21.2

- Questa festa è di una noia mortale! – brontolò Luke mentre beveva svogliatamente la sua birra appoggiato ad uno dei grandi divani laterali dell'ampio salone.

- Concordo – affermò Harry guardandosi intorno. Dov'era finita quella pazza? L'aveva incrociata solo per un attimo appena era arrivato e poi l'aveva persa tra la folla. Gli era sembrata diversa dal solito, aveva l'aria di una con un piano ben preciso in testa. Sperò niente di pericoloso per lui, anche se al momento non ne trovava movente, con lei non sapeva mai cosa aspettarsi – Hai visto Lene? – chiese con finta noncuranza ma sapeva che Luke avrebbe finto altrettanto bene.

- Si, era in compagnia – la morsa di una sensazione che a posteriori avrebbe definito come gelosia s'impossessò di lui nella frazione di un secondo. Non si sarebbe mai aspettato una risposta simile.

- E' con qualcuno? – chiese digrignando i denti.

- Si, era con una ragazza nella cucina – spiegò l'amico e lui lanciò un sospiro di sollievo.

- Ok, vado a vedere cosa sta facendo – decise immediatamente, ma prima di allontanarsi guardò l'amico in una richiesta silenziosa – Luke ... -

- Tranquillo, se te ne vuoi andare ti coprirò io, tanto Taylor mi sembra impegnata – disse riferendosi alla cantante circondata da una valanga di persone. Harry sorrise.

- Grazie –














L'aveva cercata poco tra la folla e poi aveva optato per controllare nell'unico posto che aveva imparato a conoscere fosse una calamita per lei. Si sentì sollevato quando, una volta arrivato davanti alla porta che stava cercando, trovò anche la ragazza chiacchierare allegramente con quella che ricordò essere la persona che tempo prima non aveva voluto incontrare. Improvvisamente fu colto dall'irrefrenabile desiderio di spiare la loro conversazione. Avrebbe voluto chiederle il motivo di quel cambiamento, e cosa a suo tempo l'avesse spinta ad evitare quella ragazza. Si chiese ancora quante cose di lei gli fossero stata nascoste, e non rimase stupito da quanto si accorse volerle sapere.

- Ahahaha ti ricordi quando li abbiamo chiusi in bagno? – ridevano divertite.

- E quando alla gara di cucina abbiamo scambiato lo zucchero con il sale? – una volta riconosciuto il suono della sua voce, leggermente modificato tra risate e non sapeva esattamente cosa, si convinse a rimanere un attimo dietro la porta ad ascoltare, mentre le due ignare si perdevano tra racconti passati e confessioni segrete.

- Ne abbiamo combinate tante – ridacchiò Emma

- Già – sospirò lei colta da un'improvvisa amarezza – Mi manca – soffiò e l'amica sembrò commuoversi.

- Lo so, manca a tutti – mormorò dolcemente

- Mi manca anche la nostra vecchia vita – sospirò ancora – E' andata via con lui – avvertì gli occhi farsi pesanti, schiacciati da lacrime di ricordi lontani che lentamente la stavano abbandonando.

- Sfogati ti farà bene e sai che solo io posso capirti – le suggerì lei, condividendo un dolore molto simile al suo. Era amica di Tom fin dalla prima infanzia e con lui se n'era andato un pezzo importante della sua vita.

- Ho paura che svanisca anche il suo ricordo dalla mia testa! – sbottò di colpo, grata di potersi finalmente appoggiare a qualcuno.

- Questo c'entra in qualche modo con Harry? – insinuò e Lene s'irrigidì.

- Emy – l'ammonì, lei e la sua terribile perspicacia!

- Ok, scusa come non detto – alzò le mani in segno di resa - Ma non puoi negare che ti piaccia, si vede da come arrossisci ed eviti l'argomento – colpita, pensò. Eccone un'altra alla quale non si riusciva a nascondere nulla.

- Non lo nego –

- Allora dillo! – la sfidò

- Mi piace quel brutto porcospino spelacchiato – disse con forza, mentre sempre dietro la porta il soggetto tirato in ballo aveva cominciato ad ascoltare con crescente interesse quella conversazione. Non l'aveva mai sentita così sciolta o così a suo agio come con quella ragazza, dovevano essere state amiche da molto tempo. Sghignazzò sommessamente al pensiero che lo avesse chiamato porcospino. Nessuna si sarebbe mai sognata di chiamarlo così, solo lei. Il cuore aveva cominciato a battere furiosamente contro il petto non appena aveva sentito uscire dalla sua bocca le parole "mi piace", si l'aveva detto anche a lui, ma quella sera sembrava diversa, più convinta, ed improvvisamente il groviglio che aveva dentro sembrò sciogliersi. Sarebbe bastato così poco.

- Ma quale dolcezza! – protestò Emma divertita

- Si ed è fidanzato con Taylor! – replicò lei sbuffando

- Chi dice che sarà per sempre –

- Era il suo amore! –

- Anche Tom era il tuo – disse lei con naturalezza mentre Lene sbiancò come colpita da un fulmine – Ti fa ancora così male? –

- Credo riesca a parlare di lui così fluidamente solo perché sono ubriaca! – bofonchiò pensando che come al solito non riusciva ad affrontare le cose una alla volta. Stava cominciando a sopportare il dolore che ogni volta la investiva, ma persistere sull'argomento rischiava di farla cedere.

- Hai bevuto solo un daiquiri senza neanche finirlo! Sei pessima! – si lamentò ironica – Lene, seriamente non puoi continuare così – fece pausa – Che sia Harry o un altro, lasciati andare! Non lo stai tradendo – aia, pensò, colta nel segno, rabbrividì nel sentirsi così scoperta e disarmata – Ragiona, non lo stai dimenticando! Non avrebbe mai voluto questo per te – perché diavolo riusciva a leggerle nel pensiero?! Era illegale! Stava per tentare di formulare una risposta diplomatica quando una voce la obbligò a fermarsi.

- Scusate cercavo Raelene – era Harry. La conversazione aveva cominciato a diventare pesante da ascoltare anche per lui, pensò che fosse arrivato il momento di interromperla.

Sarà stato l'alcohol, ma il suo nome pronunciato da quella bocca sexy le fece venire l'immensa voglia di pregarlo di ripeterlo ancora. In una situazione instabile come quella, sempre tenere a mente le ragazzine urlanti sarebbe stato un'arma di difesa!

- Finalmente ci conosciamo Steidel – miagolò seducentemente come solo lei sapeva fare. Lene pensò che se solo avesse provato ad imitarla sarebbe risultata ridicola.

- Ti ho già vista da qualche parte? – domandò curioso riconoscendo un volto famigliare.

- Sono Emma – si presentò stringendogli la mano con forza – Sono un'attrice e una delle più care amiche di Lene – disse con superbia, accentuando l'ultimo dettaglio, quasi fosse un vanto. Lui apparse curioso.

- Vi conoscete da tanto? –

- Da anni! – sospirò mentre l'idea che si era fatta di lui e lei insieme si faceva sempre più viva nella sua mente – Ora devo andare – disse suadente - Posso lasciarla con te? Ma attento è sbronza! – Harry sorrise sorpreso mentre l'oggetto della conversazione replicava stizzita un "non è vero". Sbronza? Sul serio?

- E' al sicuro – affermò energicamente afferrandola per un braccio – Forza andiamo a casa – le fece un cenno prima che lei cominciasse ad alzarsi.

- Non voglio venire con te HIC – lui sghignazzò, aveva bevuto sul serio! Lei barcollò poco convinta, fortunatamente le scarpe erano basse altrimenti sarebbe gia caduta in una maniera sicuramente imbarazzante. Stava facendo passi lenti e pesanti verso la porta, ma qualcosa la costrinse ad indugiare. Era abbastanza in se per riconoscere la sua inquietante quanto destabilizzante presenta alla spalle.

- Si che lo vuoi – soffiò dolcemente al suo orecchio, tanto che lei credette che le gambe potessero cederle definitivamente - Non fare la difficile o ti trascino con la forza e sai che sono capace di farlo – era perentorio e lei sbuffò a quella minaccia.

- Ricattatore –

- Arpia – scherzò spingendola fuori da quel posto.

L'arrivo alla macchina fu più facile del previsto, lei barcollava a destra e sinistra senza senso, e a lui non era dispiaciuto affatto circondarle la vita con un braccio e traghettarla verso la meta, avvicinando prepotentemente il corpo al suo, per una volta senza impedirsi di crogiolarsi nell'illusione che fosse sua.

Se la strada verso la macchina si era rivelata una passeggiata, quella verso casa fu un'odissea interminabile. Si era addormentata in macchina, ed Harry sapeva benissimo quanto il sonno per lei potesse essere più pesante di una sbornia, senza considerare che una quantità, per lei spropositata, di alcohol girasse già nel suo corpo. Barcollò con lei fino alla porta e dovette strapparle le chiavi di mano per evitare che li ritrovassero congelati li davanti la mattina successiva. Il passo verso la camera fu altrettanto complicato e lui impallidì quando si ricordò della rampa di scale che conduceva alle camere da letto. In un flash immaginò già come sarebbe andata a finire.

- Non riesco a fare le scale – bofonchiò attaccandosi malamente al poggiavano.

- Come pensi di riuscire a costruire una scala in piena notte e a mani nude? –

- Cretino! – borbottò, pessima ironia - Ne approfitti perché sono un pochino brilla, volevo dire che non riesco a salirle! –

- E allora? – chiese con l'intenzione di provocarla.

- Vuoi un invito scritto? Certo che la cavalleria è proprio defunta! – si lamentò ancora bloccata sul secondo gradino – Mi aiuteresti per favore? – chiese voltandosi a guardarlo sghignazzare.

- Non ci voleva molto – disse lui avvicinandosi, per poi allacciarle le braccia alla vita, contatto che la fece arrossire. Sentì il suo cuore battere più veloce, si stava abituando ormai a quella sensazione che la colpiva ogni volta lui la toccasse. Si sentiva incredibilmente vulnerabile accanto a lui, non era per forza negativo, se non fosse per il dettaglio che lui ora era tornato insieme all'amore della sua vita. Ciò rendeva tutto incredibilmente stupido e masochista – Se non fai neanche un passo staremo qui fino a domani mattina –

- Non ci riesco, mi gira la testa – si lamentò

- Ma hai bevuto solo un cocktail, come puoi essere cosi sbronza –

- Non sono sbronza infatti! – puntualizzò irritata – Ma non sono abituata –

- Ok ci penso io, altrimenti qui restiamo fino a domani mattina – neanche fece in tempo a registrare la frase che sentì i piedi sollevarsi da terra ed istintivamente lanciò un urlo.

- Così mi assordi – protestò Harry mentre cominciava a salire le scale con lei in spalla.

- Ma cosa ti è saltato in mente? – urlò – Aiuto! -

- Non agitarti se no cadiamo tutti e due! – ordinò barcollando per un suo brusco movimento. Ma era come parlare ad un sordo dato che Lene continuava a muovere nervosamente le gambe. Per fortuna quel supplizio stava per finire con gli ultimi gradini. Esattamente come aveva immaginato.

Quando giunse alla camera, la gettò con poco, forse pochissimo garbo sul letto, e forse per il rimbalzo o forse perché lei non aveva mai smesso di agitarsi che finì con il sedere a terra dall'altra parte del letto. Harry buttò la testa all'indietro ridendo come un matto quando la vide sbucare immediatamente dopo il rumoroso tonfo, da dietro il letto, con i capelli in faccia e due occhi che promettevano una valanga di insulti.

- Ma cos'hai nel cervello, bacche? – strillò alzandosi dal letto, massaggiandosi il sedere – La prossima volta mi lancerai direttamente dalla finestra? Forse sarebbe la soluzione più rapida ed indolore – borbottò acida

- Guarda che io ti ho lanciata sul letto, sei tu che poi sei finita fuori –

- Certo, per la legge della fisica che quando lanci un corpo su una superficie quello finisce da tutt'altra parte! –

- Ma non stai mai zitta? – sbuffò sedendosi sul letto accanto a lei.

- Stai ripensando alla soluzione della finestra? – chiese sarcastica continuando a massaggiarsi il sedere – Comunque grazie per avermi accompagnata, mi dispiace averti fatto andare via dalla festa – disse voltandosi a guardarlo mentre si scompigliava i capelli. Stavano crescendo e tutti gli consigliavano di tagliarli, ma a lei piacevano.

- Mi stavo annoiando – rispose con un'alzata di spalle.

- Oh ed immagino sia stato molto più divertente scaraventare una povera ragazza ubriaca per terra – replicò piccata

- Si molto – restò al gioco. Effettivamente era stato estremamente divertente vederla ruzzolare giù dal letto - In compenso la povera ragazza ubriaca per poco non mi fa fuori una spalla! – borbottò fintamente offeso

- Ops, mi dispiace! –

- Lo credo! Pesi due quintali e mezzo! –

- Mi disp...- si bloccò di colpo percependo l'insulto in ritardo - Oh! Quali quintali! Hai proprio la grazia di un facocero – gli diede un buffetto sul braccio.

- Ha parlato il bradipo – ribatté afferrandole entrambe le mani, ma lei non oppose resistenza, bensì calmò la lotta, sentiva la testa pulsare.

- Mi dispiace davvero, non doveva finire cosi – sospirò

- Cosi come? –

- Con te che mi fai da baby sitter –

- Sei ancora ubriaca o vuoi sentirtelo dire ancora? – le prese il mento tra due dita per costringerla ad allacciare ancora i loro occhi. Lei lo guardò interrogativa – Mi sono divertito di più a stare dietro a te che in quella festa – ripeté enfatizzando accuratamente ogni parola. Lene rimase imbambolata ad osservare i suoi occhi, erano così belli, profondi, vivi, attenti, furbi e anche...dolci. Avvertì il suo cuore accelerare come pronto per lanciarsi in una corsa ad ostacoli, e quando sentì anche le sue barriere a poco a poco cedere per lasciare spazio al desiderio di essere ancora sua, che decise di fare appiglio sulle ultime forze rimaste per tentare almeno di trattenere i suoi più reconditi impulsi.

- Forse è meglio che tu vada – balbettò poco convinta distogliendo lo sguardo.

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