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17.

Si era concentrato sul lavoro  incredibilmente in quei  giorni, abbandonando momentaneamente l'idea di  evitare di pensare,  usando le sue solite distrazioni. Fortunatamente  erano talmente  sommersi di lavoro che spesso era stato costretto a non  tornare neanche  a casa, o come in quel caso, una chiamata improvvisa lo  costringeva ad  uscire di nuovo.

Aveva appena chiuso la porta,  quando aveva  notato una figura conosciuta chiacchierare con Luke.  Immediatamente il  suo corpo reagì, erano giorni che non la vedeva, e non  era pronto a  trovarla di fronte casa, come se niente fosse successo.  Immediatamente  si domandò cosa facesse lei davanti casa loro, senza  osare sperare,  decise di avvicinarsi con la scusa di richiamare l'amico.  La spiò  cautamente, trovandola sorridente e disinvolta e di nuovo la  morsa allo  stomaco lo attanagliò, potente ma non inaspettata. Notò  immediatamente  la sua espressione mutare non appena era entrato nel suo  raggio  visivo. Aveva sperato alla fine, ed ora faceva anche più male.

- Ciao –  adesso lei lo stava guardando come se con uno sguardo volesse trasmettergli tutto il rancore che provava. Colto.

- Ciao – cercò di apparire fredda, e da come lui abbassò gli occhi capì di aver avuto successo.

-   Lu, andiamo – disse all'amico prima di procedere verso la macchina,   senza più guardarla, senza un saluto, persa ogni speranza. Aveva creduto   di riuscire a farsi perdonare da lei, perché infondo provavano le   stesse cose, ne era stato quasi convinto, ma ora ogni certezza era   crollata come un castello di sabbia. Sapeva di aver sbagliato tutto con   lei, ma a volte  aveva creduto che nonostante tutto fossero riusciti a   costruire qualcosa. Anche se fosse stato così, non era abbastanza forte   da resistere alle sue dannatissime cavolate. Riusciva solo a  distruggere  tutto.

Mi è bastata un'ora per volerla ancora,   fulminato dagli  sguardi suoi. Non mi era capitato mai. E se ci penso  non so perché, io  perdo il senso di me. Ho provato a bere, serve per  staccare ma il  pensiero non affoga mai, ha imparato già a nuotare sai.  Non ho più tempo  per stare senza lei, voglio scoprire chi sei. Se  cammino cerco, se  sogno già ti perdo quindi devo muovermi per te.  Giusto o no sull'ombra  ti camminerò fino a che ombra non sarò, fino a  convincerti che a te io  non rinuncio, fino a scordarmi i fatti miei le  mie abitudini i miei  guai, o anche a dividerli coi tuoi.



Non  era preparata a vederlo  così triste, tanto che le sembrò di sentire il  suo cuore piangere,  mentre la forza dei ricordi felici tornava a galla  con straordinaria  intensità. Era davvero incapace di perdonare qualcuno che  sembrava  sinceramente pentito?

- Devo andare – la voce di Luke  la riportò  alla realtà, una realtà in cui lui si stava allontanando –  Mi ha fatto  piacere vederti – la salutò gentilmente.

- Anche a  me, buon  lavoro! – si allontanò con un macigno sul cuore che le  suggeriva che la  strada che aveva deciso di intraprendere non fosse  affatto quella  giusta.









La sera passò tranquilla, almeno  apparentemente. La  libreria che aveva casualmente scoperto si era  rivelata più interessante  del previsto, aveva fatto diversi acquisti,  di cui uno già terminato,  insieme alla torta al cioccolato fatta quella  mattina. Era un pozzo, non  avrebbe dovuto sfondarsi così, non era  salutare! Al diavolo! Era  risaputo che il cioccolato era la migliore  cura per i mali d'amore.  Amore? Quale amore! Stupida, era solo un modo  di dire ok? La sua  coscienza doveva tacere! Continuava a girarsi e  rigirarsi nel letto  sperando che il sonno arrivasse presto o sarebbe  arrivata a rimpiangere  le feste! Quando con sollievo sentì le palpebre  farsi pesanti e pian  piano perdere la cognizione della realtà, lo  squillare del telefono la  rimbalzò nel mondo reale più sveglia che mai.  Accidenti!

- Pronto ? – rispose con voce squillante, seppure fosse notte fonda.

- Lene, sono Nils – la voce del biondo le risuonò spaventata e tremante - Potresti venire a casa nostra? È urgente -

- Che succede? – chiese tirandosi a sedere di colpo.

-   Harry sta male ti prego vieni mi serve aiuto – involontariamente il  suo  cuore tremò, ma si sforzò di mostrarsi impassibile. Calma, respira!

- Credo che il mio aiuto non sia indispensabile -

-   Ti sbagli, non saprei chi chiamare! – esclamò quello nervosamente - Ti   aspetto, sbrigati! – sentirlo così agitato ovviamente turbò  anche  lei.

- No aspet... - aveva attaccato. Accidenti! Saltò giù da letto velocemente.

Borbottava   tra sè e sè in attesa del taxi, perché chiamare lei, non era   un'infermiera! E cosa ci stava andando a fare?! Stupida! Era solo una   stupida non solo a precipitarsi ma anche a preoccuparsi. Cosa diavolo   aveva combinato quell'idiota patentato?





Non fece neanche in tempo   ad allontanare la mano dal campanello che la porta si era spalancata   rivelando il suo amico biondo più pallido e agitato che mai.

-   Ancora non capisco per quale accidenti di motivo abbia chiamato me! Che   diavolo succede? – tremò, la sua rabbia nascondeva l'immensa paura che   quel cretino avesse potuto combinare qualcosa di irreparabile.

-   Sono tutti fuori! – si giustificò Nils tirandola malamente dentro casa -   Quell'idiota non si riprende non so che fare! – il suo cuore sussultò   ancora una volta.

- Calmo calmo non capisco nulla se no! – lo   ammonì calando finalmente la sua maschera di indifferenza - Che vuol   dire non si riprende? – sbraitò ormai incurante di mostrarsi spaventata.  

- L'ho portato qui che non si reggeva in piedi, ora è sul letto   ma non si sveglia! – Nils era visibilmente nervoso e turbato, tanto  che  il moto asfissiante della preoccupazione avvolse anche lei nelle  sue  spire.

- Perché cavolo non hai chiamato un medico? – domandò mentre si precipitavano entrambi verso la sua stanza.

-   Perché credo che abbia preso droga – sussultò ancora una volta   sbarrando gli occhi, droga. Ma si era bevuto il cervello? - Dobbiamo   farlo vomitare! – continuò il biondo spalancando la porta. Quella si che   non era una novità!

Trasalì nel vedere uno spettacolo peggiore   delle sbornie a cui aveva dovuto assistere in passato. Era  una  carcassa  sudata e tremante e nel vederlo in quelle condizioni le si  strinse il  cuore, mentre una paura folle rischiava di farle perdere  anche l'ultimo  briciolo di lucidità.

Portarlo di peso fino al  bagno non era  stata un'idea geniale. Ma quanto pesava, pensò mentre lo  stavano  trascinando in malo modo verso la destinazione.

- Vado a  prendere  l'anice e la liquirizia! – disse Nils precipitandosi al piano  inferiore  per poi tornare su in un lampo. Lei intanto tentava, suo  malgrado, di  tenerlo dritto, mentre gli passava una mano tra i capelli,   accarezzandoli dolcemente. Sentì gli occhi tremare, mentre una  familiare  paura cominciava ad opprimerle il respiro.

- Speriamo che bastino a farlo vomitare – pregò

- Io le dita in gola non gliele metto – borbottò Nils in preda al panico.

-   E dovrei farlo io?! – sbottò lei di colpo mentre gli infilavano quante   più pastiglie possibili in bocca. Aspettarono trepidanti qualche  minuto  ma il ragazzo non accennava a dare segni di coscienza e  soprattutto  sintomi di vomito. Nils continuava ad agitarsi per il bagno  mentre lei  sentiva il cuore palpitare a ritmo di samba - Accidenti  dagliene altre! –  urlò afferrando l'amico per il maglione.

- Quante? -

-   Tutto il pacco se necessario! Anzi i pacchi – afferrò le caramelle   all'anice. Che schifo, pensò, chi mai poteva comprarle?! - Mischiali! –

- Allora prendo anche lo sciroppo  - esclamò di colpo – Gli fa talmente schifo che non riesce neanche ad ingerirlo –

-   Speriamo solo di non peggiorare la situazione con tutto questo   miscuglio – tremò mentre Nils attuava i suoi propositi. Sperò che   bastasse per creare una miscela letale da far uscire gli organi anche ad   un rinoceronte. E quello fortunatamente bastò. Sospirarono di gioia  nel  vederlo tornare vagamente in sé, per poi portarlo sul letto. Era in  uno  stato di semi coscienza, ogni tanto apriva gli occhi per guardarsi   intorno e quando finalmente si accorse di chi aveva vicino, le afferrò   un polso prima che potesse muoversi. Lene sobbalzò ed  istintivamente  tentò di allontanarsi, ma poi si sedette sul letto. Si  rilassò di colpo  sommersa dal sollievo.

- Ti ho sempre trovata bella – balbettò il quasi cadavere e lei alzò gli occhi al cielo.

- Guarda che sono Lene -

- Lo so – una smorfia che probabilmente doveva essere un sorriso comparve sul volto del ragazzo.

- Allora stai vaneggiando – tentò di scherzare lei.

-   Faccio solo casini – continuò balbettante facendo sparire ogni cenno  di  sorriso – Rovino tutto – tremò ancora nel sentirlo veramente   dispiaciuto, come mai avrebbe creduto. Sentì ogni barriera rompersi.

- Non è vero – sussurrò dolcemente, poggiandogli delicatamente una mano sul viso - Dormi adesso –

-   Dimmi che non ho mandato tutto all'aria – pregò stringendole l'altra    mano con più forza, senza però farle male – Dimmelo – spalancò gli   occhi. Lei gli porse un'altra carezza.

- Combini casini, si, ma   non sono irrimediabili – sorrise – Sei un testone – gli afferrò un   ricciolo giocandoci con le dita. Ma lui era ancora serio e teso.

- Allora perché non riesci a perdonarmi? –

-   T'importa davvero? – chiese di colpo con decisione. Stupida, non era   proprio cosciente in quel momento, come poteva mettersi a riprendere   quel discorso con uno che probabilmente capiva solo il 20% di quello che   diceva?

- Non l'hai ancora capito? – quelle parole la fecero sussultare, completamente impreparata a quella specie di confessione.

-   Forse perché sono più testona di te – ammise più a se stessa, dato che   lui si era gia addormentato. I capelli gli ricadevano disordinati  sulla  fronte, e lei incapace di trattenersi glieli scostò con leggere  carezze.  Gli poggiò un bacio sulla fronte ed ascoltò rapita il suono  del suo  respiro prima di allontanarsi.

Già svaniscono le ombre  di una  livida realtà. Vorrei toccarti ancora, vorrei restare qui,  confusa,  perduta nella tua innocenza. Danza nel buio, sconvolgimi  l'anima e poi  danza, travolgimi, disarmami. Io vittima degli occhi  della tua nuda  follia.

Stranamente si sentì in colpa, quasi fosse  a causa sua che  quel porcospino si fosse ridotto in quello stato, ma  ciò non era  possibile. Che qualcosa fosse cambiato dentro di lei invece  era ormai  inequivocabile. Il desiderio di perdonarlo cominciava a  farsi strada in  lei in maniera prorompente, lo aveva dedotto dallo  spavento che si era  presa, dalla dolcezza con cui l'aveva accarezzato, e  dalla gioia che  aveva provato quando l'aveva sentito dire che gli  importava di lei. Ok,  non aveva detto esattamente così, ma era quello  il senso no? Vaneggiava,  anche quello era da contare prima di tirare le  somme finali. Si buttò  sul letto che Nils le aveva gentilmente  concesso per passare la notte da  loro, abbandonandosi al sonno, ancora divisa tra la rabbia ed  il perdono.

Il suo della  sveglia le rimbombò stridulo nelle  orecchie. Fantastico. Aveva dormito  si e no tre ore, doveva sembrare  uno zombie, però aveva deciso di  mettere la sveglia per controllare  come stesse quella mattina il  porcospino. Si sentì maggiormente mummia  una volta tirata su dal letto e  barcollante si avviò verso la camera di  quel cretino.

Nonostante  la luce penetrasse dalla finastra, lui  dormiva beato, nella stessa  posizione di come l'aveva lasciato. Doveva  essere esausto anche lui,  pensò amaramente. Appena sarebbe stato  meglio, gli avrebbe fatto cantare  "Dio salvi la Regina" in aramaico dopo  la strigliata che gli sarebbe  toccato sorbirsi. Si abbassò finché la  faccia non arrivò alla stessa sua  altezza, sedendosi per terra proprio  accanto al letto. Poggiò entrambe  le braccia sul letto, per poi  posargli una mano sulla fronte. Sospirò di  sollievo quando si accorse  che per fortuna non aveva febbre. Si perse  per un instante nella  contemplazione dei suoi lineamenti puliti e  rilassati.

If not  tonight, this is the strangest feeling,  something I can't control, do I  play the fool for you. If not tonight,  waiting forever, just to see  your face, waiting is all that I seem to  do. If not tonight, underneath  the stars, beneath the crescent, sinking  down into the sea. It's not  the time but I will wait forever, if this is  what you want, waiting  could be the end of me. One day I will open your  eyes, underneath the  stars beneath the crescent.



Quando tornò  lentamente alla realtà  si sentì intorpidito e rimbambito. La luce lo  aveva costretto ad aprire  gli occhi a forza e ad uscire da quello strano  torpore che lo aveva  rapito. Ma quando decise che era arrivato il  momento di alzarsi, la  testa cominciò a brontolare ed uno strano  bruciore investì tutti i suoi  muscoli come lava incandescente, tanto che  si costrinse a restare  dov'era. Fu in quel momento che avvertì qualcosa  schiacciargli il  braccio sinistro. Sorrise mentre una dolcezza infinita  soffiò nel suo  cuore quando vide la testa della sua inconfondibile  psicopatica  usufruire beatamente del suo braccio come cuscino. Mosse una  mano  d'impulso portandola tra i suoi capelli, confusamente sparpagliati   sulla sua faccia e sulle spalle. La osservò dormire profondamente con   la bocca leggermente aperta ed una mano portata sotto il mento come   appoggio. Un doccia gelata echeggiò nella testa quando ricordò vagamente   flash della notte appena passata. Ricordò di come si fosse convinto a   prendere la roba che gli avevano offerto alla festa e di come poi la   testa avesse cominciato a vorticare per poi piombare in un buio cieco e   silenzioso. Ricordò di un sapore schifoso precipitargli in bocca e di   come pian  piano la luce era tornata ad avvolgere i suoi occhi. Ricordò   l'eco dei battiti accelerati nel trovarla seduta sul suo letto, mentre   gli donava tenui carezze  che avevano avuto il potere di cullarlo   regalandogli il sogno di un sonno tranquillo. Ricordò confusionariamente   qualche parola scambiata, mentre un sorriso si affacciò sul suo volto   ed i ricordi si facevano più nitidi. Continuò ad accarezzarla con la   stessa dolcezza che aveva usato lei con lui, finché non la sentì   sussultare leggermente, prima allagare la braccia per facilitare uno   sbadiglio, stropicciarsi gli occhi come una bambina imbronciata prima di   schiudere i due boccioli scuri e legarli finalmente ai suoi, ancora.  La  vide spalancarli di colpo nel trovarlo sveglio e vigile, per poi   strisciare con il sedere verso la porta e fuggire letteralmente via da   lui.





La dolcezza delle carezze tra i suoi capelli l'aveva   lievemente riportata alla realtà, sussultò quando sentì la schiena   indolenzita dalla posizione poco comoda assunta per troppo tempo. Solo   quando finalmente aprì gli occhi e tornò visibilmente sveglia, si   accorse che non era nel suo letto, bensì per terra, e davanti a sè non   trovò una parete bianca, ma la faccia del porcospino, sveglio ed attento   ad osservarla con accentuato interesse. I pensieri si azzerarono  quando  ricollegò la sua mano tra i capelli e realizzò che era più  sveglio di  lei, ergo l'aveva colta in fragrante dormire vicino a lui.  Meraviglioso!  Improvvisamente la decisione di defilarsi prontamente le  sembrò la cosa  più saggia da fare, forse non strisciando fino alla  porta con il  sedere, ma i pensieri erano stati completamente azzerati  dall'imbarazzo.

Si  rifugiò in cucina, ripensando a ciò che era  appena successo e  soprattutto alla notte passata. Quell'idiota le aveva  fatto prendere un  infarto, aveva rischiato di lasciarci le penne!  Quello non era  sicuramente il miglior modo per fingere che non  esistesse, anzi le  toccava anche trasformarsi in crocerossina, lei, che  di medicina non  capiva proprio niente!

- Come sta? – le chiese  un Nils decisamente  preoccupato e addormentato. Sorrise nel vederlo con  tutti i capelli  spampanati a destra e sinistra, sintomi di un sonno  agitato.

- Meglio – rispose vagamente rigida – Si è svegliato per fortuna – mutò il tono in una nota più dolce e rassicurante.

- Grazie Lene –

-   Figurati, non che sia stata molto utile, ma almeno a livello morale   spero di aver contribuito – farfugliò imbarazzata. Non aveva fatto   realmente niente.

- Non solo, lo sai – insistette il biondo sedendosi.

- Non ne sono molto sicura –

- Vuoi una fetta di torta? – chiese di colpo e lei sembrò finalmente uscire dal suo stato di imbarazzo e confusione. Torta!

- Che torta? –

- Ciambellone al cioccolato – ammiccò lui conoscendo i suoi gusti.

- Non l'hai fatto tu spero! – scherzò mentre l'aria si alleggeriva lentamente.

- Perfida! – ribatté in segno di protesta – No, l'ha fatto la signora che ci aiuta in casa – spiegò tirando fuori la torta.

- Ne è rimasto poco, significa che è buono – commentò fintamente rassicurata.

- Lo è! –

- Grazie –

- Non c'è di che! – rispose facendolo l'occhiolino.

La   quiete della cucina fu interrotta dall'arrivo improvviso del paziente   tornato in forze. Lene strabuzzò gli occhi, sperando di non essere   arrossita nel vederlo colmare la cucina della sua presenza, vestito solo   da una maglietta bianca e dai boxer neri. Perché anche nella  situazioni  più assurde quell'idiota doveva farle venire in mente  pensieri poco,  pochissimo casti?

- Harry che stai facendo? Dovresti restare a letto – lo ammonì l'amico balzando in piedi.

- Sto bene – lo tranquillizzò – Volevo solo prendere un bicchiere d'acqua –

- Te l'avrei portato – protestò quello.

-   Non c'era bisogno, sto bene – Nils sembrò crederci quando lo vide   avvicinarsi al tavolo con passo sicuro. La situazione gli apparve   chiara, quando notò l'amico rivolgere un'occhiata che di disinteressato   non aveva nulla alla ragazza che invece, arrossiva e si voltava   dall'altra parte. Era chiaro che era il giunto il momento di lasciarli   soli per un po'.

- Vado un attimo di la – disse sfuggendo allo   sguardo assassino che ora gli stava lanciando la ragazza. Non aveva   trovato nessuna scusa pronta!





Passò solo qualche secondo prima che Harry si decise a parlare.

-   Ciao – disse con voce ancora impastata dal sonno. Lene si limitò ad un   cenno cortese e freddo del capo, che Harry non registrò  - Volevo   solo...beh, grazie – balbettò.

- Non c'è di che – rispose   spazientita sperando che accantonasse l'argomento. Altrimenti sarebbe   esplosa, doveva ancora darle spiegazioni. Ok, non gliele doveva, ma lei   le pretendeva dopo lo spavento che le aveva fatto prendere.

- Sei   stata geniale ad usare quello schifo di caramelle – decise ancora di  non  parlare e lui scoppiò. Basta girare intorno - Senti mi dispiace... -

- Ti avevo detto di non dirlo! – scattò. Come doveva fargli capire che non voleva sentirsi dire quelle parole!

- Allora parlami! – replicò lui sovrastandola dalla sua altezza.

- Cosa dovrei dirti? – sbottò – Che sei un idiota? Ma come cavolo ti vieni in mente! –

- Non volevo – sussultò perdendo ogni cenno di arroganza.

- Ah no? Te l'hanno data di nascosto? – continuò lei come un fiume in piena.

- No ma... -

- Allora sei ancora più cretino! – lo interruppe rimettendosi in piedi - Cosa credevi di dimostrare? –

-   Volevo solo smettere di pensare – tentò di giustificarsi, ma quando la   vide spalancare gli occhi dalla rabbia capì che aveva peggiorato le   cose.

- E ti sembra il modo migliore quello? – urlò noncurante che   Nils li sentisse o no – Sai quante volte avrei voluto spegnere il   cervello? Lo riesci anche solo ad immaginare? – si morse il labbro. Non   aveva mai fatto riferimenti al passato, anche con Gigi o Noemi, non   aveva mai neanche pensato di sfruttare quello che le era successo, ma   con lui le era venuto quasi spontaneo, tanto che si spaventò. Cosa le   stava facendo quel ragazzo?!

Just like a spy through smoke and   lights and I saw things getting smaller. I escaped through the backdoor   of the world, fear as well as temptation, now everything is reflection,   as i make my way through this labyrinth and my sense of direction is   lost like the sound of my steps. Scent of dried flowers and I'm walkin'   through the fog.

- Non fare paragoni! – alzò anche lui la voce   imitandola – Se c'è una cosa che ho imparato di te è che sei la persona   più forte che abbia mai conosciuto – sussultò nell'udire quelle parole   mentre una nuvola di calore le sfrecciava nel sangue.

I find my   only salvation and my sense of connection, in playin' hide and seek in   this labyrinth is lost like the sound of my steps.

- La prossima   volta ti tiro una padellata in testa, vedrai come tutti i pensieri si   azzerano – scherzò improvvisamente cercando di alleggerire la tensione.

- Perché devi essere sempre così violenta nei miei riguardi? – sorrise finalmente rilassato. La sentì finalmente tornare da lui.

- Te lo meriti – asserì tornando seria.

- Hai detto che non è tutto irrimediabile – la colpì dimostrando di ricordare cosa si fossero detti.

-   Pensavo non ascoltassi – dichiarò fingendosi disinteressata, ma quando   lui si avvicinò a lei tanto da riuscire a sfiorarne il corpo con il  suo,  ogni proposito di indifferenza svanì e le gambe presero a  sciogliersi  come il famoso gelato al sole. Le difese una ad una  crollarono. Quanto  aveva desiderato sentirlo così vicino. Accidenti!

- Ho sentito ogni parola – le sussurrò tra i capelli.

Girl   I followed my heart, followed the truth, right from the start it led  me  to you. Please don't leave me this way, I'm guilty now, all I have  to  say.

- Non lo è – ammise tornado all'argomento principale. Si   allontanò di colpo, combattendo contro il suo stesso istinto per non   cedere al desiderio di abbracciarlo e non lasciarlo andare più via – Ma   ancora non ce la faccio - disse quando ormai gli aveva già voltato le   spalle. Doveva andarsene da quella casa, sperando che le circostanze   glielo avrebbero messo davanti il più tardi possibile, o avrebbe davvero   rischiato di cedere, mentre la lotta tra cuore e testa era più aperta   che mai.

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