13.3
- Che vuoi che dica? – si arrese - Che avevi ragione? -
- Tanto ormai tra alcol e congiunzione astrale non mi stupirei – ribatté con tono scherzoso.
- Brucia ancora la fine della mia ultima storia, credo mi abbia usato solo per pubblicità – la facilità con cui uscì quella confessione lo stupì.
- Perché era famosa? -
- Taylor Swift – disse, convinto che solo il nome bastasse. Infatti Lene strabuzzò gli occhi.
- Uh qualche sua canzone è carina! – esclamò con enfasi cominciando a canticchiare - You make me crazier, crazier....scusa! – disse poi notando uno sguardo poco accondiscendente - Perché pensi questo? – chiese mossa dalla solita irrefrenabile curiosità.
- Ma se me l'hai detto anche tu – proruppe accigliato
- Si, riguardo alle barbie, lei non aveva bisogno di te -
- Così credevo – soffiò toccato - Ma a quanto pare farsi vedere in giro con me ha fruttato per lei, anche per me ovviamente, ma credo che lei lo ricercasse – Lene lo guardò attonita per un momento. Doveva aver davvero sofferto per quella storia, e da come muoveva nervosamente le mani significava che ancora doveva bruciargli.
- Mi dispiace- sussurrò - Immagino che ti sia sentito usato -
- Tutti cercano di farlo – sbuffò fingendosi annoiato, Lene capì che era il momento di alleggerire l'aria.
- Pensa se sapessero che in realtà sei un ubriacone cinico e molto antipatico – sghignazzò.
- È questo che pensi? – chiese mutando la voce di colpo, pizzicato da quelle parole.
- Come darmi torto? – replicò stizzita dal suo improvviso cambiamento.
- Dimenticavo la congiunzione astrale – sospirò arrendevole - Lo so che non dovrei lamentarmi, me lo dicono tutti, solo che tutto questo a volte è troppo – aprirsi con lei era sempre più facile, come essere se stesso. Aveva sempre creduto che quella psicopatica tirasse fuori il peggio, invece cominciava quasi a ricredersi, tirava fuori proprio lui.
- È normale che lo sia, la tua non si può definire certo una normale adolescenza. È logico che certe volte sia un peso notevole da sopportare -
- Lo pensi davvero? – domandò seriamente colpito.
- Certo! – rispose di getto - Devi stare sempre attento a come comportarti, la tua vita privata non esiste più e quando ti lamenti di questo ti senti stupido – si morse le labbra continuando a dare colpa all'alcohol per quei fiumi ininterrotti di parole, quando notò qualcosa di poco rassicuramene attraversare i suoi occhi.
- Tu non puoi capire -
- È la seconda volta che me lo dici - replicò convinta - Ed io per la seconda volta ti ripeto la stessa cosa: ci sto provando, penso solo che tu abbia ragione e che sia difficile mantenere sempre le apparenze quando in realtà ti sentì bruciare dentro – si morse la lingua pensando di aver parlato troppo, ma il ragazzo era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersi della nota di tensione che aveva accompagnato quella riflessione.
- Già, ma non ho scelta, vorrei solo non essere usato ed essere trattato come una persona normale - fece un sospiro desiderando allontanare quella maledizione da se, o almeno dalla sua serata - Bene io ho parlato, ora è il tuo turno -
- Non hai proprio parlato – bofonchiò e questa volta fu il suo turno di beccarsi un' occhiata poco eloquente che la costrinse ad aprire la bocca - Non ho molto da dire, solo che anche io come te, ho smesso di fidarmi delle persone – lui le rivolse uno sguardo incredulo, era come se i suoi occhi volessero dirle: 'si come no!', la spinse a puntualizzare - Parlando di coppie – ancora una volta la guardò con un chiaro ammonimento, così si affrettò a precisare – Mi riferisco dal punto di vista sentimentale! -
- Per una storia finita male? – tremò sentendo che stavano per addentrarsi in un campo per lei minato.
- Non la banalizzerei così – balbettò - Comunque non riesco neanche ad avvicinarmi ad un ragazzo...in quel senso... -
- Ossia? – replicò lui non avvertendo l'improvvisa tensione nella voce della ragazza.
- Devo farti un disegnino? – sbottò di colpo - Non riesco neanche a baciare! – Harry storse le labbra poco convinto.
- Se la memoria non mi gioca brutti scherzi ricordo che mi hai baciato e non solo una volta –
- Alt – alzò una mano - Tu hai baciato me, io sono solo stata colta alla sprovvista, ma non sarebbe mai partito da me spontaneamente – il ragionamento filava, dovette ammettere il ragazzo.
- Tu non sei normale -
- Può darsi – acconsentì sospirando.
- Se la storia è finita vuol dire che ne devi trovare un altro -
- Come sei profondo! – scherzò per poi tornare seria - Non ci riesco –
- Ma perché? – lui trovava la cosa inconcepibile.
- Non lo so, non ce la faccio -
- Tu hai bisogno di sesso! – si finse sarcastico ma in realtà era perfettamente serio, e lei lo sapeva.
- E tu di un po' di sensibilità! – brontolò di rimando - Non me ne farei niente di notti selvagge come quelle che passi tu! -
- Insomma sei la classica ragazza casa e chiesa – disse in un chiaro tono provocatorio.
- Quanto sei banale! – sbuffò - Non ho detto che non piacerebbe! – non seppe esattamente cosa l'aveva portata a sentire il bisogno di quella precisazione - Adoro il sesso selvaggio! Solo che non ci riesco più –
- Ne sei sicura? – qualcosa tuonò nei suoi occhi.
- Perché? – sospettò qualcosa dal tono che gli aveva sentito volutamente usare. Qualcosa le suggerì di alzare la guardia. Ma lui si finse annoiato e scrollò le spalle.
- Così –
- No – batté una mano sul tavolo per concentrare la sua attenzione su di se - Ora devi dirmi cosa sta pensando la tua mente bacata – ordinò con fare minaccioso. Harry scoppiò, poggiò le braccia sul tavolo, diminuendo la distanza tra loro. Ecco che si sfidavano ancora, occhi negli occhi.
- Non ti ricordi proprio nulla della sera che siamo andati in giro per le bancarelle natalizie? –
- Certo che la ricordo, eccetto il blackout finale – un brutto presentimento s'impossessò dei suoi polmoni costringendola ad interrompersi – Cos'è successo? Cos'ho fatto? Avevi detto che non era successo! – tamburellò cercando di trattenere l'agitazione.
- Infatti non è successo quello – si affrettò a dire – Ma... -
- Ma? – incalzò lei
- Non so se dovrei dirtelo – ghignò malefico e lei reagì.
- Potrei costringerti con metodi poco piacevoli –
- Bene, l'hai voluto tu – ringhiò lui. Aiuto – Mi sei saltata addosso – sembrava quasi divertito, anzi lo era!
Imbarazzarla era dannatamente divertente soprattutto quando sbiancava come un lenzuolo.
- Oddio – strabuzzò gli occhi portandosi una mano alla bocca. Non poteva essere vero.
- Nel senso letterale – ci tenne a puntualizzare allargando il ghigno.
- Grazie per la precisazione – sbottò lei
- Mi hai tolto la maglietta ... -
- Potresti tralasciare i dettagli poco importanti – alzò la voce di colpo. Non poteva darle anche i dettagli imbarazzanti.
- Dipende dal punto di vista – ammiccò tronfio, cosa che la colpì.
- Perché ho la sensazione che tutto questo ti diverta – lo accusò se possibile ancora più imbarazzata.
- Perché è così – insistette - Non ti ho mai vista così agitata – sghignazzò ancora.
- Harry! – un urlo di ammonimento gli sfrecciò nelle orecchie.
- Ok, ti sei ehm... -
- Aiuto – tutto il corpo stava tremando di trepidazione.
- Strusciata – bofonchiò mimando con un gesto della mano.
- Dove? – chiese in preda al panico.
- Come dove? – scoppiò a ridere anche se cominciava a domandarsi il perché di tanta preoccupazione. Era così terribile per lei credere di poter aver un certo tipo di rapporto con lui?
- Smettila, è peggio di un parto! –
- Non m'interrompere allora! – le smorfie che la sua faccia assumeva diventavano sempre più divertenti e lo costrinsero ad abbandonare i pensieri poco piacevoli che si erano affacciati nella sua mente.
- Sei tu che ti soffermi su dettagli poco interessanti tralasciando quelli importanti! – borbottò alterata - Allora!! – berciò seccata da tutta quell'inutile attesa. Odiava la suspance!
- Mi ti sei strusciata addosso no? Mi sembrava ovvio! – usò un tono volutamente convinto e fermo, per niente imbarazzato o intimidito. Lene tirò quasi un sospiro di sollievo e uno d'indignazione. Come accidenti aveva potuto fare una cosa simile!
- E non potevi fermarmi? – brontolò acidamente.
- Non sarebbe stato carino, eri scatenata, avevi abbandonato ogni freno inibitorio – spiegò compiaciuto.
- Allora dovevi dire ci siamo strusciati invece di dipingermi come un cane in calore! – ci tenne a puntualizzare l'ovvio, ma in quel momento ne aveva bisogno.
- Ti stavo attribuendo il merito – ironizzò lui.
- Cretino! Ancora non capisco cosa tu ci possa trovare di così divertente! – sbottò indignata.
- La tua faccia scandalizzata! – ecco, per l'appunto. Alzò gli occhi al cielo esasperata. In un istante però una domanda si fece largo nella sua testa, accompagnata dalla sensazione che un tassello mancasse alla piena risoluzione del puzzle dei suoi disordinati ricordi.
- Scusa c'è qualcosa che mi sfugge in tutto questo – ammise pensierosa – Hai detto che non l'abbiamo fatto ma che io ti sono saltata addosso e tu non avevi nessuna intenzione di fermarmi –
- Ottima ricostruzione del caso –
- Allora com'è possibile che mi sia fermata? – domandò abbandonando l'imbarazzo della situazione per un momento - Hai detto che ero scatenata! –
- Ti sei fermata e basta – Harry tentò di sviare il discorso drasticamente. Era chiedere troppo anche solo sperare che lei non volesse approfondire l'argomento, trascinando anche lui verso un momento imbarazzante?! Se si trattava di lei, si. L'avrebbe tenuto a mente per il futuro.
- Mi stai nascondendo qualcosa – tentò di intimidirlo - Dimmelo subito! –
- Ti sei fermata perché non avresti potuto continuare – provò a spiegare nonostante sapesse che non sarebbe bastato, non a lei.
- Che diavolo vuol dire! – protestò non cogliendo i significati nascosti. Tra alcohol e il crescente imbarazzo, i suoi neuroni in quel momento non sarebbero stati in grado di cogliere niente altro se non qualcosa di estremamente ovvio - Sei sibillino! –
- Oh insomma, sono venuto ok? – fu quasi un urlo mentre la ragazza davanti a lui perdeva sempre più colore e spalancava gli occhi di colpo.
- C...come è successo? – balbettò una volta sicura di aver recuperato l'uso della parola - Voglio dire, se ci siamo solo... -
- Ti sei strusciata con talmente tanta foga che il mio corpo ha reagito e gradito – ammise quasi imbarazzato, un leggerissimo rossore colorò le sue guance. Lene rimase un attimo interdetta, ma non riuscì a trattenere la risata spontanea che le partì dallo stomaco una volta inquadrata l'espressione da cane bastonato che lui aveva assunto – Si può sapere cosa ci trovi di divertente? – reagì l'interessato, indispettito dalla sua risata.
- Che non volevi dirmelo! Ahahahha neanche i bambini e tu che ti vantavi tanto! Ahahhaha –
- Non infierire per favore! – roteò gli occhi sapendo che non l'avrebbe mai accontentato.
- La tua faccia è impagabile – non riusciva a parlare da quanto stava ridendo. Appunto, pensò Harry, così decise di passare al contrattacco.
- Quasi quanto la tua quando ti ho detto che mi sei saltata addosso prima di strusciarti sensualmente su di me – quando la vide spalancare gli occhi ed arrossire di nuovo capì di aver fatto centro e ghignò trionfante.
- Sensualmente – ripeté poi lei – Adesso mi dispiace proprio non ricordare nulla eccetto il panico quando ti ho trovato mezzo nudo vicino a me – ammise di getto, continuando a colpevolizzare l'alcohol.
- Sei ancora innamorata di lui? – chiese improvvisamente, quasi infastidito da quella confessione. La vide irrigidirsi - Tutto ok? -
- Si...solo che non mi piace parlare di...questo... – bofonchiò. Doveva cercare di tenere la bocca chiusa o avrebbe sicuramente parlato a vanvera e quell'argomento non era facile per lei da toccare.
- Significa che ho ragione – improvvisamente il viso della ragazza s'incupì seguito da quello di Harry. Non aveva negato, pensò lui, e soprattutto era tornata ad indossare la maschera d'impassibilità. Era chiusa di nuovo a riccio e non poteva sopportarlo.
- Anche tu allora – tergiversò, desiderando come non mai di allontanare quel discorso, quel dolore. Non sarebbe stata capace di nasconderlo. Ma non voleva. Non quella sera che era stranamente andato tutto bene e neanche per un attimo quei pensieri si erano avvicinati a lei. Ma lei non voleva allontanarli di solito, solo che quella sera....aaaah basta! Decise di mettere a tacere la sua vocina interiore. L'alcohol, pensò, è solo colpa dell' alcohol.
- Del tuo ex? – frecciò ironico
- Ahahaha idiota! – sghignazzò un minimo alleggerita - Brindiamo -
- A cosa, cuori infranti? –lui apparve scettico.
- Al sesso selvaggio – disse lanciandogli uno sguardo penetrante.
- Allora si! – avvicinò il bicchiere al suo e dopo un sonoro schiocco, seppur i bicchieri fossero di cartone, mandarono giù il contenuto alla stessa velocità, sebbene lei ne avesse solo un goccio e lui almeno un dito.
- Vacci piano! – bofonchiò lei con voce roca, sentiva la gola bruciare. Ma come diavolo le era venuto in mente - Non voglio poi reggerti la testa mente vomiti! -
- A chi lo dici! Sei tu quella astemia, per me ci vuole ben altro -
- Lo dici come se fosse un vanto – replicò indignata - Io non sono ancora da vomito -
- Buon per me! –
- Io direi di andare! – propose barcollando dalla sedia - Dobbiamo cercare l'albergo hihihihi -
- Comunque ho l'impressione che tu non mi abbia detto tutto di te, c'è qualcosa di strano – tornò a fissarla con aria assorta. Era stata vaga, troppo vaga sul suo ex e il suo istinto gli suggeriva che non era stata una semplice storia per lei. Improvvisamente sentì una strana morsa lambirgli gli organi e non poté non domandarsi a cosa fosse dovuto. La guardò ancora e decise che era meglio smettere di porsi domande.
- Tu sei strano! – biascicò distratta.
- Andiamo, voglio togliermi questo cappello – si alzò di colpo, quel coso cominciava a dargli prurito, ma almeno era servito a qualcosa, strano che lei non glielo avesse ancora fatto notare con al sua solita aria da maestrina.
- Però ha funzionato – aveva parlato troppo presto, pensò udendola.
- Sembravo un cretino -
- Allora strano che non ti abbiano riconosciuto – esclamò sarcastica con una punta di acidità.
- Da sbronza sei ancora più molesta, non credevo fosse possibile! – replicò lui difendendosi.
- Dov'è finita la congiunzione astrale? – domandò di colpo
- Si sarà stufata! -
- Di te! – borbottò offesa mentre arrivavano alla macchina e lui le apriva galantemente la porta dell'auto, dal lato giusto.
- Ce la fai ad entrare? – le chiese vedendola in difficoltà.
- Ovvio – biascicò un istante prima di mettere male un piede nell'intento di salire in auto in una maniera tutta nuova. Harry tentò di afferrarla ma incredibilmente prese anche lui l'equilibrio, finendo per lanciarsi addosso a lei, che ora rideva sonoramente. Poco dopo qualcosa fece ridere di gusto anche lui.
- Ahahaha -
- Ahahaha ma perché ridi? – chiese quasi in lacrime, senza sapere neanche per cosa, perfino lo stomaco cominciava a farle male.
- Non so se dirtelo – bofonchiò tra una risata e l'altra.
- Abbiamo fatto più discorsi imbarazzanti stasera di quanti ne abbia fatti in tutta la vita! Ormai puoi dirmi tutto! – spiegò lei con convinzione.
- Casa! – esclamò allora lui, sventolando le chiavi davanti alla sua faccia come un trofeo.
- Mia?! Perché le hai tu? – domandò stizzita cercando di afferrare l'oggetto incriminato, invano.
- No stupida! Mia! Casa mia! Andiamo! – si tirò su, evitando di concentrarsi su quell'improvvisa ed estremamente piacevole vicinanza forzata. Non ispirò il suo odore, non incrociò i suoi occhi, altrimenti era sicuro che non avrebbe resistito.
- Ti serve qualcosa per dormire – le disse una volta arrivati nella casa dei ragazzi, vuota. L'aveva condotta al piano superiore, che lei aveva ammirato con la solita curiosità. Era molto simile alla loro per colori ed arredamento, ma anche molto, molto più grande. Solo il piano superiore poteva contare ad occhio e croce di 6 stanze, e sapeva che Victor da quando si era fidanzato non viveva più con loro. La condusse in una delle tante stanze.
- Non fa niente -
- Tieni – a quel punto un indumento scuro le volò letteralmente in faccia. Non si era nemmeno accorta, presa dalla contemplazione, che lui era uscito e tornato dalla stanza! Giurò di essere diventata più rossa di un pomodoro maturo a giudicare dal calore che le infiammava le guance e dalla faccia divertita del carciofo.
- Dovrei usare le tue mutande?! – domandò spalancando gli occhi mentre gli rilanciava l'oggetto. Non era la sua amante, come gli veniva in mente di darle la sua biancheria! Involontariamente arrossì ancora, ma forse era dovuto ancora all'alcohol.
- O dormire nuda - disse senza contenere un ghigno malizioso. Adorava metterla in difficoltà quando era già in imbarazzo.
- O restare vestita, ti ringrazio comunque – ribatté acida.
- Non dire sciocchezze, puoi dormire qui, la mia è accanto se dovesse servirti qualcosa -
- Tipo strangolarti nel sonno? – fu il suo turno di sogghignare.
- Violenta – commentò lui con un sorrisino eloquente – Pensavo volessi rinfrescare la memoria riguardo quello che era successo quella notte – la provocò avvicinandosi lentamente a lei che però rispose tirandogli un cuscino.
- Idiota! – poi sospirò - Sicuro di non darti fastidio? -
- Quello lo fai sempre, non sarà più del solito – rispose con indifferenza.
- Che gentilezza -
- Hai finito con le cretinate? – chiese, questa volta con indisponenza. Era strana e ciò lo destabilizzava. Aveva smesso troppo presto di leggerla, o forse si era abituato troppo presto, ma quella sera ed ormai da un po' di tempo, lei risultava spesso trasparente per lui, limpida e sincera. Più bella che mai ai suoi occhi, ed ora vederla confusa, confondeva anche lui.
- In realtà... - provò
- Buonanotte – ma lui tentò di liquidarla velocemente, temendo quello che potesse uscire dalla sua boccaccia. Lene grugnì. Odiava quando non le facevano finire di parlare!
- Harry? – lo richiamò
- Mmh? – era già arrivato alla porta quando si voltò di nuovo verso di lei, che ora, si era seduta sul letto.
- Grazie, per l'ospitalità, la cena e tutto, mi sono divertita - confessò tenendo gli occhi puntati sul pavimento, poi quando finalmente si decise a guardarlo, sorrise. Qualcosa in lui si sciolse.
- Stranamente anche io - rispose lui in maniera quasi rude, voltandosi nervosamente verso la porta, ma la sua attenzione era focalizzata sul non farsi scoprire nel contemplare la bellezza del suo sorriso. Ogni volta si ritrovava imbambolato a guardarla, ancora prigioniero di quelle maledette vertigini che dallo stomaco salivano fino ad invadergli i polmoni, ad opprimergli il petto, a fargli girare la testa, germogliando in una scelta che sarebbe sempre vissuta in lui. Improvvisamente desiderò allontanarsi velocemente prima di poter compiere ancora gesti insensati che avrebbero portato solo complicazioni.
Ed ora era di nuovo scontroso, sospirò stanca di quegli sbalzi di umore improvvisi, ma non trattenne la domanda:
- Perché? - chiese quasi sottovoce, l' alcohol che aveva in circolo continuava a dare strani segnali alla sua testa.
- Cosa? – era ancora rivolto in direzione della porta.
- Hai questo astio verso di me alcune volte -
- Perché alcune volte sei irritante - rispose seccato, quasi come se fosse un'ovvietà. Lene abbassò ancora una volta lo sguardo a terra. Le aveva fatto male sentire quella risposta, era vero, sapeva cosa lui pensasse di lei, eppure ogni volta le dispiaceva. Tutto quell' odio cominciava a fare male, o forse era la prima volta che riusciva davvero ad ammetterlo, soprattutto da quando aveva assaporato quanto le piacesse la sua compagnia quando non la odiava. L'alcohol faceva davvero schifo! Alzò gli occhi sorpresa, sentendo un peso schiacciare il materasso, per trovarsi incatenata in quei due occhi verdi che ultimamente la tormentavano spesso - Scusami – le disse quasi in un sussurro.
- Per cosa? – chiese senza mai interrompere la connessione tra i loro occhi.
- Sei rimasta male, si vede dalla tua faccia - era evidente, da quando lui aveva deciso di guardarla ancora prima di andare via, aveva notato che il sorriso sincero e spensierato che aveva sul viso si era trasformato in una smorfia di delusione ed amarezza. Era la prima volta che notava quanto le facesse male litigare continuamente con lui con astio, solitamente quando si facevano la guerra, lei era una maschera per lui, uno scrigno tanto bello, tanto misterioso, che potrebbe contenere le più preziose delle gemme, come i più terribili segreti. Era questo che lo aveva spaventato fin dall'inizio. E ogni volta che litigavano lei nascondeva i suoi veri pensieri dietro risposte acide e battute antipatiche. Si mandò al diavolo per aver permesso a certi pensieri di infestare ancora e ancora la sua mente. In quel momento, come fin troppe volte da quando stava imparando suo malgrado a conoscerla, sembrava innocua, trasparente e quasi riuscì a percepire la sensazione di amarezza addosso.
- Comincio a rimangiarmi ciò che ho detto delle barbie e delle loro inespressività - sorrise ancora, un sorriso amaro. Ancora una volta lesse tristezza nell'espressività dei suoi occhi.
- Ti dispiace ogni volta? - chiese ancora con un filo di voce, attento ad osservarla, come per paura che si richiudesse nel suo guscio di apparenza e difesa, desiderando che quel contatto aperto tra le loro più vere essenze durasse ancora.
- No - mentì
- Bugiarda - sorrise all'evidente bugia.
- Stai zitto - protestò lei, guardandolo ancora con la classica espressione di sfida che contraddistingueva le loro conversazioni.
- Ammetti che ti piaccio – la sfidò allora, incapace di trattenersi, ammiccando. Era arrossita ed ora lo guardava con gli occhi spalancati. Era buffa quando s'imbarazzava, diventava più rossa di un semaforo, e più cercava di nasconderlo più evidente era per lui, come durante i discorsi più imbarazzanti della cena le sue espressioni erano state esilaranti. Uno strano bruciore lo colpì, aveva imparato a riconoscere quello strano formicolio, quella strana voglia di avvicinarsi ancora, di spingersi oltre. Cominciava ad imparare quanto fosse più facile assecondarla che combatterla, perché purtroppo per lui, non sarebbe diminuita neanche allontanandosi velocemente da lei, ciò che poteva fare era solamente cogliere il sollievo di sentirla esplodere dentro quando lei era talmente vicina da poterla toccare. Per la prima volta fu consapevole di quella intensa scintilla che aveva sentito nascere e crescere tra il suo respiro ed il suo cuore, senza preavviso, senza rumore.
Quel brutto idiota egocentrico, vanesio e pieno di sè aveva delle fossette meravigliose quando rideva apertamente, e non il solito ghigno malefico che le rivolgeva. Piacere lui a lei? Ma ovvio che si! Era ancora quel maledetto alcohol che circolava liberamente nel suo sangue a farla parlare cosi!
- Nei tuoi sogni, vanesio arrogante che non sei ... - tentò di protestare prima che il suo respiro si infrangesse in una barriera morbida dal gusto deciso. Harry Steidel la stava baciando, no, tecnicamente le aveva appena tappato la bocca con un bacio. E lei era estremamente consenziente. Coscientemente consenziente! Brutto imbecille! Avrebbe volentieri protestato se non fosse che nessuna parte del suo corpo, bocca compresa, gliel'avrebbe permesso. Lene spalancò gli occhi dallo stupore, ormai non si sorprendeva più nel sentire dentro di sè una marea di emozioni contrastanti. Era un mix tra paura ed eccitazione che le stava salendo dallo stomaco fino alla cassa toracica, tanto forte da bloccarle il respiro. Ciò che la colse impreparata, fu la facilità con cui si ritrovò a chiudere gli occhi e rispondere a quel bacio, questa volta con piena consapevolezza, determinazione, urgenza, passione. Desiderosa e cosciente. E il cervello finalmente si spense. Cercò di incolpare ancora l' alcohol, o forse la sorpresa, forse l'adrenalina, ma nessun malinconico pensiero raggiunse la sua mente. Il cassetto dei ricordi restò per la prima volta magicamente chiuso.
When someone walks in to your heart through an open door.
Qualcosa aveva scosso il suo cuore, nell'accorgersi ancora una volta, che la sua freddezza ed arroganza la feriva. Ma se era questo che voleva, se era questo l'obbiettivo che sperava di raggiungere, allora cos'era quella morsa che l'aveva improvvisamente colpito, che l'aveva spinto ad avvicinarsi a lei? Non era odio, era la sua porta per la felicità. L'aveva vista arrossire alla sua affermazione, e non era riuscito a trattenersi. Per l'ennesima volta non era riuscito a combattere quell'irrefrenabile voglia di sentirla, toccarla, assaggiarla, schiavo di una forza più grande di lui, piegato da un desiderio che a poco a poco cominciava ad accettare. Aveva visto i suoi occhi spalancarsi, aveva visto il suo riflesso muoversi in essi, aveva visto i suoi stessi occhi chiudersi nei suoi. L'aveva sentita fremere, forse per paura, forse per stupore, il suo cuore battere più forte, fin quando i loro respiri si erano confusi, uniti in uno solo.
No there's no one else's eyes they can see into me, and you know my heart by heart.
Poi l'eccitazione aveva preso posto nella sua mente, lasciando fuori dalla porta ogni dubbio, ogni paura, infrangendo ogni convinzione, eccetto la forza dirompente di un crescente desiderio.
Rumori di stoffa strappata, fruscio di lenzuola sgualcite, odore di pelle sudata, sospiri di un respiro tagliato, tintinnio di bottoni sul marmo bianco, unico specchio testimone silenzioso di una passione celata troppo a lungo.
Il calore intorno a loro ora si era alzato in una carezza silenziosa, complice di quella strana quanto prevedibile unione.
I don't mind the rain, I don't mind if you're here laying next to me, I don't mind the pain, so put it on me, put it on me, I want your love, put it on me. Come alive, see it when I come alive, see it when I come alive, I revive, see it when I come alive, see it when I come alive. Fire runs through my veins at the speed of light. Fire through my veins.
La sua testa le disse che non voleva dimenticare, imprimendosi con forza il sapore della sua lingua, la morbidezza della sua bocca, il formicolare della pelle ogni qual volta vi si posava, anche per lasciare un semplice bacio. Avrebbe ricordato la consistenza dei suoi capelli tra le dita, il piacere nel sentirli svicolare via per poterli stringere ancora. L'immagine di quegli occhi vibrare nei suoi, intensa, forte, come il filo che li univa, il ponte che permetteva alle loro anime di toccarsi attraverso l'unione dei corpi. Non avrebbe mai dimenticato la dolcezza delle parole che quegli occhi le avevano sussurrato.
Avrebbero ricordato ogni singolo sospiro, avrebbero ricordato il sapore di ogni gemito, mentre carezze bollenti dipingevano marchi invisibili sulle loro pelli. Avrebbero ricordato ogni brivido, ogni movimento, ogni parola che avevano percepito dal silenzio, sacro protettore di quel linguaggio segreto, quando non servivano parole per comunicare, quando non servivano parole per amare.
Quando una forza indomita faceva muovere l'aria, quando faceva battere due cuori, in un'unione sublime, al ritmo d'amore.
What is love? What is love to you? You play the role i play the lead. What is love when you don't know who is lying next to you anymore.
Si svegliò particolarmente intorpidito quella mattina. La testa ancora ovattata dall' incoscienza del sonno che lo trattenne nel limbo tipico di chi è tecnicamente sveglio ma ha ancora non del tutto da mettere in moto i meccanismi del cervello. Rimase in quello stato finché l'odore deciso ed acre delle notti brave dominate da sesso ed alcohol non gli colpì le narici. Fu allora che il ricordo della notte passata svegliò la sua mente. La traccia della passione si stagliava evidente ancora nel suo corpo e nella stanza, seppure della ragazza neanche l'ombra. Ricordi confusi lo colpirono forse troppo violentemente, sapeva che le ragazze dopo il sesso si aspettavano sempre qualcosa, ma lei lo spaventava particolarmente. Se era vero che non era più riuscita ad avere rapporti dalla sua ultima storia, allora perché con lui si? Detestava svegliarsi già con una valanga gelida di pensieri a ghiacciargli la testa. Decise che un caffè era un buon inizio nel tentativo almeno di mettere ordine tra i problemi. Perché si sa: donna uguale problemi.
Neanche tempo di mettere piede in cucina che un cuscino gli era volato in faccia. Grugnì, incapace di fare altro, la giornata cominciava male.
- Ben alzato! - urlò Luke, rompendogli i timpani. Un altro grugnito si liberò nell'aria. - Wow deduco che hai dormito bene! - Harry alzò gli occhi fulminando il sarcasmo poco gradito del suo amico - Dai segni sul collo e sulle spalle non sembrava - non lo sopportava quando voleva per forza parlare! Un momento...segni?! Spalancò gli occhi, perfettamente sveglio e conscio, prima di correre davanti allo specchio per ammirare i rossori quasi violacei infestare la base del collo e la spalla sinistra.
- Accidenti! -
- Allora parli! - commentò l'amico - Si può sapere perché non sei di buon umore? -
Dopo l'ennesimo grugnito, il ragazzo decise di esporre il motivo del suo nervosismo, con un racconto il più possibile meno dettagliato della sera precedente.
- Forse era l'alcohol, lei non beve – ipotizzò il ragazzo castano.
- Può essere – alzò le spalle con fare annoiato.
- Ed ora che pensi di fare? – chiese di colpo. Bella domanda.
- Che dovrei fare? – replicò stizzito - Ok è stata una bella scopata, ma nient'altro - ...vero? Ma certo, si rispose da solo, l'unica sua preoccupazione era quella che la psicopatica ora non gli creasse altri problemi oltre a tutti quelli che già consuetudinariamente gli portava.
- Allora perché ci hai provato? - sarebbe stata una domanda giusta se avesse saputo cosa rispondere.
- Non lo so, mi andava e c'era lei, pensavo non volesse! – mentì, era stato proprio l'irrefrenabile desiderio di lei a spingerlo in quel mare in tempesta.
- Che ragionamento! – sembrò non crederci neanche l'amico - Ed ora? – Harry sbuffò all'ennesima domanda, per lui, idiota.
- Smettila di torturarmi con domande inutili! – sbottò - Ora niente, spero solo non mi rompa le scatole, non l'ho mica violentata -
- Wow, certo che come ti prendi tu le tue responsabilità, nessuno! – esclamò Luke sarcastico.
- Non rompere, l'ha voluto anche lei – sentì il bisogno di difendersi.
- Giusto, se non consideri il dettaglio della sbronza – ecco perché odiava le precisazioni.
- Neanche così tanto -
- Comunque vedremo come si comporterà -
- Già – sospirò ancora più confuso di prima.
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