12.1
12.
Il profumo del Natale cominciava ad allietare le fredde giornate invernali. Quei giorni erano stati peggiori di quelli passati. Non aveva comprato niente, gli unici regali che era riuscito a fare erano quelli per i suoi amici, ci aveva messo un pomeriggio intero, ed il peggio non era ancora arrivato. Grandioso! Come se non bastasse il Natale incalzava e sarebbe stato sempre più difficile continuare la ricerca senza rischiare di essere assalito da mandrie di ragazze infervorate. Sbuffò.
Non sapendo più dove sbattere la testa decise che infondo la proposta che gli aveva fatto la psicopatica non poteva peggiorare la già estremamente critica situazione.
Tentennò davanti alla sua porta, non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi nel davanzale di quella casa con l'intenzione di andare da lei, di dover chiedere il suo aiuto. L'idea di trascorrere un intero pomeriggio insieme non lo preoccupava quanto la certezza del bisogno di lei. La necessità del suo ed unico aiuto, non perché si era proposta, ma perché stava cominciando a capire, senza ancora imparare a convincersi, che quella psicopatica riusciva, senza saperlo, oltre che a creare e anche se non sempre, risolvere i suoi problemi, a regalare una svolta inaspettata e divertente alle sue giornate, tralasciando quello strano ed insensato desiderio che ogni volta lo spingeva ad inseguirla, a cercarla, a volerla. Dovette abbracciare, riluttante, la verità che voleva quell'aiuto da lei. Quella era la cosa che più lo terrorizzava.
Quando la psicopatica in questione aprì la porta, dopo averlo accolto con un' espressione di evidente sorpresa che la paralizzò per qualche secondo, con una mano gli fece cenno di entrare e di aspettare.
Tutto si sarebbe aspettata tranne lui, ma le parole di quell'imbecille dietro la cornetta riportarono la sua attenzione sul discorso.
Era al telefono. Chissà con chi...ah ma perché se lo domandava?
- Scusi...cosa la fa tanto ridere? – sentì dire – Prego? – aia, si stava alterando, ormai la sua rabbia la riconosceva a fiuto – Bene, la ringrazio comunque, buona giornata e buon Natale! Pezzo di cretino – ma le ultime parole le pronunciò solo dopo aver attaccato il telefono – Come mai sei qui? – chiese questa volta rivolta a lui.
- Con chi eri al telefono? – accidenti gli era uscita male, ma fortunatamente lei era talmente presa dalla situazione che non ci badò.
- Un operatore della Apple, il mio Ipod è defunto, o almeno la batteria non si ricarica più. Ho telefonato per sapere se potevo cambiarla, ma quell'imbecille si è messo a ridere e ha detto che il mio è un " cimelio vintage" – spiegò mimando con le mani le virgolette, Harry la osservava attonito andare su e giù per la cucina mentre quel fiume di parole lo travolgeva - Che non è più in commercio da anni, e se la rideva di gusto anche! – continuò agitando nervosamente le braccia, ghignò al pensiero di quanto fosse buffa – Ha detto che se vado di persona in un paesino sperduto della California, forse e sottolineo forse, possono trovare qualcosa di compatibile. Secondo te mi stava prendendo in giro vero? – si limitò ad annuire, e lei per tutta risposta gli lanciò un'occhiata fulminante, gli sembrava quasi di vedere il fumo uscire dalle orecchie. Soffocò velocemente una risata, era proprio buffa quando si arrabbiava.
- Che Ipod hai? – chiese e quando lei glielo mostrò, non riuscì a trattenersi piegando la testa all'indietro dalle risate.
- Si può sapere cosa ci trovi da ridere? – sibilò con aria minacciosa, corrugando la fronte e alzando un sopracciglio. Mancava solo lui a prenderla in giro! Ancora non le aveva detto perché era li!
- Ma questo è uno dei primi usciti in commercio! – esclamò stupito - Ci credo che non trovano più i pezzi! Da quanto ce l'hai? –
- Mmm – sembrò rifletterci - Occhio e croce...una diecina d'anni –
- Beh era ora di cambiarlo – disse con tranquillità, certo, facile per lui
- No! Io volevo lui, ci sono affezionata – protestò lei amareggiata rigirandoselo tra le mani. Non voleva separarsi dal suo iPod, l'aveva accompagnata ovunque.
- Ma con i nuovi puoi andare su internet e farci un sacco di cose – continuava a guardarla come se fosse stata una bambina, spiegandole cose basilari che sapeva perfettamente, come sapeva anche che non le interessavano.
- Non m'interessa! – sbuffò - Io volevo solo un riproduttore di musica con una grande memoria, non mi serve altro. Per internet ho il telefono –
- Allora andiamo a cercarlo – si alzò rapidamente dalla sedia mentre lei lo seguiva con gli occhi, imbambolata. Si era forse persa qualcosa?
- Cosa? – chiese rischiando di essere presa per sorda, ma non poteva aver sentito bene.
- Che? – si era avvicinato di nuovo a lei.
- Mi stai prendendo in giro? – borbottò accigliata
- Può darsi – sorrise – Muoviti – alt. Allora non si era rimbecillita del tutto!
- Ho detto che sarei venuta? –
- Verrai – sbottò interrompendo ogni sua critica sul nascere - Non fare la difficile –
- A cosa devo questo improvviso attacco di gentilezza? – domandò osservandolo sospettosa.
- Lo chiamerei più uno scambio di favori – tana!
- Quali favori? –
- Io ti accompagno a cercare l'Ipod e tu mi aiuti con i regali – parlò come se fosse la cosa più normale del mondo. Lene alzò un sopracciglio dubbiosa.
- Mi sembra che quando te l'ho proposto non ne fossi entusiasta – inaspettatamente per entrambi Harry le rivolse l'ennesimo sorriso, non si sarebbe mai stancata di guardarli. Sapeva che avrebbe lanciato qualche frecciatina, ciò lo fece rallegrare. Non era più il muro impenetrabile e freddo, o se ancora si sforzava di mostrarsi come tale, lui cominciava a conoscerla tanto da riuscire a prevedere le sue mosse.
- Non lo sono tutt'ora ma è un'emergenza – fece una pausa – Andiamo? –
- Aaah andiamo! –
- Sapevo che non mi avresti detto di no – disse ghignando
- Stai zitto! –
Harry si fermò al parcheggio del centro commerciale prima di afferrare nervosamente il telefono. Lene lo osservò curiosa tentando di capire cosa avesse in mente.
- Che stai facendo? – chiese quando un serie infinita di punti di domanda le affollò la testa.
- Blocco il centro – rispose sbrigativo. La ragazza spalancò gli occhi di colpo.
- Ma sei matto? Così che un'altra povera disgraziata possa restare bloccata per ore li dentro? – lo ammonì severamente. Non era certo in quel modo che avrebbe risolto i problemi.
- Se non lo facessi saremo noi i poveri disgraziati – affermò lui serio e categorico.
- Camuffarsi? –
- E come? Non è carnevale –
- Non serve mica una maschera da Sibilla! – ribatté a quella negatività - Mettiti cappello e la sciarpa fino al naso – propose poi con tranquillità.
- Perché dovrei, quando posso bloccare comodamente il centro? – replicò lui ancora una volta per niente convinto delle sue strane idee.
- Cosa farai quando avrai bisogno di tempo, bloccherai anche quello? Avanti, fai qualcosa di più normale – suggerì con fare da maestrina. Normale, lei non aveva la minima idea di quanto lo desiderasse. Sapevano entrambi di aver toccato il punto giusto tanto da farlo desistere. Lasciò perdere la telefonata e parcheggiò la macchina insieme a tutte le altre.
- Quindi? – le domandò nervosamente, se l'avessero riconosciuto l'intero pomeriggio sarebbe saltato.
- Cosa? –
- Non dovevi camuffarmi? – chiese con una maschera di fredda indifferenza sul viso, mentre invece il suo si colorava con un sorriso spontaneo e sincero. Harry alzò un sopracciglio domandandosi cosa la divertisse.
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? – gli chiese pur conoscendo la risposta.
- Sempre a ficcare il naso? – rispose lui seccato.
- Scusi Mr riservatezza se ho osato chiedere! – ribeccò acida. Non sopportava i suoi continui sbalzi d'umore, aveva deciso lui di accompagnarla e di farsi aiutare con i regali e poi faceva lo scontroso. Buona si, ma fessa...eh no!
- Allora cosa devo fare? – chiese ancora bruscamente. Pure? Gli prese velocemente il cappello dalle mani e glielo mise in testa con mala grazia, accertandosi forse troppo rudemente, che fosse ben attaccato alla testa, tanto che gli coprì gli occhi. Sorte migliore non capitò alla sciarpa, avvolta forse, troppo stretta intorno al collo e portata fin sopra il naso. Ora si che era carino!
- Ora sei perfetto, pensa che non si vede neanche la tua faccia – affermò sarcastica e pienamente soddisfatta del suo lavoro.
- Ma non vedo niente! – borbottò da dentro la sciarpa e alzandosi il cappello dagli occhi.
- Peccato che riesca a parlare lo stesso – sospirò lei.
- Cosa c'è ora che non va? – chiese notando il suo cambiamento di umore.
- E me lo chiedi anche? – scattò inviperita - Non ho chiesto io di essere accompagnata, sei venuto tu a cercarmi, se ci stai ripensando dillo subito, perché non ho intenzione di passare un pomeriggio con uno che appena faccio una domanda mi risponde male o che critica ogni cosa che dico – restò interdetto aspettando che si sfogasse - Perciò decidi, o mi tratti con rispetto, almeno per oggi, oppure ognuno per la sua strada – sibilò minacciosa. Avrebbe voluto rispondere che non era affatto felice di trascorrere il pomeriggio in sua compagnia. Avrebbe voluto dirle di scendere e tornarsene a casa a piedi. Ma sapeva che anche se l'avesse fatto poi si sarebbe ritrovato a darsi dell'idiota mentre la inseguiva. Per quello ed una serie di altri motivi a cui non volle neanche pensare per il bene della sua sanità mentale, fu lui a scendere dalla macchina, le aprì la portiera e le tese la mano, segno di cortesia e anche di resa. Si guardarono in un tacito consenso. In realtà non voleva restare da solo, aveva tanto desiderato una giornata normale e lei gliela stava regalando, non avrebbe rinunciato. Forse qualche lato positiva il Natale cominciava ad averlo.
- Per chi devi fare i regali? – le lanciò uno sguardo fulminante, non ci riusciva proprio, quell'argomento lo rendeva teso e nervoso – Come faccio a darti suggerimenti se non so i destinatari? – si lamentò lei.
- Mia madre, mia sorella, mio padre, ed il mio patrigno – disse emettendo un suono roco e tirato. Non era molto a suo agio, capiva quando le persone non amavano parlare di qualche argomento, così cerco di smorzare la tensione.
- Allora cominciamo dal più facile: tua sorella – lui sorrise pensando a quanto fosse in realtà complicata sua sorella.
- Facile non è un aggettivo adatto a mia sorella –
- Saprai più o meno cosa adora – forse il carciofo non aveva capito il meccanismo della cosa, doveva aiutarla non sabotarla!
- Cambia spesso gusti – spiegò sbrigativo
- Ma ci sarà pur qualcosa che le piace particolarmente, tutte le donne hanno un must –
- Tu? – di colpo si sentì curioso.
- Ehm... - Lene tentennò, avrebbe voluto evitare di rispondergli.
- Beh? – incalzò lui.
- Ok! – si arrese - I peluches – ammise con un soffio di voce. Dopo un primo momento di sorpresa Harry sorrise divertito.
- Non sei un po' troppo cresciuta? –
- Grazie genio! Però li adoro, qualsiasi peluche mi regalino io sono felice! A questo mi riferivo per tua sorella! – non aveva tutti i torti, così pensò finché un'idea non gli balenò nella testa.
- Ciondoli – dichiarò di colpo.
- Che? –
- Mia sorella va matta per i ciondoli, bracciali e collane con ciondoli –
- Bene direi che siamo a buon punto, ora basta trovare un qualcosa di carino e componibile con tanti ciondoli! – esclamò soddisfatta, scattando avanti e facendosi largo tra la folla. Sorrise istintivamente, osservandola farsi malamente largo tra la gente, si esaltava facilmente, ed era estremamente buffa. Si era accorto di come aveva evitato l'argomento famiglia, ed aveva apprezzato incredibilmente quel gesto, sebbene sembrasse un panzer che travolgeva ogni cosa gli si parasse incontro con tonnellate di sincerità e poco, se non pochissimo tatto, si stava rivelando una persona sensibile ed attenta ai problemi altrui.
- Che stai facendo? – la sua voce era un richiamo lontano e perentorio che lo fece sorridere ancora.
- Ai suoi ordini generale – scherzò e le rivolse finalmente un vero, spontaneo sorriso, che lei non riuscì a non definire bellissimo.
Con non poche difficoltà i regali giunsero finalmente a conclusione. Si sentì sollevato al pensiero che fosse riuscito perfino a trovare un regalo decente per il suo patrigno, non avrebbe fatto brutta figura con sua mamma, e fu come se il macigno che lo aveva oppresso da qualche giorno fosse magicamente scomparso. Lene sembrava più entusiasta di Harry, che però la osservava compiaciuto, mentre si concedevano una pausa gelato. Avrebbe dovuto ringraziarla, non solo per i regali, ma anche perché, almeno fino ad allora, nessuno sembrava averlo riconosciuto, tutti troppo impegnati e concentrati sulla frenetica ricerca dei regali. Aveva avuto la possibilità di fare shopping come tutte le persone normali e in sua compagnia si era rivelato un pomeriggio ancora più piacevole.
- Sei l'unica persona che conosco che mangia il gelato in Dicembre, oltre ad esserne una divoratrice! – constatò prendendola in giro.
- Non credo ci sia un periodo dell'anno in cui smetta di farlo – farfugliò per niente imbarazzata.
- Dovresti aggiungere il gelato ai tuoi must –
- No, perché non mi piacciono tutti –
- Ma ne mangi in quantità esagerate! Presto rotolerai – sghignazzò immaginandola rotolare per le strade come una palla.
- Parla per te! – replicò offesa.
- Il mio era più piccolo – affermò indicandoglielo
- Non così tanto –
- Ora tocca al tuo Ipod –
- Uh l'avevo dimenticato! Andiamo! – ecco che ripartiva in quarta un'altra volta, trascinandolo in uno spericolato slalom tra centinaia di persone. Fortunatamente il camuffamento sembrava continuare a funzionare, ed il suo giorno libero si stava rivelando divertente, insolito, ma sicuramente uno dei più belli vissuti di recente.
- Mi dispiace signorina, ma quell'articolo è terminato – affermò la negoziante rammaricata, almeno apparentemente.
- Oh – una tinta di delusione comparve visibilmente sul suo viso – E non sa quando potrebbe tornare disponibile? –
- Stanno esaurendo le scorte e probabilmente non lo riordineremo più – spiegò la commessa, mentre lo sguardo della ragazza si rabbuiò.
- La ringrazio per la sua disponibilità, buon Natale – salutò talmente sconsolata che rattristò anche lui al punto di provare l'inaspettato desiderio di fare qualcosa per lei, improvvisamente desiderò farle tornare il sorriso, quel bel sorriso che lo aveva accompagnato tutto il pomeriggio. Stava impazzendo, ma in quel momento sembrava aver perso importanza.
- Mi dispiace – le disse non riuscendo a trovarle altre parole se non quelle.
- Già – bofonchiò sconsolata
- Che programmi hai ora? –
- Fare la spesa e preparare la cena –
- Posso accompagnarti – si propose con l'aria di chi non avrebbe accettato un no come risposta.
- Non c'è bisogno, sarai indaffarato, posso farcela da sola –
- Non ho altro da fare – cercò di mostrare indifferenza – Potrei aiutarti a comprare i gelati – giurò di vedere il suo viso illuminarsi.
- E una montagna di schifezze? – esclamò lei sorridente come una bambina.
- Essia, però poi prepari la cena anche a me –
- Solo se mi aiuti a cucinare, non sia mai che finisca per avvelenarti – scherzò prima di gettare la testa indietro per le risate che la sua faccia spaventata le provocarono. Non avrebbe mai pensato che si sarebbe davvero preoccupato per lei, ed invece non solo si era ricordato del suo iPod, quando anche a lei era sfuggito di mente, ma stava cercando di tirarle su il morale. Anche se sapeva si trattasse del contrario, in quel momento lo strano calore che le fece tremare le membra, la portò a pensare che in qualche modo il suo fosse un gesto di affetto. Un gesto che inspiegabilmente la rese molto felice.
- Affare fatto – ed ancora una volta si ritrovò trascinato tra la folla da una psicopatica che sembrava una fonte inesauribile di energie.
Altro che gelati. Avrebbero fatto prima a comprare l'intero supermercato, la macchina era piena di buste, che una volta arrivati sul viale di casa, gli furono buttate tra le braccia una sull'altra, mentre lei si dirigeva saltellante verso la porta. Giurò di essere sfinito!
- Cosa mi cucini? – domandò mentre insieme sistemavano quella montagna di vettovaglie.
- Ti cucino?! – sbottò lei sorpresa - Si era pattuito di cucinare insieme! –
- Avrei preferito un servizio completo – disse ghignando.
- Scordatelo! – ribatté dandogli un colpetto sul braccio - Dai aiutami, ho appena avuto un'idea geniale! – esclamò mentre tirava fuori l'occorrente dal frigo.
- Tremo di paura –
- Ti piacciono le crepes? – lui annuì con un cenno deciso della testa – Potremmo farne un po' salate ed un po' dolci –
- Scommetto che le mangi con la nutella – affermò come se fosse scontato, ma Lene imitò il rumore dell'errore con uno strano verso – Lo vedi che giudichi troppo velocemente –
- Tutti mangiano crepes con la nutella –
- Io non sono tutti! – usò con tono superbo.
- Illuminami allora –
- Cioccolata fondente squagliata! – esclamò trionfante
- Comincio a ricredermi su di te! – ammise con l'acquolina e lei sorrise – Anzi, se le facessimo tutte dolci? –
- Temevo non me l'avresti mai chiesto! –
Who can it be knocking at my door? Go 'way, don't come 'round here no more. Can't you see that it's late at night? I'm very tired and I'm not feeling right, all I wish is to be alone. Stay away, don't you invade my home, best off if you hang outside, don't come in, I'll only run and hide. Is it the man come to take me away? Why do they follow me? It's not the future that I can see, it's just my fantasy. Oh, who can it be now?
La preparazione delle crepes fu facile e veloce, lo stesso non si poteva dire della cottura.
- Basta farle saltare in padella – disse lui una volta alle sue spalle mentre lei cercava di non perdere la concentrazione nell'alzare delicatamente e soprattutto senza scottarsi il bordo della crepe.
- Ma lo devi fare piano e con le mani, altrimenti viene una pappa – protestò irritata, santa pazienza!
- Ma se le giri con le mani rischi di bruciarti – insistette lui tentando di armeggiare con la padella.
- Ma non sono pizze che si possono far saltare! –
- Io dico di si –
- Allora avanti genio! Illuminami! – gli passò la padella calda in malo modo.
- Ti dovrai mangiare la lingua! – minacciò facendole l'occhiolino.
- O una poltiglia vagamente somigliante ad una crepe –
- Non deconcentrarmi – la ammonì Harry mentre sollevava la padella dal fuoco con estrema lentezza, per poi spingere il contenuto in aria e osservarlo ricadere sparso per cucina, mentre Lene si teneva la pancia dalle risate per la faccia sconvolta e delusa del riccio.
- Qualcosa dev'essere andato storto – ammise vagamente divertito.
- E' il tuo cervello ad essere storto! – disse tra le risate, mentre lui le lanciava un'occhiata di ammonimento – Lascia fare a me – gli prese la padella dalle mani prima di versare l'impasto della crepe, per poi tentare di girarla con le mani dopo qualche minuto. – Porca melanzana fritta! Brucia! – strillò abbandonando a metà strada quello che doveva essere il secondo tentativo di crepe.
- Te l'avevo detto! – ribatté lui sghignazzando con aria trionfante prima di lanciarle un'occhiata confusa - Porca che? –
- Lascia stare –
- L'hai piegata su se stessa! – osservò sempre più divertito, ottima lezione per la maestrina.
- Lo vedo – corrugò le fronte, imbronciata.
- Ed ora? –
- Ed ora avanti la prossima! – affermò con tono solenne di chi aveva perso una battaglia ma non era intenzionata a perdere la guerra.
- Così impari a ridere dei miei danni –
- Con te era il metodo ad essere sbagliato! Proviamo a girarla insieme – suggerì. Si diceva che l'unione faceva la forza no? Saltellò per il successo raggiunto, dopo due crepes finite in pappa. – Ce l'abbiamo fatta! – stava ancora saltellando raggiante.
I knew a girl, her name was truth, she was a horrible liar, she couldn't spend one day alone but she couldn't be satisfied. But she had diamonds on the inside. When you have everything, you have everything to lose. A candle throws it's light into the darkness, in a nasty world so shines a good deed. Make sure the fortune that you seek is the fortune that you need.
- Era ora o rischiavo di rimanere digiuno per colpa delle tue idee geniali! – mimò le virgolette con le mani, prima che lei gli lanciasse una smorfia e lo obbligasse a girare insieme tutte le crepes successive, finché non si ritennero entrambi pienamente soddisfatti.
- Che facciamo ora? – chiese annoiato, tenendosi le mani sulla pancia. Ma quanto avevano mangiato? E lei? Lei si era sfondata più di un camionista affamato.
- Andare a dormire no? -
- Smettila di fare la solita pigra, voglio uscire – non aveva nessuna intenzione di far finire quella giornata.
- Per andare? – lei lo osservava dubbiosa, per niente convinta della proposta.
- Non lo so! Da qualche parte -
- In mia compagnia? – chiese ancora sempre meno convinta.
- Fatto trenta posso fare trentuno – rispose Harry sbrigativo.
- Ok però dato che la proposta non è stata allettante, ti toccherà portarmi in quel posto dove fanno le fragole con il cioccolato! – lui rise sconvolto. Non poteva pensare ancora a mangiare! Ma quella ragazza era un pozzo! Dove finivano le calorie?! Era molto magra!
- Ma pensi solo a mangiare? – domandò divertito - Hai appena trambugiato 5 crepes ripiene di cioccolata! – l' occhiataccia che lei gli rivolse non lasciava spazio ad altre parole - Andiamo! – esclamò balzando in piedi subito seguito da Lene, che ancora lo osservava con un cipiglio contrariato e minaccioso. Come si permetteva quel brutto citrullo a dire che lei mangiava tanto! Fosse stato vero! Il cibo che ingeriva era giusto, non eccessivo! Non si era mai messa problemi e non sarebbe stato lui a farle venire i complessi.
L'eco dei complessi accusati sembrò ancora più lontano quando si ritrovò in mano uno spiedino di fragole ricoperte di cioccolato fondente. Il suo preferito.
- Buone? – chiese senza toglierle gli occhi di dosso, tanto che quasi si sentì in imbarazzo. Ma la luce divertita e spensierata che rendeva quelle pozze smeraldine ancora più brillanti le fece nascere un senso di strana soddisfazione.
- Buonissime! – dichiarò prima di avvicinare la seconda fragola alla sua bocca - Assaggia! – si pentì quando rimase incastrata nella contemplazione delle sue labbra muoversi bramose intorno a quella fragola in maniera sexy e provocatoria da farle apparire immagini poco caste in testa. Vuoi smetterla stupida!
- Devo dire che almeno sul cibo i nostri gusti coincidono – ammise leccando dalle labbra gli ultimi residui di cioccolata. Oh, quanto avrebbe voluto farlo lei! Ma insomma basta! Arrossì solo al pensiero e lo vide lanciarle un sorriso sghembo e provocatorio. Possibile che leggesse nel pensiero?
L'aveva vista arrossire, aveva addentato quella fragola con tutta la sensualità che possedesse nel chiaro scopo di farla imbarazzare. Ma quando l'aveva colta osservarlo con nuovo e strano interesse negli occhi, la fiamma della più bruciante eccitazione si era fatta largo dalle sue labbra, centro di interesse, fino a raggiungere ogni ramo del corpo, compreso quello che sarebbe stato più visibile. Chissà cosa stava fantasticando su quella fragola, sulle sue labbra, dove avrebbe desiderato si posassero. Dovette abbandonare i suoi propositi tentatori quando una fitta all'inguine gli fece capire che il piano gli si stava ritorcendo contro. Fin quando non la vide concentrarsi ancora sulle sue labbra mentre lavava via gli ultimi resti di cioccolato e seppe che nella mente di entrambi stava nascendo lo stesso inaspettato e potente desiderio.
Quando notò Harry osservarla con l'aria di preventiva soddisfazione del cacciatore che sta per intrappolare la preda, decise che era il momento di riprendere in mano la situazione. Balzò in piedi velocemente prima di trascinarlo per un braccio dove più le piacesse, approfittando della sua noncuranza nel lasciarla fare.
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