanta paura, paura di star bene, di scegliere e sbagliare, ma ciò che mi fa stare bene ora sei tu amore, e fuori è buio ma ci sei tu amore.
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