3.


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Adorava già la pace della sua casa.

- Quindi tu e Chris è ufficiale? –

- Si!!!! – si pentì immediatamente della domanda quando l'urlo di gioia di Noemi fece tremare il suo orecchio dopo averle gettato le braccia al collo e schiacciata con il suo peso. Un secondo prima era comodamente sdraiata sul letto a pancia in giù a sgranocchiare biscotti. Ufficiale era che aveva perso l'udito all'orecchio destro! – Sono così felice! – nonostante fosse ancora imprigionata le si scaldò il cuore – Non potete immaginare - cominciò con entusiasmo, dopo averle liberato il collo, lasciandole la possibilità di riacquistare la comodità della precedente posizione - Siamo andati anche a Nottingam, abbiamo cenato insieme, passeggiato, e alla fine mi ha chiesto di essere la sua ragazza! – esclamò sorridente – Sa che non sarà facile, però non provarci significherebbe perdere in partenza! –

- Giusta osservazione – commentò Gigi, commosso da tanta saggezza.

- Scusami ma mentre lui sarà in tour circondato di fans arrapate, tu starai qui a fare la calza? - si pentì immediatamente del suo primordiale cinismo, ma la voce era uscita prima che potesse connettere la testa alla bocca, come sempre. Noemi le lanciò un'occhiata torva.

- Ha detto che potrei andare con lui ogni volta che voglio - spiegò impassibile, ma Lene notò che aveva perso buona parte del suo entusiasmo iniziale. Avrebbe dovuto imparare a tacere. L'arte del tacere era troppo avanzata per lei. In compenso stava imparando lentamente quella del rimediare ai proprio disastri.

- Non volevo smontarti - cominciò pacata - Voglio solo che tu sia consapevole delle difficoltà che incontrerai e che sia pronta al momento di doverle affrontare. Non vorrei vederti soffrire come l'ultima volta - Noemi colse ogni riferimento, ma non si risentiva mai, neanche quando parlava troppo e non capitava di rado.

- Beh - sorrise appena - I soggetti sono diversi no? - immediatamente ripensò a quel broccolo bollito del suo ex fidanzato. L'aveva tradita e non una sola volta e Noemi l'aveva perdonato e non una sola volta. Classica testimonianza che spesso per amore si diventa ciechi o stolti, ignorando i segnali anche quando sono evidenti come semafori. E aveva sofferto troppo, ingiustamente.

Le avvicinò la scatola di biscotti che lei accettò volentieri.

- Hai ragione - sospirò - Forse sono io che mi preoccupo troppo -

- Tu sei un caso disperato! - scherzò Gigi che fin a quel momento non aveva aperto bocca, strappando un sorriso ad entrambe - Bada a come parli! - sghignazzò tirandogli un cuscino. Nonostante Gigi fosse seduto di fronte alla scrivania a pochi, pochissimi passi da loro, lei riuscì comunque nell'ardua impresa di sbagliare mira e colpire, fortunatamente solo di striscio, la preziosa lampada rosa dell'amica, dall'altro lato della scrivania. Noemi spalancò gli occhi timorosa per la sua lampada e riprese a respirare solo quando il cuscino finì a terra senza causare danni. Gigi aveva cercato di afferrarlo, ma non si era realmente impegnato, rimanendo poggiato comodamente alla sua sedia con un braccio dietro lo schienale. Era proprio un Dandy.

- Ops - farfugliò appena le occhiate assassine dell'amica divennero impossibili da ignorare.

- Dovete smetterla di tentare di radere al suolo la mia stanza! -

- Quando mai abbiamo voluto? - replicò accigliata.

- Ieri per esempio? - era una domanda retorica, infatti lei ricordò immediatamente che già dal secondo scatolone, lei e Gigi avevano rischiato di polverizzare una serie di oggetti.

- Grazie per la gratitudine - borbottò l'altro soggetto sentendosi palesemente chiamato in causa.

- Stavate per rompere il Mac! -

- Cercavamo di aiutare - ridacchiò lei mentre le immagini tornavano in mente come a rallenty. Gigi ci stava per mettere un piede sopra! L'espressione di Noemi si fece stranamente angelica e lei tremò al pensiero che ogni qualvolta

l'amica facesse quella faccia li attendevano solo disastri all'orizzonte.

- Per rimediare potreste aiutarmi in un'altra cosa - i guai si facevano sempre più vicini

- Tipo? - anche Gigi si fece sospettoso.

– Che ne dite di organizzare una cena invitando i ragazzi? – calò il silenzio. Erano rimasti

entrambi ammutoliti, Gigi per l'entusiasmo condiviso, lei per l'enorme disaccordo.

- Dipende quali – commentò lei aspramente, palesando che non fosse per niente entusiasta dell'idea.

- Ma tutti no?! Non sono ammesse discriminazioni! – stranamente quella frase era rivolta a lei, pensò ironica.

- Era questo quello che temevo! –

- Me lo faresti un dolce e poi posso dire di averlo fatto io? – chiese sfoggiando gli occhini dolci da cerbiatta disperata.

- Certo – sospirò sconfitta senza nemmeno pensarci troppo, anche Noemi sapeva che non le avrebbe mai negato il suo aiuto. Ma molto probabilmente lo avrebbe fatto pesare – Ma tu occupati degli inviti e fammi sapere con esattezza quanti saremo – ordinò seria.

- Agli ordini! – esclamò l'amica saltellando e portando la mano alla testa come un cadetto che obbedisce al generale.

- Ah e se il dolce viene uno schifo ti prendi il merito lo stesso! –

Il giorno della cena arrivò più velocemente del previsto, le truppe vennero mobilitate tra spesa, abilità culinarie all'opera, pulizie di primavera, candele profumate o puzzolenti a seconda dei gusti, tovaglioli colorati, chi più ne ha più ne metta era diventato il motto del comandante, mentre il salotto aveva cominciato a prendere una forma decente, tanto da far rimanere, a fine lavoro, i tre estremamente soddisfatti. Soprattutto Noemi. Da due giorni aveva preso in mano le redini della baracca facendoli correre a destra e sinistra, cambiando e ricambiato le combinazioni, i menù e le idee in continuazione. Lene era esausta e stranamente sembrava la sola ad esserlo, forse perché era l'unica a non essere affatto elettrizzata da quella cena, anzi sperava sarebbe finita al più presto.

- Cos'è questa puzza? – domandò Gigi interrompendo la contemplazione silenziosa che i tre avevano cominciato ammirando il salotto addobbato a festa.

- Il dolce! – urlò Lene disperata, abbandonando i suoi pensieri e scattando verso la cucina a passo di carica.

- Speriamo si salvi... - esclamò comicamente Noemi.

- Chi può! Quando vedrà che anche Harry sarà presente alla cena non la prenderà bene - Gigi interruppe l'amica quasi seriamente preoccupato - Dobbiamo solo sperare non si scannino! –

- Lo so avrei dovuto dirglielo, ma poi l'avresti sorbita tu? –

- Ah no! – sghignazzò lui.

- Ecco appunto! – il suono deciso del campanello interruppe la conversazione. Fortunatamente per loro Lene era ancora chiusa in cucina.

La schiera di ragazzi si presentò al completo, mancava solo Victor all'appello, come gli era gia stato annunciato. Ma a scombussolare le carte in tavola si presentò una nuova ragazza, che Harry presentò solo successivamente come sua accompagnatrice. I due amici si lanciarono uno sguardo complice poco prima che Noemi corresse in salotto per aggiungere il posto in più nel tavolo. Guai all'orizzonte, solo guai.

Raelene non tardò a raggiungerli, non prima di essersi assicurata la salvezza e la riuscita del dolce, salutando tutti con garbo e dolcezza. Non tutti naturalmente, quando riconobbe la testa di Harry dovette fare appiglio a tutto il suo autocontrollo, ma quando mai aveva avuto autocontrollo?! Si presentò con un sorriso alla ragazza vicino a lui, che sembrava troppo impegnata ad attorcigliarglisi intorno come una sanguisuga, mentre lui con noncuranza le teneva una mano poggiata sul sedere. Che orrore, pensò per poi rimproverarsi di essere diventata una zitella acida subito dopo.

- Bella casa! – esclamò poi la ragazza rivolgendole un sorriso prima di alzarsi in piedi e gironzolare per il salotto. Era molto bella, molto mora e molto alta! Poi la sua attenzione tornò sul gruppo che le affollava la casa, erano due persone in più...molto male! Aveva abitudine di preparare sempre qualcosa in più per sicurezza, ma due bocche in più da sfamare, ammesso che la ragazza mangiasse perché da quanto era magra non l'avrebbe dato per certo, non erano da sottovalutare!

- Perché non mi hai detto che sarebbero venuti anche Mr simpatia e compagna? – sbraitò cercando di contenere il volume per non farsi sentire, una volta raggiunta l'amica in cucina.

- Non sapevo sarebbe venuta anche lei! - si difese - E per quanto riguarda lui, l'ho fatto solo per non farti arrabbiare! –

- Ma non è invisibile, purtroppo! L'avrei visto comunque! –

- Ma davanti a tutti non avresti potuto fare una scenata! – sorrise Noemi soddisfatta sapendo di aver trovato la giusta giustificazione. Lene sbuffò di irritazione.

- Ok hai vinto, ma adesso come facciamo? –

- Abbiamo cucinato tante cose! –

- Si ma per sei non per otto! –

- Vuol dire che faremo mini porzioni! – davvero mini.

La cena era proseguita stranamente in maniera fin troppo pacifica. I dolci avevano riscosso un meritato successo, fortunatamente per Noemi e nessuno sembrava essersi lamentato del resto delle portate. Si erano spostati tutti in salotto godendosi il profumo/puzza delle candele e perdendosi in banali chiacchiere. La calma finì quando il ragazzo riccio interruppe i complimenti rivolti alle cuoche con una battuta poco gradita.

- Era tutto buonissimo, certo se ne aveste fatto un po' di più sarebbe stato meglio! – commentò sghignazzando in maniera poco carina. Evidente era il suo tentativo di metterle in imbarazzo. Lene corrugò la fronte estremamente contrariata, si trattenne dal tiragli il piatto in faccia solo perché la risata isterica e forzata della sua amica, seduta proprio accanto a lei, la fece sorridere. Ma nessuno la fermò quando fulminò il ragazzo con un'occhiata poco, molto poco eloquente.

- Posso parlarti un momento – parlò con studiata gentilezza.

- No – intuì che la risposta fosse per lei solo dal tono, perché per il resto non la stava degnando di uno sguardo, troppo intento a palpare la ragazza seduta praticamente sulle sue gambe.

- Non era una richiesta, in cucina, ora! – quell'ordine perentorio richiamò la sua attenzione facendolo sbuffare mentre lei era gia diretta in cucina accompagnata dal suo solito silenzioso passo. Una volta raggiunta la destinazione fu lui ad incalzare lei, innervosito e contrariato dal suo atteggiamento autoritario e privo di garbo.

- Allora? Ti concedo un minuto - si appoggiò contro il bancone con aria annoiata e maldisposta che lei trovò estremamente irritante oltre che vagamente sexy.

- Grazie sua gentilezza! Potevi almeno avvisare che eri accompagnato! -

- Cos'è, ti infastidisce il fatto che io abbia una ragazza o che nessuno ti voglia? – domandò con beffarda indifferenza, ma il tono incalzante aveva acquisito una evidente nota provocatoria. L'avevano obbligato a presenziare a quella cena, ed ora era anche costretto a sorbirsi le ramanzine di quella viziata ragazzina con smanie di protagonismo. Inaudito!

- La tua illusione di onniscienza mi spaventa! – borbottò lei seccata da tanta sfrontatezza nell'affermare ciò che erano solo idee, per di più anni luce lontane dalla realtà. Che presunzione!

- Si chiama evidenza! – esclamò lui, se possibile ancora più seccato, cominciando a girare, subito imitato da lei, intorno al tavolo. Un passo avanti mentre i loro occhi dardeggiavano l'uno dentro quelli dell'altro - Stai sempre sola, nessuno sarebbe così malato da volersi avvicinare a te! – la torturò ancora, intuendo che nonostante l'apparente indifferenza lei incassasse quegli attacchi in maniera quasi dolorosa. Notò che ad ogni passo che lo portava più vicino a lei, lei ne muoveva altri in direzione opposta, per allontanarsi, in un gioco di acchiapparella reso eccitante solo dall'evidenza che la sua vicinanza la rendeva nervosa. Non sapeva esattamente cosa lo rendesse così determinato nell'attaccarla e provocarla continuamente, eccetto la storia della rissa ovviamente. Fosse per lui non sarebbe dovuta neanche esistere, eppure doveva fargliela pagare in qualche modo. Era un'antipatia a pelle, un segnale che doveva prestare attenzione alle persone come lei, come tutti gli altri era solo un'approfittatrice, particolarmente petulante e neanche troppo bella. Si accorse solo in quel momento che forse non l'aveva mai davvero guardata, era alta nonostante portasse costantemente ai piede delle ballerine lucide con un grande fiocco di raso abbinato. Come faceva a non avere freddo, era autunno non primavera! Il corpo era magro, ma non eccessivamente, sebbene non sembrasse molto formoso, sempre coperto da jeans e maglie larghe. I capelli le rincorrevano le spalle fino a superarle in morbide onde color biondo oro, gli occhi erano di un banalissimo color cioccolato eppure l'aria di sfida e determinazione che li caratterizzava dava loro una particolarità che li poteva differenziare dagli altri. Sembravano attenti e particolarmente espressivi. Ma nell'insieme non era niente di eccessivo. Poteva essere considerata carina, se non fosse stato per quel suo caratteraccio e quella sua boccaccia, e naturalmente i suoi infidi scopi raggiratori. Era convinto che quella partaccia fosse dovuta solo alla rabbia di non essere riuscita nel suo intento, raggirare almeno uno di loro. Lui l'avrebbe impedito, non si sarebbe fatto prendere in giro da lei come da nessuno, specialmente di una che fingeva così bene con la sua faccia d'angelo e la lingua affilata. Ma anche lui sapeva essere molto velenoso.

- Peccato che tu non sappia niente della mia vita privata! – urlò lei snocciolando l'ovvio, continuando a girare intorno al tavolo quasi temendo una possibile distanza ravvicinata.

- Sei qui da sola con Noemi e Gigi, lo eri anche in Italia. Evidenza – affermò lui con arroganza, continuando ad inseguirla lentamente.

- Possiamo smettere di discutere sulla mia vita privata? Non m'interessa con chi esci, per quanto mi riguarda potresti fare sesso con un formichiere, l'importante è che quando lo porti in casa mia, tu abbia almeno la decenza di avvisare! – protestò furiosa con la forza di chi sapeva di aver ragione. Inutile che l'imbecille tentasse di scivolare su un altro discorso. La sconfitta bruciava.

- Questo discorso contorto si chiama invidia – ribatté lui maggiormente irritato, era questo il suo modo di trattare gli ospiti? Agitò una mano in aria prima di abbandonare la postazione intorno al tavolo e dirigersi verso la porta.

- Si chiama buona educazione! – lo rincorse lei. La distanza svanì in un soffio - E lo sarebbe anche ascoltarmi quando parlo! – e con una spinta lo scansò violentemente dalla porta, superandolo con il solito passo deciso.

- Mi fai solo venire mal di testa – borbottò di rimando costringendola a voltarsi ancora verso di lui, giurò di vedere tutto nero, quell'idiota la faceva uscire dai gangheri.

- Sai cosa? Vai al diavolo! – gli disse con un sorriso maligno sul viso.

- Dopo di te! Stronza! - urlò lui in risposta. Raelene era talmente alterata da credere che il fumo potesse uscirle dalle orecchie, decise di abbandonare quella discussione prima di prendere in considerazione l'allettante idea di prenderlo a pugni. Si sarebbe sfoga sui piatti di casa quella sera. E quel citrullo si era anche mangiato doppia razione del SUO dolce!

Neanche quella scatenata sessione di sesso era riuscita ad appagarlo del tutto, continuava a pensare a quella faccia impertinente che gli aveva urlato contro e la rabbia montò come un onda dentro di lui. Poteva una persona sola essere così irritante? La cosa che più lo rendeva furioso era la sua impertinenza nel credere di avere sempre ragione, la sua falsa ingenuità e quel suo tono di supponenza gli faceva venire voglia di tapparle la bocca con il nastro adesivo. Da quando l'aveva incontrata per la prima volta, da quando l'aveva sentita dire le prime parole, gli aveva dato l'impressione di essere lontana da loro, lontana dal mondo, lei, proprio lei che non era nessuno. Eppure sembrava che avesse intorno un'aura di superiorità, una barriera che l'allontanasse dal resto del mondo, che non permettesse a nessuno di toccarla, neanche solo pensare di avvicinarla, quando gli inavvicinabili, impossibili dovevano essere loro! Solo quando si arrabbiava sembrava abbassare le difese ed acquistare un pochino di umanità, tornare tra i vivi, provare sentimenti umani, abbandonando la sua corazza fredda e impassibile. Falsa, ecco la parola esatta, perfino i suoi sorrisi sapevano di falso, finto, forzato e perché doveva arrovellarsi il cervello per lei? Detestava le persone false come lei, non le avrebbe mai permesso di prendersi gioco di loro. E con quella dichiarazione di guerra crollò, troppo stanco per combattere i pensieri che ancora gli affollavano la mente accompagnandolo nel sonno.

Il giorno seguente fu svegliato da un terribile mal di testa, sicuramente colpa di quella psicopatica! E come se non fosse bastato dovette anche alzarsi per andare a recuperare Chris nella casa della psicopatica in questione. Ieri non bastava, ora doveva anche vederla di prima mattina ed assicurarsi di passare una pessima giornata. Ma quell'idiota aveva scaricato la macchina e gli serviva un passaggio per andare allo studio. Cosa gli toccava fare per il bene comune!

Bussò nervosamente alla porta, sperando che il suo, ormai ex amico non lo facesse aspettare neanche un secondo. Non sperò neanche per un istante di non incontrarla perché, appunto, la psicopatica si presentò davanti alla porta in tutta la sua...Oddio!

- Si dispiace anche a me vederti – disse accigliata, mentre lui continuava ad osservarla in un misto tra sgomento, schifato e divertito? Aprì la bocca senza sapere esattamente cosa dire, sarebbe anche potuta essere nuda in quel momento, ma la sua attenzione sarebbe stata comunque rivolta unicamente alla faccia - Perché mi guardi così? – chiese seccata e imbarazzata da quello sguardo insistente. Che rispondere?

- Ehm, sei verde - ammise notando che lei continuava a fissarlo più seccata che sorpresa

- Ti sembro un alieno? – sbuffò acidamente. Le ipotesi erano due, o il carciofo voleva fare uno dei suoi scherzi idioti oppure era diventato daltonico.

- Fai prima a guardarti allo specchio – propose infine irritato, perché non gli credeva, era davvero verde! Possibile che si fosse messa qualcosa in faccia e poi lo avesse dimenticato?

Colpita dall'impellente dubbio che non si fosse bevuto del tutto il cervello, si catapultò letteralmente davanti allo specchio. Spalancò gli occhi sgomenta non appena la sua immagine venne impressa nella superficie dello specchio.

- Ops! Ahahaha – Lene si piegò in due dalle risate, si era completamente dimenticata della maschera! Tornò da lui ancora scossa da singhiozzi di puro divertimento. Non era la prima volta che sentiva la sua risata spontanea, ancora una volta pensò a quanto le donasse ridere, ancora più umana.

- Cosa ci trovi di così divertente? - domandò apparentemente impassibile

- Che sono appena tornata dal supermercato! – ammise lei in lacrime tanto che Harry sgranò gli occhi e accennò un ghigno per la sorpresa.

- Conciata così? – chiese indicandola nella sua tuta azzurra e soprattutto quella roba verdastra che le appestava la faccia.

- Proprio così – annuì ancor più divertita.

- Chissà cosa avrà pensato la gente vedendo aggirarsi per le strade un essere verdastro -

- Ahahahaha – strofinò gli occhi, raccogliendo le lacrime per evitare che le portassero via la maschera, resistita fino a quel momento.

- Possibile che riesca a metterti strane cose in faccia per poi dimenticarti di averle? – cercò di evitare che la nota di puro divertimento trasparisse dalla sua voce - Mi stavi anche dando dell'idiota – protestò con il suo solito tono beffardo e provocatorio.

- Non l'ho fatto! – ribatté lei.

- Ma l'hai pensato – l'accusò senza vera cattiveria.

- Colpevole ahahahaha – balbettò continuando a ridere. Almeno era auto ironica, oltre che molto sbadata – Scusa non ti ho chiesto neanche se volevi entrare! – si scusò liberando la porta per farlo passare.

- Cercavo Chris dobbiamo andare a registrare –

- Sta scendendo – avvertì ancora sghignazzante. Ancora una volta un silenzio troppo imbarazzante cadde tra loro, Lene odiava quei momenti morti, così prese ancora una volta in mano la situazione – Vuoi una fetta di ciambellone nel frattempo? – domandò con una gentilezza che fece innervosire il ragazzo. Era tornata la falsa arrampicatrice sociale!

- No grazie – rispose seccato, tanto che la ragazza si trattenne dal rispondergli in maniera acida. Che fosse bipolare? Sarebbe stata l'unica spiegazione ai suoi cambi di umore così repentini. Prima era quasi divertito ed ora le rispondeva male, per aver fatto cosa poi? Offerto un pezzo di torta!

- Sicuro? E' al cioccolato – la sua voce questa volta fu una dolce tentazione per lui tanto che perfino il suo sguardo mutò. E a lei non sfuggì – Tieni – disse porgendogli un tovagliolo con una bella fetta di torta appena sfornata che solo a guardarla sembrava urlargli: mangiami! Prima che riuscisse solo ad addentarla l'amico scese di corsa le scale trascinandolo fuori casa. Giurò che sarebbe riuscito a mangiarla!



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