26.1

Ormai Nils doveva ammettere di aver preso realmente a cuore quella faccenda. Per lui, Harry e Lene dovevano stare insieme e non c'era storia, soprattutto adesso che entrambi erano consci di volerlo, ma erano, ai suoi occhi, troppo scemi per dirlo e non facevano altro che combinare pasticci che invece di avvicinarli sembravano allontanarli. Fu proprio per questo che organizzò una gita nel cottage al lago di proprietà dei suoi genitori. Incastrò entrambi con un inganno, ma ciò che non si sarebbe mai aspettato era che Harry sarebbe piombato davanti a lui, Gigi e Lene con il sedano...Jennifer. Ora si che sarebbero stati dolori. I due si erano lanciati uno sguardo di fuoco prima di rivolgerlo a lui. Sarebbe morto sicuramente in quel fuoco incrociato! Fortunatamente Gigi ed il suo aplomb erano giunti in suo aiuto, allontanando le due parti prima che scoppiasse la terza guerra mondiale, nella quale sicuramente loro non sarebbero stati tra i sopravvissuti.

Lene sbuffò estremamente nervosa. Le avevano detto che lui non sarebbe mai venuto perché aveva un impegno con la sala di registrazione, ed invece eccolo apparire davanti a lei con tutta la sua massa sexy di capelli e per di più con quell'odiosa acciuga appolpata al suo braccio. Cosa sarebbe mai potuto essere peggiore?! Fortunatamente era riuscita a rimanere apparentemente glaciale prima di battere in ritirata. In realtà stava bruciando. Lui si stava rivelando un patetico idiota come la maggior parte del suo genere, uomini! Prima la accusava e poi non vedeva l'ora di sollazzarsi con un'altra ragazza, quella bietola poi! E pensare che il giorno della festa lei aveva raccolto tutto il suo coraggio per...arg non aveva più importanza, restava solo togliersi dalla testa lui, la delusione e tutto ciò che avrebbe comportato.

Dopo una cena trascorsa in un imbarazzante e brutale silenzio, lei svicolò da tutti, rifugiandosi tra le rive del lago, in una passeggiata che la portò fino a circumnavigare l'intera pozza d'acqua con estrema lentezza. Prima sarebbe passata quella notte, prima lei sarebbe potuta tornare a casa e lanciarsi su una scatola di gelato. L'umidità rendeva l'aria di un freddo pungente, la luna quella notte era vezzeggiata da qualche nuvola fumante, che rendeva la sua luce ancora più misteriosa e seducente, uno spettacolo unico, avvolto dal blu cobalto del lago che scontrava quello profondo e brillante del cielo in una sfumatura irreale ed impareggiabile. Seppur non si trattasse di mare, anche il lago ed il rumore delle ondine frastagliate dalla leggera brezza avevano un potere rassicurante su di lei e sulla sua mente, la cura ai suoi tumulti, alla sua aggressività. Fu strano però sentirsi improvvisamente sola, amareggiata pensò che fosse anche colpa sua se le cose avevano preso quella piega, per la sua paura e le sue insicurezze. L'aria del lago le punse la pelle del viso e lei affrettò il passo, la notte era profonda, e seppur non disponesse di orologio immaginava fossero almeno le 4, tre ore di sonno e poi sarebbe potuta tornare velocemente a casa inventando una scusa. Stare vicino a lui era una tortura di per se, figurarsi con quel sedano attaccato al collo. Vederli amoreggiare davanti a lei sarebbe stato troppo, già aveva dovuto mordersi a sangue la lingua per non lanciare risposte acide a tutte le cretinate che aveva detto a tavola. Si certo, lei era di parte, ma quella sembrava davvero avere il cervello di una gallina! Oltre ai grassi sicuramente aveva finito per bruciarsi anche qualche neurone! Cominciò a sentire le gambe farsi stanche, sintomo che aveva passeggiato abbastanza, i passi si fecero pensanti e rumoreggiavano lungo il sentiero come una melodia tetra e cupa.

Una volta al cottage, s'infilò il pigiama, stava per mettersi a letto sfinita dall'interminabile passeggiata, quando si accorse di avere sete. Si fiondò in cucina in punta di piedi. Era convinta che nessuno l'avesse sentita fin quando non avvertì un'inquietante presenza alle sue spalle. Sussultò quando Harry accese la luce e lei gli diede istintivamente le spalle. Perché tra tutti proprio lui? Cosa diavolo ci faceva sveglio a quell'ora? Oh ma certo, sicuramente si era dato da fare con l'acciuga e ora doveva bere per compensare. Notò solo in quel momento che era vestito solo con boxer e una maglietta bianca. Un moto di calore la investì. Maledetto corpo traditore! Restò ad osservarlo in silenzio, lui faceva altrettanto, sembrava quasi la stesse studiando. Odiava le sue occhiate investigative, così finalmente si decise a sgusciare via da quella cucina, il cui ambiente si era fatto decisamente troppo caldo tra la voglia di saltargli addosso e strappargli quei pochi indumenti e il desiderio di tirargli qualsiasi oggetto le capitasse sotto mano in testa. Tentò di superarlo ma lui le si parò davanti bloccandole la fuga.

What are you waiting for? Are you waiting on a lightening strike, are you waiting for the perfect night, are you waiting till the time is right? What are you waiting for? Don't you wanna learn to deal with fear, don't you wanna take the wheel and steer, don't you wait another minute here. What are you waiting for? Are you waiting for the right excuse? Are you waiting for a sign to choose while your waiting it's the time you lose. What are you waiting for? Don't you wanna spread your wings and fly? Don't you wanna really live your life? Don't you wanna love before you die? What are you waiting for? You gotta go and reach for the top. Believe in every dream that you got, you only living one so tell me? What are you, what are you waiting for? You know you gotta give it your all and don't you be afraid if you fall, you only living one so tell me? What are you, what are you waiting for?

Alzò gli occhi al cielo, quell'idiota cercavi sempre di innervosirla, tentò di passare un'altra volta, ma lui la fermò di nuovo, il tutto sempre in rigoroso silenzio. Al terzo tentativo fallito sbuffò rumorosamente.

- Che cosa vuoi? – sbottò impaziente di allontanarsi ma lui, la sua stazza e la sua vicinanza le impedivano di raggirarlo.

- Voglio sapere cosa volevi dirmi alla festa – disse risoluto. Pure?

- Chi ti dice che volessi parlare con te? – lo sfidò caparbia. Ma lui ghignò.

- Nils ovviamente – lei spalancò gli occhi, ma possibile che fosse circondata da scemi!!

- Quell'idiota! – sbraitò tentando di moderare la voce.

- Allora? – l'incalzò ancora

- Allora niente! Fammi passare! – lo spintonò invano, perché non riuscì minimamente a spostarlo e continuava a torreggiare su di lei con aria di superiorità.

- Finché non mi dici quello che voglio sapere puoi anche scordarti che ti lasci passare – la spinse di nuovo indietro

- Che ne dici se evito di darti un calcio dove non batte il sole e tu in cambio mi fai andare via? – esclamò piccata e poco diplomatica.

- Non è da te contrattare – sibilò divertito impedendole ancora di sorpassarlo.

- Tu non sai niente – sibilò lei battagliera assottigliando gli occhi fino a due fessure.

- A quanto pare hai ragione, non so niente di te perché tu ti rifiuti di parlarmi! Cavarti qualche parola sul tuo ex è stato più difficile che far imparare al pappagallo Dio salvi la regina! – sbottò anche lui, perdendo tuta la sua precedente calma serafica.

- Mi stai paragonando ad un pappagallo! – replicò tanto indignata che lui finì per ridacchiare.

- Non oserei mai fare quest'affronto ad un povero ed indifeso pappagallo – le fece l'occhiolino e lei per evitare di arrossire spense con uno scatto la luce. Ora era solo la penombra a segnare i contorni dei loro corpi.

- Insomma adesso basta! Si può sapere cosa vuoi? – cercò di spingerlo ancora, ma come poco prima, lui non si mosse.

- Voglio sapere cos'eri venuta a dirmi – ordinò serio, per niente intenzionato a cedere, minacciandola perfino con lo sguardo.

- Assolutamente niente – ribatté con convinzione, peccato che lui non si sarebbe affatto convinto.

- Dimmelo! -

- Scordatelo! -

- Perché fai così? - disse cercando di trattenere la voce, distolse lo sguardo da lei, ancora in posizione di battaglia - Sei impossibile! -

- Io?! – ringhiò spalancando gli occhi - Sarei io quella impossibile? Tu ti sei subito consolato con un'altra dopo che mi avevi rinfacciato di non provare gli stessi tuoi sentimenti ed io dovrei far finta di niente, dopo essere stata oltretutto umiliata davanti a lei, e per giunta confessarti ciò che volevo dirti prima di arrivare? Ti sembra normale? Hai fatto la tua scelta, io ne ho preso atto. Ognuno per la sua strada – dichiarò ferma, ma dalla faccia che fece Harry, sembrava non avesse colto il nocciolo della questione. Cercò di andarsene per l'ennesima volta.

- Non puoi – la spinse all'indietro. Basta non ne poteva più di quel tira e molla!

- Perché? - chiese esasperata

- Perché ho bisogno di saperlo! – sembrò quasi una supplica

- Cosa hai bisogno di sentirti dire eh? – soffiò con aria di indisponenza - Che mi sono innamorata di te? Vuoi questo? – presa dal discorso non si accorse che gli occhi del ragazzo si tinsero di una nuova luce, quasi liquida. Non poteva crederci, il battito accelerato del suo cuore gli suggerì che era da tanto tempo che aspettava di sentir uscire quelle parole dalla sua bocca rosa e carnosa, con il suo accento vagamente americano ed italiano - Bene, è vero. Non so come, non so quando, e ancora mi domando come sia potuto succedere, ma è così, e prima che tu ne possa dubitare ti dico che non avrei mai voluto che accadesse, avrei preferito continuare a vivere nel suo ricordo, illudendomi che quell' amore potesse superare perfino la morte – sospirò serrando gli occhi per un attimo, il suo cuore era aperto ora - Eppure mi sono innamorata di te, scoprendo per giunta che questo non comporta allontanare il suo ricordo da me. Ho scoperto che voltare pagina non significa dimenticare, ho scoperto che posso amare di nuovo, il mio cuore è qui - disse portando la sua mano nel punto esatto in cui batteva, ora furiosamente, quel piccolo organo - Vivo, come me, e lui ha scelto te, nonostante tutto, nonostante fossi l'ultima persona che avrei voluto accanto a me, ti appartiene – puntò gli occhi nei suoi finalmente per potervi leggere qualcosa. Si era lanciata dalla rupe senza paracadute ed era pronta alla dolorosa caduta frontale, ma poi lui sorrise e qualcosa in lei si sciolse in una piccola e disperata speranza.

Harry rimase in silenzio, impressionato da quelle parole che non si sarebbe mai aspettato, colpito dalla verità che leggeva nei suoi occhi, profondamente toccato dalle sue parole. Poi sorrise, divertito dalla sua assoluta incapacità di fare un discorso romantico dall'inizio alla fine, il piacere di insultarlo era troppo grande per rinunciarvi.

- Sei proprio una frana – scherzò – Riesci ad insultarmi anche così - eppure lei non rise, continuava a guardarlo intensamente, fiera seppur spaventata da una sua possibile reazione. Come al solito non aveva pensato, si era lanciata nei loro soliti battibecchi verbali confessando tutto ciò che le era passato in testa e ora si malediva per non essere stata capace di resistere a lui. L'aveva fatto vincere, ancora.

- Provamelo – finalmente lui parlò, dopo un silenzio che a lei era sembrato durare anni.

- Cosa? – strabuzzò gli occhi credendo di non aver capito.

- Dimostrami che mi appartieni – un altro ordine che sapeva di supplica, ma lui cercò di apparire deciso - Che il suo fantasma non ti perseguita più, che non vedi lui in me -

- Ma se non gli somigli per niente – replicò convinta. Harry alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a lei, felice che finalmente non sobbalzasse all'indietro per evitarlo.

- Sai a cosa mi riferisco -

- Neanche caratterialmente -

- Lene - l'ammonì con un'occhiata truce

- Erano i cavalieri a dimostrare la veridicità e profondità dei loro sentimenti alla dame con prove d'amore un tempo, non il contrario - si lamentò conscia che la distanza tra loro stava decisamente diminuendo.

- Se non lo fai vuol dire che niente è vero, se ancora non riesci a baciarmi - sapeva che sfidandola avrebbe ottenuto ciò che voleva. Raelene capì perfettamente cosa lui si aspettasse da lei, era combattuta, ma ormai aveva fatto trenta, il trentuno era ad un soffio. Forse fu per questo, perché ormai era in gioco, per dimostrare a lui e a se stessa la verità, per volersi aprire a quella seconda possibilità che la vita le aveva offerto, per non arrendersi senza combattere. Fu per tutte queste e chissà quali altre ragioni, che si alzò in punta di piedi fino a sfiorare le sue labbra con le proprie.

- Stai fermo - sussurrò. Rimase immobile. Osservò quelle labbra, quegli occhi, era lui, ed il suo cuore batteva per lui. Un moto di felicità si espresse nel suo viso in un timido sorriso. Aveva temuto che la paura l'avrebbe paralizzata, che il dolore sarebbe riaffiorato insieme a terribili ricordi. Non avrebbe dimenticato Tom, ma amava Harry, in modo completamente diverso nonostante l'intensità dei suoi sentimenti non avesse niente da invidiare a quelli del passato. Ora non aveva più paura di ammettere di amarlo. Non aveva più paura di vivere, il limbo per lei era finito.

Harry la vide sorridere, e le sue paure svanirono. Era così bella, per la prima volta non era spaventata da quella vicinanza così intima, era con lui, perfettamente consapevole di ciò che stava per fare. Non riuscì a trattenersi da andarle incontro, avvicinando maggiormente le labbra alle sue. Ma inaspettatamente si ritrasse. Un fulmine stava per colpirlo, ma lei sorrideva ancora, un sorriso pulito e rassicurante, che sembrava volergli dire "va tutto bene, fidati di me". Subito dopo lei si avvicinò di nuovo, incontrò i suoi occhi ancora prima di posare un piccolo bacio al lato destro della sua bocca, fece lo stesso all'altro, per poi finalmente concedergli la prova che aspettava. Fu un bacio diverso, dolce e timido che sapeva nuovo. Si erano baciati tante volte, nonostante ciò, ad entrambi sembrò di provare le sensazioni che solo un primo bacio regala. Fu come ritrovare se stessi, perché solo insieme si sentivano completi, felici. La dolcezza e la timida cautela di quel bacio fu una miccia per entrambi, che scatenò la passione più cieca ed incontrollata. Lui l'avvicinò a sè facendo combaciare i loro corpi, accarezzandola, baciandola come un assetato, come se fosse tutto ciò di cui avesse bisogno, come se fosse stata la sua acqua, la sua aria. La sua vita. Si senti accendere quando lei rispose con altrettanta urgenza, stringendogli i capelli, accarezzandogli il viso. Si staccò da lei con riluttanza, senza sapere esattamente cosa dire, con il battito del suo cuore che pulsava nelle orecchie e un turbinio di emozione che aveva messo a tacere ogni suo pensiero. Solo lei aveva quest'effetto su di lui. Solo lei era capace di travolgerlo come uno tsunami, annullando ogni sua capacità, ogni sua forza. Ed era bello abbandonarsi a lei.

- Allora è vero - disse quasi senza fiato e le labbra tremanti, lei sorrideva ancora. Poi improvvisamente si ricordò che non poteva ancora abbandonarsi a quella felicità che aveva tanto atteso, doveva prima risolvere delle questioni, lo doveva soprattutto a lei. Doveva sapere che poteva essere solo suo, suo e di nessun'altra, ora che gli aveva confessato di desiderarlo anche lei - Solo che io non posso - soffiò ancora a pochi centimetri di distanza da lei. Raelene improvvisamente s'immobilizzò e la consapevolezza si fece largo nella sua mente come una dinamite. Si era completamente dimenticata che lui era con Jennifer, che era venuto con lei a quella festa, che lei lo stava aspettando in camera. Indietreggiò con uno scatto, allontanando istintivamente le sue mani. Quanto poteva essere stupida da uno a dieci? Non c'erano insulti esistenti per esprimere come si sentiva esattamente in quel momento. Una completa idiota si avvicinava vagamente. Il suo volto assunse una smorfia di disgusto e velocemente lo spinse ancora più lontano da lei quando si accorse che aveva cercato di avvicinarsi.

- Mi fai schifo! - disse cercando di non urlare - Mi hai preso in giro! Per l'ennesima volta accidenti! - delusione traspariva dalla sua voce, lui era una grande, enorme delusione ancora ed una volta per tutte avrebbe dovuto dimenticarselo. Harry rimase in silenzio, non l'aveva neanche lasciato finire, ma avrebbe lasciato correre, avrebbe prima sistemato le cose e poi sarebbe tornato da lei. Lei che era già corsa via.

Non riuscì a chiudere occhio quella dannata notte, solo ad assopirsi alle prime luci dell'alba. Avrebbe voluto correrle dietro, dirle che l'amava più di se stesso, ed invece per colpa della sua stupidità era obbligato a letto con quella ragazza che aveva portato solo per farle dispetto. Complimenti! Quando scese in salone per la colazione scoprì che lei aveva già preso le sue cose ed era tornata a casa, a Runcorn. Gelò temendo che aspettare ancora, sarebbe stato solo una minaccia alla loro gia fragile quanto ancora inesistente unione, così decise che era inutile continuare a tergiversare. Sarebbe partito anche lui e una volta arrivato avrebbe chiarito le cose con Jennifer e poi sarebbe corso da lei.

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