21.1




21.

I giorni successivi fu stranamente più allegra. Sapeva che era a causa del porcospino e aveva anche perfettamente in mente il fatto che lui fosse sempre fidanzato con Taylor, ma la rinascita pacifica di un rapporto con lui la faceva sentire bene. Era più leggera e spensierata, sperando che avrebbe potuto utilizzare il tempo per capire esattamente cosa fare della sua vita, e in fondo sperava che anche lui facesse lo stesso. Soprattutto che facesse pace con il cervello, si corresse, e che non tornasse di colpo e senza motivo lo scorbutico babbeo che qualche volta sembrava impossessarsi di lui. Nel frattempo lei avrebbe meditato su ciò che il destino le avrebbe messo davanti al cammino con serenità. Perfino tornando dal cimitero non aveva avvertito il masso gigante del pentimento infastidirla. Era triste, perché avrebbe desiderato con tutto il cuore che Tom potesse ancora stringerle la mano, ma sentiva anche che stava lentamente e cautamente cominciando a convivere con la realtà, abituandosi all'amarezza di poterlo continuare a vedere solo in foto, o di farlo vivere solo nei suoi ricordi. E le mancava, la mancava terribilmente, come quando un pezzo della sua vita ti viene strappato, come quando un pilastro importante crolla e tutto il castello sembra non riuscire a reggersi senza di esso. Soffriva, ma ciò non le stava più impedendo di scendere a patti con il suo destino, con l'idea di provare ad affrontare cosa le avrebbe riservato il futuro. La curiosità aveva sempre fatto parte di lei, ma in questo caso, doveva a se stessa almeno il tentativo. Sapeva che il porcospino aveva contribuito volente o nolente a contaminare le sue ultime decisioni. Una strana alchimia verso di lui sembrava crescere a dismisura, ma ora che lui era impegnato con Taylor, e sebbene la cosa non la entusiasmasse, doveva sforzarsi di non usarlo come zattera di salvataggio, e invece sfruttare l'opportunità che lui le aveva dato di liberare il desiderio di ricominciare. Avrebbe impugnato ciò che restava della sua vita con quel poco coraggio che le restava, e non per Harry, ma per se stessa. E anche se si rendeva conto che quei pensieri non avessero molto senso logico, lei era bravissima a giostrarsi nel suo disordine e pian piano avrebbe messo le cose apposto.

Le sue riflessioni dovettero volgere al termine, quando diede una fugace occhiata all'orologio e notò che era stata ben 45 minuti con la testa dentro l'armadio senza aver trovato nessun vestito adatto per quella serata. Gigi era riuscito a convincerla ad accompagnarli ad una festa che lui aveva definito come unica. Sfortunatamente era dalla prima festa che utilizzava quell'aggettivo per fregarla. Ormai non ci cascava più dato che praticamente tutte le feste a cui avevano partecipato si erano concluse nei modi più strambi e poco divertenti. Un disastro insomma. Ma quella volta decise di accontentarlo dato che dall'ultima festa era passato almeno un po' di tempo, poteva anche sforzarsi di fare un piacere al suo migliore amico. Quest'ultimo entrò di soppiatto nella sua camera facendola poi sobbalzare.

- Senti Lene... -

- Mi hai fatto prendere un colpo! – sghignazzò divertita, ma l'amico era spaventosamente serio, s'irrigidì - C'è qualcosa che non va? –

- Ehm... - tentennò lui andandosi a sedere sul suo letto.

- Gi, mi stai facendo preoccupare – incalzò lei cominciando a spaventarsi del suo silenzio.

- Ho scoperto che ci sarà anche Emma stasera – fece una pausa per concentrarsi sullo studiarla.
Lene aveva sentito il proprio corpo reagire quando l'amico aveva pronunciato quel nome, ma inaspettatamente, non sembrò preoccuparsi più di tanto – Viene con il suo ragazzo che è amico di... -

- Ok, non preoccuparti – lo interruppe apparentemente serena. Gigi la scrutò stupito.

- Cosa? –

- Che c'è? –

- Non t'importa di incontrarla? – chiese lasciando trasparire ogni traccia di meraviglia.

- Si certo – fece una pausa – Solo che questa volta voglio incontrarla – sorrise nel vedere il suo amico spalancare gli occhi per lo stupore. Come dargli torno, aveva passato più di un anno intero evitandola come la peste, solo sentirla nominare era stato motivo di fuga in più occasioni. Anche con Harry, pensò – Non guardarmi così – lo ammonì – E' da troppo tempo che la evito, e lei non ha alcuna colpa – sospirò – La verità è che mi manca e sarebbe ora di superare quest'assurda paura – Gigi parve commosso e fiero di lei.

- Sono felice che finalmente l'hai capito! – l'abbracciò di slancio, benedicendo la sua improvvisa saggezza. Poi diede una veloce occhiata all'armadio che era rimasto completamente spalancato. Afferrò un vestito e glielo porse – Questo, ma con i tacchi – disse autoritario prima di sparire dalla sua stanza così come era entrato. Era una tuta beige con una grande scollatura nella schiena e il pantaloncino corto e largo attaccato. Era stata più di mezz'ora ficcata nell'armadio cercando un vestito adatto, come i cavalieri della tavola rotonda cercavano il Sacro Graal, senza successo. Come aveva fatto lui a trovare la cosa giusta in un secondo?










Il solito scintillio di luci le offuscava la vista, affascinandola nella sfavillante messa a fuoco di quei posti magnifici che credeva non avrebbe mai avuto la possibilità di vedere. Il lato architettonico e suggestivo di quelle feste era la cosa che più l'affascinava. Dopo aver salutato i suoi accompagnatori si era recata subito alla ricerca di quella che per anni era stata una delle sue migliori amiche. Avevano trascorso giornate intere insieme senza mai stancarsi, aveva combinato scherzi e guai che solo insieme a tutto il gruppo di amici erano riuscite a sistemare. Tom era solito rimediare ai loro guai. Era lei che li aveva fatti conoscere ben sei anni prima, e con lei era cominciata la sua favola e poi la sua condanna. Inconsciamente dopo la sua morte aveva cominciato ad incolparla e vederla significava mettere a fuoco la triste verità, significava riportare alla luce i ricordi con la consapevolezza che sarebbero stati solo fragili ricordi legati alle loro menti. Rivederla aveva significato condannarsi alla rinuncia della convinzione che lui esistesse ancora.

Quando la vide da lontano giostrarsi tra la folla con sensuale disinvoltura, pensò che non era cambiata, anzi il tempo l'aveva resa più sicura di sé e delle sue capacità innate di controllo ed eleganza. Si avvicinò a lei cauta quando la vide salutare con garbo l'ennesima coppia di conoscenti. Sentiva il cuore accelerare ad ogni passo, ma questa volta era convinta.

- Ciao Emy – la ragazza restò immobile per un momento quasi credendo che fosse solo frutto della sua immaginazione. Le sorrise e a quel punto lei le si lanciò addosso con enfasi e ancora un accenno di incredulità.

- Lene! – esclamò abbracciandola con affetto – Finalmente ti fai vedere! Mi sei mancata tanto! Pensavo non volessi parlarmi più – titubò staccandosi da lei – Dopo quello che è successo – Lene lesse un'incredibile delusione negli occhi della sua amica, e ne aveva tutti i motivi, pensò affranta.

- Mi dispiace – cominciò, ma poi si bloccò per un momento – Vederti mi ricordava troppo...lui – confessò gettando gli occhi verso il pavimento. Emma sussultò colpita da un moto improvviso di tenerezza.

- Non l'hai ancora superato? – ma in fondo era passato solo più di un anno.

- Ora ci sto lavorando – ammise - Mentre prima, diciamo che non volevo superarlo. Anzi mi stupisco che riesca perfino a parlarne! –

- Tesoro, la sua morte è stata terribile per tutti – inevitabilmente avvertì una scossa percorrerle tutta la spina dorsale - Manca a tutti, ma non puoi smettere di vivere anche tu – fece una pausa – Lui non lo vorrebbe – Lene sentì i muscoli irrigidirsi, era ancora terribilmente difficile. Era per quello che aveva evitato di contattare le persone che lo conoscevano, parlare di lui al passato, in quel modo macchiato di amara nostalgia era un dolore sordo. Era sentire svanire il suo fantasma – Per questo ti sei trasferita qui? Per ... -

- Si, Emy, perché lui era nato, ed ora è tornato qui – spiegò, ma lei lo sapeva - Vado spesso al cimitero, mi fa sentire più vicina –

- Sai che prima o poi dovrai lasciarlo andare, vero? – esitò un momento a porle quella domanda, che naturalmente la toccò profondamente. Lo sapeva.

- Si – soffiò e l'amica fece un cenno di assenso con il capo. Decise che era il momento di abbandonare la tristezza così le lanciò un sorriso minaccioso, che quasi spaventò la ragazza.

- Ed Harry? – insinuò divertita mentre il viso di Lene diventava paonazzo. Harry cosa?

- Cosa? –

- Ma non leggi i giornali? – chiese esterrefatta. Certo che lo faceva, ma con moderazione, soprattutto da quando aveva scoperto che vedere foto che lo ritraevano passeggiare allegramente con Taylor, la rendesse nervosa – Tra i vari articoli è sbucata una foto, parlavano di una nuova fiamma dall'identità ignota, ma io ho riconosciuto quella tua orribile sciarpa rosa – spiegò con sdegno. Lene strabuzzò gli occhi. Primo: c'era una sua foto sul giornale? Due: la foto era con il porcospino! E tre: la sua sciarpa rosa antico con inserti di pizzo era stupenda! Per ultimo finì per domandarsi in quale occasione l'avesse indossata.

- Guarda che quella sciarpa... - tentò invano di difendere l'onore dell'oggetto in questione, ma fu interrotta.

– Non ho detto niente naturalmente, ma ho sperato che ... - non ebbe bisogno di terminare la frase.

- E' complicato.... – confessò in un soffio – E poi lui ora sta con Taylor – Emma alzò gli occhi al cielo, la sua amica certe volte riusciva a non vedere oltre il suo naso, soprattutto quando si trattava di se stessa.

- Sappi che da quando lo osservo, non ha smesso mai un momento di guardarti – le fece l'occhiolino. Lene rimase stupita.

- Davvero? – chiese di getto

- Allora ti interessa! – fregata! Pensò Emma, e la ragazza sbuffò.

- Emy! – brontolò lamentosa

- Ok, come vuoi ma, ricordati che voltare pagina non significa dimenticare, amica mia –

- Da quando sei diventata così saggia? – borbottò divertita - Mi stupisci! – l'amica alzò le spalle.

- Andiamo al bar? – Lene alzò gli occhi al cielo, la solita ubriacona!

- Chissà quante cose mi devi raccontare! – disse prendendola sotto braccio.

- Prometti che adesso ci vedremo più spesso! – il tono che aveva usato era perentorio.

- Promesso! – sorrise convinta

– Adesso andiamo ad ubriacarci! – urlò incurante che le persone intorno potessero sentirla o meno.

- Ma io sono astemia! – le ricordò, anche se era convinta che lo rimembrasse perfettamente, per tutte le volte che l'aveva presa in giro!

- Meglio! Farai prima! – e senza darle tempo di replicare, la trascinò verso il lunghissimo bancone da bar allestito nell'ala ovest della villa. Peccato che la fila per le bevande fosse kilometrica, così le due, appena ritrovate, amiche optarono per un ambiente più caldo e appartato: la cucina!

- Allora parlami di Harry – cominciò Emma accomodandosi su una sedia.

- Sei proprio fissata – brontolò lei

- Senti, chiamami Sherlock ma io lo sapevo – fece una pausa per accrescere la suspance - E' il tuo tipo ideale! Tu adori i ragazzi con i capelli lunghi, il fisico tonico, discretamente alti, insomma come poteva non piacerti! – Lene la ringraziò mentalmente per l'accurata descrizione. Tonico neanche più di tanto ormai, pensò ricordando quelle che lei aveva chiamato maniglie.

- Non me ne parlare quando è senza bandana mi vengono certe voglie... - ammise, sentendosi finalmente libera di parlare dei suoi desideri più nascosti. Con Emma non c'erano mai stati segreti, e ritrovarsi in quella festa a parlare come i vecchi tempi, le faceva sembrare che il tempo non fosse mai passato.

- E allora? – domandò curiosa - Gli sei saltata addosso? –

- E allora una rapa Emy! – sbuffò, sempre la solita - Io... Uff non ce la faccio! Non riuscirei a corrergli dietro come una ragazzina! –

- E chi ha detto che tu lo debba fare?! – si difese stizzita - Io ho solo parlato di saltargli addosso! – strizzò un occhio e lei sghignazzò - Seriamente – cominciò dopo aver sorseggiato il cocktail con nonchalance – Dico che dovresti dargli una possibilità –

- Ma lui non la vuole! – protestò afferrando un bicchiere dal contenuto rosa acceso dal vassoio di un cameriere. Si pentì immediatamente ma poi si giustificò pensando che quella era una serata particolare, poteva anche provare qualcosa di nuovo.

- Se la volesse invece? – rimasero per un attimo in silenzio. Aveva creduto per un momento che lui volesse stabilire un tipo di rapporto diverso tra loro, ma il suo subconscio aveva scartato la veridicità di quella possibilità quasi immediatamente – Non negarla anche a te – quell'argomento stava diventando difficile da sostenere e decise di berci su.
Che schifo!

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