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Aveva trascorso quei tre giorni evitando in tutti i modi di recarsi a casa dei ragazzi, rinchiusa in un mutismo di pentimento ed angoscia. Si era stufata di darsi continuamente della stupida, ma ormai era innegabile: lo era! Ed ora era inutile piangersi addosso.
Aveva trascorso quei giorni tentando in ogni modo di non pensare, aveva commesso l'unico irrimediabile errore che aveva sempre creduto di non poter fare! Inoltre il fatto che quel ragazzo la detestasse peggiorava a dir poco la sua stabilità mentale, o almeno quel poco che ne era rimasto. Eppure ogni volta che la sua mente ripercorreva il ricordo di quella notte, perdendosi nel suo tocco, nella sua pelle, nei suoi baci, arrossiva, mentre il suo cuore tentava invano di ingannare i secondi regolati dal suo battito. Era una stupida di dimensioni cosmiche. Non era neanche più riuscita ad andare da lui, e come avrebbe potuto dopo quello che aveva fatto? Aveva giurato a se stessa, a lui perfino, che solo lui avrebbe regnato nel suo cuore, che quello sarebbe stato per sempre il suo posto, il suo riferimento, la sua unica ragione, ed invece si era data ad un altro, nella piena coscienza delle sue facoltà mentali per giunta! Ma come aveva potuto.
Aveva già scoperto che le lacrime non finivano, alla faccia di tutti quegli scrittori che parlavano di piangere talmente tanto fino a consumare tutte le lacrime. Bugiardi! Le lacrime non finivano proprio per niente e lei ne era la triste testimone. Aveva giurato che lui sarebbe stato il suo ultimo bacio, il suo ultimo uomo, e adesso aveva mandato tutto al diavolo, insieme a ciò che rimaneva della sua sanità mentale.
Le parve di sentire il cuore rompersi come se fosse morto ancora una volta, cancellata perfino l'ultima traccia di lui nel suo corpo. Singhiozzò silenziosamente mentre le mani arpionavano con forza le coperte del letto, confusa e disorientata per la prima volta dopo tanto tempo.
Inutile, era incapace di portare a termine un progetto, qualsiasi esso fosse, lei lo programmava e poi non lo terminava. Ma questa volta doveva essere diverso, per un anno intero aveva allontanato chiunque le si fosse avvicinato troppo, sebbene alcuni di questi fossero stati molto attraenti ai suoi occhi, non era mai riuscita a superare quel muro, non aveva mai neanche desiderato farlo. Invece ora non solo aveva desiderato ma aveva anche agito! Si vergognò con se stessa, si vergognò con lui, sperando che potesse perdonare i suoi errori, perché la sola cosa che desiderava al momento era poter ancora correre da lui.
Ho bisogno d'incontrarti nel mio cuore, di trovare te, di stare insieme a te, unico riferimento del mio andare, una ragione tu, unico sostegno tu. Al centro del mio cuore ci sei solo tu. Tutto ruota intorno a te, in funzione di te, e poi non importa il dove, il come, il se. Che tu splenda sempre al centro del mio cuore, il significato allora sarai tu. Unico sostegno tu, la stella polare e tu, al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Quei giorni aveva cercato di tenersi il più impegnata possibile, sperando nella soluzione che comprare, finire e ricomprare una quantità di gelati da far invidia ad un supermercato, potesse essere una magra consolazione. Questi erano i pensieri che tormentavano una divoratrice di gelati a uffo. Proprio mentre pregustava la fine dell'ennesimo cono, qualcuno bussò alla porta. Bussare? Chi ancora usava bussare? Una risposta bionda la travolse in un mare di buste e bustine.
- Scusa bellezza ma siamo stati un po' impegnati tra le interviste in radio ed in tv! Non volevamo abbandonarti - si scusò Nils provocandole un moto di tenerezza. Volevamo? Un ammasso di ricci castani si presentò davanti a lei in tutta la sua arroganza. Ma quanto era bello!
- Siamo venuti per cena! Sei contenta? -
Una Pasqua avrebbe voluto rispondere, ma solo perché non era ancora pronta a subire le conseguenze delle sue scellerate azioni. Ed ora il diavolo rivendicatore era proprio di fronte a lei, stranamente silenzioso. Lo salutò velocemente tentando di nascondere il crescente imbarazzo prima di sparire rapidamente in cucina.
Era andato a casa sua propriamente per risolvere l'imbarazzante situazione che si era creata. Quando poi l'aveva vista sulla porta sorridente come al solito con tutti ed invece evitare i suoi occhi, era stato un colpo che lo aveva colto impreparato, quasi quanto l'improvviso desiderio di avventarsi ancora sulla sua bocca come la più famelica delle belve. L'aveva vista sparire in cucina con il chiaro intento di evitarlo ancora e l'ennesimo moto di rabbia lo sconvolse. Non era abituato ad essere ignorato, e con quella convinzione accesa nella testa decise che, come al solito, le avrebbe imposto la sua presenza, non le avrebbe permesso di far finta che non esistesse.
Un rumore di passi veloci ma cadenzati ruppe il silenzio che aveva avvolto le sue riflessioni. Sapeva chi fosse, fu la curiosità più che il coraggio a spingerla a cercare i suoi occhi, e quando li trovò rimase colpita nel riuscire a leggervi gli stessi identici turbamenti.
Cominciava seriamente a credere di aver imparato a conoscere qualche pezzo in più di lei, quando per l'ennesima volta i loro occhi sembravano comunicare anche senza bisogno di parole, capì che qualcosa aveva toccato anche lei.
Si studiarono in silenzio, non erano pronti alla battaglia come al solito, stranamente quella volta entrambi erano orientati verso la pace. Quando il ragazzo ritrovò la volontà di parlare, la sua voce uscì come un balbettio poco convinto e tremante.
- Sentì riguardo all'altra volta... – cominciò vagamente imbarazzato.
- Niente, Harry, non è successo niente l'altra volta - tentò di liquidarlo, solo il pensiero la faceva sentire sporca.
- Ti sei pentita – era un'affermazione, e più che sollievo, qualcosa di amaro si scontrò con i suoi pensieri.
- Si! – esclamò convinta - Non sarebbe dovuto succedere – qualcosa in lui esplose e la rabbia uscì come un vulcano in eruzione.
- Non sembrava da come mi sei saltata addosso – sputò avvicinandosi - Mi lascia pensare che non ti sia data da fare solo con me -
Uno schiaffo deciso e ben piazzato si imbatté contro la sua guancia sinistra con un sonoro schiocco.
- Non osare... – sbraitò inviperita - Cos'è, ti rode che non sia venuta a supplicarti di farlo ancora? Speravi che da questo momento in poi sbavassi per te? Beh no! Anzi prima dimentichiamo quello che è successo, meglio è! -
- Sono d'accordo – si morse la lingua tentando di calmarsi. Quando s'impegnava aveva davvero una lingua tagliente, e quella volta aveva centrato perfettamente il punto, anche se sapeva che non si trattava solo di orgoglio maschile. Che diavolo!
- Bene, allora non parliamone più! – concluse per poi uscire dalla cucina con i suo ormai consueto passo di carica.
La cena miracolosamente trascorse tranquilla seppur tra silenzi imbarazzanti ed occhiate omicide.
Una volta a casa si buttò sul divano pesantemente. Infastidito era la definizione calzante del momento e sembrava non essere stato il solo ad aver colto quel suo stato d'animo.
- Non sei contento – cominciò l'amico castano sedendosi accanto a lui. Cominciava ad abituarsi alle sue apparizioni improvvise.
- Si... – ammise sentendo il bisogno di sfogarsi con qualcuno.
- Però? - Harry si limitò ad osservare un punto indistinto davanti a sè, incapace di rispondere - Però ti da fastidio che non sia venuta a lodare la tua performance sessuale e ti si sia appiccicata come fanno tutte – ora leggeva nel pensiero?
- Avrai fatto schifo amico – scherzò Luke.
- Ma piantala -
- Sarà – sospirò - Ma secondo me non è quello -
- Allora cos'è, mr so tutto io – era ironico, ma decise di sfruttare le momentanee capacità sensitive dell'amico.
- Ci rodi perché in fondo lei ti piace, ti è sempre piaciuta, e sempre infondo, volevi che lei si avvicinasse a te -
....baggianate!
- Non dire cretinate! – mentì, ma si sentiva comunque infastidito che lei avesse cancellato così facilmente quella notte, sarebbe dovuto esserne contento, invece gli rodeva, ma solo per orgoglio maschile. Si come no.
I giorni seguenti Harry aveva gia deciso che era inutile rimuginare sul passato ed invece fare la cosa che più gli veniva meglio, ossia uscire con una ragazza diversa ogni sera, occupando il suo tempo tra i numerosi impegni di lavoro e quelli di piacere. Aveva ricominciato a frequentare i posti più trendy e snob della città, dove i paparazzi lo braccavano, e le ragazze vi si recavano solo nella speranza di avvicinarlo, ma la cosa non sembrava toccarlo. Era il bello della sua vita.
Stava aspettando la ragazza con cui aveva appena cominciato ad uscire da solo un giorno, quando rimase stupito nell'incrociare una figura familiare, proprio quella che aveva cercato di evitare in quei giorni. Prima che potesse ricominciare l'infinita battaglia mentale sull'argomento "giusto o no farsi notare/ meglio andarsene", seguì l'istinto. Si avvicinò a lei, che intanto gli dava le spalle, con passo felpato, le sfiorò una spalla e lei sussultò impreparata.
- Che coincidenza - disse con un sorriso strafottente, tanto bello quanto da prendere a schiaffi, pensò lei - Che fai cominci a pedinarmi? – domandò scherzando. Il solito egocentrico.
- Ti piacerebbe forse – ribatté piccata - Mi dispiace deluderti ma no, aspetto una mia vecchia amica - ammise - Tu invece? Appuntamento romantico? -
- Appuntamento, di romantico non c'è nulla -
- Giusto, giusto! -
- Harry! – la voce squillante dietro di loro interruppe bruscamente lo scambio al momento innocuo di risposte.
- La tua bar...bella ti chiama! - sorrise vedendo una ragazza biondissima e super formosa avvicinarsi a lui - Meglio che vada! -
- Buona serata! -
- Grazie anche a te, buona sco...serata! – esclamò sarcastica.
- Come sei scurrile! -
- Stai zitto latin lover! –
- Ma la conosci? – chiese con voce squillante. Aveva notato una strana attenzione verso la psicopatica. Che si conoscessero? Ma lei non aveva dato alcun segno simile.
- Si è l'amica della ragazza di Chris -
- Oh mio dio! – gridò quella di colpo.
- Cosa? – qualcosa in lui si accese e cominciò a farsi sospettoso.
- Come cosa? Non lo sai? - chiese con voce acuta, cominciava a stufarsi di quella suspance, era lui che faceva domande!
- Cosa dovrei sapere? -
- Beh che era fidanzata con un attore, ora non ricordo bene chi ma...- si alzò di scatto come se fosse stato improvvisamente colpito da un fulmine, senza neanche lasciarla finire di parlare - Dove vai? - ma lui si era già allontanato velocemente. Lo sapeva, tutti l'avrebbero deluso prima o poi, soprattutto una ragazzina che conosceva da a mala pena tre mesi. Corse a casa, cercando di ignorare la morsa dolorosa della delusione, li stava usando solo per la fama, come tutti. L'apparente angioletto immacolato, in realtà celava il più spietato dei diavoli, pronto a prendersi gioco di tutto e tutti. La cosa che non sopportava era che proprio quando aveva cominciato a fidarsi di lei, a desiderare lei. Grugnì mentre si portava le mani tra i capelli, tirandoli con forza tentando di ignorare quanto in realtà facesse male essere pugnalati alle spalle. Non avrebbe dovuto prendersela tanto, cercò di convincersi che era normale restarne delusi, era perfettamente normale. Ma l'avrebbe pagata cara.
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