25.
Era rimasta in silenzio ancora davanti alla porta chiusa. Avrebbe voluto dirgli che non era vero, che anche lei desiderava stare con lui con un'intensità schiacciante, ed invece aveva mandato tutto in frantumi, da sola, era stato troppo facile. Un istante dopo il suo cervello riprese a lanciare ordini e le sue gambe si mossero prima che potesse anche solo ragionare. Corse lungo la strada con il solo intento di raggiungere il prima possibile la meta, riprendere in mano la sua vita.
Il cimitero era deserto quella mattina, il cielo era grigio e l'aria minacciava pioggia, mentre l'odore dell'umidità si alzava potente sulla testa. Rimase in piedi davanti a quella lapide che fino a quel momento l'aveva sorretta, ascoltata, confortata. Le lacrime le pizzicarono gli occhi, sapeva che non era un addio, eppure le sembrò di sentire lo stesso dolore di allora, come se fosse morto un'altra volta. Sorrise pensando che, in ogni caso, fino alla fine della sua esistenza, avrebbe conservato un pezzo di cuore solo per lui, che come una cassapanca polverosa avrebbe custodito il segreto nel buio del suo amore. La verità era che l'amore era immortale, e lei l'avrebbe conservato come il gioiello più prezioso.
Where have you gone? The beach is so cold in winter here and where have I gone? I wake in Montauk with you near, remember the day 'cause this is what dreams should always be, I just want to stay I just want to keep this dream in me. You're losing your memory now, you're losing your memory now, you're losing your memory. Wake up, it's time, little girl, wake up, all the best of what we've done is yet to come, wake up, it's time, little girl, wake up, just remember who I am in the morning. You're losing your memory now.
Eppure il suo cuore batteva disperato nella speranza che lei lo sentisse, lo ascoltasse, perché lei era viva e aveva bisogno di vivere. Si convinse che non sarebbe stato l'ennesimo addio, ripensò alle parole di Emma quando le aveva detto che voltare pagina non significava dimenticare, e lei aveva bisogno di voltare pagina per continuare a scrivere la sua vita. Si inginocchiò tracciando con un dito il profilo della cornice. Un saluto e la pioggia scese.
Fu seduta davanti al tavolo di cucina con un'enorme vasca di gelato al cioccolato che dal colore sembrava essere davvero fondente, e con un cucchiaino in bocca che la trovò Gigi. Data la situazione ci mise poco a capire che era sorto qualche problema, o forse quello era il primo passo proprio per cominciare ad affrontarli.
- E' così grave? – le chiese mentre lei gli lanciava uno sguardo che sicuramente era da cucciolo disperato in cerca di affetto – Quando la smetterai di chiuderti a riccio? – incalzò sedendosi di fronte a lei, non senza aver prima afferrato un altro cucchiaio.
- Non sono io questa volta – mugugnò con la bocca ancora piena di gelato.
- Davvero? –
- Si...cioè si, ma per colpa mia –
- In una lingua conosciuta al genere umano questo significa? – chiese confuso
- Non sono riuscita a baciarlo spontaneamente –
- Ma se vi siete baciati una cinquantina di volte! –
- Si ma lo faceva sempre lui per primo e quando è toccato a me – fece una pausa – Mi sono tirata indietro e lui naturalmente si è arrabbiato, ha detto che stavo sbagliando e sperava me ne accorgessi presto –
- Da come piangi e divori il gelato mi sembra che te ne sia gia resa conto – dichiarò conoscendo profondamente la sua amica.
- Me ne sono resa conto un secondo dopo che se n'era andato – ammise con sicurezza tra un boccone e un singhiozzo.
- E allora perché non gli sei corsa dietro? –
- Perché avevo una questione da risolvere prima – Gigi strabuzzò gli occhi
- Mi sono perso qualcosa? – domandò incerto dopo essersi seduto vicino a lei.
- No tonto! – scherzò pensando che solo lui sarebbe riuscito a farla sorridere in qualunque situazione – Parlavo di Tom –
- Vuoi dire che stai davvero provando ad andare avanti? – un sorriso esterrefatto salì sul suo viso.
- Voglio dire che vorrei andare avanti – si morse il labbro – Voglio andare avanti – un istante dopo il suo migliore amico la stava stringendo in un abbraccio di stritolante affetto.
- Finalmente! – disse solo continuando a cullarla. Poggiò la testa sulla sua spalla beandosi del suo calore e della sua forza – Beh adesso che stai aspettando? Chiamalo! –
- Ha il telefono staccato – spiegò delusa – Più tardi riprovo –
La ricerca del porcospino si rivelò un buco nell'acqua. Non le rispondeva al telefono e sembrava essersi volatilizzato nel nulla fin quando Nils non diede la notizia che era partito per qualche giorno verso una destinazione ignota. Lene non si preoccupò più di tanto, sapeva che la settimana successiva avrebbe avuto l'intervista in radio con i ragazzi, quindi sarebbe dovuto tornare prima o poi, e a quel punto non avrebbe potuto continuare ad evitarla.
Forse noi non siamo fatti per cambiare, forse noi non lo saremo mai, ma non è principio imprescindibile di ciò che sei per me. And when the nighttime's falling and my eyes are closing you appear. And buried deep inside is all the Love that you don't know I hold. Lascerò che sia il tempo a decidere chi sei per me, lascerò all'istinto e dal buio tutto tornerà limpido.
- Lene basta stare con quel telefono in mano ad attendere segni di vita! – protestò Gigi irrompendo nella sua stanza come un treno insieme all'amico biondo.
- Ma sei stato tu a dirmi di chiamarlo! –
- Si ma adesso è troppo! – s'intromise Nils – Stasera ti portiamo ad una festa super cool – esclamò saltellando mentre lei lo guardava interrogativa, più spaventata che entusiasta – E' una festa in una mega villa, outfit: abito da cocktail! – lui era sempre più eccitato e lei invece avrebbe voluto sprofondare. Abito da cocktail significava abito lungo e tacchi, ossia aumentare la probabilità di cadere o fare figuracce, che bello!
- L'idea non mi rende particolarmente entusiasta ad essere onesta – balbettò
- Non si discute! – esclamarono all'unisono e lei tremò, sembravano la stessa persona sdoppiata e trasfigurata, ci mancava solo che si finissero le frasi a vicenda! – Sappiamo anche cosa dovrai mettere, stai tranquilla – come, come?
- Cosa?! – strillò balzando in piedi con impeto.
- Dovresti ringraziarci, sarai favolosa! – commentò l'amico entusiasta
- Chissà perché ma ne dubito – borbottò sospettosa
- Fidati di noi! Harry resterà a bocca aperta! –
- Speriamo non per una mia eventuale caduta –
Quando il taxi li lasciò all'ingresso di villa Tredinton dovette ammettere che, almeno dall'esterno, la festa appariva davvero qualcosa di unico. La villa bianca si ergeva con fierezza circondata da un giardino con prato all'inglese e gazebi bianchi con piante rampicanti. Le luci creavano un'atmosfera romantica e fiabesca in contrasto con la musica estremamente moderna e festaiola che trapanava i timpani all'interno delle possenti mura. Una scalinata doppia che le ricordava vagamente il castello di Cenerentola, univa l'entrata principale al giardino e si apriva in una grande terrazza che offriva una vista spettacolare dell'intero giardino anteriore.
L'abito che i suoi amici avevano scelto per lei era di un bellissimo modello a sirena color blu notte, ornato di pizzo e brillantini e una grande coda di chiffon che si apriva dal sedere in giù. Insomma la comodità fatta vestito, soprattutto quando scorse la figura che aveva a lungo ed invano inseguito in quei giorni e cercò di raggiungerlo goffamente ed altrettanto invano perché lui scomparve tra la folla così com'era apparso. Non sembrava essersi accorto di lei ma la serata era appena cominciata.
La villa era enorme, tutta quella gente e la musica rimbombante sommata al suo mancante senso dell'orientamento il risultato era girare in tondo come una cretina, fin quando con un sospiro di sollievo il suo girovagare la portò davanti una faccia conosciuta.
- Ciao Lu! –
- Lene! – le sorrise con affetto
- Hai visto Harry? – chiese con una lieve nota d'imbarazzo.
- L'ho visto andare da quella parte – indicò lui
- Grazie! – gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia con gratitudine prima di sparire di nuovo in quella marea di folla.
Cominciava a girarle la testa mentre vagava per i salotti, scale, sale alla ricerca di, a quanto sembrava, un fantasma dato che era completamente volatilizzato. Solo in quel momento finalmente apparve davanti agli occhi come una visione e questa volta non l'avrebbe perso di vista. Era elegante nel suo completo blu, non aveva fatto neanche in tempo a notarlo. Lo vide allontanarsi dalla folla ed incamminarsi verso l'uscita e si nascose dietro la parete di marmo. Era arrivato il momento, cominciò a respirare pesantemente mentre l'ansia velocemente si faceva largo in lei impedendole di coprire quegli ultimi passi che la dividevano da lui. Prese la parte bassa del vestito tra le mani per evitare di inciampare proprio davanti a lui e si avviò a passo finalmente sicuro. Ma non ebbe tempo di fare più di tre passi che la visione che le passò davanti agli occhi la bloccò all'istante. Harry stava aiutando una ragazza mora ad infilarsi il cappotto, che solo dopo che si fosse voltata per baciarlo, la riconobbe come Jennifer alias sedano rinsecchito. Non riuscì a godersi per intero lo spettacolo che avevano cominciato, baciandosi avidamente, si voltò e tornò velocemente, per quanto le fosse possibile, indietro cercando di scacciare dalla sua mente quelle immagini e soprattutto evitare di farsi trovare in lacrime dall'intera popolazione della festa. Eppure non riusciva a non sentirsi umiliata. Ma come, prima le diceva che lei non ricambiava ciò che provava lui e cinque giorni dopo, nonostante lei l'avesse ripetutamente chiamato e lui altrettanto ripetutamente ignorata, aveva il coraggio di uscire con...con Jennifer!! Solo al pensiero doveva improvvisamente trattenersi dalla voglia di tornare indietro e lanciare una bottiglia piena e pesante in testa ad entrambi. La violenza no, Lene, ripeté come un mantra solo dopo essersi accorta di aver arrestato i suoi passi, realmente tentata. La sua marcia fu ulteriormente interrotta dall'arrivo di Caroline, l'attrice di Pretty Liars Life che aveva conosciuto e con la quale aveva subito legato durante una di quelle feste, anzi era stata una delle prime feste, e paradossalmente proprio quando aveva fatto conoscenza con la simpatia di Jennifer. Quel gruppo di allegre ragazze aveva dato una svolta alla sua serata.
- Lene! – urlò con crescente entusiasmo quando la riconobbe.
- Ciao Care! Come stai? – ricambiò con affetto
- Stanca e piena di lavoro. Ho cominciato a girare una nuova serie tv, si chiama: "Queens voices". E' una forza, devi vederla! Tu come stai? –
- Wow è fantastico! – esclamò con entusiasmo. Stava per aggiungere che l'avrebbe senz'altro guardata, ma non aveva onorato nemmeno la sua precedente intenzione con la loro storica serie, ergo, sarebbe stato meglio tacere – Bene grazie! Le altre? –
- Hanno deciso di boicottare, anche io stavo andando via, domani sarà una giornataccia! – spiegò – Cerchiamo di vederci presto però! –
- Con piacere! –
Dopo essersi salutate affettuosamente, tirò nuovamente su il vestito il tanto che bastava per non farla rotolare per terra come una patata. Desiderava solo trovare Gigi il prima possibile e...no. Si era stufata di dovergli rovinare le feste, tra una cosa e l'altra tutti contavano sempre su lui e su Nils per risolvere i problemi, questa volta bastava avviarsi all'uscita, chiamare un taxi, mandare un messaggio al suo amico per informarlo che era tornata a casa. Facile. Fece inversione di marcia e malauguratamente i suoi occhi furono catturati da quei due smeraldi che aveva imparato anche fin troppo a riconoscere, e la sua pelle fu colta da un fremito. Cercò di evitare la faccia da cane bastonato e di soffocare, almeno provvisoriamente, il dolore che solo al vederlo sembrava travolgerla. Cercò di vestirsi dell'atteggiamento più superbo e altezzoso che avesse, camminò con sicurezza, passandogli accanto cercando di ignorarlo palesemente, ma anche quella volta la fortuna non sarebbe stata dalla sua parte. Un tacco si impigliò nella coda del vestito e si vide già cadere a faccia avanti in un imbarazzante e rumoroso tonfo. Ma prima che tutto ciò si tramutasse in realtà, un braccio forte l'aveva prontamente afferrata per la vita, sorreggendola, stringendola a sè, con estrema naturalezza.
- Sapevo di farti un certo effetto ma non credevo mi cadessi letteralmente ai piedi – le disse con un sorriso beffardo e divertito, ma lei grugnì in risposta.
- Idiota – cercò di rimettersi in sesto velocemente scacciando le sue mani.
- Possibile che le uniche parole che hai in serbo per me siano insulti anche quando ti impedisco figuracce – alzò gli occhi al cielo allegramente
- Grazie – dichiarò freddamente una volta tornata in posizione retta ed in equilibrio, scostandosi da lui, improvvisamente si ritrovò a detestare il suo tocco.
- Puoi fare di meglio – l'ammonì con tono serio
- Cretino – replicò scontrosa, non sopportava più di affrontare quella sua faccia da schiaffi.
- Ecco appunto – sorrise – Non credevo saresti venuta – aggiunse infine
- Infatti non sarei dovuta venire – non aspettò oltre, gettò la testa all'indietro e s'incamminò a passo spedito, soddisfatta di se stessa e della sua uscita in grande stile avvenuta per fortuna su due piedi!
Harry era rimasto immobile, paralizzato da quel suo comportamento inaspettato, o meglio, sapeva che avrebbe dovuto per lo meno rispondere alle sue chiamate, ma non voleva che agisse senza pensare, aveva voluto concederle il suo tempo. Si, come no! La verità era che voleva vendicarsi e per non cedere, si era lasciato aiutare da una vecchia amica, però pensava che quando si sarebbe incontrati lei avrebbe avuto qualcosa da dirgli, beh oltre agli insulti. Credeva che sarebbe stata docile e amorevole, invece gli si era rivoltata letteralmente contro.
- Beh com'è andata? – Nils si avvicinò a lui interrompendo le sue riflessioni, lo guardò perplesso.
- Com'è andata cosa? – chiese irritato, lei l'aveva trattato come un appestato anche se lui aveva cercato di essere gentile.
- Dai non mi dire che stai facendo il prezioso – ammiccò l'amico dandogli un buffetto sul braccio - Voglio sapere cosa ti ha detto –
- Ma di chi parli ? – cominciava a spazientirsi
- Ma di Lene no? – esclamò quello con ovvietà - E' venuta solo perché voleva parlarti, finalmente ha ammesso quanto tenga a te! – un silenzio shockante calò su entrambi proprio quando, udite quelle parole, Harry strabuzzò gli occhi, esterrefatto – Ehm...perché non lo sapevi? – Nils tentennò, forse aveva appena fatto una gaffe. Forse.
- Non mi ha detto niente – commentò amaro prima che un'illuminazione gli scendesse in testa.
- Ops – Nils si passò una mano tra i capelli, se lei avesse scoperto che aveva aperto troppo la bocca si sarebbe infuriata.
- Deve avermi visto con Jennifer – esclamò ed il biondo sbuffò sonoramente lasciando cadere le braccia a peso morto.
- Possibile che non siate mai sincronizzati? –
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