QUANT'E' DOLCE L'AMORE

Da "La mia musa/parte seconda" di @scrittura2019

Quant'è dolce l'amor che s'agita dal petto alle dita frementi e ravviva del suo calore il freddo intelletto destandolo dal torpore dei suoi rigidi inverni...

SECONDO IL MASCALZONE

Dura poco, ma è intensa.
Tutto si apre, nel brano, con un non inizio, una sorta di considerazione che sembra in realtà concludere un precedente discorso.
Ci si sposta, poi, con le parole in un breve tragitto che parte da dentro noi per debordare all'esterno: dal cuore alle dita il tragitto è breve, ma ci rende vivi.
Questo avviene, qui, in un lampo ispirato (lo sappiamo da lui e dal titolo dell'opera) da una musa che imperversa nella creatività di chi scrive.
Una sola lunga frase, quindi, che cambia temperatura col passeggiare delle sillabe, dal freddo pensare al caldo amare.
Tutto si conclude, infine, in tre puntini di sospensione che sembrano suggerirci che tanto ancora potrebbe dirsi a tal proposito, ma si rischierebbe di rovinare una scrittura di bellezza tipica catulliana.
L'escursione sentimentale e termica del brano la ritroviamo in questo mio scatto, diviso equamente tra il caldo tepore del legno che resiste al gelo delle delusioni e il vetro che riflette l'impossibilita a resistere alle inclementi stagioni del cuore.

SECONDO VOI

E voi?
Dateci un contributo legato all'amore stagionale, in base al vostro sentire.
Avete immagini in parallelo tra ciò che sente il cuore e il passare di autunno, inverno, primavera ed estate?
Avete preferenze legate a questo scorrere del tempo nelle cose e nelle persone attorno a voi delle quali volete trasmetterci l'emozione?

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