26.3
- Penso che prima o poi dovremmo alzarci da questo letto –
- Parla per te! – disse rotolando tra le coperte ma Harry l'afferrò di scatto e le stampò un bacio affettuoso. Lene bofonchiò qualcosa prima di girarsi dall'altro lato tenendo comunque la schiena a contatto con il suo petto. Lui ridacchiò.
- La bella addormentata si sveglia con un bacio del suo principe, invece tu ti sei girata dall'altra parte! –
- Principe? – si girò di scatto alzando la testa – Non vedo nessun principe! – scherzò – Solo un porcospino! –
- Questa mania di chiamarmi in quel modo deve finire! – finse una nota di irritazione
- Invece è carino, certo che non apprezzi nulla! – stavano per ricominciare a mettere alla prova la resistenza delle molle del letto quando un rumore ridestò la loro attenzione – Hai sentito? –
- Sarà la porta – affermò con ovvietà
- Dici che sono tornati? –
- O possono essere i ladri – continuò come se stesse parlando di qualcosa di banale.
- Lo dici come se fosse una cosa normale! – protestò balzando fuori dal letto, fortunatamente per lei, in pigiama. Non sopportava la totale nudità, la faceva sentire impacciata ed imbarazzata, quindi dopo ogni amplesso, per quanto focoso fosse, si premuniva di indossare almeno un capo di abbigliamento. Almeno gli slip! Quando poi le acque avevano cominciato a calmarsi aveva colto l'occasione per tirare fuori uno dei suoi fantastici pigiami. Nessun animale. Qualche settimana prima aveva trovato un pigiama color bordeaux composto da una semplice canottiera ornata però di pizzo sulla schiena e un pantaloncino corto, anch'esso dotato di pizzo sui bordi. Semplice, ma non infantile. Gigi e Nils le avevano fatto una lavata di capo durata due pomeriggi interi criticando i suoi gusti per quanto riguardava l'abbigliamento notturno, evidenziando che i suoi cassetti erano riforniti di una grande varietà di pigiami con immagini di animali che avrebbero fatto invidia ad uno zoo, e d'altro canto, baby doll eccessivamente provocanti. Insomma ero stati particolarmente attenti a farle notare che mancava una via di mezzo tra l'infantile ed il sexy. Naturalmente non aveva dato retta a quei due manigoldi fin quando i suoi occhi non avevano incrociato quel completino bordeaux e aveva trovato la scusa perfetta per comprarlo. Doveva anche ammettere che era risultato utile!
Harry la seguì al piano inferiore, dopo essersi rivestito, lui invece era perfettamente a suo agio con la nudità, frutto del suo egocentrismo, credeva Lene, infatti per "rivestito" intendeva boxer e maglietta.
Come previsto, la coppia di amici era rincasata dopo la giornata al cottage. Ai due bastò guardarli per capire cosa fosse successo, Gigi era in grado di leggere dalla faccia della sua amica ed in quel momento l'unica parola scritta a lettere cubitali era: amore, e lui non poté far altro che gioirne con tutto se stesso. Nonostante Nils avesse sempre avuto fama di essere il meno scaltro del gruppo, per l'ennesima volta avrebbe fatto ricredere tutti, oppure era la situazione ad essere lampante.
- Finalmente! – esclamò di getto facendo ghignare l'amico ed imbarazzare Lene.
- Ehm... restate a cena? – domandò la ragazza
- Pensavamo di si –
- Bene perché il frigo è vuoto! – annunciò con un enorme sorriso riparatore – Non ho avuto tempo di ehm...fare la spesa – confessò con un rossore sospetto che lasciò perfettamente intendere il motivo di tale impedimento. Harry ghignò ancora divertito dal suo imbarazzo ma lei lo fulminò con un'occhiataccia – Se vuoi restare a cena qui fossi in te io mi preoccuperei! – sibilò minacciosa al ragazzo accanto a lei.
- Perché dovrei restare se non c'è niente da mangiare? – replicò lui
- Quando il gioco si fa duro tu ti defili come un siluro, noto –
- Noto che invece tu cogli ogni occasione per offendermi –
- Perché togliermi questo piacere –
- Ragazzi non vorrei interrompere questo simpatico battibecco – s'intromise Nils vedendo che la situazione stava degenerando. Era inutile, quando quei due cominciavano la guerra all'ultimo insulto neanche un tir avrebbe potuto fermali – Ma la cosa che più mi preme al momento è il mio stomaco che rischia di restare vuoto – la sua espressione era talmente seria e preoccupata che fece ridacchiare tutti.
- E' la fine che rischiamo tutti – ci tenne a precisare Harry – E sappiamo anche per colpa di chi – evidenziò. Lene aprì bocca per alzare qualche protesta ma Nils la fermò prima ancora che potesse fiatare.
- No! Se ricominciate come minimo moriremo di fame per due giorni! – Lene sospirò cercando di non fare caso allo sguardo trionfante del porcospino.
- L'unica soluzione è ordinare una pizza – suggerì afferrando la cornetta e componendo il primo numero nella lista dei numeri utili, che né lei né Gigi avevano scritto. Nils!
La cena trascorse rapidamente tra banali chiacchiere e rivelazioni segrete, vecchi racconti e barzellette stupide. Lene pensò per un istante di voler imprimere quel momento nella sua mente con un inchiostro indelebile. Quella era la sua nuova famiglia, quella che selezioni insieme alle tue scelte e a quelle di un destino viziato ed arrogante che sembra voler giocare con la vita come ad una partita a poker, barando e bluffando. Poi però la partita torna al suo posto, con i suoi vincitori, i vinti, gli astenuti, e la vita che continua con nuove e vecchie persone che hanno la capacità di renderla unica. Senza pensarci due volte tirò fuori il telefono e decise di scattare una foto ai tre ragazzi che, da sempre e da un po' meno avevano saputo colorare la sua vita di nuove tonalità, bizzarre alle volte, ma indispensabili adesso. Scattò la foto appena i tre si voltarono a guardarla senza capire esattamente cosa stesse facendo. Gigi era rimasto con il bicchiere a mezz'aria, Nils con un trancio di pizza in bocca ed Harry...beh lui naturalmente era in boxer e maglietta ed essendo alla sua sinistra, il suo abbigliamento sarebbe rimasto visibilmente impresso nella foto. I tre protestarono vivacemente per quello scatto imprevisto per qualche secondo, poi passò immediatamente in secondo piano. La televisione faceva solo da sfondo sonoro fin quando la pubblicità di un concerto fu captata dalle orecchie di Lene.
- Gi, guarda! – urlò afferrando il telecomando per aumentare il volume. In quel momento stavano mostrando scene del precedente concerto accompagnate dalla sua canzone più famosa. Jon Bon Jovi suonava in mezzo al palco la sua "Always" sopra un pubblico emozionato e urlante.
And I will love you, baby, always and I'll be there forever and a day, always, I'll be there 'til the stars don't shine, 'til the heavens burst and the words don't rhyme and I know when I die, you'll be on my mind and I'll love you always.
- Che bella! – disse l'amico alzandosi per raggiungere l'amica vicino alla tv per cantare insieme il ritornello di una delle canzoni d'amore più belle dell'età moderna.
- Aspettate! – gridò il biondo raggiungendoli e facendo oscillare in aria un accendino acceso.
- Bella idea! – Lene voleva imitarlo, ma era quasi sicura di non possedere accendini, quindi afferrò con decisione l'accendigas verde della cucina e accese una fiamma alta almeno tre centimetri, facendolo oscillare in aria con poca destrezza spaventando tutti i vicini che si allontanarono con uno scatto urlando in coro.
- Ma sei matta?! –
- Perché? – domandò divertita continuando a tenere l'accendigas in aria.
- Perché quello è un lancia fiamme! – Harry si avvicinò e le tolse l'arma di mano sotto le sue proteste prima che tutti si risistemassero intorno al tavolo – Non sia mai che ti venga in mente di usarlo contro di me – lanciò un sorriso beffardo e strafottente.
- Mi hai dato un'idea – scherzò – Solo che mi dispiacerebbe bruciarti i capelli – fece labbrucce quasi avesse davvero considerato l'idea e ne fosse realmente dispiaciuta.
- Certo, solo per quelli – disse con un ghigno - Usciamo? – le domandò poi il suo riccio con un sorriso ammiccante e sexy come del resto quella massa disordinata di capelli appariva ai suoi occhi. Annuì rapida e prima che potesse estendere l'invito anche ai due, Gigi la bloccò:
- Noi siamo stanchi, meglio se andate da soli – accompagnò tutto con un occhiolino poco lesto – Ci vediamo domani –
- Piccioncini – gracchiò Nils, ridacchiando prima che Lene gli tirasse un calcio da sotto al tavolo.
- Aia! – urlò Harry e la ragazza spalancò gli occhi desolata.
- Scusami! – si affrettò – Volevo prendere quell'imbecille del tuo amico – mentre l'interessato ora rideva a crepa pelle.
- A questo punto non ne sono molto sicuro – dichiarò sarcastico massaggiandosi la gamba dolorante.
- Sul serio, questa volta non eri tu il mio bersaglio! –
- Quale conquista! – replicò divertito, si lanciarono uno sguardo complice e sognante, uno sguardo che esprimeva gioia e genuino imbarazzo, almeno per lei – Andiamo – ordinò lui prima di alzarsi trascinandosela dietro.
- Dove siamo diretti? – chiese mentre continuavano a camminare senza una meta, a lei, conosciuta.
- Non lo so – ammise il ragazzo con una scrollata di spalle, allora lei pensò bene di cogliere la palla al balzo. Strinse maggiormente la presa sotto il suo braccio e poggiò la testa alla sua spalla strusciandosi con fare ruffiano.
- Stavo pensando – cominciò suadente come mai prima, tanto che lui sorpreso le dedicò tutta la sua attenzione – Non abbiamo mangiato il dessert a cena – un'allusione fu accompagnata da uno sbattere di ciglia, ancora più ruffiano. Harry sbuffò con lo scopo di nascondere una risata.
- Ma si può sapere perché pensi sempre a mangiare? – le chiese con finto tono di rimprovero.
- Guarda che non è vero! – si lamentò lei tornando sulla difensiva
- Già certo –
- Era solo per proporre –
- Avrei preferito che mi proponessi il sesso in un vicolo – la provocò suadente
- Pervertito – questa volta fu lei a ghignare per poi affrontarlo con uno sguardo seducente. Le piaceva il suo lato da pervertito, anche troppo. Le sarebbe piaciuto provocarlo un pochino, ma la luce di un'insegna la costrinse a desistere. Era un drugstore. L'unico drugstore della città, ma quanto accidenti avevano camminato per arrivare fin li? Beh, già che c'erano... - Entriamo? – chiese trascinandolo senza neanche aspettare una risposta.
- A fare cosa? – domandò poco convinto
- Una passeggiata – strizzò un occhio e lui sbuffò, cedendo. Non era mai entrata in un vero drugstore, in posti molto simili si, ma un vero, tipico drugstore inglese ancora no! Era enorme! I supermercati in confronto erano piccoli negozi alimentari! Aveva di tutto, dai prodotti di bellezza e cosmetica dai cibi biologici più pregiati. Stranamente lasciò perdere il cibo per concentrarsi sul reparto profumi, cosmetica e articoli da bagno. Adorava i sali profumati e li c'erano le più strane combinazioni! Doveva tornarci con Gigi, li sarebbe impazzito! – Compriamo qualcosa? – propose entusiasta come una bambina in un parco giochi.
- D'accordo, ma cosa? – acconsentì mesto per poi fulminarla – Che non siano dolci! – lei alzò le mani in segno di resa.
- Ok ok! Allora... - diede uno sguardo veloce intorno a sè. Erano nel reparto bagno, cosa avrebbe potuto comprare? Poi qualcosa balzò davanti ai suoi occhi – Quello! – indicò l'oggetto nel manichino con crescente interesse. Harry guardò prima lei e poi il manichino con aria perplessa.
- Un accappatoio? –
- Ho solo asciugamani! Chiunque ha bisogno di un accappatoio! – si lamentò – E poi mi piace il colore – aggiunse con un sorriso. Il colore tanto decantato era un verde chiarissimo, quasi bianco, ma rendeva l'oggetto acceso e attraente, almeno ai suoi occhi. Harry diede uno sguardo tra gli scaffali arpionando il primo implasticato sopra tutti.
- E' taglia unica – spiegò, Lene cercò di strapparglielo di mano.
- Non devi comprarlo tu! – non voleva costringerlo a farle un regalo, che poi che regalo era un accappatoio?!
- Così dovrai usarlo con me – disse deciso mentre una strana tonalità rossastra le colorò le guance.
- Vuoi dire che alla prossima cena devo presentarmi con quello? –
- No scema – la sua voce ora divenne soffice e suadente – Dovrai usarlo solo quando farai la doccia con me – senza neanche accorgersene la distanza tra loro era diminuita, sentiva i suoi capelli solleticarle il viso. Si alzò in punta per andare incontro alle sue labbra quando l'attesa stava diventando straziante. Si erano detti che avrebbero dovuto comportarsi normalmente quando erano fuori casa, Harry credeva che fosse meglio non diffondere immediatamente la loro storia, seppure avesse già dichiarato di non essere più sulla piazza. Diceva che lo stava facendo per lei, non voleva che i paparazzi cominciassero a perseguitarla come con loro e quindi, almeno al momento, era meglio che la sua identità rimanesse ignota. E per una volta, doveva ammettere che era perfettamente d'accordo. Per questo motivo cercavano di evitare atteggiamenti ambigui in pubblico, quando era possibile, perché spesso dimenticavano tutto quello che avevano stabilito per concedersi l'ebbrezza di un momento di intimità, come avevano fatto le prime volte che erano usciti insieme. Fu un bacio cauto e febbricitante, un bacio che desiderava osare senza però farlo – Che dici – cominciò lui una volta che le loro bocche si furono separate – Andiamo a provare l'accappatoio? – enfatizzò la richiesta con una carezza da sotto il cappotto, alla quale il suo corpo reagì come se fosse stato colto da una scarica elettrica. Incapace di far uscire la voce si limitò ad annuire con decisione. Harry sorrise trascinandola velocemente alla cassa, si rallegrava sempre dell'effetto che aveva su di lei. Al ritorno presero un taxi.
A casa di Lene entrarono cercando di evitare di farsi sentire, arrivando fino al bagno con passo felpato. Si tolsero ogni indumento con una calma serafica e tremante, reprimendo nel calore vaporoso dell'acqua che cominciava a scendere, la voglia di bruciare l'attesa.
Quindi non io ma una canzone ti parlerà, un'emozione è questa qua, non ha parole che posso dire e non le dirò. Che bell'amore mio, prima i tuoi occhi e dopo io, che troppo amore mio, per i tuoi occhi mi disfo io. T'ho amato sempre, forse mai, chi lo sa, quello che provo non si può dire. Dove stanno fiori sto steso anche io, qui da oggi ai maggi luminosi, campane di domenica il dindondio, che bell'amore l'amore mio.
Il calore dell'acqua cominciava ad essere troppo, le fredde piastrelle erano diventate un pallido sollievo mentre lo sfregare della pelle era sempre più impetuoso. Aveva riscoperto il lato selvaggio, con lui aveva bramato ancora quel desiderio liquido e carnale che ti fa dimenticare dove o come, abbandonata solo a lui, al piacere di sentire lui e solo lui con forza e ardore, fino a desiderare di trovarsi segni sul corpo fino al giorno successivo. Fu un amplesso diverso e selvaggio, bagnato e vestito dalla luce, in modo che entrambi potessero studiarsi per la prima volta, osservare le reazioni e cercare i punti deboli del corpo, quelli che offuscavano la mente da un piacere intenso ed eruttante. Fu un esplorare, una voglia di apprendere e compiacere fin quando la forza dell'unione travolse entrambi con un piacere intenso e liberatorio.
Immediatamente appena uscì dalla doccia Lene aprì la confezione dell'accappatoio e fu in quel momento che notò qualcosa di strano. Harry finì subito dopo di lei e quando la vide in mezzo al bagno ancora nuda, dargli le spalle immediatamente i suoi sensi si riaccesero. Poi però lei si voltò e lo guardò torva.
- Cosa? – domandò confuso
- Meno male che era unisex! – disse il più sommessamente possibile per non svegliare i ragazzi, ma niente la trattenne dal lanciarglielo addosso con poco garbo ridacchiando.
- Ops – sogghignò anche lui
- Esattamente che taglia pensi che io abbia? – domandò accigliata e lui fece finta di pensarci.
- Mah... L? –
- Beh questa è una XL, la taglia giusta per te! –
- Spiritosa – replicò aprendo l'enorme accappatoio verdino, che però gli portò un'idea che non gli dispiaceva. Se lo infilò, ed effettivamente era enorme tanto che ci sarebbe stata un'altra persona, così decise di approfittarne – Vieni – le disse aprendo le braccia. Lei prima lo guardò confusa ma quando capì le sue intenzioni gli balzò tra le braccia poggiando la schiena ancora gocciolante al suo petto e lui chiuse l'indumento anche intorno a lei, con tanto di fiocco alla cinta, e la strinse tra le sue braccia con forza e dolcezza. Si guardarono entrambi allo specchio, senza sapere che desiderarono nello stesso istante di poter fotografare nella loro mente quell'immagine che sapeva di pace, unione, passione e serenità, con un profumo intenso di amore che aleggiava intorno a loro, come il vapore dell'acqua che ancora non accennava ad abbandonarli, sfocando l'immagine presente nello specchio. Harry cominciò poi a lasciarle piccoli e fugaci baci sul collo, muovendosi contro il suo corpo con evidenti intenzioni. Doveva ammetterlo, quell'accappatoio era stata un'idea geniale.
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