12.2
Girarono per tutte le bancarelle del paese, uno scintillio di lucine invadeva le strade contrastando il buio della notte, mentre la gente era troppo impegnata nelle compere e nelle passeggiate per accorgersi che un cantante di una famosa boy band percorreva quelle stesse strade a braccetto di una ragazza sconosciuta e in quel momento, allegra e pimpante come una bambina in un negozio di giocattoli.
- Fortunatamente qui nessuno sembra riconoscermi – constatò con sollievo – Non ho avuto nemmeno bisogno del tuo aiuto, che più che un camuffamento, è stato un altro chiaro intento di omicidio! – scherzò mentre lei scoppiava a ridere di gusto.
- Almeno sai cosa succede quando mi fai arrabbiare – si giustificò – Comunque è ovvio che qui non ti riconosca nessuno, sono tutte persone adulte, le bambine non vanno a vedere le bancarelle natalizie –
- Disse con un tono di amarezza! – la prese in giro facendole il verso – Possibile che tu consideri le generazione delle nostre fans così diversa dalla tua? –
- Parliamoci chiaro, le vostre canzoni sono orecchiabili, ma se posi l'attenzione sulla maggior parte dei testi non puoi che trovarli sbiaditi e superficiali – spiegò sperando che la sua brutale onestà non lo ferisse, stava giudicando il suo lavoro, dopo tutto – Non sto giudicando te come cantante – si affrettò a giustificare – Anzi ritengo che sia sprecato in certi versi, perché sei molto bravo, sto dicendo che ci sono persone più superficiali dei vostri testi, troppo impegnate a seguire la massa per paura di restarne fuori per poter concentrarsi su concepire pensieri ed opinioni proprie – fece una pausa – Puntano tutto sulla bellezza e sull'emancipazione sessuale che sull'intelligenza, sembra non vogliano capire che non si basa tutto su quello – spiegò fermamente convinta.
- Vuoi dirmi che tu non punti mai sull'estetica? –
- Ovvio! – replicò velocemente - Ma non solo a quello! Si deve pur parlare prima o poi! -
- Definisci intelligenza allora – la spronò a continuare, stranamente interessato.
- Posso dire quello che io ritengo sia –
- Stupiscimi – esclamò sarcastico
- Non prendermi in giro! – protestò dandogli colpetti sul braccio a cui era appoggiata – Penso che l'intelligenza non sia qualcosa di contorto o complicato ma semplicemente la capacità di capire senza giudicare –
- Non pensavo fossi così polemica –
- Lo dici solo perché non trovi argomenti che possano smentirmi! – rispose godendosi la sua rivincita nel prenderlo in giro. Non sembrava offeso, al contrario, Harry aveva ascoltato i suoi discorsi stranamente attento, non che condividesse tutto. Ma su una cosa aveva ragione. Un cuore non si conquista solo aprendo le gambe, e purtroppo per lui, parlare con lei risultava scoprire essere sempre più piacevole.
Nessuno dei due si accorse del ragazzo prima che gli si parasse davanti frenando la loro camminata. Harry sbiancò credendo fosse un fan pronto a far saltare la sua serata di tranquilla normalità.
- Scusate avremmo bisogno di una coppia di sfidanti per il tiro a segno – spiegò amichevolmente il ragazzo mentre una ragazza li raggiungeva. Erano proprio una bella coppia, pensò Lene, entrambi alti ed atletici. Intanto Harry non trattenne il sospiro di sollievo ancora concentrato sul problema fans.
- Ci dispiace ma noi stavamo per andare via – si giustificò lei cordialmente.
- Si vede che aveva paura di perdere – frecciò il ragazzo facendo spallucce e fingendo noncuranza, cosa che non sfuggì ad Harry che decise fosse il momento di prendere in mano la situazione. Si avvicinò al ragazzo, poco più alto di lui.
- Fatevi sotto – frecciò e questa volta fu Lene a sbiancare. Poteva almeno consultarla prima di accettare la sfida del secolo, pensò sarcastica. Si stupì di come per lui fosse passato in secondo piano il fatto che quei due avessero considerato loro una coppia, quando lo aveva sentito parlare la sua attenzione era stata attirata proprio da quello, invece lui sembrava essere stato punto nell'orgoglio maschile della sfida.
- Fantastico! – esclamò soddisfatto l'altro – Seguiteci, è proprio qui dietro – si incamminarono entrambi seguiti da un Harry più agguerrito che mai che sembrava non accorgersi neanche della ragazza che lo stava strattonando per un braccio.
- Harry io non ho mira! E neanche vista, sono una talpa! – disse cercando di attirare la sua attenzione.
- E vai in giro senza occhiali ? – domandò lui sorpreso. Almeno aveva dato segno di averla ascoltata.
- Ho le lenti -
- Allora muoviti e facciamoli mangiare la polvere – quei due bambocci lo avevano accusato di essere un perdente in partenza, ma lui gli avrebbe fatto mangiare la polvere! Questa volta fu lui a strattonarla mentre lei sempre meno convinta si faceva trascinare verso quella che sapeva sarebbe già stata una sconfitta.
- Dovete totalizzare 300 punti almeno per vincere un premio – spiegò con aria seccata la donna dentro al camion del tiro a segno. Era bassa e grassa con i capelli di un biondo grigio legati a mezza coda, la osservò Lene mentre questa porgeva loro due fucili. Trecento punti significava fare almeno quattro centri pieni su sei tiri che avevano a coppia, un gioco da ragazzi insomma! La coppia di sfidanti non sembrava affatto preoccupata, infatti totalizzarono un punteggio alto, troppo alto. Anche Harry sembrò non aver problemi, o almeno sembrò averli quando dovette obbligatoriamente porgerle il fucile, un tiro obbligatorio. Abbracciò l'arnese con riluttanza. Era pesante!
- Attenta il fucile è pesante e quando premi il grilletto...- provò a dire il ragazzo posizionandosi dietro di lei per mostrarle il modo esatto di tenerlo, prima che lei lo interrompesse.
- Devo premere un grilletto non restaurare il Colosseo! - protestò innervosita dal formicolio che ottenne sulla pelle nei punti dove lui la stava toccando. Un secondo dopo decise di non prestare il minimo ascolto ai consigli dategli e di azionare l'arnese distrattamente, che per il contraccolpo la fece scattare all'indietro sbattendo contro di lui e facendo finire a terra entrambi. Peccato che il colpo finì su uno dei peluche della bellissima piramide posizionata dietro la signora che a quanto pare, era uno dei pilastri portanti dell'opera d'arte, perché crollò inesorabilmente tutta addosso alla signora sotto lo sguardo divertito degli sfidanti quanto esterrefatto di Harry. La proprietaria dopo essere riemersa dalla catasta di peluche la fissò con espressione intimidatoria. Non rimase stupita dell'occhiata minacciosa e contestataria che partì da due occhi verdi conosciuti - Mi hai distratta – tentò di giustificarsi, ancora a terra praticamente appoggiata a lui.
- Certo... – ironizzò seccato - E pensare che ti stavo avvisando! La solita so tutto io! – protestò rialzandosi.
- Ti costerebbe tanto non infierire vero ? – chiese supplichevole.
- E perdermi questa possibilità? Scordatelo! – si rassicurò vedendo l'ombra di un sorriso sul suo viso - Ci hai fatti perdere – constatò tendendole la mano.
- Mi dispiace -
We could just go home right now or maybe we could stick around for just one more drink. Get another bottle out. Let's shoot the breeze, sit back down for just one more drink. Here's to us, here's to love. All the times that we messed up. Here's to you, fill the glass 'cause the last few days have gone to fast So let's give 'em hell, wish everybody well. Here's to us.
- Avete perso – la ragazza della coppia sfidante sembrò particolarmente soddisfatta di sottolinearlo.
- Si ce ne siamo accorti – borbottò lei indispettita.
- Potreste rifarvi con una sfida sull'autoscontro – propose il ragazzo – Ci state? – il luccichio temerario rinacque in Harry.
- Ovviamente! – decretò senza neanche consultarla. Ci risiamo, pensò scoraggiata. Ma l'autoscontro non poteva essere peggio del tiro a segno!
La macchine dell'autoscontro le sembrarono incredibilmente piccole e instabili, dotate di due volanti. Ma perché dovevano guidarle una macchina in due?! La pista dove potevano scorrazzare era ampia e tanti sembravano dilettarsi piacevolmente in quel gioco. Sperò solo di evitare l'ennesima figuraccia.
- Le regole sono facili – iniziò la ragazza – Il primo che fa finire l'altro oltre le righe gialle perde – facile si. Dopo essersi lanciati un'occhiata tutt'altro che complice, dato che Harry non sembrò minimamente cogliere la sua tacita richiesta di defilarsi, si fiondarono nella macchina blu, ma prima che potesse posizionarsi nel alto sinistro, il posto le fu rubato.
- Vai dall'altra parte – ordinò con tono battagliero, completamente preso della sfida.
- Ma io non so... - troppo tardi perché lui stava gia partendo, senza lei, all'attacco degli sfidanti. Così dovette rassegnarsi e lanciarsi letteralmente al posto assegnatole prima che quell'idiota la lasciasse a piedi. Partirono a velocità fulminea scagliandosi immediatamente all'attacco degli sfidanti, mentre Lene tentava di seguire i suoi movimenti goffamente. Sbandarono più volte prima che Harry la fulminasse ancora con le sue occhiate assassine. Lo precedette prima che potesse dire qualsiasi cosa poco incoraggiante:
- Perché diavolo mi hai messo qui quando sai che non so guidare a destra! –
- Non devi guidare solo andargli addosso fino a fargli uscire dalla riga gialla! – replicò lui credendo di averla zittita.
- L'hai fatto apposta! – borbottò in rimando. La sua mente fu presa dalla loro terribile vicinanza. Attaccati come gemelli siamesi, se solo si fossero voltati entrambi nello stesso momento ognuno nella propria direzione avrebbero potuto...aiuto. Aveva immaginato di nuovo un loro bacio e di nuovo rischiava di sentirsi una schifosa traditrice. Non doveva neanche pensarlo. Fortunatamente per la sua testa, e meno per il suo corpo, la freneticità della sfida le intrappolò velocemente corpo e mente. Non avrebbe ricordato molto di quella guerra senza esclusioni di colpi, le macchinette elettriche sfrecciavano le une tra le altre tra rumori assordanti di scontri e frenate brusche. Giurò di avere la nausea e dolori ai reni, quella macchinetta era stretta e dura, per niente comoda. Neanche i vecchi si lamentavano più per i dolori ai reni!
- Ora a destra così li spingiamo fuori – istruì lui, se possibile, ancora più combattivo, ma lei ancora presa dal mal d'auto non afferrò esattamente il concetto, tanto da finire per girare in versi opposti facendo sbandare il piccolo veicolo fino a sbattere alle gomme laterali che delimitavano la pista - Avevo detto destra! – imprecò Harry sgridandola.
- Ma non hai specificato mia o tua! – ok, era la prima scusa che le era venuta in mente e a giudicare dall'occhiata che le rivolse, non gli era sfuggito.
- Mi prendi in giro? – fu un attimo di distrazione a causare un'altra sconfitta che per Harry significò un'altra bruciante ferita per il suo orgoglio. Per Lene, la fine della cause del mal d'auto e del mal di schiena.
- Sei una frana! – urlò scendendo.
- No sono tutta dolorante! Quel maledetto autoscontro! – borbottò liberandosi malamente dalla piccola auto.
- Abbiamo perso a tutto! C'è qualcosa che sai fare? – la ribeccò amareggiato. Lei si accigliò, si la sconfitta bruciava, ma adesso stava esagerando.
- Senti, smettila di offendermi! – replicò stizzita, punta anche lei nel suo orgoglio. Anche se effettivamente era stata colpa sua se avevano perso. Due volte.
- Beh ci dispiace ma avete perso su tutti i fronti – il ragazzo sfidante stava peggiorando la situazione già abbastanza critica. Solo in quel momento però, il suo occhio miope si posò su un'attrazione che attirò la sua attenzione. Avevano già perso due volte, se avessero perso una terza la situazione non sarebbe peggiorata.
- Non potete allora non concederci un'ultima possibilità – chiese giocando al loro stesso gioco mentre Harry le lanciò uno sguardo di ammonimento.
- Ma sei matta? Vuoi farci umiliare ancora? – le sussurrò a denti stretti. Che fosse un po' matta ormai per lui era stato comprovato, ma in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sapere cosa passasse per la sua testa bacata.
- Non sia mai, a cosa ci sfidate? – fortunatamente la coppia di sfidanti sembrava aver ancora voglia di giocare. Con un cenno della testa indicò il biliardino abbandonato poco lontano da loro.
- Sai giocare? – domandò rivolgendosi al riccio.
- Io si, ovvio – replicò beffardo con il solito tono arrogante di superiorità al quale cercò di non badare - Sei tu a preoccuparmi -
- Io sto in porta – annunciò in tono di sfida. Cominciava a spazientirsi ed infondo, era tutta colpa sua per aver accettato quelle assurde sfide senza neanche chiederle un parere!
- Cosa?! – sembrava confuso - Scordatelo -
- Ma non so giocare con quelli centrali – ribatté nel vano tentativo di convincerlo.
- Dubito che tu sappia usare anche il portiere – le ripetute sconfitte già bruciavano senza che lei si mettesse spontaneamente di volontà per fargliene perdere un'altra!
- Tre partite – decretò lo sfidante cominciando ad armeggiare con la pallina.
- Fammi giocare in porta! – insistette Lene tentando di spingerlo via con la forza, ma lui non si spostò neanche di un millimetro.
- Scordatelo. – idiota!
La pallina finì nel campo prima che potesse anche solo pensare di pestargli un piede e la partita si accese immediatamente. Lei e l'altra ragazza erano entrambe con i giocatori centrali mentre i difensori si sfidavano in una battaglia senza esclusione di colpi. La pallina correva talmente veloce che non riusciva neanche a vederla, figuriamoci prenderla!
Il punteggio segnava 5 a 3 per gli avversari ed Harry cominciò a grugnire esasperato. Ora basta, era il momento di prendere in mano la situazione.
- O ti sposti o mi prendo il portiere con la forza! Te l'avevo detto che non sapevo giocare in attacco! - e mentre lo sfidante segnava il gol del 6 a 3 approfittò della situazione per dare uno spintone a quell' idiota e rubargli la difesa.
- Voglio proprio vedere cosa combinerai in porta! – non ne poteva più ormai, così decise di accontentarla, pronto all'ennesima imbarazzante sconfitta. Ma neanche lanciata in campo la palla che gia vide l'ennesimo goal trascinarli in maggiore svantaggio - Ecco, vedi sei un'incapace! – sbottò inviperito.
- Sta zitto! – replicò lei con altrettanta foga.
La partita prese una piega inaspettata perché Harry era forte in attacco e lei aveva parato quasi tutti i lanci, aveva persino fatto un goal dal difensore. Goal che li decretò vincitori. Harry rimase incredulo a fissare il punteggio mentre i due sfidanti borbottavano altrettanto increduli per la sconfitta subita. Lene ridacchiò spavalda, si avvicinò al suo orecchio strusciandosi a lui leggera come una gatta che faceva le fusa.
- La prossima volta ci penserai due volte prima di darmi dell'incapace! – il sussurro iniziale quasi sexy che aveva assunto la sua voce si trasformò in un rimprovero acido ed acuto che lo costrinse ad allontanarsi di scatto e massaggiarsi l'orecchio. La guardò in silenzio trattenendo a stento un sorriso. Era buffa, e per la prima volta doveva ammettere che aveva ragione, in porta era sicuramente meglio che all'attacco, almeno per quanto riguardava il biliardino, perché nella vita certo non era una brava ad incassare.
La seconda partita decretò un'altra vittoria per loro, Harry cominciava a gasarsi e Lene decise di approfittarne, lo spirito agonistico sembrava stranamente essersi impossessato di lei - Se in questa non faccio fare loro neanche un goal? – domandò sfidandolo.
- Ti porto a casa in braccio -
- Ma prima mi compri un gelato -
- Possibile che mangiare sia il tuo chiodo fisso? – borbottò divertito mentre lei gli lanciava un' occhiataccia che lo convinse a non contraddirla - Andata! -
E la vittoria fu schiacciante.
- Non vogliamo infierire oltre e non vi risparmieremo l'umiliazione di passare sotto il biliardino – disse con aria quasi dispiaciuta, questa era la punizione per averla creduta un'incapace e sicuramente non avrebbe risparmiato quel babbeo del porcospino, cominciando da un gelato gigante. Per quella sera aveva bruciato anche troppe calorie. I due sfidanti decisero che era giunto il momento di abbandonare il campo, quasi soddisfatti, eccetto per la bruciante sconfitta finale, che invece aveva lasciato Harry e Lene avviarsi verso casa pienamente appagati.
Camminando Lene si appese al suo braccio con una disinvoltura che spiazzò entrambi, soprattutto dopo che il ragazzo le lanciò un sorriso largo e compiaciuto.
- Non guardarmi con quella faccia, fai il cavaliere per una volta! – si lamentò e lui restò sorpreso.
- Non ho detto niente! – replicò – Smettila di stare sulla difensiva e protestare –
- Io non sto sulla difensiva –
- Appunto – Lene a quella assolutamente infondata insinuazione avrebbe voluto replicare, ma un suono di una musica lontana giunse al suo orecchio impossessandosi completamente della sua attenzione. Si fermò di colpo mentre Harry la osservava perplesso. Non sapeva mai cosa aspettarsi da lei, e la maggior parte delle volte era preoccupante.
- La senti? -
- Cosa? -
- La musica! – esclamò euforica.
- Chissà da dove proviene – era evidente che la cosa non lo interessasse più di tanto, ricominciò a camminare sperando che lei lo seguisse, ma quando la ragazza si accorse che quella che arrivava a distanza erano le tipiche note di una musica latino americana, afferrò saldamente la sua mano e con uno strattone che per poco non lo fece cadere, colto di sorpresa, lo trascinò all'inseguimento della musica misteriosa. I passi si fecero veloci e presto si trasformarono in una vera e propria corsa. Harry la seguì ancora scioccato ma niente poté togliergli di bocca: - Tu sei tutta matta! – protesta alla quale lei neanche badò, troppo concentrata ad inseguire la musica, finché non giunse ad un locale che affacciava sulla strada con una terrazza di media grandezza, nella quale coppie di scatenati vecchietti si cimentavano in danze tipo salsa, chachacha, bachata, con un'agilità da fare invidia anche a lei.
- È una festa per vecchi – sputò Harry schifato, l'aveva fatto correre neanche fosse la maratona di New York, per raggiungere una festa di vecchi decrepiti.
- Cafone! – lo rimproverò - Sarà un anniversario o un compleanno! – spiegò dopo aver osservato vagamente il tipo di festa, poi si voltò verso di lui - Imbuchiamoci! – Harry spalancò gli occhi.
- Neanche morto! Sei pazza? -
- Allora balliamo qui fuori! – propose eccitata, adorava quella musica.
- Io non ballo le canzoni per vecchi! – brontolò fermamente convinto. Lene sbuffò continuando a guardare con estrema invidia le coppie di vecchietti scatenati. Harry cominciava a spazientirsi, si muoveva intorno a lei cercando di tirarla via da quel posto over '70, quando applausi ed urla riuscirono a catturare anche la sua attenzione. Pensò che un vecchietto fosse caduto, certe cose non le potevano fare a quell'età! Strabuzzò gli occhi quando vide che tre brasiliane alte e formose, e soprattutto, vestite solamente da un costumino rosa fosforescente, si unirono alla banda di vecchi in quelli che presto riconobbe come balli di gruppo. Hai capito i vecchietti! - Ora che ci penso potremmo anche restare! – disse avvicinandosi per guardare meglio. Lene lo investì con uno sguardo torvo ed indignato. Maschi!
- Troglodita! – era quasi tentata di andarsene quando qualcosa la bloccò - Allora se resti balli anche! – Harry non ebbe il tempo materiale neanche di pensare ad una possibile replica che fu trascinato con forza più vicino alla terrazza, Lene era già partita nei passi del ballo di gruppo più idiota che avesse mai sentito, ma che sembrava divertire terribilmente lei.
Nel continente nero, alle falde del Kilimangiaro ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli, il più famoso è l'Hully-Gully Hully-Gully Hully-Ga... Siamo i Watussi, siamo i Watussi, gli altissimi negri, ogni tre passi ogni tre passi facciamo 6metri. Noi siamo quelli che dell' equatore vediamo per primi la luce del sole noi siamo i Watussi! Siamo i Watussi siamo i Watussi gli altissimi negri, quello più basso quello più basso è alto 2 metri. Qui ci scambiamo l'amore profondo dandoci i baci più alti del mondo, siamo i Watussi! Alle giraffe guardiamo negli occhi, agli elefanti parliamo negli orecchi, se non ci credete venite quaggiù, venite venite quaggiù.
- Che stai facendo? – lo rimproverò vedendolo fermo come un torsolo – Copiami! – lo strattonò obbligandolo a copiare i passi. Lui sbuffò, ma dov'era finito! Quando i vecchietti li videro ballare, o nel caso di Harry, tentare di ballare, fecero loro un cenno invitandoli a raggiungerli. La fulminò con uno sguardo di disapprovazione quando lei lo tirò con forza verso il locale. Lo sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo! Ciò che non si era immaginato che una volta finito quello strambo ballo, una vecchietta l'avrebbe preso sotto braccio costringendolo in piroette e saltelli che ricordavano molto le tarantelle. Lanciò un'occhiata omicida alla psicopatica che intanto era lanciata con un altro decrepito e lo guardava senza riuscire a smettere di ridere, ignorando le sue occhiatacce intimidatorie.
- Ti odio! – le sibilò quando tra una trottola e l'altra se la ritrovò più vicina. Lene stava letteralmente morendo dalle risate, vederlo condurre malamente la vecchietta che sembrava più agile e scattante di lui nella tarantella, era qualcosa che non avrebbe mai neanche sperato di vedere. Abbandonando per un momento la presa dell'allegro vecchietto, impugnò il cellulare ed immortalò quell'immagine che la faceva tanto ridere, tanto da cominciare a sentire dolori alla pancia. E lui che sperava di ballare con una brasiliana!
Irritato da tutte quelle risate alle sue spalle, decise di abbandonare con garbo la scatenata vecchietta per acchiappare l'artefice di tutte le sue disgrazie per la vita e cominciare a farla saltellare a ritmo di tarantella. Lei continuava a ridere spensierata e presto lo contagiò. Soprattutto quando quasi non la fece cadere con uno sgambetto non proprio involontario, lei lo fulminò con uno sguardo ancora più divertito. Sarebbe stato inutile tentare di farla arrabbiare, in quel momento i suoi occhi erano felici, forse come non li aveva mai visti ed erano di una limpidezza che faceva quasi paura. Qualcosa dentro di lui scattò trasformando la svogliatezza in sincera allegria, decise di lasciarsi andare anche lui, prendendola in giro con saltelli ridicoli mentre continuavano la lotta di sgambetti e trottole.
I wanna hold your heart in both hands, not watch it fizzle at the bottom of a coke can and I've got no plans for the weekend, so should we speak then? Keep it between friends? Though I know you'll never love me, like you used to, there may be other people like us who see the flicker of the clipper when they light up flames just create us, burns don't heal like before you don't hold me anymore. On cold days cold play's out like the band's name, I know I can't heal things with a handshake. You know I can't change, as I began saying, you cut me wide open like landscape, open bottles of beer but never champagne to applaud you with the sound that my hands make. Should I? Should I? Maybe I'll get drunk, again, I'll be drunk, again, I'll be drunk, again, to feel a little love. All by myself, I'm here again, all by myself, you know I'll never change.
La serata era finita troppo presto per i suoi gusti e per quanto si fosse divertita, seppure cominciasse a risentire dei colpi sferzanti della stanchezza e del sonno. Dopo la tarantella i vecchietti si erano seduti ormai distrutti e loro li avevano salutati allegramente, seppur Harry avesse soltanto lanciato un sorriso sghembo, lo sguardo seccato e scocciato aveva lasciato il posto ad un cipiglio vagamente divertito, seppur lui cercasse di nasconderlo, ma a lei sembrò incredibilmente buffo.
- Non mi sono mai divertita così tanto! – esclamò una volta sulla strada del ritorno.
- Stranamente neanche io! – le sue parole furono come una doccia fredda.
- Davvero? – domandò incredula.
- Si – le sorrise – Anche se avrei preferito le brasiliane alla vecchia e soprattutto a te – scherzò mentre il suo sorriso si allargava notando la faccia della ragazza contrarsi in una smorfia offesa.
- Ah si?! – stava scherzando pensò, ma sicuramente una percentuale non troppo bassa di verità in quell'affermazione c'era, così decise di contrattaccare a suo modo – Allora adesso mi porti a casa in braccio! -
- Puoi scordatelo! – replicò lui divertito
- Ragazzi d'oggi che danno poco valore alla parola data! -
- Neanche fossi decrepita, giusto un po' attempata! -
- E cafoni! – protestò scherzosamente.
- Perché hai così tanto da ridire? -
- Perché siete dei bradipi ! Vi divertite solo se bevete, vi vergognate di ballare solo perché non è musica moderna, non siete più abituati a prendere l'iniziativa. Siete senza spina dorsale! – nel sentire quelle parole Harry sbuffò.
- Ma questo non è vero! –
- Invece si! Siete abituati ad avere tutte queste ragazzine scatenate pronte a saltarvi addosso al primo schiocco di dita! -
Veloci, o forse troppo presi dalla conversazione, arrivarono davanti al famigliare porta della sua casa. Lene cominciava a sentire la morsa del sonno intrappolarla tanto da non riuscire a reggersi quasi in piedi. Era davvero stanca, se ne rese conto solo quando non vide un gradino e se non fosse stato per la presa ferrea e i pronti riflessi del porcospino, sarebbe volata a terra come un sacco di patate.
- Sei ubriaca? – domandò per niente intenzionato a sciogliere la presa che teneva il corpo incollato al suo.
- No, ma non mi reggo in piedi dal sonno, giurerei che sto per vaneggiare! -
- E sentiamo per rimediare cosa dovrebbero fare i ragazzi di oggi? – lo sguardo interrogativo di lei lo costrinse a spiegarsi meglio – Stavamo parlando prima che tu non tentassi di finire malamente con il sedere a terra – ah giusto, pensò, il discorso generazionale.
- Non aspettare che sia la ragazza a saltarti addosso! Se ti piace buttati, tira fuori gli attributi e baciala! – affermò recuperando un po' di convinzione, ma quando sentì la stretta di lui aumentare sui suoi fianchi, pensò che non fosse solo il sonno a farle perdere lucidità. S'irrigidì un momento, sorpresa, quando sentì il tocco morbido della sue labbra su di lei in un bacio dolce e cauto.
- Che stai facendo? – la voce uscì un soffio tremante che si scontrò caldo sulle sue labbra.
- Seguo il tuo consiglio – sussurrò sciogliendola tra le sue carezze prima di impossessarsi con impeto della sua bocca, esplorandola, marchiandola con la bramosia di chi aveva agognato per tutta la sera quel contatto. Quella sera gli era sembrato di riuscire a viverla a 360 gradi, gli era sembrato di vederla, conoscerla per la prima volta come realmente fosse senza nessuna strana barriera; scatenata, senza freni inibitori, impetuosa come una tempesta dalla quale non era riuscito a sfuggire, placandosi soltanto una volta raggiunto il porto sicuro della sua bocca.
Si separarono solo quando la necessità di aprire la porta di casa si fece impellente. Harry le strappò le chiavi di mano con impazienza, vedendo che lei non sembrava molto capace neanche di inserirle nella serratura. La porta si chiuse con un tonfo esasperato ed i cappotti volarono a terra. Lene non si preoccupò di nulla, completamente soggiogata da lui, come succedeva ogni volta che lui entrava in quel contatto intimo con lei, rendendola incapace di resistere. Quella volta il sonno incombente che l'aveva avvolta nella sua assuefazione rendendola quasi sbronza, servì a far crollare prima le sue difese, calandola nel ruolo che ogni ragazza della sua età aveva, senza pensieri, senza paure, senza quel minaccioso passato. Si lanciarono verso la sua camera da letto mentre ogni buon senso restava fuori dalle loro menti. Lene gli sbottonò la cintura prima di liberarlo dal maglione e dalla maglietta insieme, mentre lui soffocava un gemito di apprezzamento sulle sue labbra, che l'accese, se possibile ancora di più. Registrò quanto fosse bello il suono dei suoi gemiti, restando imbambolata per un momento, per poi sbottonargli i pantaloni e spingerlo sul letto con poca grazia, prima di montargli sopra, mentre lui la guardava con occhi appannati e portava le braccia ai lati della testa. Sembrava dirle "fa di me ciò che vuoi" e quello si che era un invito allettante.
Harry era rimasto completamente spiazzato da tutta quella intraprendenza, si era reso conto che non fosse del tutto lucida quella sera, non avrebbe voluto approfittarne, ma quando aveva sentito le sue dita fredde sbottonargli la cinta e sfiorargli con lascivo interesse la pelle nuda del basso ventre, anche la sua già minacciata lucidità calò a picco, come tutti i suoi buoni propositi, quando cadde sul letto vestito solo dei suoi boxer e con lei sopra che lo guardava con un desiderio quasi liquido, bruciante sulla sua pelle. Gli sembrò di perdere ogni ragione quando la sentì ondeggiare sul suo bacino, mentre gemiti irregolari e spezzati uscivano dalla sua bocca, incapace di trattenerli, e quando lei spinse con maggiore impeto gli sembrò di impazzire. Rispose alzando il bacino con insistenza, chiedendo di più, la sua mente era completamente annebbiata dal desiderio che cresceva in maniera esponenziale ad ogni spinta, ad ogni frizione. Non ebbe neanche la forza di spogliarla, mentre si alzava a sedere e le affondava le mani tra i capelli per poi tirarla maggiormente su di se mentre ricadeva sul letto e se la premeva più addosso in un attrito che gli fece perdere ogni controllo, ogni freno.
Quando avvertì il liquido bagnarli la pelle e l'unico indumento che possedeva, la sua mente risorse dai resti di quell'incendio che gli era divampato dentro. Come diavolo era successo?! Neanche fosse stato un ragazzino alle prime armi! Era venuto come un lattante! Lei non sembrò essersene accorta dato che continuava ad ondeggiare scatenata su di lui. Ribaltò le posizioni con un colpo deciso di reni, la bloccò sotto di se, cominciando a donarle baci di una dolcezza che stupì persino lui stesso. La sentì rilassarsi velocemente, e altrettanto velocemente crollare in un sonno profondo e apparentemente sereno. La osservò dormire per qualche istante, prima di dirigersi verso il bagno e ripulirsi alla meglio. Aveva completamente perso il controllo, in tutti i sensi, come mai prima di allora, come mai prima di lei. Si spaventò nel sentirsi vulnerabile, quella ragazza lo stava conducendo verso qualcosa che non conosceva e non poteva permettersi di cadere in un baratro senza via d'uscita. Perse ogni intenzione bellicosa quando percepì il suo calore sulla pelle, quando sentì il ritmo cadenzato del suo respiro, e decise che i suoi propositi di guerra potevano essere quanto meno rimandati. Quella era stata una serata particolare, dove sembrava essere ammessa solo la più cruda onestà e dove le emozioni erano le uniche cocchiere di quello strano gioco. Si addormentò con ancora in testa l'immagine del suo volto sereno e dormiente al suo fianco, e con l'ultima sensazione di piacevole tepore che gli rilassò le membra.
Un raggio di sole le piombò su un occhio, costringendola suo malgrado ad aprirlo e con esso anche il gemello presto fu obbligato ad imitarlo. Quando le sembrò di essere veramente sveglia non fece in tempo a guardarsi intorno che una voce conosciuta le rimbombò in testa.
- Finalmente! – sbiancò prima di voltarsi nella direzione della voce, ed un Harry vestito solo di boxer neri ed appoggiato allo stipite della porta apparve con un ghigno divertito in faccia. Oddio – Credevo fossi caduta in letargo – ironizzò vedendola diventare più bianca del lenzuolo. Il sorriso si tinse di una nota amara, perché adesso sembrava così spaventata?
Lene rimase un attimo ipnotizzata dalla sua figura mascolina mezza nuda, ritornò in se solo quando credette di stare per sbavare, ed il suo cervello sembrò ricominciare a carburare. Cosa diavolo era successo? Avevano dormito insieme? Lanciò un'occhiata fugace al letto, il secondo cuscino era spiegazzato, bene aveva avuto la prima risposta, ora la cosa essenziale era capire cosa fosse successo quella notte, pensò mentre un'ondata di panico la assaliva fino a spezzarle il respiro. Lui intanto la osservava immobile. Lene decise di parlare solo quando fu sicura di non balbettare.
- Ma non abbiamo... – farfugliò non troppo convinta.
- No, non abbiamo – rispose lui immediatamente notando il suo imbarazzo. Lei strabuzzò gli occhi e tirò un sospiro di sollievo.
- Meno male! – esclamò mentre il viso di Harry si accigliava - Anche perché non avrei potuto credere il contrario – confessò mentre il suo viso riassumeva un colorito sano.
- Perché? – chiese senza nascondere la nota pungente che aveva tinto la sua voce.
- Perché non sarebbe stato possibile – ammise con trasparente sincerità, che a quel punto lo costrinse a chiedere:
- Non ricordi nulla? -
- Solo che siamo arrivati a casa parlando di qualcosa, poi buio – dichiarò, maggiormente rilassata, quando effettivamente notò che lei era completamente vestita. Era talmente presa dalla sua amnesia e dal panico che l'aveva colta nel credere che fosse successo l'irreparabile che neanche si accorse del cambiamento del ragazzo.
- Ho sottovalutato la tua natura da ghiro - Harry raccolse i suoi vestiti sparsi per la stanza, infilandoli velocemente.
- Andiamo a fare colazione? – propose lei gentilmente.
- No – rispose secco - Io vado –
- Si può sapere cos'hai? – scattò lei uscendo dal letto.
- Niente – sbraitò sbattendo la porta alle spalle, lasciandola ammutolita ancora in piedi davanti al letto. Ma che diavolo gli era preso? Sbuffò arrabbiata, stufa, era stufa dei suoi continua sbalzi di umore! Che diavolo voleva da lei?!
Quando tornò a casa si diede dell'imbecille una diecina di volte. Lei non ricordava nulla, o almeno questo era quello che diceva, era come se avesse agito completamente incosciente e lo fece bruciare di rabbia. Tirò un pugno alla parete. Aveva creduto di poter rimanere impassibile, ed invece grugnì quando capì che si stava coinvolgendo sempre di più. Maledizione!
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