28.1
28.
Per quella sera decisero di abbandonare la consuetudinaria pizza per provare un nuovo ristorante aperto qualche settimana prima che ancora vantava il pregio di essere poco affollato, quindi perfetto per Harry che ancora aveva problemi a mischiarsi tra la folla in modo rilassato. Cenarono lentamente fino ai soliti battibecchi per il dessert che ormai sembravano essere diventati un rito, ma a lui era venuta in mente un'idea improvvisa quanto stuzzicante, tanto da trascinarla via senza accontentare la sua voglia di dolce, tra un borbottio e l'altro.
- Ma dove stiamo andando? – si lamentò mentre lui continuava a tirarla fino alla macchina. Lene non sapeva cosa pensare, l'aveva visto mutare da un secondo all'altro come folgorato da un'illuminazione divina! Non osava immaginare cosa avesse in mente ma il sorriso che le dedicò prima di salire in macchina la rassicurò immediatamente.
- Vedrai –
- Ma questo non è il tuo studio di registrazione? – domandò guardandosi intorno.
- Perspicace! – scherzò scendendo dall'auto con lei dietro
- E allora cosa facciamo qui? – era sempre più confusa
- Entriamo! –
- Perché si può? –
- No, ma nessuno lo scoprirà – strizzò un occhio con l'intento di ammiccare, ma lei fu colpita solo da un brivido. Il porcospino aveva in mente qualcosa e il suo spirito di sopravvivenza, insieme alla perspicacia innata, le suggeriva che non ne sarebbe uscita indenne.
- Come fai ad avere le chiavi? – domandò lasciando trapelare tutto il suo sospetto.
- Infatti non le ho – rispose tranquillamente lui, ignorandola.
- Non sto capendo niente! – sbottò mettendosi le mani nei capelli - Allora come facciamo ad entrare e soprattutto cosa ci facciamo qui? Non è che ci arrestano? –
- Vuoi stare calma! – le intimò di colpo esasperato e lei si zittì immediatamente – Voglio farti una sorpresa, puoi frenare la curiosità per un attimo? – protestò indispettito e lei decise di zittirsi di colpo. Aveva ragione in fondo.
- Ok – lui sorrise
- Vieni – ordinò prendendole la mano per incitarla a seguirlo fino al retro dello studio. Si guardò intorno e si morse la lingua quando stava per iniziare l'ennesima protesta – Dobbiamo scavalcare quella finestra – indicò una piccola finestra più lunga che larga poco sopra le loro teste che sfortunatamente per lei era aperta. Restò perplessa per un attimo costringendosi ancora al silenzio – So che vuoi dire qualcosa, avanti parla – la esortò notando un macabro silenzio.
- Come facciamo a arrivare alla finestra? – chiese solamente
- Ti prendo in braccio, tu scavalchi e poi mi apri la porta – spiegò come se fosse un gioco da ragazzi mentre lei ad ogni parola perdeva la sua calma serafica ed obbligata. Ma era matto?!
- Che cosa?! – sbottò – O soffri di Alzheimer o mi hai scambiata per una ginnasta per mandare me a fare il lavoro più difficile! –
- E' l'unico modo per entrare! – sottolineò facendola sbuffare
- Ti avverto, se dopo tutto questo non mi offri un dolce consistente, sciopero per due settimane! –
- Sciopero della parola? Finalmente! Allora i miracoli esistono! – la prese in giro divertito
- Di un altro tipo di parola, caro mio – ghignò lei malefica, tanto che lui sbiancò.
- Non puoi farlo! – la minacciò – Non resisteresti neanche tu! –
- Non ti conviene mettermi alla prova – sibilò spavalda, avrebbe voluto torturarlo un pochino ma decise improvvisamente di desistere, prima cominciava l'impresa, prima avrebbe sperato di arrivare a casa sana e salva – Avanti,vogliamo entrare? –
L'impresa si rivelò più complicata del previsto e Lene se ne accorse una volta sulle spalle di Harry e con la finestra all'altezza delle sue spalle. Quel porcospino l'avrebbe pagata cara! Non essendo un'esperta di quel genere di "ginnastica" si lanciò di testa all'interno dell'edificio rimanendo per qualche secondo incastrata con metà corpo dentro e metà fuori mentre il ragazzo si teneva la pancia ridendo a crepa pelle ed intimandole consigli che lei non solo non ascoltava, troppo presa dal momento critico, ma ai quali avrebbe voluto rispondere con una serie di epiteti poco gradevoli. Fece forza sulle braccia mandando al diavolo tutte le idee del porcospino mentre con una gamba scavalcò la finestra. Fece appena in tempo a registrare che fortunatamente l'altezza non era elevata prima di perdere l'equilibrio e finire a terra con un sonoro tonfo. Aia! Si massaggiò il fondo schiena mentre ancora le risate di quell'idiota risuonavano limpide nel silenzio della notte fin quando non si preoccupò della sua improvvisa scomparsa e cominciò a chiamarla per assicurarsi che fosse viva e vegeta. Decise di non rispondere, che si preoccupasse quel babbuino! Arrivò a tastoni sino alla porta per poi riuscire ad accendere la luce di un lungo corridoio che si diramava in circa una diecina di stanze. Wow! Dopo essersi persa tra una stanza e l'altra finalmente trovò la porta principale, che aprì senza molte difficoltà. Per fortuna le porte inglesi avevo tutte uno strano e nuovo meccanismo che permetteva che si aprissero immediatamente dall'interno seppure da fuori fossero state chiuse anche con 50 serrature. Meccanismi geniali! Il porcospino non era davanti alla porta, segnale che probabilmente era ancora sotto alla finestra in cerca di un suo segnale di vita. In realtà quando lo trovò la stava chiamando a voce abbastanza alta e stava cercando un modo per scavalcare le finestra da solo nonostante l'altezza. Avrebbe voluto lasciarlo appeso per qualche altro minuto ma poi decise che non sarebbe stato un gesto carino e che la sua vendetta era già stata consumata. Fece una foto per ricordarsi, o meglio, per ricattarlo quando più le convenisse, era davvero buffo attaccato alla finestra!
- Che cosa ci fa un porcospino appeso ad una finestra? – domandò prima che lui si voltasse di colpo e con un salto tornasse con i piedi in terra.
- Mi hai fatto preoccupare! – la sgridò afferrandola per le spalle – Imbranata come sei credevo che ti fossi fatta male! – lei si accigliò
- Imbranata come sono, potevi evitare di farmi scavalcare una finestra! – borbottò infastidita – Ma comunque ce l'ho fatta, sono qui! – Harry sembrò ricominciare a respirare con tranquillità, le afferrò la mano e finalmente la condusse alla sua sorpresa.
- Andiamo! –
- Qui è dove registrate le vostre canzoni? – domandò osservando le pareti nere, il tappeto persiano sotto i suoi piedi, le luci soffuse, il pianoforte nero a corda, i tre microfoni e uno stereo gigante nero e lucido. Davanti a loro una parete di vetro trasparente arrivava fino ai loro fianchi, come un grande quadro al centro della parete scura, che mostrava la stanza adiacente, quella dove i tecnici univano e sistemavano i suoni grezzi fino a renderli registrazioni perfette come quelle che arrivavano all'orecchio dei tanti ascoltatori appassionati di musica.
- Solo quando non siamo in tour – spiegò liberandosi della giacca e poggiandola a terra – Spogliati – le disse dolcemente e lei stranamente obbedì. Vide Harry preparare delle strumentazioni strane che erano collegate allo stereo, armeggiò concentrato finché una musica familiare partì con forza rimbombando in tutto lo studio. Solo il suono computerizzato del pianoforte a ricordarle di una notte al lago che sembrava essere iniziata sotto la più crudele delle stelle, in realtà si era trasformata nella più memorabile delle canzoni, quella che segnava un inizio. Lene sentì la pelle vibrare per la stessa magia che l'aveva conquistata quella notte, lungo le rive del lago, ricordò come erano nate le parole, ricordò la prima volta che erano riusciti ad avere una conversazione civile. Ricordò di essersi svegliata con un nuovo ed avvolgente calore e quando aveva aperto gli occhi era annegata in quelle pozze verdi, schiarite dalla luce del primo sole del mattino – Ti ricordi il testo? – le chiese riportandola alla realtà, una realtà dove quello che leggeva nei suoi occhi era amore.
- Non tutto – ammise commossa – Tu me l'avevi cancellato –
- Ce l'ho io – sorrise tirando fuori dalla tasca il telefono. Una nota nascosta nella memoria racchiudeva il loro segreto – Io me la ricordo – disse porgendoglielo – Tu canti la seconda strofa ed il secondo ritornello – spiegò – Il terzo lo facciamo insieme - si assicurò che i due microfoni fossero accesi e collegati, le porse le cuffie e fece partire la melodia una volta accertatosi che lei fosse pronta. Segnò con la mano il conto alla rovescia e lui cominciò a cantare accompagnato dalla melodia del pianoforte. Le fece segno di fargli da controvoce e lei stranamente capì e lo seguì prima con titubanza e poi con maggiore sicurezza curando perfino le sfumature della voce. Era la prima volta che cantavano insieme, senza che lei sussurrasse e lo dimostrò anche nella sua strofa, nel suo ritornello e per finire, nella parte congiunta. Erano coordinati come se quello fosse stato il frutto di innumerevoli prove. Harry la trovò talmente attraente che aveva deciso di avvicinarsi a lei durante la sua strofa, di soppiatto e lei era talmente concentrata che non l'aveva neanche sentito, fino a quando lui non l'aveva abbracciata da dietro e le aveva poggiato leggeri e seducenti baci sul collo. Lei non si era lasciata distrarre premeditando comunque una vendetta a quel suo attacco erotico per tentare di distrarla e doveva ammettere che ci stava riuscendo. Le sue labbra erano diaboliche tentazioni che si posavano leggere sulla sua pelle tanto da farle bramare con tutto il corpo quel contatto e non concederglielo mai fino in fondo. Così decise, una volta arrivato il suo turno, di ripagarlo con altrettanta devozione. Gli baciò l'attaccatura dei capelli lungo tutta l'arcata della nuca, interessandosi con particolare attenzione alla pelle sensibile nascosta dietro l'orecchio finché la canzone non la costrinse a smettere per cantare ancora con lui. Pensò a quanta felicità sentiva scoppiare nel suo cuore fino a farlo battere all'impazzata ogni volta che lui la toccava, ogni volta che lui la guardava fino a consumarla, fino ad entrarle dentro. Conclusero gli ultimi versi abbracciati, Lene credeva che lui lo facesse apposta per determinare la sua supremazia, stringendola a sè da dietro, bloccandole le braccia per renderla inerme, abbandonata alle sue.
Si tolse le cuffie, senza parole. Non sapeva davvero cosa dire.
- Cosa c'è? – le domandò curioso
- E' bellissima – cominciò – Io....non so...Grazie! – gli gettò le braccia al collo beandosi di sentire la sua stretta in risposta scontrarsi sulla sua schiena e lei gli schioccò sonori baci sul collo, decisamente meno attraenti dei precedenti, cosa che lui le fece immediatamente notare.
- Stai cercando di sedurmi? – le domandò ironico
- Se solo volessi, saresti già nudo a supplicarmi di porre fine alle tue torture –
- Ma davvero? – scherzò – E come pensi di riuscirci? – allora lei punta sul vivo si staccò di colpo, avvicinandosi a passi veloci al grande stereo, dandogli le spalle.
- Devo solo trovare la canzone giusta – disse armeggiando tra le migliaia di tracce contenute dentro quella scatola scura mentre Harry la aspettava dubbioso appoggiato allo spigolo del pianoforte nero. Quando finalmente trovò qualcosa che la soddisfacesse abbastanza, fece partire la musica a tutto volume e si voltò verso di lui con uno sguardo nuovo e seducente, muovendosi con passi fluidi e decisi, un felino pronto ad attaccare la sua preda.
Let's start a fire, you'll be my lighter, baby I'll be your gasoline (and they just don't get it). Let's start a fire, watch the entire world as it opens up in flames (and they just don't get it).
Mosse il bacino con fare sensuale una volta che fu davanti a lui, e quando tentò di toccarla si ritrasse divertita cercando di sfuggirli mentre lui la seguiva eccitato. Scappava mimando un piccolo e semplice passo di danza fin quando di colpo si attaccò al suo bacino invitandolo ad imitare i suoi movimenti, piegandosi ed oscillando, mentre lui gemeva sul suo collo estasiato, poggiandole le mani sui fianchi per stimolare i suoi movimenti ad essere più decisi e provocanti. Lei si voltò tra le sue braccia facendo sfiorare i loro nasi, poi si voltò ancora di schiena sfilandosi il maglione con studiata lentezza, senza fretta, accompagnando il ritmo della canzone che lei aveva scelto per la sua prima vera opera di seduzione. Quando toccò a lui non si lasciò prendere dalla frenesia, assecondando quel gioco che aveva volutamente cominciato, seppure la pelle la richiamasse, il suo odore la drogasse fino a farle desiderare di porre fine a quella piccola tortura. La maglietta seguì il precedente indumento, accompagnando la salita con baci bagnati che segnavano come fuoco ardente il percorso sulla sua carne, accendendo in lui maggiore desiderio.
Mama I'm in love with a hot girl and they just don't get it, they just don't get it. Temperature's risin', her body yearnin', yeah we on that R. Kelly and then she tell me: Let's start a fire, you'll be my lighter, baby I'll be your gasoline (and they just don't get it). Let's start a fire, watch the entire world as it opens up in flames (and they just don't get it).
L'aveva lasciata fare, assecondando ogni suo seducente movimento lasciandosi trasportare dal suo perverso gioco di brama e fuga fin quando il suo corpo non gridò in preda all'eccitazione più cieca. La prese in braccio e non riuscì a reprimere un gemito quando sentì le sue gambe attorcigliarsi intorno al bacino, stringendolo. La poggiò sul piano e la liberò velocemente della maglietta, lei rispose al suo colpo slacciandogli con forza la cintura e i pantaloni, così lui decise di porre fine a quell'estenuante attesa prendendola ancora in braccio e stendendo entrambi sul pavimento per liberarsi degli ultimi indumenti e poter sferrare l'attacco definitivo a quel corpo che sembrava modellato sul suo, combaciando perfettamente alla sua pelle fino ad unirsi, fondersi in uno solo, dove il richiamo della carne si congiungeva con quello dell'anima, amalgamando essenze e calori, destini e scelte.
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