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La cena che Noemi e Chris avevano organizzato a casa delle ragazze, per festeggiare la loro prossima convivenza in una villetta tutta loro, sarebbe stata l'occasione per sbugiardarle davanti a tutti.
La fulminò con un'occhiata gelida appena entrò in casa, tanto che lei ne rimase spiazzata. Tempo di poggiare la giacca che diede inizio alla sua vendetta. Le si parò davanti fermando la sua corsa tra salotto e cucina, dovevano assistere tutti. E cominciò ad applaudire.
- A cosa devo? – Lene non si sarebbe mai aspettata quella freddezza che aveva letto nei suoi occhi appena entrato. Anzi, più che glaciale freddezza, era odio puro. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, lei a quell'ora sarebbe gia stata sepolta. Cercò di fingersi scostante, disinteressata, sebbene non lo fosse neanche lontanamente.
- Devo farle i complimenti, è proprio un'attrice da oscar – fece una pausa lanciandole uno sguardo sprezzante, mentre tutti ormai erano rivolti verso di loro - Ora capisco perché si sono accollate a noi, lei e la sua amichetta, alla quale ha fatto fare il gioco sporco -
- Ma che stai dicendo? – scattò a quel punto Chris. Sapeva che quei due non avevano mai smesso di litigare, ma ora ci stava anche andando di mezzo al sua ragazza, e non l'avrebbe permesso.
Raelene sentì qualcosa scattare dentro di sè, i suoi sensi la stavano avvertendo: pericolo.
- Che queste due si sono messe d'accordo per fregarci e grazie a noi ottenere popolarità! Solo che lei - indicando Lene ma rivolto all'amico - Ci ha già provato e le è andata male, quindi ora manda avanti l'amichetta complice – tornò ad incrociare i suoi occhi. Neanche il barlume di tacita preghiera bastò per placare un furia nata dalla delusione - Complimenti che piano ben congeniato, peccato che vi abbia scoperto, siete solo delle approfittatrici e scalatrici sociali! – strepitò lanciandole tutto l'odio che in quel momento trasportasse sulla cresta della sua immensa delusione.
- Harry ma che diavolo dici? – sbottò Nils intromettendosi.
- Non mi credi? Guarda qui! – urlò lanciando con forza le foto di lei e un ragazzo biondo. Era Tom. Non appena i suoi occhi captarono anche da lontano la presenza di foto che la ritraevano con lui, sbiancò sentendo la morsa bruciante dei ricordi offuscarle la vista. No, no, no. Avrebbe voluto urlare, scuotere la testa, ed invece restò immobile a fissare quelle foto. La sua mente cominciò a viaggiare in una dimensione parallela, finché la voce del ragazzo non la riportò alla realtà - Lui è un attore! Lei l'ha usato per diventare popolare! Ma non è riuscita nel suo intento, queste foto sono dell'anno scorso, poi lui deve averla scoperta e giustamente lasciata! – spiegò inviperito la sua versione dei fatti mentre i ragazzi lo ascoltavano attoniti, soltanto Noemi e Gigi erano rimasti ad osservarla preoccupati - Ed ora lei e la sua amichetta ci riprovano con noi! Ma non lo capisci? Ci usano! – si tirò nervosamente i capelli, qualcos'altro insieme alla rabbia gareggiava nel suo sangue, qualcosa di simile al dolore. Tornò a guardarla per un momento - Sono solo due... -
- Ora basta! - interviene Gigi alzandosi in piedi e battendo le mani sul tavolo - Tu non hai la minima idea di quanto ti stia sbagliando! – sibilò quasi fosse una minaccia.
- Ah si? – lo schernì beffardo - Vedo che però lei sta zitta, fa parlare l'avvocato difensore! - abbaiò rabbioso avvicinandosi di nuovo pericolosamente a lei – Mi piacerebbe chiamare il suo amichetto e farci quattro chiacchiere! – ghignò malefico, mentre lei sentiva le forze mancarle e un'ondata potente di dolore travolgerla. Strizzò i pugni, chiedendosi finalmente quale potesse essere il motivo di tutto quell'odio. La stava accusando con violenza, schernendo con un impeto mai visto, con una rabbia cieca e sorda, che presto, sapeva, avrebbe investito anche lei.
- Come ti permetti di venire in casa nostra ed accusarci di queste assurdità? – protestò Noemi indignata. La situazione stava sfuggendo di mano, avvertiva tensione dalla sua amica mentre cercava di contenere il suo dolore e la sua rabbia, ma la sensazione che da un momento all'altro sarebbe esplosa, la convinse ad intromettersi per difendere la loro reputazione, ingiustamente attaccata.
- Perché ho le prove! - disse sventolando le foto proprio davanti al viso della ragazza, poi tornò su di lei - Ancora non parli? Cos' è, cerchi scuse plausibili? – abbaiò.
I wanna leave my footprints on the sands of time, know there was something that, and something that I left behind when I leave this world, I'll leave no regrets, leave something to remember, so they won't forget. I just want them to know that I gave my all, did my best, brought someone to happiness, left this world a little better just because. I was here, I lived, I loved, I was here. I did, I've done, everything that I wanted and it was more than I thought it would be, I will leave my mark so everyone will know, I was here.
Non era vero. Si sentiva come fosse stata scaraventata nel peggiore degli incubi. L'unica differenza era che da quello non ci sarebbe stata via di uscita, non c'era risveglio o fine. Percepì le lacrime appannarle la vista tanto che quasi non si accorse della cattiveria con cui quelle foto le venivano sbaragliate in faccia. Ne prese una dopo l'altra con le mani che tremavano. Le rigirò lentamente per poterle guardare nel verso giusto, nel momento in cui la tenerezza di un sorriso si mischiava al più amaro dei dolori, smorfiando la faccia in qualcosa di indefinito. Le osservò con dolcezza, sembrava quasi le stesse accarezzando con lo sguardo, strizzò poi gli occhi all'improvvisa fitta di dolore opprimente, che quasi le impediva di respirare. Nonostante non fosse mai affondato, tornava sempre a galla con dirompente forza, soprattutto quando le veniva scaraventato addosso in quel modo brutale. Strizzò ancora gli occhi, ma era difficile, tremendamente difficile contenere il bruciore delle lacrime. Odiava piangere davanti alle persone, era solo sintomo di debolezza, mostrava la parte di se più nascosta, più fragile, più vulnerabile, ma quello era troppo. Un vortice di passato la risucchiò senza aver il tempo di rendersene conto, la sua mente era già in balia di immagini di vecchi ricordi, belli, bellissimi, quanto terribilmente dolorosi. Vedere le loro foto insieme era...semplicemente troppo. La voce del ragazzo dagli occhi verdi la fece tornare al presente, ma neanche a lei giunse la nota disperata che traspirava dalla sua voce - Sei solo una ragazzina viziata che per dimostrare agli altri di non essere superficiale giudica senza parametri – sibilò furioso portandosi proprio davanti a lei - Sai darti solo arie, in realtà non sai nulla, giochi solo alla brava ragazza, quando sei solo una .... – nel giro di una particella di secondo la ragazza in questione, con uno scattò puntò i piedi con la stessa velocità con cui gli stampò un sonoro schiaffo, tanto forte da girargli la faccia. Con la testa in equilibrio tra passato e presente, finalmente reagì alle accuse piantandogli la massima trasparenza che i suoi occhi potessero assumere, cosicché il dolore cieco avvolgesse anche lui nelle sue spine, lo bruciasse nel suo fuoco, lo punisse nel suo inferno.
Harry spalancò gli occhi come scottato da ciò che mai avrebbe voluto leggere nei suoi straripanti di lacrime. Un macabro silenzio avvolse la casa e gli inquilini per qualche minuto, mentre Gigi si era portato una mano alla bocca scandalizzato e gli altri avevano spalancato gli occhi per lo stupore. Harry restò in silenzio, finché Lene non interruppe la battaglia di sguardi fuggendo dalla casa velocemente, mentre i suoi passi pesanti echeggiavano nel silenzio spettrale del salone.
- Sei solo un ragazzino arrogante! - intervenne Noemi stufa - La prossima volta informati bene! -
- Non farlo – s'intromise Gigi moderando la voce. Sapevano entrambi che quell'argomento era sempre stato troppo difficile da affrontare e che lei, nonostante tutto, ancora non riusciva a convivere con i suoi fantasmi. Non aveva mai voluto parlarne neanche con loro e si era fatta promettere che loro non ne avrebbero mai fatto parola con nessuno - Lo sai -
- Si, lo so! – sbottò la ragazza inviperita - Lei non me lo perdonerà, ma non posso passare sopra a questi insulti! Non li merita dopo tutto quello che ha passato e che ancora... - pausa - E neanche io merito di essere infangata in questo modo! – di colpo si rivolse al ragazzo riccio con intenzioni bellicose – E tu vedi di cercare meglio, e fallo ora, davanti a tutti noi! – ordinò senza che fossero permesse repliche.
Harry si armò di cellulare ancora convinto della validità delle sue ricerche, ma scorrendo tra vari articoli e foto, la veridicità delle nuove notizie lo colse di sorpresa, sprezzante come un fulmine. Stavano per sposarsi. Qualcosa gli si gelò nel sangue. Qualche mese prima del matrimonio lui era disgraziatamente morto in un incidente d'auto. Harry spalancò gli occhi paralizzato dallo shock. Quanto aveva potuto amare quel ragazzo, tanto da decidere di sposarlo? Incredibilmente quel pensiero tramutò la sua rabbia in qualcosa che non sarebbe riuscito a spiegare. Gli sembrò di aver colto solo in quel momento, il pallido riflesso delle fiamme di quell'inferno in cui bruciava lei, di aspirare solo ora i resti dell'odore acre e strozzante del fumo. Quello era stato l'amore della sua vita e le era stato brutalmente strappato, irrevocabilmente. Un cumulo di frustrazione s'impossessò del suo corpo, non solo perché le si era avventato contro accusandola ingiustamente, ma perché nella sua testa i tasselli di quel misterioso puzzle erano finalmente andati a posto, un posto talmente sbagliato che avrebbe voluto avere il potere di resettare tutto nel moto di rabbia che accompagnava l'improvviso desiderio di volere che quell'incredibile amore fosse stato per lui. Il suo cuore sussultò per l'ardore con cui quel desiderio lo travolse, frastagliato dalla paura che mai si sarebbe potuto avverare.
La sua faccia non passò inosservata, mentre anche gli altri ragazzi venivano a conoscenza di un passato che era stato cercato per troppo tempo di occultare.
- Dovevano sposarsi! – esclamò Luke mentre i due amici annuivano con un cenno del capo, ricordando quello che era stato un terribile periodo per tutti.
- Che disgrazia – commentò Nils con voce tinta di vero dispiacere.
- Voi non sapete quanto ha sofferto! – attaccò Noemi – Voi non sapete nulla – soffiò prima di voltarsi verso Harry, con Chris che la teneva per le spalle - Ecco, la prossima volta vedi di informarti bene prima di riflettere o accusare la gente! – ribatté ancora, mentre Harry incassava l'ennesimo colpo in un silenzio straziante - La stai chiamando? – domandò a Gigi che intanto aveva cominciato a fare su e giù per il salone con il telefono all'orecchio.
- Ha il telefono staccato! - esclamò preoccupato.
- Non le sarà successo qualcosa? – esclamò Nils preoccupato.
- Aspettiamo un altro po', poi andiamo a prenderla –
- Sapete dov'è? - chiese Luke di colpo.
- È sempre li – mormorò tristemente Gigi
- Lì dove? - Nils appariva confuso, perché la stavano chiamando se sapevano dov'era? Cosa aspettavano ad andare a prenderla? Il ragazzo si agitò al solo pensiero che quell'apparente spruzzo di allegria dietro il suo sorriso nascondesse una tristezza tanto grande, tanto da volerla quasi cancellare, tanto da arrivare a fingere che non fosse mai esistita.
- Perché credete che siamo venute proprio qui? – la ragazza di Chris era sempre più nervosa e indisponente - Lui è qui... – soffiò.
- Vuoi dire che...? – la voce di Nils tentennò.
- Si genio, il cimitero - lo interruppe Chris nervoso - Credete sia li? -
- È sempre li – sussurrò Gigi malinconico.
- Allora cosa aspettiamo? – scattò Nils
- Non le piace che andiamo li...vuole sempre stare da sola – spiegò il ragazzo mentre Noemi si limitò a sbuffare.
- Non l'ha...? – questa volta fu il turno di Luke.
- Superato? Affatto -
- Ma è passato un anno e lei sembra sempre così allegra – commentò ancora Nils.
- Il suo viso ride, ma il suo cuore piange, sempre. Non l'hai conosciuta prima, ora è solo il fantasma di ciò che era un tempo. È morta con lui e non riesce a superarlo, ad andare avanti. E' ancora ancorata ad un passato che ormai non esiste più – la voce sprezzante di Noemi trascinò con se il calare dell'improvviso silenzio. Nessuno osò chiedere altro.
Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo, con la bocca tremante e sigillata. Ora capiva, ecco il pezzo mancante di ciò che lei aveva raccontato. Ora era chiaro perché lei non era più uscita con nessun ragazzo, aveva sempre lui in testa e nel cuore. Ora era tutto fin troppo chiaro, si sentiva un idiota, un ragazzino che si era divertito ad infangare qualcuno di insulti, qualcuno che già soffriva abbastanza, seppure non lo mostrasse. Ora comprendeva ogni parola del discorso che avevano avuto quella sera. Le aveva dato della ragazzina viziata e incapace di comprendere i problemi altrui, perché non ne aveva mai affrontato di seri. Quanto poteva essersi sbagliato!
Si aggrappò con forza al marmo freddo, sempre più freddo, mentre il vento batteva forte la sua rabbia solitaria, l'avvolgeva in una tristezza che sapeva di addio. Era convinta che ora tutti sapessero il segreto più nascosto della sua vita, ora tutti avrebbero parlato, giudicato il suo dolore. L'avrebbero guardata in maniera diversa avvolti nella nebbia della pietà e della compassione. Digrignò i denti tentando di sfogare la rabbia che cominciava a farsi spazio tra le crepe della tristezza, fino ad essere assorbita da ogni fibra del suo corpo. Proprio quando cominciava a fidarsi di lui, proprio quando aveva cominciato a desiderare come non mai di assecondare l'idea di voler passare più tempo con lui, conoscerlo per chi fosse veramente, lui l'aveva umiliata e lo aveva fatto con rabbia, arroganza e presunzione. Si era sentita tradita e per la prima volta dopo tanto tempo aveva riassaporato cosa significasse la delusione. Si portò una mano tra i capelli, nonostante tutto, ancora lui al centro dei suoi pensieri, al centro della sua rabbia, della sua tristezza, appannando tutto il resto, perfino i brucianti ricordi esplosi dentro di lei in una tempesta che l'aveva lasciata più confusa e disorientata che mai, imponendole il suo più grande bivio, la scelta tra passato e futuro, dove il passato era segnato ed il futuro mai stato più incerto. Si domandò se il motivo di tanta sofferenza fosse per il presente o passato, seppur con riluttanza dovette ammettere che entrambi l'avevano piegata con intensità, proprio quando aveva imparato a convincersi che niente, se non il passato, avrebbe potuto toccarla. Si ritrovò ad odiarlo ancora di più per averla pian piano sradicata dalle sue radici e poi abbandonata in una nuova via, gettata nella dimensione che per un anno aveva deciso di non vivere. E lo odiò perché per la prima volta dopo tanto tempo, aveva desiderato sfuggire all'ombra della morte per poter ricominciare a vivere.
E poi e poi, e poi sarà come morire, cadere giù non arrivare mai e poi sarà e poi sarà come bruciare nell'inferno che imprigiona. E se ti chiamo amore tu non ridere se ti chiamo amore. E poi e poi e poi sarà come morire, la notte che, che non passa mai e poi sarà e poi sarà come impazzire in un vuoto che abbandona. E se ti chiamo amore tu non ridere se ti chiamo amore. Amore che non vola che ti sfiora il viso e ti abbandona, amore che si chiede, ti fa respirare e poi ti uccide e poi e poi ti dimentica ti libera e poi e poi, la notte che, che non passa mai.
Restò indietro, non perché temesse le occhiate brucianti che la ragazza di Chris gli lanciava prima di sputargli addosso il suo odio, non per l'alitante giudizio che lo avvolgeva come una pressante spira senza uscita, in realtà non sapere a cosa i suoi occhi sarebbero potuti andare incontro lo rendeva incerto e nervoso. La paura era che quei sottili fili che cominciavano a legare le loro vite fossero stati tesi fino al limite, un soffio sarebbe bastato per spezzarli se ancora un barlume di forza li teneva uniti. Sapeva solo che il suo odio sarebbe stato più bruciante delle intere fiamme dell'inferno.
Riuscì a vedere un'ombra nel buio, un fagotto accasciato a terra tanto sofferente che gli fece tremare il cuore in un sussulto che lo terrorizzò. I suoi amici l'affiancarono e lui non osò avvicinarsi.
I want to say I lived each day, until I die and know that I meant something in, somebody's life, the hearts I have touched, will be the proof that I leave that I made a difference, and this world will see. I was here. I lived, I loved, I was here, I did, I've done, everything that I wanted and it was more than I thought it would be, I will leave my mark so everyone will know.
- Per favore andate via – soffiò con voce contratta nascondendo la testa tra le braccia.
- Puoi scordartelo, senza di te non ce ne andiamo – la voce di Noemi si addolcì di colpo.
- Voglio stare da sola –
- Allora ti aspettiamo all'uscita – Gigi si chinò per accarezzarle leggermente i capelli.
- No.... – tentò di protestare, non voleva davvero vedere nessuno.
- No, Lene niente scuse – s'intromise Noemi risoluta – Non sei in condizioni di girare da sola in piena notte – Lene scacciò le lacrime con il dorso della mano, arrendendosi.
- Allora andiamo via adesso –
I ragazzi erano rimasti in disparte, con tutto che Nils si muoveva come un pazzo su e giù per il viale desiderando più che mai essere utile, desiderando più che mai strappare un sorriso che facesse uscire tutti da quella scomoda situazione.
- Mi metti ansia! – sbottò Luke infastidito dal rumore battente delle sue scarpe sulla ghiaia. La storia era riuscita a shockare tutti, chi più chi meno, forse perché nessuno di loro si sarebbe mai aspettato che la sua ombra celasse un segreto così grande.
- Mi dispiace, ma non riesco a fare altro! – protestò – Mi sento inutile! Com'è possibile che non mi sia mai accorto di niente! – continuò senza mai smettere la sua pesante camminata – Le sono stato più vicino di tutti e mai mi sarebbe venuta in mente una cosa del genere! –
- Come potevamo immaginarlo? – lo difese l'amico castano – Non ci ha mai detto niente e non l'avremmo neanche scoperto se non fosse stato per l'idea geniale di Harry! – sentire il suo nome lo riportò al presente. Nils ancora lo guardava storto, troppo turbato per pensare lucidamente, mentre Luke sembrava aver smesso di giudicarlo, forse perché colpito dalla storia in sé. Non importava essere giudicato, non da loro, niente sembrava importare al momento. La sua testa vorticava in un marasma di idee che sembravano pian piano assemblarsi, portandogli ancora più confusione, mentre solo una domanda continuava a martellargli le tempie. Perché? Finché la consapevolezza della comprensione non scacciò ogni particella di ignoranza e finalmente il quadro gli apparve completo, mentre il moto di una gelosia insensata cominciava ad albeggiare nel suo cuore. Perché quell'avversario solo lei avrebbe potuto combatterlo, e temeva che lei non avrebbe neanche mai più voluto provare a concedergli un briciolo di spazio nel suo cuore.
Riuscì solo a vederla allontanarsi affiancata dai suoi fidati amici, la seguì con occhi tremanti finché piano piano la sua figura scomparve nel buio avvolgente della notte, una notte che non avrebbe mai dimenticato.
I'm holding on your rope, got me ten feet off the ground and I'm hearing what you say, but I just can't make a sound. Tell me that you need me, then you go and cut me down, but wait, you tell me that you're sorry, didn't think I'd turn around and say. I'd take another chance, take a fall. Take a shot for you, and I need you like a heart needs a beat, but that's nothing new. I loved you with a fire red, now it's turning blue, and you say. Sorry like the angel heaven let me think was you, but I'm afraid. It's too late to apologize, it's too late.
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