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Seppur avesse cominciato ad odiare le feste, doveva ammettere che quando aveva bisogno di distrarsi si rivelavano molto utili. L'idiota in quei posti mondani non l'aveva mai degnata di uno sguardo, e fortunatamente in quel caso, era esattamente ciò che voleva. Da quando l'aveva visto star male i suoi muri autodifensivi stavano cominciando a vacillare. L'aveva scoperto davvero dispiaciuto...ma che stava pensando? Lo faceva solo per scaricarsi la coscienza! Doveva smetterla di pensare a lui. Festa uguale diversivo! Ma come al solito aveva perso tutti nella folla. Sbuffò cercando un volto famigliare in mezzo a quella marea di facce. Sorrise e si lanciò al suo inseguimento quando vide Luke seduto su un divano di uno strano colore. Da quando le star avevano divani color cacca? De gustibus non disputandum est diceva un famoso detto latino. Ma proprio mentre mancavano solo pochi passi alla meta, una figura la fece gelare sul posto. Era passato un anno dall'ultima volta che l'aveva vista, da quell'ultima volta. Erano state grandi amiche per diversi anni, ma dopo la sua morte, la sua testa l'aveva associata a lui, forse perché era stato lui a farle conoscere, e non era più riuscita neanche ad avvicinarla. Fu forse per tutti gli avvenimenti che avevano movimentato le sue giornate nell'ultimo periodo che, senza domandarsi o no se non fosse davvero preparata ad incontrarla di nuovo, si fiondò a velocità supersonica più lontano possibile da quella che era stata una delle sue più strette amiche.
Aveva dribblato alcune delle conoscenze più invadenti, per niente intenzionato a spettegolare su tutto e tutti, quando vide una figura troppo familiare avvicinarsi a passo felino, con quegli occhi azzurri che, a suo tempo l'avevano conquistato.
- Ciao – il sorriso di Taylor era limpido, sicuro, come era sempre stato.
- Ciao -
- Ti trovo bene -
- Anche io – rispose calmo, conscio che la sua vicinanze non sortisse in lui più alcun effetto. Lanciò uno sguardo intorno a sè, alla ricerca della fonte del suo cambiamento, colei che ancora non era riuscita a perdonarlo, ma che nonostante ciò non si era mai allontanata da lui.
- Sei ancora arrabbiato con me? - chiese lei, lui sembrò rifletterci un attimo, ma quando notò la figura che stava cercando muoversi troppo velocemente in direzioni poco popolose della casa, i suoi piedi si mossero da soli.
- No, non più – lanciò un ultimo sorriso a Taylor prima di allontanarsi, seguendo quella furia di cui ormai sapeva non poterne fare a meno. Dopo la loro ultima conversazione, che gli aveva lasciato speranza ed amarezza allo stesso tempo, non si erano più visti. Decise che era arrivato il momento per esigere il suo perdono.
Sghignazzò quando la vide appoggiarsi alla grande isola della moderna cucina. Aveva il fiatone, sembrava agitata.
- Sempre in cucina – dichiarò facendola sobbalzare per la sorpresa - Tutto bene? – le chiese e lei cercò di apparire più rilassata possibile.
- Vattene – bofonchiò dandogli le spalle.
- Non era una risposta -
- Una favola, ora puoi andare – si accigliò voltandosi e notando che non aveva la minima intenzione di seguire il suo spassionato consiglio.
- Sembri nervosa – constatò. Era nervosa e indisponente più del solito.
- Perspicace, voglio solo andare via – ammise sbuffando.
- Andiamo – propose prima che potesse anche solo pensare di fermare il movimento della sua bocca.
- Non con te! -
- Come vuoi – abbassò lo sguardo, non si preoccupò neanche di nascondere l'amarezza che gli aveva invaso la voce. Stava per andarsene con la sola compagnia della sconfitta, quando sentì una mano trattenerlo per un braccio, tempo di voltarsi, le stesse mani gli circondarono il viso. Ebbe appena il tempo di realizzare che fosse davvero lei quella che lo stava baciando con desiderio e trasporto, che i suoi pensieri si azzerarono. Tutti i perché che gli vorticavano in testa furono interrotti dal flusso potente di sangue che prese a scorrere veloce in tutti i suoi arti, intrappolato in quello strano gioco di seduzione che senza volere anche lui aveva costruito. Se le carezze che le fece sulla schiena fossero troppo rudi non avrebbe saputo dirlo, ormai rapito dal solo ed unico desiderio di toccarla, di non farla svanire tra le sue braccia. Si accorse della presenza curiosa che andava via, solo quando anche Lene si tirò indietro, la maschera di freddezza e rabbia ricoprì velocemente il suo viso, se non fosse che i suoi occhi tradivano la sua emozione, portando ancora con se la fiamma accecante del desiderio.
- Che cosa stai facendo? – chiese rivestendo la voce anche lui con un tono di fredda indifferenza, falso quanto la sua maschera, ma necessario.
- Stai zitto – ordinò ancora nascosta dal suo corpo, ancora protetta dalle sue braccia. Non voleva vederla, non era ancora pronta. Quando aveva riconosciuto la sua sagoma pronta ad entrare nella cucina aveva rischiato di rimanere paralizzata, ancora intrappolata nella spirale di ricordi che ormai sembravano volerla perseguitare. Senza soffermarsi sui se o sui ma, si era buttata a capofitto sul ragazzo trascinandolo in un bacio che di finto, sebbene lo desiderasse con tutta se stessa, aveva avuto ben poco, perché nel momento in cui le loro labbra erano entrate in contatto, tutto il restò era sparito a velocità di una particella di luce.
- Vuoi almeno dirmi cosa sta succedendo? -
- Per poter usare ogni parola contro di me? – inveì - No grazie -
- Mi hai baciato! – sottolineò ancora incredulo - Se vuoi posso credere che tu sia perdutamente innamorata di me -
- Lo fai apposta – ringhiò cogliendo la provocazione e lui rispose con un ghigno.
- Esatto -
- C'è una persona che non voglio incontrare – sbuffò cerando di spiegare il meno possibile. Era sempre restia a parlare di quella sfera della sua vita.
- Lasciami indovinare, quella ragazza che è entrata - lei annuì - Perché? -
- Non sono affari tuoi – brontolò seccata da tutta quella curiosità.
- Mi hai usato per coprirti – si lamentò lui - Almeno spiegami -
- Grazie per la copertura, ma non ti devo niente -
- Andiamo via allora? – Harry decise di lasciar perdere quel discorso. Un passo alla volta, si disse.
- Non insieme – esclamò fingendosi inorridita.
- Daremo meno nell'occhio -
- Ne dubito -
- Sono un mago in queste cose, fidati – insistette deciso.
- Mi riesce difficile al momento, se non impossibile – borbottò, ma perché insisteva?
- Mi dispiace ok? – si morse il labbro per sforzarsi di moderare la voce.
- No! Non è ok! Troppo facile! – ribatté con forza.
- Cosa dovrei fare allora? – chiese alzando le mani in segno di resa. Cosa doveva fare per riuscire a farsi perdonare? Stava per cedere, ne era sicuro, doveva solo sferrare un colpo giusto.
- Essere onesto per una volta! – sbraitò cominciando a perdere la pazienza.
- Cioè? -
- Perché mi odiavi quando mi hai incontrata? – chiese quasi come se fosse un ordine, puntando gli occhi nei suoi nel classico segno di sfida che aveva cominciato a contraddistinguere le loro discussioni.
- Vedo che t'interessa – sogghignò riacquistando il suo fascino provocatorio.
- Curiosità – sibilò sull'orlo di una crisi isterica. Basta non sopportava più quella situazione. Prima Emma e adesso lui che continuava a divertirsi nel cercare di confonderla!
- Se lo dici tu -
- Beh? Stai cercando una scusa? – incalzò
- Ero nervoso e tu mi hai insultato senza neanche conoscermi – spiegò agitando le mani in aria, ma sperava che quella conversazione avrebbe portato ad un punto di svolta.
- Eri scorbutico ed io ho insultato solo il tatuaggio – si difese rispondendo alle sue accuse. Non aveva cominciato ad insultarlo senza motivo, non poteva addossarle tutta la colpa.
- Mi hai detto che era sintomo di immaturità! – le ricordò citando le stesse parole che usò allora.
- Il tatuaggio – ci tenne a precisare.
- Ma dimostrava la mia immaturità – replicò lui. Lene roteò gli occhi sorpresa.
- Da quando sei così profondo? – quella provocazione le costò un' occhiataccia dal diretto interessato - Ciò non spiega il motivo per tanto astio anche dopo -
- Sei insopportabile! – la ragazza sgranò gli occhi. Stavano cercando di fare pace o no? Perché non era più tanto chiaro.
- Non stai migliorando le cose - grugnì
- Ma è vero! – esclamò convinto
- Allora perché mi parli ancora? -
- Perché non è più così negativo – Lene sbuffò, cominciava ad essere stufa del suo modo sibillino di parlare.
- Ti stai arrampicando sugli specchi! Ma ti senti? -
- Voglio dire che è un insopportabile piacevole! Te l'ho già detto, non trovo più snervante parlare con te – Harry pensò che stesse fingendo di non capire di proposito.
- Se fosse vero, non avresti fatto quella scenata – lo accusò
- Ho sempre avuto dubbi su di voi, non mi fido delle persone, specialmente di recente e proprio quando cominciavo a fidarmi, a pensare che non fosse possibile che una persona come te, che agisce e parla senza pensare, potesse architettare un piano diabolico, esce fuori che eri stata fidanzata con un attore! – spiegò lui, mentre un brivido freddo come il ghiaccio le intrappolava ogni vertebra, eppure bastava poco per sentire il macigno che era solito schiacciarla farsi improvvisamente leggero. Forse perché in quel momento la rabbia era superiore al dolore.
- Ed hai pensato subito al peggio – concluse per lui
- Già – sospirò, doveva scoprirsi – La verità è che cominciavo davvero a gradire la tua compagnia e anche se so di aver fatto un casino – puntò gli occhi nei suoi – Mi manca – fece una pausa – Mi mancano le ore passate insieme a cercare di fare qualcosa di normale ed invece finire nelle situazioni più inverosimili – scherzò.
- Quelli sono casi – borbottò lei mentre lui la fulminava con un'occhiata poco eloquente.
- Hai captato solo quello di tutto ciò che ho detto? -
- No, ma non ti perdono in ogni caso – Harry sperò che fosse ironica, aveva fatto uno sforzo immane a confessarle parte dei suoi pensieri più nascosti e era sicuro che se ne fosse accorta. Sperò che il prezzo pagato bastasse.
- Volevo solo difendere me ed i miei amici -
- Grande paladino della giustizia – borbottò sarcastica
- Mi dispiace - soffiò - Sono sincero – aggiunse notando il suo silenzio, e poi sorrise - Dai andiamo via da qui -
- Come pensi di riuscirci senza essere visti? – il sorriso di Harry si allargò, aveva ceduto.
- Facile: io attiro l'attenzione su di me e tu esci, aspettami alla macchina -
- Posso tornare da sola – tentò l'ultima opposizione.
- Aspettami alla macchina o non ti aiuto – minacciò lui irritato.
- Sporco ricattatore -
- Ma se mi sono appena lavato -
- Grrr questa solo io avrei potuto dirla, la mia vicinanza ti fa male – protestò poco diplomatica.
- A chi non lo fa? Sicuramente quando si sta in tua compagnia il cervello regredisce! – si beccò un' occhiataccia - Vado, appena senti fracasso tu esci subito – istruì.
- Ok -
Credeva che per "fracasso" intendesse una massa di voci che si alzavano all'unisono, non un tripudio di urla isteriche e applausi, ma se prima titubava sul come riconoscere il momento opportuno per defilarsi furtivamente, capì immediatamente che quel momento era arrivato. Infatti nessuno badò a lei mentre si recava al parcheggio sorvegliato della grande villa, e fortunatamente Harry la raggiunse in brevissimo tempo.
I don't want this moment to ever end, where everything's nothing without you. I wait here forever just to, to see you smile, 'cause it's true, I am nothing without you. through it all I've made my mistakes, I stumble and fall but I mean these words. I want you to know with everything I won't let this go, these words are my heart and soul, I'll hold on to this moment you know 'cause I'd bleed my heart out to show and I won't let go. thoughts read unspoken forever and now, the pieces of memories fall to the ground. I know what I did and how so, I won't let this go, 'cause it's true, I am nothing without you.
- Che diavolo hai combinato per generare tutto quel baccano? – domandò appena vide la figura del ragazzo scattare verso la macchina.
- Ho baciato Luke! – rispose divertito mentre le faceva cenno di salire.
- Cosa?! – esclamò meravigliata.
- Sono rimasti tutti scioccati – sghignazzò mettendo in moto il veicolo e scappando da quel posto noioso più in fretta possibile, e soprattutto dall'ira di Luke.
- Ci credo! Ma come ti è venuto in mente? –
- Molte delle nostre fan ci credono gay e sarebbero felici se ci fidanzassimo tra noi – spiegò con fare indifferente.
- Ecco perché applaudivano! – strabuzzò gli occhi, poi sembrò riflettere un attimo – Certo che le vostre fans sono strane –
- Perché? – chiese incuriosito.
- Perché io non spererei mai che l'attore a cui sono maggiormente dedicata al momento, si fidanzi e soprattutto con un uomo! –
- Capita anche questo – concluse ormai lontano dalla villa e da tutti coloro che erano ancora li dentro. Improvvisamente un'idea balenò nella sua testa, troppo stuzzicante per non assecondarla, così decise di invertire la rotta. Naturalmente Lene ed il suo mancato senso dell'orientamento non si accorsero di nulla fin quando, giunti a destinazione, Harry spense la macchina. Era un parcheggio deserto. Rabbrividì di colpo, arrivando quasi a pensare che fosse un rapitore/stupratore travestito e pronto ad ucciderla dopo averla ripetutamente violentata. La voce del ragazzo interruppe il flusso di immagine macabre che la sua testa aveva cominciato a creare.
- Sembri spaventata – dichiarò lui notando il suo strano atteggiamento.
- Perché siamo qui? – chiese vedendolo scendere dall'auto - Che stai facendo? – domandò disorientata quando lui le si presentò davanti aprendole la portiera.
- Vai al mio posto – ordinò risoluto
- Non vorrai...? – titubò lei incredula
- Senza storie! – che modi! Quando salì nel sedile del guidatore ovvero a destra si sentì completamente disorientata. Cambio a sinistra, specchietti storti...aiuto! Avrebbe dovuto guidare contromano!
Si mossero un pochino nel parcheggio facendo attenzione al senso delle strade, e dopo i primi momenti di panico,la confusione sembrò essere stata brillantemente superata.
- Ma sono una forza! – urlò saltellando ancora seduta sul sedile - Altro che Lauda! -
- Allora vediamo come te la cavi in strada, Lauda! – la sfidò. Era di nuovo tesa, sapeva che sarebbe stato più difficile sebbene fosse notte inoltrata e sperava che le strade fossero meno popolate. Pensò di essersela cavata bene fin quando non giunse al secondo incrocio, la macchina sembrava non voler più muoversi.
- Beh? Perché non vai? – borbottò il porcospino, stranamente tranquillo.
- C'è qualcosa di strano... – si guardò in torno mentre sentiva il moto dell'agitazione cominciare a coglierle lo stomaco. Poi però notò il freno a mano alzato. Pensò rapidamente che non era stata lei ad alzarlo prima di soffermarsi sull'aria divertita del citrullo seduto accanto a lei - Brutto idiota! Hai tirato il freno a mano! – lo accusò e lui si aprì in una risata liberatoria gettando la testa all'indietro.
- Ahaha -
- Potevamo fare un incidente! Siamo ad un incrocio! – si lamentò seria.
- La brutta figura la fai tu tanto! -
- E se distruggessi la tua macchina? – minacciò stizzita
- Che ti ha fatto di male? – domandò accarezzando il cruscotto come se si fosse trattato di un cucciolo morbidissimo di Pomerania. Uomini, pensò roteando gli occhi.
- Infatti è il proprietario il problema! –
- L'importante è che tu non m'investa una serie di volte – non riuscì a trattenere un sorriso, e quando vide il suo volto aprirsi e rispondere a quel sorriso con altrettanto divertimento seppe che volente o nolente il suo cuore l'aveva perdonato.
Lene guidò più o meno senza problemi fino a casa. Harry era rimasto in silenzio durante l'ultimo tratto del tragitto, dopo che l'aveva presa in giro per ogni cosa. Cominciava a tirare le somme della serata e pensò che si era scoperto fin troppo con lei, aveva perfino desiderato dare davvero una svolta al loro strambo rapporto, pentendosi subito dopo. Sentì l'amarezza arpionargli le membra sapendo che era costretto a salutarla, e era proprio da queste consapevolezze che aveva cercato di difendersi fin dal principio.
- Grazie – sussurrò lei più rilassata e decisamente grata per la svolta che, grazie a lui, la serata aveva preso.
- È stato divertente, alla prossima – bofonchiò velocemente riprendendo il posto di comando mentre lei tornava a guardarlo attonita. Era arrabbiato, senza sapere perché. Anzi lo sapeva, sapeva perfettamente da quando si era alzata dal sedile, che non avrebbe voluto lasciarla andare. Aveva provato dispiacere al pensiero di salutarla e una felicità periodica nel sentir rimontare in sè la possibilità di una speranza. Sapeva che lo stava perdonando e come se improvvisamente la cosa fosse stata tramutata in negativa, si sentì imprigionato in una gabbia dalla quale, in realtà, non sarebbe mai voluto uscire. Aveva cercato di evitare che questo accadesse in tutti i modi, inutile cercare ancora di convincersi che era solo bisogno di sesso, prima scendeva a patti con il suo cuore, prima avrebbe accettato, anche se non di buon grado, ciò che gli stava succedendo. Nonostante tutto, riusciva sempre a sfogare su di lei le sue preoccupazioni, le sue paure, le sue incertezze.
- Perché sei di nuovo scontroso? – domandò agitata. Era matto e quello strano comportamento ne era la prova lampante. Perché diavolo era arrabbiato ora?
- Non lo sono – ringhiò alla sua inopportuna curiosità.
- I tuoi cambiamenti di umore mi fanno girare la testa! – sbottò inviperita dirigendosi verso casa a passo di carica che strappo un ghignò ad Harry, sempre più confuso. L'unica cosa certa era che se avesse ceduto ai suoi desideri poi non sarebbe più riuscito a tornare indietro.
You got me sippin' on something, I can't compare to nothing. I've ever known, I'm hoping that after this fever I'll survive. I know I'm acting a bit crazy, strung out, a little bit hazy, hand over heart, I'm praying, that I'm gonna make it out alive. The bed's getting cold and you're not here, the future that we hold is so unclear, but I'm not alive until you call and I'll bet the odds against it all, save your advice 'cause I won't hear. You might be right but I don't care. There's a million reasons why I should give you up. But the heart wants what it wants.
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