13.3


- Che vuoi che dica? – si arrese - Che avevi ragione? -

- Tanto ormai tra alcol e congiunzione astrale non mi stupirei – ribatté con tono scherzoso.

-   Brucia ancora la fine della mia ultima storia, credo mi abbia usato   solo per pubblicità – la facilità con cui uscì quella confessione lo   stupì.

- Perché era famosa? -

- Taylor Swift – disse, convinto che solo il nome bastasse. Infatti Lene strabuzzò gli occhi.

-   Uh qualche sua canzone è carina! – esclamò con enfasi cominciando a   canticchiare - You make me crazier, crazier....scusa! – disse poi   notando uno sguardo poco accondiscendente - Perché pensi questo? –   chiese mossa dalla solita irrefrenabile curiosità.

- Ma se me l'hai detto anche tu – proruppe accigliato

- Si, riguardo alle barbie, lei non aveva bisogno di te -

-   Così credevo – soffiò toccato - Ma a quanto pare farsi vedere in giro   con me ha fruttato per lei, anche per me ovviamente, ma credo che lei  lo  ricercasse – Lene lo guardò attonita per un momento. Doveva aver   davvero sofferto per quella storia, e da come muoveva nervosamente le   mani significava che ancora doveva bruciargli.

- Mi dispiace- sussurrò - Immagino che ti sia sentito usato -

- Tutti cercano di farlo – sbuffò fingendosi annoiato, Lene capì che era il momento di alleggerire l'aria.

- Pensa se sapessero che in realtà sei un ubriacone cinico e molto antipatico – sghignazzò.

- È questo che pensi? – chiese mutando la voce di colpo, pizzicato da quelle parole.

- Come darmi torto? – replicò stizzita dal suo improvviso cambiamento.

-   Dimenticavo la congiunzione astrale – sospirò arrendevole - Lo so che   non dovrei lamentarmi, me lo dicono tutti, solo che tutto questo a  volte  è troppo – aprirsi con lei era sempre più facile, come essere se   stesso. Aveva sempre creduto che quella psicopatica tirasse fuori il   peggio, invece cominciava quasi a ricredersi, tirava fuori proprio lui.

-   È normale che lo sia, la tua non si può definire certo una normale   adolescenza. È logico che certe volte sia un peso notevole da sopportare   -

- Lo pensi davvero? – domandò seriamente colpito.

-   Certo! – rispose di getto - Devi stare sempre attento a come   comportarti, la tua vita privata non esiste più e quando ti lamenti di   questo ti senti stupido – si morse le labbra continuando a dare colpa   all'alcohol per quei fiumi ininterrotti di parole, quando notò qualcosa   di poco rassicuramene attraversare i suoi occhi.

- Tu non puoi capire -

-   È la seconda volta che me lo dici - replicò convinta - Ed io per la   seconda volta ti ripeto la stessa cosa: ci sto provando, penso solo che   tu abbia ragione e che sia difficile mantenere sempre le apparenze   quando in realtà ti sentì bruciare dentro – si morse la lingua pensando   di aver parlato troppo, ma il ragazzo era troppo preso dai suoi  pensieri  per accorgersi della nota di tensione che aveva accompagnato  quella  riflessione.

- Già, ma non ho scelta, vorrei solo non  essere usato  ed essere trattato come una persona normale -  fece un  sospiro  desiderando allontanare quella maledizione da se, o almeno  dalla sua  serata - Bene io ho parlato, ora è il tuo turno -

- Non  hai  proprio parlato – bofonchiò e questa volta fu il suo turno di  beccarsi  un' occhiata poco eloquente che la costrinse ad aprire la  bocca - Non ho  molto da dire, solo che anche io come te, ho smesso di  fidarmi delle  persone – lui le rivolse uno sguardo incredulo, era come  se i suoi occhi  volessero dirle: 'si come no!', la spinse a  puntualizzare - Parlando di  coppie – ancora una volta la guardò con un  chiaro ammonimento, così si  affrettò a precisare  – Mi riferisco dal  punto di vista sentimentale! -

- Per una storia finita male? – tremò sentendo che stavano per addentrarsi in un campo per lei minato.

- Non la banalizzerei così – balbettò - Comunque non riesco neanche ad avvicinarmi ad un ragazzo...in quel senso... -

- Ossia? – replicò lui non avvertendo l'improvvisa tensione nella voce della ragazza.

- Devo farti un disegnino? – sbottò di colpo - Non riesco neanche a baciare! – Harry storse le labbra poco convinto.

- Se la memoria non mi gioca brutti scherzi ricordo che mi hai baciato e non solo una volta –

-   Alt – alzò una mano - Tu hai baciato me, io sono solo stata colta alla   sprovvista, ma non sarebbe mai partito da me spontaneamente – il   ragionamento filava, dovette ammettere il ragazzo.

- Tu non sei normale -

- Può darsi – acconsentì sospirando.

- Se la storia è finita vuol dire che ne devi trovare un altro -

- Come sei profondo! – scherzò per poi tornare seria - Non ci riesco –

- Ma perché? – lui trovava la cosa inconcepibile.

- Non lo so, non ce la faccio -

- Tu hai bisogno di sesso! – si finse sarcastico ma in realtà era perfettamente serio, e lei lo sapeva.

- E tu di un po' di sensibilità! – brontolò di rimando - Non me ne farei niente di notti selvagge come quelle che passi tu! -

- Insomma sei la classica ragazza casa e chiesa – disse in un chiaro tono provocatorio.

-   Quanto sei banale! – sbuffò - Non ho detto che non piacerebbe! – non   seppe esattamente cosa l'aveva portata a sentire il bisogno di quella   precisazione - Adoro il sesso selvaggio! Solo che non ci riesco più –

- Ne sei sicura? – qualcosa tuonò nei suoi occhi.

-   Perché? – sospettò qualcosa dal tono che gli aveva sentito volutamente   usare. Qualcosa le suggerì di alzare la guardia. Ma lui si finse   annoiato e scrollò le spalle.

- Così –

- No – batté una   mano sul tavolo per concentrare la sua attenzione su di se - Ora devi   dirmi cosa sta pensando la tua mente bacata – ordinò con fare   minaccioso. Harry scoppiò, poggiò le braccia sul tavolo, diminuendo la   distanza tra loro. Ecco che si sfidavano ancora, occhi negli occhi.

- Non ti ricordi proprio nulla della sera che siamo andati in giro per le bancarelle natalizie? –

-   Certo che la ricordo, eccetto il blackout finale – un brutto   presentimento s'impossessò dei suoi polmoni costringendola ad   interrompersi – Cos'è successo? Cos'ho fatto? Avevi detto che non era   successo! – tamburellò cercando di trattenere l'agitazione.

- Infatti non è successo quello – si affrettò a dire – Ma... -

- Ma? – incalzò lei

- Non so se dovrei dirtelo – ghignò malefico e lei reagì.

- Potrei costringerti con metodi poco piacevoli –

- Bene, l'hai voluto tu – ringhiò lui. Aiuto – Mi sei saltata addosso – sembrava quasi divertito, anzi lo era!

Imbarazzarla era dannatamente divertente soprattutto quando sbiancava come un lenzuolo.

- Oddio – strabuzzò gli occhi portandosi una mano alla bocca. Non poteva essere vero.

- Nel senso letterale – ci tenne a puntualizzare allargando il ghigno.

- Grazie per la precisazione – sbottò lei

- Mi hai tolto la maglietta ... -

- Potresti tralasciare i dettagli poco importanti – alzò la voce di colpo. Non poteva darle anche i dettagli imbarazzanti.

- Dipende dal punto di vista – ammiccò tronfio, cosa che la colpì.

- Perché ho la sensazione che tutto questo ti diverta – lo accusò se possibile ancora più imbarazzata.

- Perché è così – insistette - Non ti ho mai vista così agitata – sghignazzò ancora.

- Harry! – un urlo di ammonimento gli sfrecciò nelle orecchie.

- Ok, ti sei ehm... -

- Aiuto – tutto il corpo stava tremando di trepidazione.

- Strusciata – bofonchiò mimando con un gesto della mano.

- Dove? – chiese in preda al panico.

-   Come dove? – scoppiò a ridere anche se cominciava a domandarsi il   perché di tanta preoccupazione. Era così terribile per lei credere di   poter aver un certo tipo di rapporto con lui? 

- Smettila, è peggio di un parto! –

-   Non m'interrompere allora! – le smorfie che la sua faccia assumeva   diventavano sempre più divertenti e lo costrinsero ad abbandonare i   pensieri poco piacevoli che si erano affacciati nella sua mente.

-   Sei tu che ti soffermi su dettagli poco interessanti tralasciando   quelli importanti! – borbottò alterata - Allora!! – berciò seccata da   tutta quell'inutile attesa. Odiava la suspance!

- Mi ti sei   strusciata addosso no? Mi sembrava ovvio! – usò un tono volutamente   convinto e fermo, per niente imbarazzato o intimidito. Lene tirò quasi   un sospiro di sollievo e uno d'indignazione. Come accidenti aveva potuto   fare una cosa simile!

- E non potevi fermarmi? – brontolò acidamente.

- Non sarebbe stato carino, eri scatenata, avevi abbandonato ogni freno inibitorio – spiegò compiaciuto.

-   Allora dovevi dire ci siamo strusciati invece di dipingermi come un   cane in calore! – ci tenne a puntualizzare l'ovvio, ma in quel momento   ne aveva bisogno.

- Ti stavo attribuendo il merito – ironizzò lui.

- Cretino! Ancora non capisco cosa tu ci possa trovare di così divertente! – sbottò indignata.

-   La tua faccia scandalizzata! – ecco, per l'appunto. Alzò gli occhi al   cielo esasperata. In un istante però una domanda si fece largo nella  sua  testa,  accompagnata dalla sensazione che un tassello mancasse alla   piena risoluzione del puzzle dei suoi disordinati ricordi.

-  Scusa  c'è qualcosa che mi sfugge in tutto questo – ammise pensierosa –  Hai  detto che non l'abbiamo fatto ma che io ti sono saltata addosso e  tu non  avevi nessuna intenzione di fermarmi –

- Ottima ricostruzione del caso –

-   Allora com'è possibile che mi sia fermata? – domandò abbandonando   l'imbarazzo della situazione per un momento - Hai detto che ero   scatenata! –

- Ti sei fermata e basta – Harry tentò di sviare il   discorso drasticamente. Era chiedere troppo anche solo sperare che lei   non volesse approfondire l'argomento, trascinando anche lui verso un   momento imbarazzante?! Se si trattava di lei, si. L'avrebbe tenuto a   mente per il futuro.

- Mi stai nascondendo qualcosa – tentò di intimidirlo - Dimmelo subito! –

- Ti sei fermata perché non avresti potuto continuare – provò a spiegare nonostante sapesse che non sarebbe bastato, non a lei.

-   Che diavolo vuol dire! – protestò non cogliendo i significati  nascosti.  Tra alcohol e il crescente imbarazzo, i suoi neuroni in quel  momento  non sarebbero stati in grado di cogliere niente altro se non  qualcosa di  estremamente ovvio - Sei sibillino! –

- Oh insomma,  sono venuto  ok? – fu quasi un urlo mentre la ragazza davanti a lui  perdeva sempre  più colore e spalancava gli occhi di colpo.

- C...come è successo? – balbettò una volta sicura di aver recuperato l'uso della parola - Voglio dire, se ci siamo solo... -

-   Ti sei strusciata con talmente tanta foga che il mio corpo ha reagito e   gradito – ammise quasi imbarazzato, un leggerissimo rossore colorò le   sue guance. Lene rimase un attimo interdetta, ma non riuscì a  trattenere  la risata spontanea che le partì dallo stomaco una volta  inquadrata  l'espressione da cane bastonato che lui aveva assunto – Si  può sapere  cosa ci trovi di divertente? – reagì l'interessato,  indispettito dalla  sua risata.

- Che non volevi dirmelo! Ahahahha neanche i bambini e tu che ti vantavi tanto! Ahahhaha –

- Non infierire per favore! – roteò gli occhi sapendo che non l'avrebbe mai accontentato.

-    La tua faccia è impagabile – non riusciva a parlare da quanto stava   ridendo. Appunto, pensò Harry, così decise di passare al contrattacco.

-   Quasi quanto la tua quando ti ho detto che mi sei saltata addosso  prima  di strusciarti sensualmente su di me – quando la vide spalancare  gli  occhi ed arrossire di nuovo capì di aver fatto centro e ghignò   trionfante.

- Sensualmente – ripeté poi lei – Adesso mi dispiace   proprio non ricordare nulla eccetto il panico quando ti ho trovato mezzo   nudo vicino a me – ammise di getto, continuando a colpevolizzare   l'alcohol.

- Sei ancora innamorata di lui? – chiese   improvvisamente,  quasi infastidito da quella confessione. La vide   irrigidirsi - Tutto ok? -

- Si...solo che non mi piace parlare   di...questo... – bofonchiò. Doveva cercare di tenere la bocca chiusa o   avrebbe sicuramente parlato a vanvera e quell'argomento non era facile   per lei da toccare.

- Significa che ho ragione – improvvisamente   il viso della ragazza s'incupì seguito da quello di Harry.  Non aveva   negato, pensò lui, e soprattutto era tornata ad indossare la maschera   d'impassibilità. Era chiusa di nuovo a riccio e non poteva sopportarlo.

-   Anche tu allora – tergiversò, desiderando come non mai di allontanare   quel discorso, quel dolore. Non sarebbe stata capace di nasconderlo. Ma   non voleva. Non quella sera che era stranamente andato tutto bene e   neanche per un attimo quei pensieri si erano avvicinati a lei. Ma lei   non voleva allontanarli di solito, solo che quella sera....aaaah basta!   Decise di mettere a tacere la sua vocina interiore. L'alcohol, pensò, è   solo colpa dell' alcohol.

- Del tuo ex? – frecciò ironico

- Ahahaha idiota! – sghignazzò un minimo alleggerita - Brindiamo -

- A cosa, cuori infranti? –lui apparve scettico.

- Al sesso selvaggio – disse lanciandogli uno sguardo penetrante.

-   Allora si! – avvicinò il bicchiere al suo e dopo un sonoro schiocco,   seppur i bicchieri fossero di cartone, mandarono giù il contenuto alla   stessa velocità, sebbene lei ne avesse solo un goccio e lui almeno un   dito.

- Vacci piano! – bofonchiò lei con voce roca, sentiva la   gola bruciare. Ma come diavolo le era venuto in mente - Non voglio poi   reggerti la testa mente vomiti! -

- A chi lo dici! Sei tu quella astemia, per me ci vuole ben altro -

- Lo dici come se fosse un vanto – replicò indignata - Io non sono ancora da vomito -

- Buon per me! –

- Io direi di andare! – propose barcollando dalla sedia - Dobbiamo cercare l'albergo hihihihi -

-   Comunque ho l'impressione che tu non mi abbia detto tutto di te, c'è   qualcosa di strano – tornò a fissarla con aria assorta. Era stata vaga,   troppo vaga sul suo ex e il suo istinto gli suggeriva che non era stata   una semplice storia per lei. Improvvisamente sentì una strana morsa   lambirgli gli organi e non poté non domandarsi a cosa fosse dovuto. La   guardò ancora e decise che era meglio smettere di porsi domande.

- Tu sei strano! – biascicò distratta.

-   Andiamo, voglio togliermi questo cappello – si alzò di colpo, quel  coso  cominciava a dargli prurito, ma almeno era servito a qualcosa,  strano  che lei non glielo avesse ancora fatto notare con al sua solita  aria da  maestrina.

- Però ha funzionato – aveva parlato troppo presto, pensò udendola.

- Sembravo un cretino -

- Allora strano che non ti abbiano riconosciuto – esclamò sarcastica con una punta di acidità.

- Da sbronza sei ancora più molesta, non credevo fosse possibile! – replicò lui difendendosi.

- Dov'è finita la congiunzione astrale? – domandò di colpo

- Si sarà stufata! -

- Di te! – borbottò offesa mentre arrivavano alla macchina e lui le apriva galantemente la porta dell'auto, dal lato giusto.

- Ce la fai ad entrare? – le chiese vedendola in difficoltà.

-   Ovvio – biascicò un istante prima di mettere male un piede  nell'intento  di salire in auto in una maniera tutta nuova. Harry tentò  di afferrarla  ma incredibilmente prese anche lui l'equilibrio, finendo  per lanciarsi  addosso a lei, che ora rideva sonoramente. Poco dopo  qualcosa fece  ridere di gusto anche lui.

- Ahahaha -

- Ahahaha ma perché ridi? – chiese quasi in lacrime, senza sapere neanche per cosa,  perfino lo stomaco cominciava a farle male.

- Non so se dirtelo – bofonchiò tra una risata e l'altra.

-   Abbiamo fatto più discorsi imbarazzanti stasera di quanti ne abbia   fatti in tutta la vita! Ormai puoi dirmi tutto! – spiegò lei con   convinzione.

- Casa! – esclamò allora lui, sventolando le chiavi davanti alla sua faccia come un trofeo.

- Mia?! Perché le hai tu? – domandò stizzita cercando di afferrare l'oggetto incriminato, invano.

-   No stupida! Mia! Casa mia! Andiamo! – si tirò su, evitando di   concentrarsi su quell'improvvisa ed estremamente piacevole vicinanza   forzata. Non ispirò il suo odore, non incrociò i suoi occhi, altrimenti   era sicuro che non avrebbe resistito.

- Ti serve qualcosa per   dormire – le disse una volta arrivati nella casa dei ragazzi, vuota.    L'aveva condotta al piano superiore, che lei aveva ammirato con la   solita curiosità. Era molto simile alla loro per colori ed arredamento,   ma anche molto, molto più grande. Solo il piano superiore poteva  contare  ad occhio e croce di 6 stanze, e sapeva che Victor da quando si  era  fidanzato non viveva più con loro. La condusse in una delle tante   stanze.

- Non fa niente -

- Tieni – a quel punto un   indumento scuro le volò letteralmente in faccia. Non si era nemmeno   accorta, presa dalla contemplazione, che lui era uscito e tornato dalla   stanza! Giurò di essere diventata più rossa di un pomodoro maturo a   giudicare dal calore che le infiammava le guance e dalla faccia   divertita del carciofo.

- Dovrei usare le tue mutande?! – domandò   spalancando gli occhi mentre gli rilanciava l'oggetto. Non era la sua   amante, come gli veniva in mente di darle la sua biancheria!   Involontariamente arrossì ancora, ma forse era dovuto ancora   all'alcohol.

- O dormire nuda - disse senza contenere un ghigno malizioso. Adorava metterla in difficoltà quando era già in imbarazzo.

- O restare vestita, ti ringrazio comunque – ribatté acida.

- Non dire sciocchezze, puoi dormire qui,  la mia è accanto se dovesse servirti qualcosa -

- Tipo strangolarti nel sonno? – fu il suo turno di sogghignare.

-   Violenta – commentò lui con un sorrisino eloquente – Pensavo volessi   rinfrescare la memoria riguardo quello che era successo quella notte –   la provocò avvicinandosi lentamente a lei che però rispose tirandogli un   cuscino.

- Idiota! – poi sospirò - Sicuro di non darti fastidio? -

- Quello lo fai sempre, non sarà più del solito – rispose con indifferenza.

- Che gentilezza -

-   Hai finito con le cretinate? – chiese, questa volta con indisponenza.   Era strana e ciò lo destabilizzava. Aveva smesso troppo presto di   leggerla, o forse si era abituato troppo presto, ma quella sera ed ormai   da un po' di tempo, lei risultava spesso trasparente per lui, limpida e   sincera. Più bella che mai ai suoi occhi, ed ora vederla confusa,   confondeva anche lui.

- In realtà... - provò

- Buonanotte –   ma lui tentò di liquidarla velocemente, temendo quello che potesse   uscire dalla sua boccaccia. Lene grugnì. Odiava quando non le facevano   finire di parlare!

- Harry? – lo richiamò

- Mmh? – era già arrivato alla porta quando si voltò di nuovo verso di lei, che ora, si era seduta sul letto.

-   Grazie, per l'ospitalità, la cena e tutto, mi sono divertita -  confessò  tenendo gli occhi puntati sul pavimento, poi quando finalmente  si  decise a guardarlo, sorrise. Qualcosa in lui si sciolse.

-   Stranamente anche io - rispose lui in maniera quasi rude, voltandosi   nervosamente verso la porta, ma la sua attenzione era focalizzata sul   non farsi scoprire nel contemplare la bellezza del suo sorriso. Ogni   volta si ritrovava imbambolato a guardarla, ancora prigioniero di quelle   maledette vertigini che dallo stomaco salivano fino ad invadergli i   polmoni, ad opprimergli il petto, a fargli girare la testa, germogliando   in una scelta che sarebbe sempre vissuta in lui. Improvvisamente   desiderò allontanarsi velocemente prima di poter compiere ancora gesti   insensati che avrebbero portato solo complicazioni.

Ed ora era di nuovo scontroso, sospirò stanca di quegli sbalzi di umore improvvisi, ma non trattenne la domanda:

- Perché? - chiese quasi sottovoce, l' alcohol che aveva in circolo continuava a dare strani segnali alla sua testa.

- Cosa? – era ancora rivolto in direzione della porta.

- Hai questo astio verso di me alcune volte -

-   Perché alcune volte sei irritante - rispose seccato, quasi come se   fosse un'ovvietà. Lene abbassò ancora una volta lo sguardo a terra. Le   aveva fatto male sentire quella risposta, era vero, sapeva cosa lui   pensasse di lei, eppure ogni volta le dispiaceva. Tutto quell' odio   cominciava a fare male, o forse era la prima volta che riusciva davvero   ad ammetterlo, soprattutto da quando aveva assaporato quanto le  piacesse  la sua compagnia quando non la odiava. L'alcohol faceva  davvero schifo!  Alzò gli occhi sorpresa, sentendo un peso schiacciare  il materasso, per  trovarsi incatenata in quei due occhi verdi che  ultimamente la  tormentavano spesso - Scusami – le disse quasi in un  sussurro.

- Per cosa? – chiese senza mai interrompere la connessione tra i loro occhi.

-   Sei rimasta male, si vede dalla tua faccia - era evidente, da quando   lui aveva deciso di guardarla ancora prima di andare via, aveva notato   che il sorriso sincero e spensierato che aveva sul viso si era   trasformato in una smorfia di delusione ed amarezza. Era la prima volta   che notava quanto le facesse male litigare continuamente con lui con   astio, solitamente quando si facevano la guerra, lei era una maschera   per lui, uno scrigno tanto bello, tanto misterioso, che potrebbe   contenere le più preziose delle gemme, come i più terribili segreti. Era   questo che lo aveva spaventato fin dall'inizio. E ogni volta che   litigavano lei nascondeva i suoi veri pensieri dietro risposte acide e   battute antipatiche. Si mandò al diavolo per aver permesso a certi   pensieri di infestare ancora e ancora la sua mente. In quel momento,   come fin troppe volte da quando stava imparando suo malgrado a   conoscerla, sembrava innocua,  trasparente e quasi riuscì a percepire la   sensazione di amarezza addosso.

- Comincio a rimangiarmi ciò che   ho detto delle barbie e delle loro inespressività - sorrise ancora, un   sorriso amaro. Ancora una volta lesse tristezza nell'espressività dei   suoi occhi.

- Ti dispiace ogni volta? - chiese ancora con un filo   di voce, attento ad osservarla, come per paura che si richiudesse nel   suo guscio di apparenza e difesa, desiderando che quel contatto aperto   tra le loro più vere essenze durasse ancora.

- No - mentì

- Bugiarda - sorrise all'evidente bugia.

-   Stai zitto - protestò lei, guardandolo ancora con la classica   espressione di sfida che contraddistingueva le loro conversazioni.

-   Ammetti che ti piaccio – la sfidò allora, incapace di trattenersi,   ammiccando. Era arrossita ed ora lo guardava con gli occhi spalancati.   Era buffa quando s'imbarazzava, diventava più rossa di un semaforo, e   più cercava di nasconderlo più evidente era per lui, come durante i   discorsi più imbarazzanti della cena le sue espressioni erano state   esilaranti. Uno strano bruciore lo colpì, aveva imparato a riconoscere   quello strano formicolio, quella strana voglia di avvicinarsi ancora, di   spingersi oltre. Cominciava ad imparare quanto fosse più facile   assecondarla che combatterla, perché purtroppo per lui, non sarebbe   diminuita neanche allontanandosi velocemente da lei, ciò che poteva fare   era solamente cogliere il sollievo di sentirla esplodere dentro quando   lei era talmente vicina da poterla toccare. Per la prima volta fu   consapevole di quella intensa scintilla che aveva sentito nascere e   crescere tra il suo respiro ed il suo cuore, senza preavviso, senza   rumore.

Quel brutto idiota egocentrico, vanesio e pieno di sè   aveva delle fossette meravigliose quando rideva apertamente, e non il   solito ghigno malefico che le rivolgeva. Piacere lui a lei? Ma ovvio che   si! Era ancora quel maledetto alcohol che circolava liberamente nel  suo  sangue a farla parlare cosi!

- Nei tuoi sogni, vanesio  arrogante  che non sei ... - tentò di protestare prima che il suo  respiro si  infrangesse in una barriera morbida dal gusto deciso. Harry  Steidel la  stava baciando, no, tecnicamente le aveva appena tappato la  bocca con un  bacio. E lei era estremamente consenziente. Coscientemente   consenziente! Brutto imbecille! Avrebbe volentieri protestato se non   fosse che nessuna parte del suo corpo, bocca compresa, gliel'avrebbe   permesso. Lene spalancò gli occhi dallo stupore, ormai non si   sorprendeva più nel sentire dentro di sè una marea di emozioni   contrastanti. Era un mix tra paura ed eccitazione che le stava salendo   dallo stomaco fino alla cassa toracica, tanto forte da bloccarle il   respiro. Ciò che la colse impreparata, fu la facilità con cui si ritrovò   a chiudere gli occhi e rispondere a quel bacio, questa volta con piena   consapevolezza, determinazione, urgenza, passione. Desiderosa e   cosciente. E il cervello finalmente si spense. Cercò di incolpare ancora   l' alcohol, o forse la sorpresa, forse l'adrenalina, ma nessun   malinconico pensiero raggiunse la sua mente. Il cassetto dei ricordi   restò per la prima volta magicamente chiuso.

When someone walks in to your heart through an open door.

Qualcosa   aveva scosso il suo cuore, nell'accorgersi ancora una volta, che la  sua  freddezza ed arroganza la feriva. Ma se era questo che voleva, se  era  questo l'obbiettivo che sperava di raggiungere, allora cos'era  quella  morsa che l'aveva improvvisamente colpito, che l'aveva spinto ad   avvicinarsi a lei? Non era odio, era la sua porta per la felicità.   L'aveva vista arrossire alla sua affermazione, e non era riuscito a   trattenersi. Per l'ennesima volta non era riuscito a combattere   quell'irrefrenabile voglia di sentirla, toccarla, assaggiarla, schiavo   di una forza più grande di lui, piegato da un desiderio che a poco a   poco cominciava ad accettare. Aveva visto i suoi occhi spalancarsi,   aveva visto il suo riflesso muoversi in essi, aveva visto i suoi stessi   occhi chiudersi nei suoi. L'aveva sentita fremere, forse per paura,   forse per stupore, il suo cuore battere più forte, fin quando i loro   respiri si erano confusi, uniti in uno solo.

No there's no one else's eyes they can see into me, and you know my heart by heart.

Poi   l'eccitazione aveva preso posto nella sua mente, lasciando fuori dalla   porta ogni dubbio, ogni paura, infrangendo ogni convinzione, eccetto  la  forza dirompente di un crescente desiderio.

Rumori di stoffa   strappata, fruscio di lenzuola sgualcite, odore di pelle sudata,  sospiri  di un respiro tagliato, tintinnio di bottoni sul marmo bianco,  unico  specchio testimone silenzioso di una passione celata troppo a  lungo.

Il calore intorno a loro ora si era alzato in una carezza silenziosa, complice di quella strana quanto prevedibile unione.

I   don't mind the rain, I don't mind if you're here laying next to me, I   don't mind the pain, so put it on me, put it on me, I want your love,   put it on me. Come alive, see it when I come alive, see it when I come   alive, I revive, see it when I come alive, see it when I come alive.   Fire runs through my veins at the speed of light. Fire through my veins.  

La sua testa le disse che non voleva dimenticare, imprimendosi   con forza il sapore della sua lingua, la morbidezza della sua bocca, il   formicolare della pelle ogni qual volta vi si posava, anche per  lasciare  un semplice bacio. Avrebbe ricordato la consistenza dei suoi  capelli  tra le dita, il piacere nel sentirli svicolare via per poterli  stringere  ancora. L'immagine di quegli occhi vibrare nei suoi, intensa,  forte,  come il filo che li univa, il ponte che permetteva alle loro  anime di  toccarsi attraverso l'unione dei corpi. Non avrebbe mai  dimenticato la  dolcezza delle parole che quegli occhi le avevano  sussurrato.

  Avrebbero ricordato ogni singolo sospiro, avrebbero  ricordato il sapore  di ogni gemito, mentre carezze bollenti dipingevano  marchi invisibili  sulle loro pelli. Avrebbero ricordato ogni brivido,  ogni movimento, ogni  parola che avevano percepito dal silenzio, sacro  protettore di quel  linguaggio segreto, quando non servivano parole per  comunicare, quando  non servivano parole per amare.

Quando una forza indomita faceva muovere l'aria, quando faceva battere due cuori, in un'unione sublime, al ritmo d'amore.

What   is love? What is love to you? You play the role i play the lead. What   is love when you don't know who is lying next to you anymore.

Si   svegliò particolarmente intorpidito quella mattina. La testa ancora   ovattata dall' incoscienza del sonno che lo trattenne nel limbo tipico   di chi è tecnicamente sveglio ma ha ancora non del tutto da mettere in   moto i meccanismi del cervello. Rimase in quello stato finché l'odore   deciso ed acre delle notti brave dominate da sesso ed alcohol non gli   colpì le narici. Fu allora che il ricordo della notte passata svegliò la   sua mente. La traccia della passione si stagliava evidente ancora nel   suo corpo e nella stanza, seppure della ragazza neanche l'ombra.  Ricordi  confusi lo colpirono forse troppo violentemente, sapeva che le  ragazze  dopo il sesso si aspettavano sempre qualcosa, ma lei lo  spaventava  particolarmente. Se era vero che non era più riuscita ad  avere rapporti  dalla sua ultima storia, allora perché con lui si?  Detestava svegliarsi  già con una valanga gelida di pensieri a  ghiacciargli la testa. Decise  che un caffè era un buon inizio nel  tentativo almeno di mettere ordine  tra i problemi. Perché si sa: donna  uguale problemi.

Neanche tempo  di mettere piede in cucina che un  cuscino gli era volato in faccia.  Grugnì, incapace di fare altro, la  giornata cominciava male.

- Ben  alzato! - urlò Luke, rompendogli i  timpani. Un altro grugnito si liberò  nell'aria. - Wow deduco che hai  dormito bene! - Harry alzò gli occhi  fulminando il sarcasmo poco  gradito del suo amico - Dai segni sul collo e  sulle spalle non sembrava  - non lo sopportava quando voleva per forza  parlare! Un  momento...segni?! Spalancò gli occhi, perfettamente sveglio e  conscio,  prima di correre davanti allo specchio per ammirare i rossori  quasi  violacei infestare la base del collo e la spalla sinistra.

- Accidenti! -

- Allora parli! - commentò l'amico - Si può sapere perché non sei di buon umore? -

Dopo   l'ennesimo grugnito, il ragazzo decise di esporre il motivo del suo   nervosismo, con un racconto il più possibile meno dettagliato della sera   precedente.

- Forse era l'alcohol, lei non beve – ipotizzò il ragazzo castano.

- Può essere – alzò le spalle con fare annoiato.

- Ed ora che pensi di fare? – chiese di colpo. Bella domanda.

-   Che dovrei fare? – replicò stizzito - Ok è stata una bella scopata, ma   nient'altro - ...vero? Ma certo, si rispose da solo, l'unica sua   preoccupazione era quella che la psicopatica ora non gli creasse altri   problemi oltre a tutti quelli che già consuetudinariamente gli portava.

- Allora perché ci hai provato? - sarebbe stata una domanda giusta se avesse saputo cosa rispondere.

-   Non lo so, mi andava e c'era lei, pensavo non volesse! – mentì, era   stato proprio l'irrefrenabile desiderio di lei a spingerlo in quel mare   in tempesta.

- Che ragionamento! – sembrò non crederci neanche l'amico - Ed ora? – Harry sbuffò all'ennesima domanda, per lui, idiota.

-   Smettila di torturarmi con domande inutili! – sbottò - Ora niente,   spero solo non mi rompa le scatole, non l'ho mica violentata -

- Wow, certo che come ti prendi tu le tue responsabilità, nessuno! – esclamò Luke sarcastico.

- Non rompere, l'ha voluto anche lei – sentì il bisogno di difendersi.

- Giusto, se non consideri il dettaglio della sbronza – ecco perché odiava le precisazioni.

- Neanche così tanto -

- Comunque vedremo come si comporterà -

- Già – sospirò ancora più confuso di prima.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top