22.2
Lei pensò un momento.
- Tv? –
- Non avevo bisogno di te per quello –
- Il solito cafone – sforzò i neuroni sperando che una buona idea arrivasse in testa – Mmm allora carte? –
- Da vecchi – ribatté ancora, irremovibile
- Me lo ricorderò quando mi verrà la tentazione di iscriverti ad un circolo di bocce – scherzò
- Non hai giochi di società? – chiese di colpo
- Forse qualcuno nello stanzino ma dovremmo cercare – disse indicando la porta in fondo al salone. All'inizio non era sicura ci fossero, ma poi si ricordò dei due scatoloni colorati che Nils le aveva regalato a Natale spacciandoli per strani e, a lei sconosciuti, giochi di società.
- Che stiamo aspettando allora? – si alzò e la trascinò verso lo stanzino prendendole la mano. Un contatto tanto intimo che la fece quasi sussultare - Preparati a mangiare la polvere! -
Doveva prospettarsi una serata noiosa.
- Ma cos'è successo qui? – chiese Gigi notando il putiferio che dallo sgabuzzino arrivava sino al salotto, perfino i divani erano ricoperti di cianfrusaglie inutili che loro avevano tempo prima meticolosamente nascosto. Vide per giunta la credenza fuori dal suo posto originario!
- Gigi! Abbiamo trovato un riccio! – saltellò Lene entusiasta andandogli incontro.
- Che cosa? – chiese stupito – Come ci è finito un riccio nello sgabuzzino? -
- Non ne ho idea! Harry lo sta prendendo, era nascosto dietro il mobile dove teniamo le scope! – spiegò allegramente – Abbiamo dovuto spostare un po' di cose – era chiaro che si riferiva alla caterva di oggetti sparsi per il salotto.
- Non per farmi gli affari vostri, ma cosa stavate facendo con le scope? – sghignazzò mentre l'amico piegava la testa in una domanda nascosta ed impertinente. Lene arrossì.
- Ehm... - in un flash rivide entrambi intenti nel prendere un gioco di società disposto troppo in alto per loro due da soli, e aiutarsi con una sedia sarebbe stato troppo semplice perciò il genio alias porcospino aveva avuto la geniale trovata di ideare una torre umana, lui aveva tirato su lei naturalmente.
- Lo stai facendo apposta vero? – le domandava a denti stretti, fingendo sforzo mentre lei, seduta sulle sue spalle, frugava, dimenandosi leggermente nel tentativo di non sporcarsi, tra le varie mensole e ante del mobile un tempo marrone, ora coperto da strati di polvere che sicuramente contenevano specie di bacilli ancora non scoperti dall' uomo.
- Ma di che parli? – protestò attenta a non ingerire quintali di polvere. Quel posto sembrava un tugurio abbandonato da secoli.
- Non ti stai impegnando nella ricerca del gioco! – si lamentò lui sotto di lei cercando di assecondare i suoi movimenti, alcune volte troppo bruschi.
- Perché dovrei farlo? – replicò infastidita
- Per distruggermi la schiena con il tuo peso! –
- Il solito cafone! – protestò seccata prima di lanciare un urlo indomito, notando qualcosa muoversi per terra, e far cadere entrambi a terra in un tonfo sonoro e un impatto non poco doloroso, portando con loro tutta la serie di scope e scopettine che collezionavano nello sgabuzzino proprio accanto al famoso mobile impolverato.
- Al solito cercava di uccidermi! – protestò una voce dietro di loro mentre mostrava, avvolto in un panno azzurrino, una piccola palla di spine dalla quale era distinguibile solamente un musetto schiacciato e un nasino tondo.
- Che carino! – esclamò l'amico sorridendo.
- Vuoi venire con noi a liberarlo nel parco? – lei sembrava entusiasta
- No grazie lascio a voi il divertimento! – rispose ammiccando poco discretamente tanto da fare sghignazzare Harry e imbarazzare Lene.
- Ok, allora ci vediamo dopo, o se dormi, domani! – salutò schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia e prima di diventare rossa come un pomodoro si precipitò fuori dalla porta, seguita prontamente da....dai due porcospini! Doveva fargli una foto! Appena giunsero nei pressi del pick-up nero tirò fuori il telefono e lo accecò con il suo flash.
- Si può sapere che stai facendo? – domandò accigliato. Per colpa del suo flash vedeva tutto a pois.
- Immortalavo questo momento, mi sembra ovvio no? – rispose pienamente soddisfatta della foto – La conserverò per i posteri -
- Potevi avvisarmi, mi sarei messo in posa –
- Come se cambiasse qualcosa! – esclamò sarcastica
- Tienilo – ordinò Harry prima di aprire la macchina, avvicinandole l'animaletto ancora appallottolato, ma Lene si tirò indietro di scatto.
- Cosa?! No no ho paura e se mi punge? – lui sghignazzò
- Non punge e poi c'è il panno a coprirlo – come poteva quella piccola bestiolina indifesa farle paura! – Prova a toccarlo – provò ad insistere avvicinandosi ancora.
Lene puntò gli occhi nei suoi in cerca di conferma e lui silenziosamente la incoraggiò. Avvicinò lentamente la mano e toccò l'animaletto solamente con un dito. Sorrise dopo aver testato che effettivamente quel piccolo essere non faceva alcun male.
- E' vero, non punge – ammise senza smettere di accarezzarlo con cautela. Harry si sentì stranamente soddisfatto.
- Bene, allora puoi tenerlo – tentò ancora
- Ma non è meglio che lo tenga tu? –
- Allora giuda tu! – si arrese, poi era lei a dare del testone a lui! Incredibile! - Prendi le chiavi nella tasca destra –
- Ma lo sai che non so guidare la tua macchina! – si ritrovò a protestare ancora. Ma cosa aveva nel cervello? Lei non era capace di guidare, faceva una tale confusione con i sensi, le marce, il cambio!
- Ti ho insegnato! –
- Una volta! – replicò ancora ed il ragazzo sbuffò infastidito.
- Non fare storie – dichiarò perentorio - O il riccio o la macchina! –
- Ok! – si arrese - Dove hai detto che sono le chiavi? –
- Tasca destra – si voltò porgendole il lato destro del cappotto che ospitava la tasca con le suddette chiavi al suo interno – Certo che o ti si mette alle strette o niente – scherzò
- Stai zitto –
Era particolarmente nervosa, aveva guidato solo una volta quella maledetta macchina, per di più in un parcheggio per la maggior parte del tempo. Fortunatamente era piena notte e sperava che la gente stesse beatamente dormendo nei propri letti, mentre lei sfidava per l'ennesima volta la fortuna.
- Ora con calma parti – le ordinò dolcemente lui. Era già agitata, ma quando girò la chiave e la macchina non diede segni di vita cominciò letteralmente ad andare in tilt. Aiuto!
- Non va! - spalancò gli occhi quando si ricordò degli scherzi che quel babbeo era solito farle - Harry, lo scherzo del freno a mano è vecchio! – sbraitò accigliata.
- Non ho mani libere come facevo a tirarlo? – le fece notare avvicinando il riccio alla sua faccia preoccupata. Cercò di trattenere la risata quando notò che invece della prima, aveva messo la terza - Hai sbagliato marcia! – dovette far forza sugli addominali quando trovò ancora più divertente la sua faccia guardare il cambio.
- Ops – e partì.
Andava piano, la prudenza non è mai troppa si ripeteva, mentre nella testa vorticavano vecchie nozioni di guida e nel frattempo cercava di non dimenticare mai che li era praticamente tutto al contrario. Fortunatamente le strade sembravano deserte, grazie al cielo! Presa dai suoi vorticosi pensieri non si era accorta di un dettaglio che il ragazzo non tardò a farle notare.
- Senti, va bene la prudenza ma non potresti accelerare? Così arriveremo mercoledì! –
- Non mettermi fretta, sto prendendo confidenza con il veicolo! – borbottò non reagendo bene alla pressione. Quel cretino non era per niente d'aiuto. Perché diavolo non aveva voluto tenere il riccio lei? Stupida!
- Confidenza? – replicò lui - Sembra più che tu voglia sposartelo! Di questo passo diventerò vecchio! – commentò acido
- La smetti di seccarmi! – sbottò lei alzando la voce di colpo. Certe volte sapeva essere davvero insopportabile.
- Lo dico anche per te! – si lagnò ancora lui
- Basta! – urlò tanto forte da spaventare anche il riccio che con un movimento deciso e svelto sfuggì dalla presa del ragazzo, proprio mentre lei premeva con forza sull'acceleratore, aumentando repentinamente la loro andatura. Harry sgranò gli occhi di colpo quando si sentì schiacciare contro il sedile e lo stomaco accartocciarsi per l'improvvisa velocità. Quella era tutta matta! Per di più aveva perso quella stupida bestiaccia!
- Ho perso il riccio! Frena! – sbraitò slacciandosi la cintura, si piegò in avanti aiutandosi con la luce del telefono, quel cretino doveva essere finito sotto il sedile. Lene sembrò non dargli retta.
- Accelera, frena, ti vuoi decidere! – aveva cominciato a muovere il volante a scatti. Stava per vomitare tra lei ed il riccio! Alzò gli occhi un momento sulla strada giusto in tempo per accorgersi che quella era la corsia sbagliata. Scattò terrorizzato:
- Stai andando contromano rallenta!!! – tuonò e lei girò il volante di colpo evitando la macchina che correva di fronte a loro per un pelo.
- O mio Dio – Harry aveva i capelli dritti, credette seriamente di aver perso qualche decennio di vita, stava per morire schiantato contro una macchina! Cercò di regolarizzare il respiro e si accertò che quella che stavano percorrendo fosse la corsia giusta, prima di piegarsi di nuovo alla ricerca del riccio, ancora terrorizzato. Tese le mani avvolte dal panno ma proprio quando aveva visto quel poveretto muoversi verso di lui, Lene frenò bruscamente e lui volò giù dal sedile. Chi l'avrebbe detto che un giorno si sarebbe pentito di aver scelto una macchina tanto spaziosa! Afferrò l'animaletto grazie ai suoi riflessi e fece pressione sui muscoli delle gambe per riacquistare la posizione corretta, ma proprio quando stava per sistemarsi, la guidatrice spericolata prese una buca - Aia – si lamentò dopo aver dato una sonora testata al cruscotto. Ormai era certo che non sarebbe uscito vivo da quella tranquilla passeggiata in macchina. Quella ragazza tentava di ucciderlo in ogni occasione le capitasse!
Sebbene stesse cercando di prestare la massima attenzione alla strada, strani rumori provenienti dalla postazione accanto alla sua destarono la sua attenzione.
- Cosa stai facendo? – chiese quando lo vide raggomitolato in una strana posizione e seduto sotto il sedile con il riccio in mano.
- Secondo te? – protestò lui cercando di riacquistare una posizione corretta e sicura, possibilmente sopra il sedile. Ma in quel momento nulla sembrava essere sicuro, perfino il ricco sembrava essersi appallottolato di più dalla paura. Quella era un pericolo pubblico! - Lascia qui la macchina, siamo arrivati, ho gia rischiato troppo – ordinò sperando nella sopravvivenza quando vide il parco poco distante da loro.
- Stai sempre a lamentarti, io mi sono quasi divertita – sogghignò anche se lui era più pallido del solito, cercò di non scoppiargli a ridere in faccia, doveva essersi spaventato.
- Nel vedermi invecchiare di 10 anni? – rimbrottò acidamente
- Esagerato! – sbuffò - Andiamo –
Si inoltrarono a passi veloci verso l'interno del parco, l'aria fredda della sera le ricordò che era uscita con solo la maglietta del pigiama dei conigli sotto il golf e la giacca, ma presa dalla frenesia del momento si era completamente dimenticata che non si era vestita per uscire. Harry la seguiva silenziosamente, sembrava in tutto il trambusto aver dimenticato o affatto prestato attenzione al suo abbigliamento.
- Qui va bene – affermò prima di posare il riccio a terra. Dopo qualche secondo la palletta si allungò rivelando la forma allungata originale dell'animaletto, che sfoggiò le sue zampe per allontanarsi velocemente, probabilmente maledicendo il momento in cui aveva deciso di avventurarsi in quel posto di matti.
- Ciao Musetto, non allontanarti di nuovo che li fuori è pericoloso, per tua fortuna abbiamo pensato noi a te – Harry sbocciò in una risatina.
- Che fortuna, nelle tue mani sarebbe durato poco temo – esclamò ironico
- Ma piantala –
- Com'è che l'hai chiamato? –
- Musetto! – disse entusiasta - Non ti piace? –
- Se piace a te – replicò scettico, forse era meglio non contraddirla, non ne aveva la forza, quella rilassante passeggiata l'aveva spolpato.
- Il solito insopportabile bastiancontrario – scherzò lei
- Certo, avevo chiesto una serata noiosa e monotona – dichiarò pensieroso, di monotono e noioso non c'era stato nulla, tanto meno il giro in macchina, nel quale aveva rischiato di lasciarci la pelle - Non oso immaginare cosa sarebbe successo se ne avessi chiesta una movimentata – ghignò con un cipiglio divertito.
- Vedi che stai sempre a lamentarti? E' stata una serata insolita –
- Fortuna che ci sai fare con le parole – commentò con un sorriso – Andiamo – camminando al suo fianco le diede una leggera spinta con la spalla – Adesso guido io –
- Ma come non sono stata una perfetta autista? – farfugliò sarcastica
- Perfetta se puntavi a diventare un kamikaze! – sghignazzò mentre lei gli rispondeva con una smorfia contrariata.
Naturalmente i battibecchi a volte scherzosi e a volte no, continuarono per tutto il tragitto finché l'auto non si fermò davanti al solito vialetto di pietre bianche.
- Bene, la nostra serata monotona è finita – cominciò lei. Quando scontrò nuovamente i suoi occhi e li vide rilassati, dolci, felici, avvertì la famigliare onda di calore montare dentro di lei e lui sembrò accorgersene quasi leggendole dentro, perché si avvicinò lentamente prima di sussurrarle.
- Non deve finire per forza – si era tolto la cintura ed ora era ad un soffio da lei. Non era riuscito a trattenersi, i suoi occhi erano stati la benzina che aveva fatto divampare il fuoco che già ardeva dentro di lui, stava bruciando perfino la sua mente.
Stava per annullare ogni distanza tra loro, ma sentirla rigida e per niente convinta lo costrinse ad indugiare ed il suo cuore perse un battito.
- No... – titubò lei, sarebbe bastato un altro centimetro e avrebbe ceduto. Al diavolo ma cosa poteva fare?! Scappare era ciò che le veniva meglio nell'ultimo periodo, oltre che cedere, ma quest'ultimo comportava sempre problemi, mentre il primo solo rimpianti.
- Perché? – domandò lui sforzandosi di tenere gli occhi bassi, non sarebbe riuscito a guardarla e a leggere un rifiuto.
- Perché sappiamo entrambi come andrebbe a finire – tremò avvertendo il respiro di lui farsi più pensante, proprio sulla sua bocca.
- Non vuoi? – soffiò con un velo di disperazione
- Sai che non si può, non così, non adesso – alzò la voce nella speranza di apparire più decisa e nascondere invece quanto in realtà non lo fosse, ma reagire era l'unica cosa che poteva fare per non cadere in quella magnifica trappola dagli occhi verde smeraldo - Forse è meglio non vedersi per un po' –
- Cosa? – domandò strizzando gli occhi. L'idea di non vederla più improvvisamente appariva come un buco nero interminabile. Rabbrividì capendo che era stata il suo tutto, improvvisamente si accorse che negli ultimi mesi tutto era ruotato intorno a lei. – Perché? – era visibilmente allarmato
- Perché tu stai con Taylor! – disse con ovvietà
- Ma ti ho detto che... - tentò di replicare ma lei sembrava partita come un treno per la tangente, impossibile fermarlo.
- Lo so, lo so, ma non è così che ti puoi schiarire le idee – si tirò i capelli nervosa e combattuta – Per ora è meglio così – farfugliò aprendo la portiera dell'auto. Doveva andarsene e in fretta anche. Lui era rimasto senza parole, incapace di emettere un solo fiato – Grazie per la serata, mi sono davvero divertita – bofonchiò senza neanche guardarlo in faccia e velocemente si catapultò fuori dall'auto. Peccato che nel trambusto e nella vorticosa nuvola di perdizione in cui la sua mente aveva cominciato a vagare senza meta, aveva dimenticato di slacciare la cintura di sicurezza, che la tirò di contraccolpo fino a farla cadere tra il sedile e la portiera.
Il tonfo fece sobbalzare anche Harry che aprì gli occhi di scatto e cominciò a ridere nervosamente fin quando nella sua mente non frecciò la consapevolezza che se non l'avesse più vista, non avrebbe neanche potuto assistere alle sue cadute idiote, che lo lasciò gelato. Una volta che la vide correre lungo il viale partì sgommando. Avrebbe dovuto ascoltare la sua testa fin dal principio, quando suggeriva di stare lontano da lei. Sapeva che avrebbe portato solo guai, guai per la sua vita, guai per il suo cuore nel momento in cui aveva capito che era diventata ormai indispensabile, che era diventata la sua speranza di felicità. Era bastato un sorriso e gli era entrata dentro, aveva forzato perfino la sua volontà, ed ora come poteva chiedergli di non vedersi più? Come poteva volere che le stesse lontano quando ogni fibra del suo essere urlava per averla con se e non lasciarla più?
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