23.2




La mattina seguente si era ritrovata sul letto del  porcospino accoccolata a lui come se fosse stato un peluche gigante e  quel poveretto nonostante tutto aveva continuato a dormire, troppo  stanco per protestare. Lui ancora dormiva e lei ne approfittò per  accertarsi che la febbre fosse definitivamente scomparsa e gioì  immediatamente quando la sua temperatura lo confermò. Balzò  silenziosamente fuori dal letto, in cucina incontrò Nils, era di nuovo  rilassato ed allegro che con un toast in bocca stava scappando allo  studio di registrazione, dopo essersi naturalmente accertato che lei  sarebbe rimasta fin quando il suo amico non si fosse svegliato. Certo,  facile per lui che non aveva idea di quello che si erano detti più o  meno a parole l'altra notte, anche se da come la guardava e da come  saltellava allegramente sembrava quasi sapesse quanto se non più di lei.  Che avesse origliato? Altrimenti non si spiegava il motivo di tanta  perspicacia.

Addentò una fetta di torta che  gentilmente Nils le aveva offerto prima di uscire. Si era svegliata  stranamente nervosa quella mattina e come al solito la colpa era di  quell'idiota patentato. Avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni o avrebbe  dovuto far finta di niente, dato che alle conversazioni con uno ancora  in balia dei fumi della droga non bisognava prestare attenzione a  prescindere? Allora perché proprio quando le era sembrato di aver  raggiunto un tacito accordo sulla loro strampalata situazione, doveva  sforzarsi di dimenticare tutto? Che mal di testa! Per di più aveva in  testa una bella strigliata da fare a quell'idiota! Le aveva fatto quasi  venire un infarto! Si accorse del rumore dei passi solo una volta che  arrivarono direttamente nella cucina e che i suoi occhi scorsero la sua  figura appoggiata pigramente allo stipite della porta che la scrutava  con aria assorta. Sobbalzò dalla sedia impreparata. Aveva i capelli  arruffati e gli occhi ancora semi aperti, la maglietta sgualcita e  naturalmente non si era premunito di mettersi un paio di pantaloni per  scendere. In quel momento la testa era nel pallone e non riusciva  neanche a combattere gli strani impulsi che la sua impulsività dettava.

- Buongiorno – bofonchiò lui tra uno sbadiglio e l'altro, riportandola alla realtà. Rispose con un cenno del capo.

-  Vuoi mangiare qualcosa? – chiese indietreggiando ad ogni suo passo. Lui  scosse la testa distratto. Le sembrò perfettamente a suo agio mentre  sentiva la sua faccia tingersi di un rosso purpureo, doveva defilarsi  alla svelta.

Harry era seduto con le braccia  appoggiate sul tavolo e la testa abbassata, quando l'alzò di scatto si  accorse immediatamente della sua rigidità, ma quando provò ad  avvicinarsi lentamente, la vide indietreggiare quasi spaventata. Bloccò  il suo scatto in avanti, dedito al solo intento di sfuggirgli, fino ad  incastrarla tra il suo corpo, ancora debole e la parete. Lei stranamente  non oppose alcune resistenza, ma notò che era stata ben attenta a non  lasciarsi neanche sfiorare. Tremò per un attimo, temendo che avesse  dimenticato la loro ultima conversazione o peggio, che ci avesse  ripensato ancora avvolta nel buio del suo passato.

- Mi eviti? – chiese beffardo, percependo il suo nervosismo che poco a poco cominciava ad impadronirsi anche di lui.

-  Si! – puntò gli occhi con determinazione nei suoi, riacquistando la sua  vena combattiva ed spericolata. Doveva essere veramente spericolata per  inoltrarsi in quella selva senza aver paura di perdersi nel suo verde  intenso. Quando si era sentita chiudere contro il muro intrappolata, si  era ricordata che non era da lei lasciarsi incastrare in quel modo,  soprattutto senza agire. Improvvisamente dimenticò il calore tentatore  del suo corpo per ricordarsi il motivo per cui era arrabbiata con lui.

- E perché mai? –

-  Per non tirarti in testa tutto ciò che mi capiti in mano! – reagì  urlando – Spostati – cercò di farsi largo con tutta la forza che  avesse, ma lui l'afferrò per le braccia e la riportò dov'era.

- No! Scordatelo! – bloccata, ancora, a lui.

- No Harry! – scosse la testa - Cosa di "non devi usare più quella roba" è poco chiaro? –

-  Mi dispiace! – grugnì lui di colpo, quasi sollevato che la sua  riluttanza fosse dovuta principalmente alla preoccupazione e non a  ripensamenti.

- Ma non riesci a capire quanto  sia sbagliato? Non capisci quanto ci fai preoccupare ogni volta? –  sbottò dandogli un paio di pugni sul petto, niente di esageratamente  forte, per quanto lei non si fosse trattenuta.

- Pensavo non t'importasse – la provocò bloccandole i polsi.

-  Sai benissimo che non è così, pezzo di cretino – reagì come morsa da  una tarantola mentre ricominciava a dimenarsi per liberarsi dalla sua  presa.

- Hai detto che non volevi più vedermi! –  le disse con tono di rimprovero seppure il suo cuore avesse cominciato a  battere tanto forte da impedirgli il respiro regolare e dovette  improvvisamente ritrovarsi a combattere il desiderio furioso ed  impaziente di impossessarsi ancora delle sue labbra per non lasciarle  più andare, per essere la sua aria, per respirare insieme.

- Ah certo se continui a drogarti sicuramente! –

- L'hai detto prima che prendessi quella roba – rinfacciò lui

- Stavi con Taylor! – scattò sapendo che non aveva altro da aggiungere - Fammi passare! – ricominciò a spingere inutilmente.

-  Perché ti scaldi tanto? – la spinse con maggiore forza contro il muro -  Ti ho detto che l'ho lasciata e che non prenderò più quella roba! –

-  Ma non capisci! Hai rischiato brutto ed io non ce la faccio a soffrire  ancora così! – urlò sull'urlo di un pianto isterico, non sarebbe stata  una bella scena, pensò tentando di trattenersi. Lui rimase scottato  dalle sue parole. Aveva avuto paura per lui, e le sue difese crollarono,  come se fossero mai state davvero erette. Quando la vide racimolare  tutte le sue forze per tentare di allontanarlo ancora, con uno scatto la  lasciò libera ma chiuse di colpo la porta. La vide spalancare gli occhi  e indietreggiare lentamente.

- Che fai cerchi  ancora di evitarmi? – chiese beffardo quasi divertito mentre si  avvicinava a lei cautamente – Dovresti saperlo che non ti riesce bene –

- Colpa tua e del tuo egocentrismo – si bloccò al centro della stanza mentre lui a piccoli passi la raggiungeva.

- Lo so che ti piaccio – un sorriso si aprì sul suo viso e lei alzò gli occhi al cielo. Il solito!

- Ah ci risiamo - sospirò

­-  La verità è che ti piacevo da quando abbiamo ballato insieme,  ammettilo! – le distanze tra loro erano state ridotte ai minimi estremi,  tanto che poteva sentire quel corpo caldo e tentatore sfiorare il suo.  Registrò con un secondo di ritardo la sua quasi accusa.

-  Quando mai abbiamo ballato insieme – si sforzò di non dargliela vinta,  almeno non subito! Certo, innegabilmente l'aveva colpita fin dal  principio, ma non gli avrebbe regalato quella soddisfazione. Alzò gli  occhi al cielo fingendo di non ricordare.

- Non fare finta di non ricordarlo – l'ammonì con un'occhiataccia

- Ma leggi nel pensiero? – borbottò fintamente infastidita e lui ghignò.

- Chiamalo sesto senso -

- O narcisismo – replicò convinta

- Acida -

-  Certo non lo posso dire di te, mi hai anche lasciata a piedi quella  sera – gli rinfacciò una volta che l'intera notte le era tornata vivida  in mente.

- Ci credo, eri sulla difensiva,  sembravi lontano anni luce dai noi e per di più una volta avvicinata eri  odiosa – sghignazzò divertito dalla sua faccia scandalizzata.

- Stai parlando di te! – brontolò dandogli un pugno sul braccio.

-  No, di te e di come apparivi quella sera, ed in più mi hanno anche  preso a pugni per colpa tua! – commentò approfittando della sua  attenzione nell'argomento per passarle un braccio dietro la schiena e  stringerla a sè fino a percepire il calore trapassargli la pelle.

-  Non è stata colpa mia! – gli posò le mani sul petto avvertendo di colpo  la già minima distanza, sparire e l'attenzione scemò rapidamente quando  incontrò le sue labbra a pochi centimetri da lei. Il cuore prese a  battere con talmente tanta forza che temette potesse sentirlo perfino  lui.

- Praticamente – soffiò sulla sua pelle un  istante prima di  prenderla tra le braccia, incapace di trattenersi  ancora. Aspettò una sua mossa pregando con tutto se stesso che lei  finalmente si abbandonasse, che si fidasse di lui. Quando sentì le sue  mani accarezzargli il viso con una dolcezza infinita, s'impadronì delle  sue labbra in un bacio famelico che sapeva di possesso, di felicità, di  resa. La lingua bramava la sua, assaggiandola con assetato desiderio,  sfregandola e assaporandola.

- Giurami – tentò  di dire prima che la soffocasse con un altro bacio, in un ultimo  disperato briciolo di resistenza – Che non prenderai più quella roba o  simile –

- Giuro – sibilò frettolosamente prima  di tentare di avventarsi ancora su quelle labbra che da giorni, forse  anche di più, desiderava più dell'aria. Ma lei lo fermò prendendogli  dolcemente ancora una volta il viso tra le mani.

- Ti prego, giuramelo – gli occhi tremarono nei suoi e lui cedette ancora.

-  Te lo giuro – questa volta il suo bacio non incontrò alcun tipo di  resistenza, solo la sua bocca già pronta a riceverlo con altrettanta  urgenza. La paura si tramutò in inconfessabile desiderio, che si espanse  avvolgendoli nel tornado che imbriglia ogni senso, inibisce la mente,  lasciando solo la più nascosta e remota passione a regnare incontrastata  sul destino di due cuori che finalmente stavano cominciando a trovarsi.  La paura era dissolta, schiacciata dalla loro forza, la loro unione  stava diventando sempre più profonda, il filo che li legava sempre più  spesso.

When life has cut too deep and  left you hurting, the future you had hoped for is now burning and the  dreams you held so tight lost their meaning and you don't know if you'll  ever find the healing. You're gonna make it and the night can only last  for so long. Whatever you're facing, If your heart is breaking, there's  a promise for the ones who just hold on, lift up your eyes and see, the  sun is rising. Every high and every low you're gonna go through, you  don't have to be afraid I am with you, in the moments you're so weak you  feel like stopping, let the hope you have light the road you're  walking. Even when you can't imagine how, how you're ever gonna find  your way out, even when you're drowning in your doubt, Just look beyond  the clouds.

La giornata finì anche  troppo velocemente tra lenzuola sgualcite, pizze a domicilio, risate,  risse, e baci che suggellavano una muta promessa di amore.

-  Domani devo andare allo studio, però se vuoi dopo vengo da te, potremmo  ehm... cenare insieme – non si erano alzati per tutta la durata della  giornata, il tempo era passato velocemente tra un bacio e l'altro,  perché in realtà avevano parlato davvero poco. Pensandoci la situazione  era incredibilmente strana, non che fossero stati particolarmente  sdolcinati, anzi di svenevole non si erano detti proprio nulla, come al  solito il loro miglior modo di comunicazione restavano gli insulti.  Eppure era stata una giornata perfetta per lei, aveva assaporato ogni  secondo imprimendoselo nella mente con gioia, completamente assuefatta  da lui, dal desiderio di lui. Scoppiò a ridere quando lo sentì  farfugliare quelle parole. Lui la guardò impettito ruotando su un fianco  per avere i suoi occhi proprio di fronte – Fai ridere anche me –

- Sei buffo –

- Ah grazie –

- No voglio dire, non siamo abituati a...ehm queste cose, credo imbarazzino entrambi – si ritrovò anche lei a balbettare

-  Allora direi di passare a qualcosa che ci imbarazza di meno – la guardò  intensamente un secondo prima di impossessarsi per l'ennesima volta  delle sue labbra che avrebbe baciato fin quando non sarebbe rimasto un  indelebile marchio che testimoniasse che erano sue.

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