27.2
- Dove sei stata? – così l'aveva accolta Harry appena aveva aperto la porta, prima di farla entrare.
- Torno da casa di Emma – spiegò tranquilla - Perché? –
- Perché non è vero – grugnì costringendo la voce ad essere bassa e roca. Lene lo fissò confusa.
- Come non è vero? –
- Ti ho vista – era stato quasi atono, nascondendo la rabbia mista al dolore che come una scarica incessante di colpi che lo martellava.
Era appena uscito dallo studio di registrazione stanco più del solito, la notte precedente avevano fatto parecchio tardi, oltre ad aver bevuto eccessivamente e la mattina si era già svegliato con la solita emicrania post sbornia. Sapeva che lei era da Emma e che lo avrebbe raggiunto nel pomeriggio a casa sua, per questo aveva deciso di uscire un po' prima dallo studio. Da quando era diventato famoso aveva imparato a non sorprendersi più, credeva che il successo e la sua nuova vita lo avessero aiutato ad essere più sicuro di sé, a decifrare le persone, credeva che quello fosse il significato di "crescere". Quando aveva cominciato a credere che niente avrebbe più stravolto la sua vita era arrivata lei a sconvolgerla in un modo diverso, l'aveva distrutto su ogni fronte, devastando ogni sua convinzione, aprendo gli occhi a quella che, secondo lei, era la vera maturità di una persona, mostrandogli a fatti, che le persone non sono un guscio vuoto e decifrabile al primo sguardo ma un libro intero di descrizioni e colpi di scena, dove devi leggere ogni passaggio con attenzione per capire il finale. L'aveva obbligato ad andare oltre le apparenze, a scavare nel profondo delle cose, a capire, comprendere, ascoltare senza giudicare. Gli aveva mostrato il vero significato di forza, in ogni sorriso, in ogni movimento, in ogni sguardo fino ad imporsi nella sua vita come la più pericolosa delle droghe. Era diventata la sua confidente, quella sincera che ti smonta senza rimpianti, che ascolta con pazienza e consiglia, prendendo davvero a cuore i tuoi problemi. Era diventata il suo amore quando l'aveva baciata incapace di trattenersi, quando aveva provato un dolore lacerante nel momento in cui aveva creduto di averla persa, quando aveva sentito il cuore scoppiare all'udire le parole "ti amo" uscire dalla sua bocca rivolte a lui, solo a lui. Ma quello che non si sarebbe mai aspettato era di vedere lei, proprio lei, uscire dal cimitero tremante e piangente. E fu come il suo cuore potesse rompersi in mille pezzi, schiacciato, frantumato, perduto. Aveva preso a pugni il muro, avrebbe finito l'intera bottiglia di vodka se non fosse stato per il suo arrivo, ed ora gli stava mentendo. Lei che era sempre stata sincera – Ti ho vista – ripeté con voce rotta.
- Ma dove? –
- Non negarlo! Ti ho vista! – urlò rompendo la sua maschera di apparente indifferenza - Perché non me l'ha detto? – si avvicinò a lei con passi veloci e minacciosi, come una belva pronta ad attaccare. Lene improvvisamente capì a cosa si riferisse e non indietreggiò, cogliendo quanto potesse sentirsi deluso e si affrettò a dargli quella che per lei era una valida giustificazione.
- Non ti ho mentito, ho dormito da Emma e prima di venire qui ho fatto una fermata li! – spiegò enfatizzando ogni parola – Non te l'avrei detto solo per evitare che ti arrabbiassi –
- Non è la prima volta che torni li, vero? – frecciò ferito. Quella era la consapevolezza che più gli bruciava, sapere che lei non aveva mai abbandonato il suo vecchio amore. Si sentiva come tradito. Continuava a torreggiare su di lei dalla superiorità della sua altezza, ma lei non si muoveva, ancora osava sfidarlo per far prevalere la sua verità.
- Non faccio niente di male – ammise in un soffio. Harry serrò gli occhi e le sue labbra tremarono, fu come se l'avesse colpito ancora.
- M'inganni invece! –
- Non ti sto tradendo! Sono abituata ad andarci spesso! Non te l'ho detto solo per non farti arrabbiare senza motivo – tentò di toccarlo, ma lui si tirò indietro come scottato. Lene sgranò gli occhi ed il suo corpo cominciò a tremare. Sapeva che avrebbe dovuto informalo delle sue visite al cimitero, aveva tergiversato solo per mancanza di coraggio e perché aveva temuto una sua reazione.
- La verità è che tu stai con me per passatempo! – attaccò con ira, avvicinandosi di nuovo in segno di sfida, con rabbia e delusione. La risposta che giunse alle sue orecchie fu il rumore acuto della sua mano che gli si abbatteva sul viso in un sonoro schiaffo.
- Non osare – ringhiò riacquistando la sua battagliera grinta. Lui avrebbe voluto replicare ma lei lo batté sul tempo - No! Non cominciare neanche! -
- Comincio eccome, perché la verità è che se ci fosse lui, tu non mi avresti neanche degnato di uno sguardo! – le bloccò entrambi i polsi per evitare di replicare il colpo. La guancia già pulsava e sentiva perfino il calore del sangue irradiarsi sotto la pelle.
- Smetti di mettere in mezzo lui! – gridò ammonendolo - Lui non c'è! -
- E se ci fosse? – domandò di colpo, aprendo quello che per lui era stato un argomento dolente e pericoloso, la sua sfida che non poteva combattere contro quello che stava diventando anche un suo fantasma. Si era sempre sentito come un muto che dentro di se gridava e si dimenava per far sentire anche la sua voce, per dare la sua risposta quando nessuno lo voleva ascoltare.
- La tua è un'ossessione senza senso! – ringhiò dando uno strattone per liberarsi dalla sua presa.
- Affatto, perché se tornasse lui, tu non ci penseresti due volte a lasciarmi! – quelle parole furono una pugnalata per entrambi, ma qualcosa nella mente della ragazza si aprì per rivelarle quella che era una verità ed un problema che era rimasto ignorato ed irrisolto per troppo tempo.
- È questo il punto? – chiese improvvisamente calma, tanto che lui sembrò irrigidirsi ed innervosirsi di più.
- No! – frecciò - Cioè si! Il punto è che tu preferiresti lui a me! Lo farai sempre -
- Ma cosa stai dicendo?! – replicò allibita – Ma ti senti? -
- Allora dimmi: chi è meglio tra i due? -
- Ma che... - si sentì confusa, cosa voleva che gli dicesse? Voleva davvero fare ipotesi per assurdo?!
- Dimmelo! – ordinò lui alzando ancora la voce e afferrandola per le spalle, sembrava stesse perdendo il controllo perfino dei suoi gesti.
- Entrambi! – rispose di getto ma poi si corresse - Nessuno! Non posso paragonarvi! Siete completamente diversi -
- Ecco il punto, non sono il tuo tipo per niente! – attaccò lui ancora, esponendole per la prima volta la sua vera paura.
- Non ho detto questo -
- È come se l'avessi fatto! La verità è che se lui ora fosse qui, tu saresti con lui – la paura ora traspariva perfino dalla sua voce, segno che si era tenuto un opprimente macigno dentro per troppo tempo.
- Ma come fai a dirlo! – tentò di farlo ragionare ma lui la interruppe ancora.
- Lo so da quanto ci hai messo per aprirti con me, da quanto ci hai messo per baciarmi – ringhiò assottigliando gli occhi - E perché vai ancora sulla sua tomba -
- Non significa niente, continuerò ad andarci – si morse il labbro inferiore, non era il modo giusto per convincerlo che aveva torto marcio, che non aveva capito niente.
- Ecco! Lo vedi? Scegli sempre lui a me! – urlò ancora aumentando la presa sulle sue spalle, ma ancora non le faceva male, sembrava quasi volesse impedirle di andarsene quando lei non ne aveva la minima intenzione. Ed era questo che doveva fargli capire.
- Non è una scelta far visita ad un morto al cimitero! -
- Lo è! – l'assalì lui - Tu vuoi lui! Hai sempre voluto lui! E se ora lui... – a quel punto Lene scoppiò, aveva cercato di essere civile, ma evidentemente non era il suo forte oppure quel citrullo era più testardo di un mulo e la costringeva ad usare le maniere forti.
- E se e se e se! E se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato una carriola! Basta con tutti questi se! – scattò di colpo con decisione facendo saltare anche lui per la sorpresa. La bomba era esplosa - Sono opzioni impossibili che mi stai proponendo! Ma vuoi risposte? Bene, se lui fosse ancora qui io forse sarai con lui, l'avrei sposato e non so cos'altro, ma sicuramente non ti avrei mai incontrato e altrettanto sicuramente non avresti mai incontrato me – fece una pausa nel vano tentativo di calmare il vortice di emozioni che continuava a farle tremare gli arti - Ho sempre creduto che quello fosse il progetto destinato a me, e quando lui...se n'è andato tutto il mio mondo si è sgretolato. Poi...poi sei arrivato tu – sorrise con una dolcezza tale da sembrare calmare perfino la sua rabbia - E forse è orribile dirlo, ma può darsi che il mio progetto fosse diverso, doveva andare così per fare in modo di incontrarti. Perché ti amo, davvero, immensamente, ciò non vuol dire che non andrò più al cimitero, perché lui farà sempre parte di me, ma tu - s'interruppe ancora su quel pronome, doveva scoprirsi, doveva fargli capire cosa davvero provasse senza segreti nascosti. Sussultava all'idea di aprirsi completamente a lui, ma sapeva anche che non poteva più permettere che quel segreto lo logorasse - Ora sei tu la mia vita, il mio futuro, il mio tutto – lo abbracciò di slancio, cercando un nuovo riparo tra le sue braccia, affidando a lui la sua fiducia, forse per la prima volta. Harry rispose al suo abbraccio con titubanza, solo dopo aver sentito il cuore di lei battergli furiosamente contro il petto. Era rimasto paralizzato, finalmente lei non aveva più segreti per lui, la sua mente era libera da ogni tipo di barriera. Strinse l'abbraccio poggiando la testa sulla sua spalla, ispirando il suo profumo mentre i muscoli cominciavano a rilassarsi in contrasto con il tamburellare impazzito nel suo torace - Non cercare di farmi credere che sei ancora arrabbiato dopo quello che ti ho detto – sussurrò baciandogli il lobo.
- Lo sono, mi hai detto una bugia – soffiò riducendo la sua voce ad un sospiro imperniato di emozione.
- Allora, lascia che mi faccia perdonare – gli prese il viso tra le mani e lo baciò, prima con delicatezza e prudenza, chiedendogli il consenso di un muto permesso. Harry tentò in vano di nascondere un sorriso, vederla prendere l'iniziativa lo inebriava e lo rendeva incapace di resistere, come se fosse mai stato capace di farlo. Le spostò la mano lungo la schiena per schiacciarsela maggiormente contro e quando lei gli affondò una mano tra i capelli per tirarli con forza mentre approfondiva il bacio in modo famelico, lui non poté far altro che gemere dentro la sua bocca, afferrarla per le natiche per poterla trasportare in modo urgente nel luogo più comodo che gli fosse venuto in mente nel momento in cui tutti i sensi erano stati rapiti dalla magia del loro desiderio, dalla magia del loro amore.
- Dillo – le ordinò dolcemente tenendola ancora bloccata sotto di lui, pelle contro pelle.
- No, te l'ho già detto e tu sei rimasto in silenzio come uno stoccafisso – borbottò seppur consapevole della sua posizione di momentanea inferiorità.
- Il tuo modo di adularmi è commovente, comunque ero troppo preso dal discorso per interrompere – sorrise ma lei lo guardò seria - Cosa c'è? -
- Ora non interrompi nulla – incalzò modulando la voce, lui se ne accorse e montò una leggera protesta.
- Non puoi estorcermi le parole -
- Ok -
- Ti arrendi così facilmente? – le chiese sorpreso della sua improvvisa mansuetudine.
- No sto solo pensando a qualche possibile metodo di minaccia, potrei tirarti un vaso in testa -
- Ah ecco sembrava strano – uno scatto improvviso lo costrinse ad arrendersi e lasciarle credere di poter anche riuscire a batterlo, così si ritrovò con la schiena schiacciata contro i materasso ed il suo leggero peso addosso. Sorrise per l'improvvisa felicità che sembrava aver trovato. Le guardò il viso, i capelli che ricadevano disordinati intorno ad esso, le ciocche più lunghe gli sfioravano il petto ed i suoi occhi erano accesi e splendenti. Pensò di non aver mai visto niente di più bello, quella era la perfezione per lui, quella era la sua felicità. Quella sensazione di vertigine allo stomaco che ti mozza il respiro.
- Ti amo – le disse finalmente mentre attorcigliava una ciocca dei suoi capelli intorno all'indice.
- Era ora! – rispose con teatralità
- Non è quello che avresti dovuto dire! -
- Ma stai zitto! -
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